di Lara Vannini – Nel lontanissimo 842 d.C. Moggiona già esisteva. Sono proprio dei documenti religiosi, conservati presso l’Archivio Capitolare di Arezzo che ci indicano l’istituzione della piccola corte di Mojona e ci informano che Moggiona è uno dei paesi più antichi del Casentino.
È sempre grazie al documento scritto che possiamo oggi ricostruire la storia di una comunità, sono preziose informazioni di tipo religioso o politico, che unite alla tradizione orale e popolare, svelano le radici di quello che siamo. Storia e tradizioni che ancora oggi affascinano ma che a volte non riusciamo a comprendere a pieno a causa dello scorrere del tempo.
Moggiona è un paese dalla tradizione antica e legato da sempre alla storia dell’Eremo di Camaldoli, un paese in cui da tempo immemorabile, la religione ha avuto un ruolo determinante nello sviluppo della comunità, delle sue attività lavorative ma anche ricreative e sociali.
È stato così naturale per gli abitanti di Moggiona posare, il 25 luglio scorso per la festa di San Giacomo, la nuova “Croce del Sassone”, nuova nei materiali ma non nel valore simbolico, ancora più vivo e radicato in questo tempo di pandemia.
A raccontarci di questa inaugurazione e del valore simbolico che la croce incarna per tutta la comunità di Moggiona è Vinicio Piombini, Presidente della Pro-loco.
Vinicio, può raccontarci la storia della “Croce del Sassone”?
«La Croce del Sassone fu posata per la prima volta nel 1961 su un imponente scoglio di roccia che sovrasta Moggiona da ovest, e fu posata dall’allora parroco don Angelo Valli insieme a tutta la comunità, a protezione del paese. Nel tempo la croce soprattutto a causa delle intemperie, si è sciupata ed il legno di cui è costituita si è degradato. È stato così naturale iniziare a pensare alla sua sostituzione, un’idea che già aveva preso campo prima della pandemia. Quest’anno, per i Sessant’anni dalla posa, il progetto di sostituzione si è potuto realizzare e il 25 luglio scorso, c’è stata l’inaugurazione solenne. La vecchia croce essendo un simbolo importante della storia comunitaria, è stata conservata e si trova oggi all’ingresso del vecchio cimitero dove anche una bacheca ne ricorda le origini».
Come si è svolta l’inaugurazione della nuova croce?
«La nuova “Croce del Sassone”, è di dimensioni imponenti e misura 4,5×2,4 m più mezzo metro che è posizionato all’interno della roccia. Al momento della posa un elicottero si è sollevato con la croce dall’eliporto, costruito in occasione della venuta di Papa Wojtyla in Casentino, e ha portato in volo la nuova croce fino allo scoglio.
Con grande gioia di tutta la Comunità, Don Angelo Valli, oggi Novantenne, ha concelebrato la Messa solenne in onore della Croce e ci ha fatto sentire ancora più intensamente l’importanza dei nostri valori condivisi. Don Angelo è stato ed è a tutt’oggi un parroco molto importante per la comunità, non solo dal punto di vista religioso, ma anche perché si è sempre impegnato in prima persona a far fronte alle necessità della popolazione. Don Angelo è sempre stato un “parroco artista” se così si può dire, non solo ha vinto dei concorsi di pittura ma ha sempre avuto a cuore anche il lato simbolico ed estetico degli arredi sacri, espressioni tangibili della fede.
Sempre in questa giornata di festa, c’è stata una processione solenne verso il cimitero, dove è stata posizionata la vecchia croce e a seguire un pranzo comunitario, sempre nel rispetto delle normative anti-Covid.
Alla processione ha partecipato come sempre in queste occasioni la Congregazione del Santissimo Sacramento riconoscibile dallo stendardo bianco, con una croce rossa al centro».
La Congregazione del Santissimo Sacramento è un segno tangibile della religiosità di Moggiona?
«Certamente. Come già detto, Moggiona ha sempre avuto uno stretto contatto con l’Eremo di Camaldoli, così come ha un ruolo importante la Compagnia del Santissimo Sacramento già esistente dalla metà del 1600. Nei tempi antichi i confratelli dovevano partecipare alle attività della Congregazione sia con offerte (elemosine) sia con degli obblighi onorando tutte le principali feste religiose. Dovevano inoltre prestare la loro opera ai funerali, agli infermi e ai bisogni della Comunità. Ancora oggi la Congregazione è sempre presente nei momenti importanti che caratterizzano il paese».
Come vive Moggiona il tempo di pandemia?
«Purtroppo anche quest’anno non abbiamo potuto fare l’ormai popolare Festa del Fungo Porcino istituita nel lontano 1982 e che ormai ci caratterizza.
Nonostante ciò la nostra comunità è sempre attiva e pronta a ripartire quando sarà possibile. Al momento sono sempre visitabili su prenotazione: “La Bottega del Bigonaio”, il museo dedicato alla “Resistenza in Casentino” e il “Percorso del lupo”.
Dopo il Punto Informativo, il Percorso faunistico e lo spazio espositivo-didattico, a settembre inaugureremo un parco giochi sempre dedicato al lupo, in collaborazione con l’Ente Parco delle Foreste Casentinesi e ci auguriamo una ripresa a pieno ritmo di tutte le nostre attività.
Fonti dati storici: Danilo Tassini «Moggiona», Pro Loco Moggiona, Fruska, 2004