di Mauro Meschini – «Sono entrata in questo negozio a 18 anni, ero una ragazzina, la prima volta in cui abbiamo pensato di iniziare questa avventura ero spaventata, poi piano piano ho preso coraggio… Ho sempre avuto l’idea di aprire una cartoleria. Anche da bambina la cartoleria era una realtà che mi piaceva molto… Allora ho iniziato a dire a mio babbo: “Compriamola noi”. Poi ho parlato con mia sorella e suo marito, Paolo Fiorini, loro abitavano a Pisa e avevano il desiderio di tornare in Casentino… L’attività prevedeva anche l’edicola e addirittura il distributore. Ricordo che mio babbo mi diceva: “Guarda che poi devi anche pensare alla benzina”… Ma io ero convinta, mi piaceva l’idea del negozio, ma mi stava bene fare anche tutto il resto».
Per Antonella Cipriani aprire la sua attività insieme alla sorella Beatrice (nella foto, ormai datata, del 1990) è stato l’avverarsi di un sogno coltivato fin da piccola. Parlando di questo, a due passi dal banco dell’edicola/cartoleria/libreria di Piazza Paolo Uccello a Pratovecchio, si sente subito quanto le loro parole siano accompagnate da una profonda emozione, la stessa che le sta accompagnando in queste ultime settimane di lavoro. Viene naturale sentirsi in qualche modo coinvolti in questa particolare atmosfera che, tra l’altro, si crea in un contesto che, per noi, non è poi così sconosciuto, visto il legame che esiste fra chi scrive su un giornale e chi poi lo vende. Speriamo davvero di riuscire a trasmettere attraverso queste righe tutta l’autenticità di questo incontro.
Come è iniziata la vostra attività?
«Quasi in modo naturale, era già aperto il negozio della signora Tina, che si trovava qui accanto dove ora c’è la banca. Nel 1979 lo abbiamo rilevato, era più piccolo ed è lì che abbiamo iniziato dopo una ristrutturazione. Più tardi ci siamo spostate dove siamo adesso e anche qui abbiamo fatto dei lavori per il nuovo negozio. Paolo in un primo momento è rimasto a Pisa a lavorare e ci ha raggiunto dopo un paio di anni. All’inizio ci ha dato una mano nostro babbo soprattutto per il distributore…».
La presenza del distributore era una cosa un po’ particolare…
«Si, però anche quello aiutava nelle vendite, a volte mentre facevano benzina entravano e prendevano qualcosa. Sembra un abbinamento strano ma aveva i suoi lati positivi…».
Si aprivano i distributori così, in mezzo al paese…
«È vero e poi magari capitava di arrabbiarsi perché le persone lasciavano la macchina nel mezzo e facevano la fila dietro, però un po’ aiutava…».
Le tipologie di vendita erano le stesse?
«Più o meno si, Tina, la vecchia proprietaria, aveva anche articoli da regalo e altri oggetti come un piccolo bazar, poi la licenza che abbiamo prevede anche altre tipologie di prodotti, ma noi volevamo un negozio con caratteristiche precise: un punto vendita di articoli di cartoleria, edicola, libri e giocattoli. In maniera che fosse possibile curare e dare più spazio a questi prodotti».
L’edicola 40 anni fa doveva avere tante copie di giornali in vendita…
«Una montagna. Poi quando abbiamo iniziato i giornali arrivavano con il treno ed era prevista la resa una volta al mese…».
Quindi rimanevano anche le copie dei giorni precedenti?
«Si, erano accatastati ad una colonna. Poi le cose sono cambiate e il servizio di consegna è stato fatto dai distributori, prima era di Arezzo ora è di Siena, fa il giro con il furgone portando i nuovi e riprendendo subito quelli non venduti, la resa è immediata e quotidiana».
È noto che le vendite dei giornali sono calate, ma solo i quotidiani o anche gli altri?
«Soprattutto i quotidiani, le persone giovani non hanno la cultura del quotidiano è difficilissimo che entrino in negozio per chiederne uno, sono invece acquistati dalle persone più adulte. I settimanali e i mensili sono un po’ calati, ma sono sempre richiesti. Una volta i giornali proponeva le raccolte di libri, quelle aiutavano tantissimo… ora quello che si vende sono quei prodotti in bustina per bambini e ragazzi…».
