di Fiorenzo Rossetti – Un vociare allegro risuona tra i sentieri di boschi e praterie. Le giovani foglie brillano nelle giornate di primavera e accolgono carovane di bambini dai vestiti multicolore e lo zainetto in spalla stracolmo di ogni genere di conforto.
Una delle immagini più emblematiche (ed emozionanti a mio modo di vedere) che si può scorgere nei Parchi nazionali e, in generale di tutte le aree verdi e protette, è quella delle scolaresche in “gita”.
Quella della divulgazione naturalistica, dell’educazione ambientale e (a seconda della preparazione dei funzionari e addetti degli enti Parco) dell’educazione alla sostenibilità, è una delle attività che accomuna tutte le aree naturali protette.
Questo genere di comunicazione, abbinata a sapienti attività educative, è uno strumento molto potente dal punto di vista della prevenzione, per predicare la cultura ambientalista e plasmare future generazioni consapevoli, sensibili e attive.
Quella della comunicazione ed educazione ambientale è una attività non accessoria dei Parchi, ma una attività istituzionale obbligatoria che deve essere svolta tenendo bene a mente il diritto di accesso dei cittadini all’informazione ambientale.
Purtroppo questo diritto rimane ancora troppo spesso teorico e negli ultimi anni, complici spostamenti normativi di governance generati da “mode” politiche, hanno notevolmente aggravato la possibilità di accessibilità dei cittadini.
Possiamo quindi denunciare un grande divario tra gli studenti inseriti in alcuni contesti territoriali e amministrativi che riescono ad accedere a servizi e finanziamenti per svolgere attività educative nel campo ambientale e naturalistico, a discapito di altri, meno fortunati, che non possono o non riescono ad accedere in equale misura.
Uno degli esempi più deleteri in tal senso, che ci fa capire quanto siamo lontani e quanto ci stiamo allontanando dall’accessibilità della informazione e formazione ambientale, è il caso generato da alcune decisioni assunte nel recente passato, in particolare dai Governi Monti e Renzi.
Gli Enti Provincia, prima titolari anche della materia ambientale (inclusa l’accessibilità e il diritto alla educazione ambientale e la gestione di aree protette), hanno visto uno sconvolgimento totale delle funzioni assegnate: la maggior parte delle competenze sono passate alle Regioni, ridisegnando e ridefinendo (a fatica e ancora senza essere arrivati a qualcosa di stabile) la geografia politica e amministrativa di tantissimi servizi dedicati al cittadino e al territorio.
Capita quindi che, ad esempio, lo studente di quarta elementare del territorio provinciale di Forlì-Cesena non abbia le stesse occasioni di accesso ad attività e risorse per svolgere formazione ed educazione in materia naturalistica di quello della provincia di Ravenna.
Il dato è allarmante e i risultati di questo imbarbarimento e desertificazione peseranno nel futuro prossimo di questa società! Personalmente, in primis come genitore, potrei essere davvero disgustato da questa situazione!
Le cause le possiamo trovare in una normativa che non consente di inserire una rappresentanza politica omogenea dei territori negli organi di governo degli Enti e, spesso, le direzioni politiche e amministrative hanno una visione molto legata a taluni ambiti territoriali rispetto ad altri.
Anche gli enti Parco nazionali talvolta soffrono di divisioni e dissapori, generati dal fatto che frequentemente ricadono territorialmente su differenti organizzazioni ammnistrative e in generale hanno dispositivi di rappresentanza politica estremamente localistica.
Facile anche in questo caso vedere territori più premiati in tal senso, con diverse occasioni per il mondo scolastico, rispetto ad altre aree.
Abbiamo visto in questi anni che il nuovo modello organizzativo delle funzioni e dei servizi, almeno per la parte ambientale e naturalistica, non ha funzionato. Consci di questo fallimento, occorre agire in modo tale da riportare i servizi al cittadino, ridefinendo gli assetti ammnistrativi di area vasta che erano assegnati alle Province.
Il ruolo delle Province, ricordiamo, è fondamentale anche nel governo di un Ente Parco Nazionale (vedi Comunità del Parco) e potrebbe essere davvero d’aiuto nel portare (giustamente e per norma) servizi e accessibilità, anche a territori più grandi del semplice perimetro di un Parco.
l Parco delle Foreste Casentinesi, aiuti concretamente lo studente di quarta elementare della provincia di Forlì-Cesena! Sviluppi (e finanzi) adeguate campagne di comunicazione e occasioni di accesso a iniziative di educazione ambientale per studenti ed insegnanti della sua intera Comunità del Parco (ricordo essere composta, oltre che dai Comuni del Parco, anche da 3 Province e 2 Regioni). Il Parco poi operi una politica collaborativa, magari assumendo l’iniziativa e la regia, con le Regioni e gli altri Enti Parco affinché si costituisca una rete dell’educazione alla biodiversità.
Non dormiamo sulle sedie, ma scendiamo sul territorio per capire queste esigenze e agiamo! Ce lo chiede la natura. Ce lo chiedono i nostri ragazzi e ragazze che stanno formando il loro futuro: futuro di tutti noi!