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domenica, 24 Novembre 2024

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La perversione non è solo sessuale

di Denise Pantuso – Siamo soliti parlare di perversioni riferendoci alla sessualità. Sigmund Freud analizza bene la questione della perversione in due suoi scritti I tre saggi sulla teoria sessuale dove conia il termine perverso polimorfo. Questo concetto, che portò gran scalpore nella società dei primi del ‘900, si riferisce al fatto che l’esperienza umana trae soddisfacimento sessuale dalle attività pregenitali quindi orali, anali, tattili, dallo sguardo, dal sadismo e dal masochismo. La plasticità sessuale è poi sottolineata nel testo Pulsioni e loro destini esponendo come la pulsione, che sta alla base della sessualità umana, è plastica in quanto non ha una meta e un oggetto ben definiti nel tempo, muta. L’essere umano è appunto perverso polimorfo.

Nello stesso periodo di Sigmund Freud, Kraft Ebbing scrisse il testo Psicopatia sexualis elencando circa cinquecento comportamenti sessuali considerati perversi. S.Freud e K. Ebbing testimoniano come il primo sviluppo del concetto di perversione fosse intimamente legato alla sessualità. Ma raramente si ricorda il testo di Freud Un bambino viene picchiato testo in cui lo psicoanalista inizia a costruire una teoria della mente umana che non tiene più conto soltanto del comportamento perverso legato alla sessualità, ma lo introduce come struttura. In parole contemporanee è come se Freud avesse individuato la perversione come una certa struttura psichica che oggi potremmo chiamare personalità, ovvero un modo ben preciso di organizzare i numerosi elementi su cui si costruisce il nostro mondo interno. Questa costruzione porta con sé una logica di senso. Cruciale sarà il pensiero dello psiconalista Jaques Lacan che sviluppa e amplia i concetti freudiani individuando una precisa logica psichica della perversione. Perversione quindi non sarà più soltanto un comportamento che rientra tra i comportamenti sessuali, ma diventerà un modo di stare nel mondo, un modo di interpretare e leggere la vita.

Nella contemporaneità infatti ciò che il discorso sociale ci impone di vivere è proprio il discorso perverso, perché? Innanzitutto il discorso perverso ha come cuore del modo di vivere “Godi!”. Godere di tutto, sentirsi pieni, colmare il vuoto, buttare ciò che si è rotto, non può mancare niente sono soltanto alcuni dei punti con cui si esprime una logica perversa. Il “Godi!” introduce un particolare rapporto con sé, introduce un nuovo modo di fare legame sociale, di stare insieme tra persone. Non riguarda più soltanto il corpo sessuale, ma ciò che è per noi l’altro, quindi la dimensione relazionale.

Ma da dove viene in termini intrapsichici questa struttura? Dalla tendenza da parte del soggetto ad essere come ci dice Jaques Lacan «l’oggetto che manca alla madre». Più semplicemente ciò si prefigura con la tendenza a non sopportare la mancanza che inevitabilmente il mondo propone fin dalla nascita. Infatti, è noto ad ogni madre quanto sia difficile capire perché un neonato piange: Ha fame? Ha sonno? Ha sete? Vuole venire in braccio? Ha freddo/caldo? La madre manca inevitabilmente in qualcosa nel rapporto col figlio ed inoltre la sua vita è oltre il figlio. E il figlio come risponde? «Sono io ciò che la mamma non ha!».

Nella contemporaneità, con il discorso capitalista è proprio questo ciò che accade: manca la mancanza, è tutto saturo, pieno. Non ci possono essere carenze per non mettere in crisi la prestazione da dare, non ci può essere la malattia poiché interrompe il benessere e la felicità che si DEVE trarre dalla vita.

La perversione è il tempo del “Tutto è possibile. Nulla manca”. Godi! Godi! Godi! Non perdere occasioni!

Oltre ad un particolare rapporto con il godere la vita la logica perversa è anche una logica che procura angoscia in quanto crea la mancanza nell’altro. Ne è un esempio il linguaggio distopico riconosciuto dai sociologi e dagli esperti di comunicazione. Nel linguaggio distopico l’intenzione è quella di angosciare, immobilizzare la vita, rendere impotenti e inermi. Linguaggio del terrore, linguaggio di odio, linguaggio che angoscia per gettare il soggetto nell’impotenza e smarrimento. Godere e angosciare sono esperienze che si incontrano frequentemente nel mondo interno delle persone così come nella società di oggi.

Dott.ssa Denise Pantuso Psicologa e psicoterapeuta individuo, coppia e famiglia www.denisepantuso.it – tel. 393.4079178

(Rubrica ESSERE L’Equilibrio tra Benessere, Salute e Società)

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