Quei prodotti che non si sa bene che tipo di gioco siano?
«Si, sono quelli che stanno rovinando il mondo del gioco, perché se un genitore li compra spesso, dopo non acquista un gioco vero e proprio».
Verrebbe da chiamarli riempi immondizia perché hanno anche una durata limitata…
«Si, proprio così. Non costano poco e la sostanza è relativa… una bustina costa 3, 4, 5 euro. Questo penalizza e riduce gli acquisti di giochi legata ora a ricorrenze o festività particolari. Erano oggetti che prima non c’erano e che ora riempiono le edicole…».
Invece per quanto riguarda la vendita dei libri cosa è cambiato?
«È calatia perché costano molto. Noi vediamo che se proponiamo alcune offerte, per esempio due volumi a 9,90 euro, si vendono bene mentre il libro vero e proprio ha perso. Si vendono molto i libri locali, soprattutto in estate, di questi cerchiamo di avere un buon assortimento perché sono richiesti. I libri vengono poi proposti anche dai quotidiani a prezzo più basso e quindi le persone cercano più un libro allegato ad un giornale di quello rilegato. Questi sono richiesti se si tratta di fare un regalo ma in modo limitato».
E parlando dei libri di scuola. Quanti volumi avete venduto in più di 40 anni di attività?
«Tantissimi ed è impossibile quantificarli. Libri delle elementari, delle medie, ma anche delle superiori… la vendita dei libri di scuola è impegnativa e deve essere seguita con attenzione. Quest’anno abbiamo avuto anche delle difficoltà perché le consegne sono lente e ancora abbiamo alcuni elenchi in cui ci sono uno o due libri mancanti. Purtroppo questi non arrivano…».
Ma cosa è cambiato? Generalmente gli ordini vengono fatti nella prima parte dell’estate e gli editori dovrebbero sapere quanti volumi saranno richiesti…
«Abbiamo ordini fatti a luglio con volumi che ancora devono arrivare. Dicono che ci sono problemi… però se vengono ordinati su internet vengono inviati subito. Questo è il dramma che ci mette in difficoltà e che riguarda anche altri prodotti…».
Quindi i libri ci sono, il problema è la distribuzione?
«Si, è la distribuzione e le priorità che vengono individuate per la vendita».
Ma il rapporto delle persone con un tipo di negozio come il vostro, ormai una presenza fissa nel paese, è cambiato in questi 40 anni?
«Capita che, frequentando ora i centri commerciali, alle persone sembra poco assortito quello che abbiamo, anche se ci siamo sempre impegnate per avere una buona possibilità di scelta. Il confronto è difficile e poi ormai sono così tanti questi centri commerciali… Comunque da quando abbiamo iniziato l’attività questo negozio è cambiato e migliorato molto e lo abbiamo fatto più grande di quello che era. Anche il lavoro è cresciuto e noi siamo state e siamo contente, certo la crisi di questi ultimi tempi si è sentita, ma il negozio permette tranquillamente di andare avanti…. Curioso che spesso siano le persone che vengono da fuori che ci fanno apprezzamenti e complimenti per la disponibilità e il lavoro che facciamo, forse i nostri compaesani sono così abituati che non ci fanno più caso, però c’è da dire che quando hanno saputo che a fine anno chiuderemo tutti di sono dimostrati molto dispiaciuti e si sono lamentati per quello che accadrà dopo… questo fa anche piacere perché vuol dire che siamo apprezzate…».
In effetti chiudere l’edicola della piazza non sarà un segnale positivo…
«Pensiamo che per il paese sarà una perdita. Ma purtroppo è tanti anni che lo diciamo, anche a noi dispiace moltissimo. Siamo arrivate ad un punto in cui abbiamo necessità di fare una scelta, dobbiamo dedicarci di più alla famiglia e se non fosse quest’anno sarebbe il prossimo… Davvero anche per noi questa è una cosa dolorosissima, siamo veramente affezionate a questo negozio, l’abbiamo creato noi e per 40 anni abbiamo portato avanti il lavoro, è davvero una parte della nostra vita».
