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sabato, 21 Dicembre 2024

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«La Nostra Storia Camminando» I cartelli che spiegano il Casentino #5: Frassineta

di Giorgio Innocenti Ghiaccini – FRASSINETA s.l.m. 888 Frassineta è ricordata fin dal giugno 1019 quando Pietro, figlio di Donna Angantruda, donò alla Badia di Prataglia la terza parte d’una casa di quel villaggio (Annales Camaldulenses). Nel 1020, un atto rogato ad Arezzo, indica il passaggio della Via Maior: “de una parte rio maio (Rimaggio), de alia de supto via publica (via del mulino), de terzia S. Donati q. detinet monasterio S. Marie: (terra data nel 1008 dal Vescovo Elemperto alla Badia di Prataglia), de quarta via maiore (di sopra la via Maior da casa Beppotto al Poggio alla Forca tratto franato nel 1992)” (Reg. Cam.).

Il castello di Frassineta si trova ricordato il 19 maggio 1243: “[…] in castro Frasseneta, in pal. Abbatie de Pratallia” (Reg. Cam.). Nel 1277 “Homines de Galeata expoliaverunt et depraedaverunt castrum de Fraxineta […]” (Ann. Cam.). Il castello subì danni gravissimi. Bonsignore, Primicerio aretino e Conservatore apostolico dei beni camaldolesi, trasmise a Cambio, Arciprete di S. Pietro a Galeata, un monitorio. Una scomunica era diretta agli uomini che avevano partecipato all’aggressione e sarebbe stata applicata se, nel termine di 15 giorni, non avessero riparato ai danni. La richiesta fu accolta.

Il Vescovo di Arezzo Guglielmo degli Ubertini, quello morto nello scontro di Campaldino, nel 1289 donò tutte le ragioni che aveva nel castello di Frassineta al Priore di Camaldoli (Mannucci Le Glorie…,). La base di una torre perfettamente murata si trova nella piazzetta antistante la chiesa di S. Egidio. La dedicazione della chiesa indicherebbe una qualche accoglienza per i pellegrini e i malati. La chiesa ebbe una visita pastorale il 19 luglio 1534 ed era rettore il Monaco camaldolese Cipriano dei Guadagnoli di Arezzo. Il vicario vescovile Enrico Ormanno trovò tutto regolare. E i popolani gli riferirono che l’elezione del Rettore della chiesa spettava al popolo e che il Vescovo l’avrebbe confermata (Visita pastorale 1534).

A nord e poco distante dal castello esiste il toponimo Sala, che indica il luogo di residenza di un signore longobardo dove i masari, ex proprietari romani sottomessi, portavano un terzo delle derrate raccolte. Molti anni fa, nei campi sopra a Sala, fu trovata una daga longobarda. Giorgio Innocenti Ghiaccini

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