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domenica, 20 Aprile 2025

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La colazione di Pasqua

di Lara Vannini – Spesso ci lamentiamo perché abbiamo come la sensazione che in questa epoca di tecnologia, razionalità ed intelligenza artificiale, null’altro sembra avere più un senso e in fondo la cultura occidentale moderna si fonda proprio sul metodo scientifico e la razionalità.

Ma è proprio così? A ben guardare ogni epoca ha avuto i propri riti e le proprie credenze e nonostante oggi sentiamo che tutto sia già stato scoperto o sia scopribile cercando su qualche motore di ricerca, l’animo umano ancora nel 2025 sente che il sogno gli appartiene, che le antiche tradizioni di famiglia danno ancora un senso al nostro esistere e che è sempre piacevole abbandonarsi a qualche credenza forse strampalata ma di grande fascino.

Come recita l’antico detto “non è vero ma ci credo”, perché in fondo soprattutto al sopraggiungere delle festività quando abbandonati per pochi giorni i “panni da lavoro”, ci immergiamo negli affetti più sinceri e nei luoghi del cuore, torniamo tutti un po’ bambini e ci fa piacere trovare in tavola il dolce che ci preparava la nonna, o scoprire in un cassetto abbandonato un vecchio ricettario che a suon di dolci prelibatezze scandiva i mesi e le festività. Ancora ci meravigliamo nel preparare il cestino con le uova da benedire il giorno di Pasqua, o ci sentiamo rinascere di una nuova vitalità quando per il giorno della festa decidiamo di acquistare qualche nuovo capo di abbigliamento.

Onorare il tempo e le stagioni ci fa sentire più umani e pacifica il nostro cuore. Molti sono i simboli che ieri come oggi caratterizzano la Pasqua contadina. Molti dolci rappresentano questo importante periodo dell’anno, prelibatezze che non solo ci raccontano cosa preparavano i nostri nonni per Pasqua, ma che si fanno portavoce di vere e proprie simbologie, credenze ormai tramandate da un lontanissimo passato dove la religione, un pizzico di superstizione e l’arte di arrangiarsi erano i “saperi da cui attingere”.

Panina e Pan di Ramerino Prima il suonare gioioso di campane a festa, poi la lenta processione dei nostri nonni che dalla casa colonica o dalla tipica casina in pietra, si incamminava verso la Chiesa dove il giorno di Pasqua potevano essere esonerati solo gli infermi e chi fosse colpito da grave malattia. Terminata la funzione religiosa, tutto doveva essere pronto per la ricca colazione e, apparecchiata la tavola con la tovaglia più bella, le donne si apprestavano ad offrire i dolci più tipici di questo importante giorno del calendario contadino. Dal colore brunito, soffice e profumata, la Panina, è ancora oggi una prelibatezza tutta casentinese. Pane semi-dolce composto da uvetta, spezie, strutto e a volte un pizzico di zafferano, era un dolce estremamente versatile perché riusciva ad accompagnarsi a pietanze salate come il prosciutto o l’uovo benedetto. L’uvetta che andava ad impreziosire di gusto l’impasto della Panina, era generalmente la rimanenza di quella usata per fare il Vinsanto. Ogni ingrediente così si legava all’altro con un filo segreto, e raccontava la storia di tutto l’anno.

Pensandoci adesso, il bello della cucina contadina era anche questo, ogni piatto si legava indissolubilmente alla stagione e quindi solo in alcuni periodi dell’anno si potevano gustare determinate pietanze. Un tempo ad esempio mettere lo zafferano era un lusso perché non era facilmente reperibile e costava molto. Proprio per questo portare in tavola la Panina allo zafferano significava dare la massima importanza a tutti i commensali.

Accanto al tagliere dove veniva posizionata la Panina era possibile trovare il Pan di Ramerino o anche detto “Pane santo di devozione”. Dolce tipico toscano poteva essere già preparato il Giovedì Santo in previsione della Pasqua. Il rosmarino è una pianta aromatica dalle mille virtù, dall’odore inconfondibile era facilmente reperibile e si prestava per arricchire di sapore pietanze dolci e salate come ad esempio la cottura della carne. La storia del Rosmarino o Ramerino, si lega anche alle tradizioni religiose. Infatti la leggenda narra che durante la fuga in Egitto della Sacra Famiglia, il mantello della Madonna scivolasse su una pianta di rosmarino rendendo i fiori dell’arbusto di color azzurro come il manto di Maria.

Tra i preparati erboristici si credeva che l’infuso dei suoi fiori potesse riportare alla mente avvenimenti remoti e che un rametto sotto il cuscino potesse essere un ottimo scacciapensieri. Ogni ingrediente dei pani dolci tipici della cultura toscana come la Panina o il Pan di Ramerino, richiama a qualcosa di simbolico e devozionale: il ramerino scaccia le malvagità presenti e dell’ignoto, il grano e l’uvetta come il pane e vino eucaristici, richiamano alla sacralità dell’Ultima Cena. I dolci pasquali si legano alla religione anche perché in tempi antichi era proprio la Chiesa che distribuiva gli alimenti al popolo e non è un caso che molti dolci si originino dal pane simbolo di vita e fonte primaria di nutrimento. Spesso oltre agli ingredienti e agli impasti fatti da mani sapienti, erano i forni a legna che davano sapore ai dolci e li rendevano gustosi e inimitabili.

Ciambellone e Pasta Reale Tra le torte da forno immancabili sulle tavole dei nonni c’erano anche: il Ciambellone e la Pasta Reale. Il Ciambellone si accompagnava al Vin Santo ed era un dolce anche estremamente energetico perché preparato con molte uova. Morbido e fragrante poteva durare anche per più giorni ed essere il compagno ideale per molte colazioni. La Pasta Reale oggi nota come torta Margherita è il dolce che richiama alla memoria i mestoli sbattuti con grande energia per montare le chiare o albumi. Da non confondere con la pasta reale siciliana che è una pasta di mandorle.

La Pasta Reale è la regina delle torte da inzuppo per la consistenza corposa e morbida ed è ideale come dolce da farcire. Prelibatezza delle feste, i suoi ingredienti sono estremamente semplici, uova, farina, zucchero e scorza di limone, un impasto morbido, giallo e consistente che con una spolverata di zucchero a velo regalava momenti di felicità a grandi e piccini. E oggi sulle nostre tavole a festa non può mancare l’uovo di cioccolata anche se un tempo l’uovo era solo di gallina ed era un elemento simbolico importantissimo.

Per ringraziare qualcuno di un servigio offerto, veniva generalmente regalata una coppia d’uova, oppure quando una persona era stata per molto tempo malata, per rimetterla in forze le veniva fortemente consigliato di mangiare cibi con le uova o bere direttamente l’uovo da crudo. Le uova erano anche un gradito regalo di nozze e venivano offerte dai compaesani.

In ogni epoca storica la simbologia è qualcosa che ha dato senso alla quotidianità dell’uomo, antichi saperi che ci fanno sentire uniti e parte di una realtà a volte ancora oggi misteriosa e indecifrabile.

Buona Pasqua a tutti!

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