di Gemma Bui – Abbiamo contattato Livio Valenti di NATA, che ci ha parlato delle prossime iniziative in progetto pr la gestione del Castello dei Guidi a Poppi, uno dei luoghi turistici simbolo più importanti dl Casentino.
Intanto come nasce e di cosa si occupa NATA Teatro? «NATA teatro è stata fondata nel 1988 da un piccolo gruppo di artisti con l’intento di promuovere arte, cultura e spettacolo nel territorio del Casentino. Nell’arco di molti decenni, la NATA è riuscita in un’impresa che all’inizio sembrava impossibile: diventare un centro di produzione teatrale di rilievo nazionale. Oggi, dopo un intenso lavoro sul territorio e la diffusione delle sue proposte in tutta Italia, la NATA è una delle compagnie teatrali più apprezzate nel panorama nazionale.»
Avete nuovamente ricevuto la gestione del Castello di Poppi per i prossimi cinque anni. Quali saranno i nuovi progetti? «Abbiamo deciso di metterci in gioco con alcuni amici e colleghi, riuniti presso la D’Appennino – Rete di Imprese, per la gestione del monumento più importante del Casentino, perché da sempre la NATA ha uno spiccato interesse verso la valorizzazione di spazi architettonici, artistici e della memoria. La gestione del Castello di Poppi ha così rappresentato una nuova e bella opportunità per realizzare progetti di sviluppo e fruizione di un monumento così importante (la gestione dei servizi del Castello è stata affidata, in seguito a un bando del Comune, alla RTI, composta dalla D’Appennino – Rete di Imprese e dalla NATA – NdR). Nei numerosi decenni di lavoro la NATA ha realizzato svariate opere, performance ed eventi che hanno animato e valorizzato memoria ed edifici storici del Casentino e non solo. Uno degli eventi più importanti della storia della compagnia è stato “La Follia di Ser Grifo”, ispirato alle Novelle della Nonna di Emma Perodi, che si svolgeva in modo itinerante proprio all’interno del Castello. Correva l’anno 1993! Prima di questo evento avevamo comunque già realizzato spettacoli ambientati in luoghi particolari fuori dal teatro, e utilizzando borghi, piazze e spazi naturali.
L’idea è quella di valorizzare la memoria. Abbiamo un progetto d’azione che riguarda questo ambito specifico, che chiamiamo Museo Performativo Vivente. A noi piace molto lavorare poeticamente sulle contraddizioni, e questo è un ambito nel quale ci possiamo divertire. L’idea è quella di popolare di suggestioni, di storie e di artisti i luoghi che normalmente vengono utilizzati come musei. Il museo è di per sé qualcosa di statico e conservativo, noi con le nostre creazioni ed evocazioni cerchiamo di cambiare il punto di vista e la percezione del visitatore. Quindi il Museo, attraverso l’azione artistica della Performance, diventa Vivente. Non si tratta di una rievocazione storica, quello fa parte del folclore ed è un ambito che non appartiene alle nostre vocazioni: le nostre opere sono dei veri e propri interventi artistici.
Con questa tecnica abbiamo realizzato azioni nei centri storici come “Non Seguiteci Ci Siamo Persi Anche Noi”, “Leggere Leggeri”, “Thermae Romanae” ed “Emozioni in Vetrina”, e anche eventi in luoghi e spazi specifici come “Spoon River” alle ex carceri di Bibbiena, “Viaggio al Centro del Teatro” al Teatro Dovizi, “Tessere Vite di Lana” al Museo del Lanificio di Stia, “Bonconte da Montefeltro” lungo gli argini dell’Arno e dell’Archiano, ecc.. In particolare Alessandra Aricò, la direttrice artistica degli eventi del Castello di Poppi, ha creato e realizzato delle messe in scena particolarmente suggestive all’interno del Castello stesso, in delle simil-performances immersive dove lo spettatore è risucchiato, emotivamente e percettivamente, all’interno dello spazio e della messinscena.
Fra le tante ricordiamo: “Shakespereance” ispirato alle opere di William Shakespeare, “Il Castello dei Destini Incrociati” dedicato a Calvino, “Atlas Palace” ispirato all’Orlando Furioso, “L’Al di Là l’Al di Qua Tutto Contiene” ispirato alla Divina Commedia di Dante, “Gothic” e “Animalia”. Oltre a questo, la rassegna “Castle Theatre”, che si svolge ogni estate al Castello e ospita numerose altre iniziative. La collaborazione con la D’Appennino – Rete di Imprese, che comprende al suo interno Beta2, Oros, L’Albero e La Rua, Dream Italia, Inquiete, Connessioni, Toscana D’Appennino e Banca di Anghiari e di Stia, ci ha inoltre coinvolti nella realizzazione di alcuni eventi specifici, per esempio nel progetto di guide audio che permettono una migliore fruizione del Castello e dei suoi tesori, anche attraverso l’utilizzo di mezzi tecnologici che permettono una realtà aumentata e l’uso degli stessi anche per persone con disabilità.
L’idea è comunque quella di sviluppare in maniera sempre più importante la collaborazione fra operatori turistici e artisti, per offrire ai residenti e ai turisti eventi capaci di narrare in modo suggestivo e poetico il nostro territorio.»
Torniamo al palcoscenico. Come incentivare la cittadinanza casentinese ad avvicinarsi al teatro? «Il nostro territorio ha una densità di popolazione molto bassa, quindi gli eventi culturali hanno una percentuale di partecipazione altissima rispetto alle città e alle metropoli. È una sorta di piccolo miracolo culturale. Molti sono gli artefici di questa ricchezza, ma pensiamo che nell’arco degli ultimi decenni la NATA abbia avuto una parte importante in questa crescita continua di interesse verso il mondo dello spettacolo e della cultura. Abbiamo creato una sorta di meccanismo virtuoso, capace di coinvolgere i giovani e i meno giovani, le scuole e le attività turistiche, le realtà economiche del territorio e le relazioni umane, il mondo dell’associazionismo e i professionisti, l’impegno e il divertimento. Insomma, il nostro teatro non è solo teatro.
Inoltre, non dimentichiamo che la nostra è una compagnia professionale, e quindi abbiamo anche creato posti di lavoro. Quindi non è vero che con l’arte non si mangia; anzi, il mangiare è più buono!»