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mercoledì, 16 Aprile 2025

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La piazzetta di Giampereta

di Terenzio Biondi – È per me diventata ormai consuetudine: quando, dopo una mattinata di pesca nel Fosso del Baccio, ritorno all’auto passando per Giampereta, faccio sempre una sosta nella piazzetta. Ad eccezione del periodo estivo, Giampereta è quasi deserta. Silenzio assoluto e un panorama unico, fantastico.

Dalla piazzetta domini tutta la Vallesanta: al centro Monte Fatucchio con la sua cima perfettamente conica; proprio di fronte a te l’altipiano verdissimo di Montesilvestre con l’omonimo incantevole paesino abbandonato dal dopoguerra e i bianchi calanchi che vanno a formare il canjon del Fosso Sodaccio; alla tua sinistra i piccoli borghi della Vallesanta (Biforco, Rimbocchi, Corezzo…); e all’estremo orizzonte l’Alpe di Serra che con le sue cime sembra quasi toccare il cielo azzurro.

Ma le emozioni più forti ti vengono proprio dalla piazzetta. La chiesina, ricostruita dal popolo di Giampereta nel dopoguerra, dopo che era stata totalmente distrutta da un bombardamento (sopra il portale della facciata è scritto, in latino: “Quod bellum diruit populus aedificavit”), circondata dagli alberi, sembra invitarti a sedere sui gradini davanti alla porta. E lì accanto una targa in pietra, posta dall’Amministrazione Comunale di Chiusi della Verna nel 2002, ricorda con parole semplici e commoventi l’aiuto dato dal popolo di Giampereta durante i tempi bui delle persecuzioni razziali a una famiglia di ebrei fiorentini: Umberto Franchetti, la moglie Anny e le tre giovani figlie.

Già, in Vallesanta tanti ebrei fiorentini si nascosero durante le persecuzioni razziali dell’ultima guerra. Ma la storia di Umberto Franchetti è unica e bellissima. Era stato tanti anni prima, per pochi mesi, medico condotto a Chiusi della Verna, per poi tornare a esercitare la sua professione a Firenze. Quando nel 1943 iniziò la caccia agli ebrei, il dottor Franchetti non ebbe dubbi: con la moglie e le tre figlie raggiunse la Vallesanta e chiese ospitalità e aiuto alla famiglia Ciuccoli di Giampereta.

Per quasi un lungo, lunghissimo anno, la famigliola di ebrei fiorentini fu nascosta, sfamata, protetta. Tutti sapevano, in paese, ma nessuno parlò. Sapeva anche il brigadiere di Chiusi della Verna, e il Franchetti sapeva che il brigadiere sapeva. Si presentò il brigadiere un giorno a Giampereta e proprio nella piazzetta incontrò il Franchetti.

“Tempi duri per gli ebrei – disse a Umberto – È arrivato proprio in questi giorni l’ordine di schedarli tutti. Per fortuna in questa zona non ce ne sono, non ce n’è nemmeno uno”.

E se ne andò, dopo avergli stretto la mano. Cinquantott’anni dopo, quando fu posta la targa-ricordo, c’era anche una delle figlie salvate, credo Luisa, a ringraziare il popolo di Giampereta.

Una storia bellissima che, insieme ad altre storie di ebrei fiorentini nascosti in Vallesanta, ha ispirato anche un commovente romanzo di Anna Maria Vignali, scrittrice casentinese (“Salta Baruffo”). Quando passi da Giampereta fermati nella piazzetta.

(I RACCONTI DEL TORRENTE Storie vere, leggende, incontri… nei torrenti del Casentino è una rubrica a cura di Terenzio Biondi)

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