E possibilità di ricambio?
«Quando sono venuti a chiedere e informarsi abbiamo visto che la vendita dei giornali è una tipologia di prodotto considerata impegnativa. La mattina si deve aprire alle 7, il sabato e la domenica si lavora… questo un po’ spiazza. Però il fatto che ci siano i giornali fa si che poi le persone acquistino altro, i giornali, anche se la vendita è diminuita, aiutano…».
Viviamo in un mondo in cui tutti si adattano alla flessibilità in situazioni molto più difficili e poi appare complicato aprire un’edicola… sembra normale che il giornale si venda anche la domenica, forse è meno necessario, per esempio, che siano sempre aperti altri tipi di negozi e attività…
«Questo sembra anche a noi… Comunque in questi anni, escluso i giorni di chiusura per tutti, non abbiamo mai preso un giorno di ferie, essendo l’unica edicola del paese ci tenevamo, facendo i turni, a garantire l’apertura. Ma adesso se in una domenica c’è una necessità è sufficiente avvisare la distribuzione e si può chiudere, sono cambiati gli obblighi, se si desidera chiudere per un periodo di ferie si può fare. Noi non lo abbiamo mai fatto per una nostra scelta».
Quindi il problema più grande per chi potrebbe essere interessato a rilevare l’attività è l’apertura anche nelle domeniche?
«In gran parte si, è l’impegno troppo gravoso richiesto. Poi c’è da dire che un paio di persone che sembravano più convinte non sono riuscite ad avere aiuti adeguati dalle banche. Purtroppo quando si va a chiedere dei prestiti spesso propongono condizioni difficili da sostenere, diventa complicato restituire il prestito, pagare l’affitto e avere un minimo guadagno. Certo, nel primo periodo potrebbe essere necessario fare un po’ di sacrifici. Anche noi quando siamo entrate per due anni non abbiamo preso lo stipendio e abbiamo restituito i soldi investiti. Naturalmente capiamo che non è facile… Molte persone sono venute a informarsi ma questi ostacoli per adesso non hanno permesso a nessuno di decidere di provare a prendere in mano l’attività…».
Per quanto riguarda l’aiuto economico purtroppo i soldi si continua a erogarli a chi li ha…
«Questo il punto. Poi dicono che vogliono aiutare i giovani, ma non sembra proprio questo il modo. Se non hai i genitori che possono aiutarti l’unico modo è chiedere un sostegno alle banche. E le banche dovrebbero essere d’aiuto per i ragazzi».
A questo punto la data di chiusura è veramente improrogabile?
«Sì, il 31 dicembre 2021. Abbiamo mandato la raccomandata al Comune perché non volevamo avere ripensamenti, siamo grandi, siamo stanche e abbiamo davvero bisogno di fare di più per la famiglia… anche se davvero ci dispiace tantissimo… Il negozio è stata una scelta importante che ci ha permesso di realizzare un sogno, vorremmo che ci fosse ora qualcuno che facesse lo stesso con un progetto tutto suo che può tranquillamente introdurre cambiamenti e novità, di cui tra l’altro ci sarebbe bisogno».
E al paese di Pratovecchio che cosa possiamo dire?
«Molti ci hanno manifestato la loro preoccupazione. Noi siamo dispiaciute sia perché ancora non abbiamo un ricambio, ma anche per il paese perché un luogo senza un’edicola e una libreria secondo noi perde tanto. Ci piaceva fare un ringraziamento particolare a tutte le persone che ci hanno sostenuto, abbiamo fatto con piacere questo lavoro e vorremmo davvero ringraziare tutta la popolazione che sentiamo molto vicina… Ci viene da pensare che durante il lockdown eravamo tra le poche attività ad essere state considerate, in un momento così difficile, una priorità. Questo può spingere a riflettere e a capire l’importanza di questa attività. Un motivo in più per sollecitare qualcuno a farsi avanti e provare a continuare questo lavoro… il nostro sogno che abbiamo messo al servizio di tutti!».