di Francesco Meola – L’inchiesta pubblica che ha coinvolto il consorzio Reses ex Agorà, ha creato non poche difficoltà all’interno delle strutture sanitarie da esso gestite con ricadute importanti sia sugli ospiti delle stesse che sui lavoratori. Tra le RSA penalizzate dalle grane giudiziarie del gruppo in questione anche una struttura del Casentino, quella di Stia, residenza su cui già da qualche anno si erano addensate nubi che indicavano possibili future difficoltà.
I primi problemi all’interno della RSA in oggetto risalgono infatti all’aprile 2019 quando, da parte della Misericordia e della Asl, viene realizzata una perizia tecnica dalla quale emerge una carenza strutturale di natura statica e sismica. Nell’agosto 2020, quindi, il consorzio informa i parenti degli ospiti e i lavoratori che, a seguito dei problemi evidenziati, avrebbe cercato di spostare l’attività in una nuova struttura; a tal proposito viene anche individuato l’immobile (un ex mobilificio di Stia n.d.r) ma, giunti a dicembre, il progetto deve ancora concretizzarsi e mentre le trattative con i proprietari dell’edificio in questione proseguono, Reses propone un progetto per la realizzazione di un immobile ex novo, una struttura da 50/60 posti vicino alla stazione di Stia. L’opera viene così presentata in Comune e, una volta passata al vaglio della commissione edilizia, l’Ente decide per la sua approvazione ma proprio quando tutto sembra procedere per il meglio, il progetto si arena e si arriva così al giugno del 2021.
Nel frattempo, essendo trascorsi due anni dalla precedente perizia, da un’ulteriore analisi della struttura emergono altre criticità e La Misericordia si vede costretta ad intimare a Reses di abbandonare lo stabile in quanto non sussistono più le dovute condizioni per ospitare gli anziani. Il 9 giugno, quindi, la Commissione Multidisciplinare della Asl esegue un’ispezione nella struttura e rilevato che nulla è stato fatto per ovviare alle carenze evidenziate, redige un atto formale con il quale esprime parere sfavorevole al rinnovo dell’autorizzazione. Un provvedimento di natura amministrativa, ma evidentemente ‘accelerato’ dalle problematiche giudiziarie in cui Reses nel frattempo era incappata, portando all’arresto di tre persone e alla denuncia di altre dieci.
L’accaduto comporta quindi lo spostamento della maggior parte degli ospiti nella RSA di Poppi mentre altri vengono dirottati o presso una struttura di Arezzo, o presso le proprie abitazioni, o ancora in altre RSA.
Tra queste vi è anche il Villaggio della Consolata di Serravalle, dove sta per aprire una nuova RSA e presso la quale si spera possano trovare una ricollocazione anche alcuni degli operatori che hanno perso il proprio posto a seguito della chiusura della struttura di Stia.
Per questo ma anche per conoscere meglio l’attuale RSA della Consolata, ci siamo messi in contatto con l’amministratrore unico della struttura, la dottoressa Antonella Orlandi, che ha gentilmente risposto alle nostre domande.
In merito all’apertura di una nuova RSA presso la Consolata di Serravalle, ci può descrivere un po’ la struttura? Quante persone sarà in grado di accogliere e quali servizi potrà offrire?
«ll Villaggio della Consolata è un centro geriatrico e di riabilitazione nel quale vengono ospitate persone con disagio psichico per un totale, attualmente, di 38 ospiti. Nel febbraio del 2017 è stata inagurata la struttura RSA composta da 15 posti letto per persone non autosufficienti mentre, lo scorso agosto, abbiamo ottenuto l’autorizzazione dal Comune di Bibbiena, in seguito alla visita della Commissione multidisciplinare della ASL, per altri 17 posti di RSA. La nostra struttura può quindi ospitare complessivamente 32 Ospiti in RSA. La decisione di ampliare l’RSA è stata presa in quanto il numero delle domande di richiesta per l’inserimento è sempre stato elevato. La struttura si articola su tre piani ed è composta da sei camere singole, tredici con due posti letto tutte dotate di bagno e con i presidi necessari e richiesti dalla normativa vigente. Abbiamo inoltre due bagni assistiti, una sala parrucchiere e barbiere, due cucine di piano, due sale mensa, un’infermeria, tre laboratori per attività ludiche, ricreative e di socializzazione, una cappella, spazi comuni ampi, compresa una bella terrazza molto apprezzata nel periodo estivo, mentre al terzo piano è presente una grande palestra con le dovute attrezzature. Per quanto concerne le nostre attività, il Villaggio della Consolata opera con finalità di tutela dei valori di umanità, autonomia personale, integrazione e socializzazione dei propri ospiti e in virtù di tali valori vengono svolti, (purtroppo non oggi a causa del Covid), attività di giardinaggio, semina, laboratori di colori e sensazioni, nonché ergoterapia e terapia fisica, eseguita dal nostro fisioterapista».
Quali sono le figure professionali che assicureranno l’assistenza degli ospiti?
«Per svolgere tali servizi abbiamo bisogno di personale da includere all’interno dell’organico quali assistenti di base, educatori, animatori, Oss e infermieri. Al momento abbiamo considerato numerose candidature e la nostra intenzione sarebbe quella di poter assumere nuove figure professionali in contemporanea all’entrata dei nuovi ospiti nella RSA».
Sarà possibile assorbire, almeno in parte, i dipendenti che lavoravano nella RSA di Stia?
«Certamente! Daremo la priorità agli ex dipendenti della RSA di Stia tra i quali, ad oggi, sono già stati assunti due OSS e un’addetta ai servizi generali. Una volta a regime, i nuovi operatori da inserire in organico saranno due infermieri, un educatore e cinque figure fra ADB e OSS. Come già detto, prenderemo in esame tutte le candidature degli ex dipendenti di Stia che ci hanno inviato o ci vorranno inviare i propri curriculum. Da parte nostra, per quello che è possibile, c’è la massima disponibilità».