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domenica, 24 Novembre 2024

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La scuola… bella!

di Mauro Meschini – Quante volte si sente parlare di quello che dovrebbe proporre il sistema formativo e di come ogni scuola dovrebbe diventare attraente e interessante per le ragazze ei ragazzi che la frequentano. Bene, fa certamente piacere vedere che ci sono situazioni in cui questo accade e che si possono trovare senza fare troppa strada, ma incontrando alcuni studenti dell’ITIS «Enrico Fermi» di Bibbiena.

Francesco Fioravanti, Gianmarco Baracchi e Gabriele Mazzoni Dorandi frequentano la quinta classe con indirizzo elettronico, e si stanno quindi preparando per affrontare il prossimo giugno l’esame di maturità, ma da gennaio hanno trovato l’entusiasmo, l’interesse e il tempo per realizzare un loro progetto con cui partecipare ai campionati di robotica organizzati dalla Scuola di Robotica di Genova.

È stato il Prof. Angiolo Balducci ha proporre ai suoi studenti questa opportunità e a invitarli a realizzare un loro progetto. «C’erano tre possibili categorie con cui partecipare e noi abbiamo scelto quella del monitoraggio salvaguardia dei beni culturali».

Al momento della scelta avevate già un interesse particolare o un’idea su quello che sarebbe stato possibile fare? «Più o meno avevamo un’idea, poi ci siamo confrontati tra noi. Soprattutto abbiamo considerato che l’Italia ha un patrimonio incredibile a livello di beni culturali, il 70% del patrimonio di tutto il mondo, e sarebbe stato utile proporre qualcosa che andasse a contribuire alla tutela non solo delle opere o infrastrutture che si trovano all’interno di determinati contesti, ma anche quelle che stanno all’esterno, come statue o altre opere esposte all’azione di agenti atmosferici o ad altre sollecitazioni. Oppure anche a oggetti e opere raccolti e chiusi dentro magazzini o archivi e che non hanno ancora trovato una opportuna collocazione per essere esposte al pubblico».

Il progetto concretamente cosa si propone e come può essere presentato? «Concretamente abbiamo realizzato un modello in cui vengono rappresentate tre stanze in scala, sono tre ambienti che si potrebbero trovare all’interno di un museo. Nella prima parte abbiamo un accelerometro in grado di rilevare le vibrazioni causate sia dall’afflusso e dalla presenza di persone all’interno; sia dalla vicinanza di agenti esterni come tramvie, traffico o altro; sia da terremoti che possono agire sulla struttura. Nella seconda parte abbiamo un sensore che rileva le variazioni della temperatura causate da vari fattori. Infine nell’ultima stanza abbiamo un sensore che rileva le variazioni di luminosità. Temperatura e luminosità sono particolarmente impattanti e possono avere effetti negativi su quadri o altre opere, per questa ragione controllare il loro livello risulta importante».

Le informazioni raccolte come vengono utilizzate? «I vari strumenti rilevano i dati e tutte le informazioni possono essere inviate nella sede stessa attraverso un PC tramite USB, oppure in remoto utilizzando internet. Questo nostro sistema compie un’analisi e rileva le situazioni che si vengono a verificare. Abbiamo fatto però anche una simulazione relativa al sensore di temperatura e nel caso di un innalzamento eccessivo abbiamo l’attivazione di un allarme acustico. Nella possibile applicazione in casi reali questo potrebbe invece azionare un ventilatore, spengere il riscaldamento o comunque dare avvio ad azioni finalizzate a far rientrare l’allarme. Il modello è stato collocato presso la fondazione Baracchi dove sono state anche effettuate varie prove per testare il regolare funzionamento dei diversi sensori. Il prototipo quindi è perfettamente funzionante».

Questa in sintesi l’idea che i tre studenti hanno pensato, realizzato e reso funzionante, un progetto che risponde a oggettive necessità in un mondo in cui la raccolta di informazioni e la conoscenza sono sempre più importanti, come sottolinea anche il Prof. Angiolo Balducci. «Una cosa da ricordare, che loro non hanno detto, è che il monitoraggio in questo periodo storico è diventato una cosa fondamentale perché si sta sviluppando quello che viene chiamato «internet delle cose». Quando tra quattro o cinque anni verrà sviluppato il 5G, quindi la banda di comunicazione sarà molto più vasta di quella che abbiamo, questa tecnologia si espanderà molto velocemente. Ci saranno molte cose che potremmo controllare da remoto, alcune saranno inutili, ma molte saranno interessanti. Tutte le tecnologie hanno queste caratteristiche, alcune sono utili altre no…».

Sarà sempre più importante saper gestire queste tante opportunità e saper scegliere su quali puntare perché veramente necessarie e utili. Sicuramente l’entusiasmo e le capacità di giovani come Francesco, Gianmarco e Gabriele saranno preziose, intanto la scuola ha dato loro l’opportunità di cimentarsi in qualcosa di concreto, di andare oltre le nozioni e le routine scolastiche. Ma proprio con una domanda sul loro futuro abbiamo voluto concludere il nostro incontro.

Voi quest’anno frequentate la quinta, concludete quindi una parte della vostra formazione e visto come vi piace l’elettronica continuerete il vostro percorso. Ma al momento di scegliere questa scuola pensavate che avreste potuto anche mettere in pratica quanto imparato e magari avere poi voglia di andare oltre? Francesco. «Io personalmente per come sono partito non mi sarei nemmeno aspettato di continuare, è stato sorprendente anche in questi ultimi 2-3 anni dopo il Covid come si è ripartiti. Hanno influito anche i professori a spingerci a fare questi progetti. Io avevo scelto una scuola tecnica non pensando di continuare gli studi ma adesso voglio farlo». Gianmarco. «Anche a me interesserebbe continuare gli studi perché, con le varie esperienze che ho avuto con progetti come questo, mi sono appassionato ancora di più all’elettronica. Mi piacerebbe approfondire gli studi magari a ingegneria elettronica». Gabriele. «Anche io avevo scelto questa scuola per fare attività più tecniche, ma in questi ultimi anni in quarta e quinta ho visto che mi sta appassionando molto e allora, perché non continuare? Magari andremo a fare ingegneria insieme…».

Non possiamo che fare i migliori auguri a questi ragazzi, che hanno messo a frutto le loro capacità con tanto impegno, e hanno avuto la fortuna di incontrare una scuola e dei docenti che sanno costruire opportunità, stimolare l’interesse, accrescere la curiosità. A vederli insieme si potrebbe anche dire che formano già un perfetto team di lavoro e, come ha detto al termine il prof. Balducci: «Loro potrebbero aprire una start up, se volessero…».

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