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domenica, 24 Novembre 2024

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ISIS Enrico Fermi: quando la scuola incontra il territorio

di Francesca Corsetti – All’ISIS Enrico Fermi, la 2a SAS (indirizzo Sanità e Assistenza Sociale) ha attuato un nuovo progetto, nell’ambito delle discipline di Scienze Umane e Sociali e Metodologie Operative, coordinato dalla Prof.ssa Maura Perez. Il progetto vede l’incontro tra l’aspetto teorico-formativo e quello laboratoriale al fine di realizzare una connessione fra la scuola e i servizi del territorio. Questo non solo per far comprendere meglio ai ragazzi il valore della loro esperienza formativa, ma anche la possibile ricaduta sui servizi del territorio, permettendo loro dare un contributo concreto e adeguato. Ci siamo fatti spiegare meglio il lavoro svolto dalla Prof.ssa Perez e da alcune studentesse della 2a SAS.

Come è nata l’idea di questo progetto e qual era l’obiettivo?
Prof.ssa Perez: «Il percorso intrapreso oltre a porsi come “ponte” tra la scuola e i bisogni delle differenti persone che abitano i contesti formativi, di ascolto, cura, accoglienza e riabilitazione, prevedeva la realizzazione di strumenti concreti, che potessero configurarsi come promotori di un armonico sviluppo per i più piccoli e di sostegno alle fragilità che emergono nel periodo della terza e quarta età e/o in presenza di compromissioni intellettive e cognitive. Sostare in una dimensione di continuità tra gli aspetti teorico-formativi e gli intenti laboratoriali riguardanti la prima, la seconda e terza infanzia, l’adolescenza, l’adultità, la terza e la quarta età, ha permesso ai ragazzi di osservare le caratteristiche dei differenti periodi della vita, aiutandoli a prendere consapevolezza dei bisogni plurimi e diversificati dei soggetti di cura e sviluppare nuove riflessioni circa la loro possibile utilità ed efficacia in relazione alle richieste osservate e avanzate all’interno dei diversi servizi territoriali.

Tale intento intendeva, altresì, porsi in modo propedeutico e preparatorio a quello che sarà il futuro inserimento degli alunni all’interno dei differenti servizi territoriali, previsto dal terzo anno in poi, compatibilmente con i limiti relativi all’emergenza sanitaria per il Covid che, purtroppo, negli scorsi due anni ha impedito il loro accesso ai contesti e alle aree di pertinenza dell’indirizzo interessato. Ciò ha reso necessaria una riconfigurazione delle azioni formative nell’alternanza scuola-lavoro, che sono state posizionate all’interno dell’ambiente scolastico grazie al contributo formativo di esperti che hanno messo la loro esperienza a disposizione degli alunni».

Nel progetto avete coinvolto più figure professionali e strutture del territorio casentinese. Può descrivere le attività svolte in relazione a questa rete di soggetti?
Prof.ssa Perez: «Abbiamo costruito dei vassoi sensoriali per la prima infanzia: una volta scoperta, infatti, l’istanza esplorativa di tipo senso-percettivo dei più piccoli, diventava fondamentale capirne il valore e comprenderne la funzione, anche per ciò che riguarda lo sviluppo della coordinazione oculo-manuale o del linguaggio nell’ascoltare la narrazione fantastica prodotta dalle educatrici durante il gioco sensoriale. Abbiamo deciso di regalare i nostri vassoi ai bambini del Servizio Nido “Ambarabà” del Comune di Bibbiena, a Soci, che, in cambio, ci hanno “donato” le foto delle loro piccole mani curiose intente a esplorare i nostri materiali diversificati, oltre a una bellissima lettera nella quale veniva espresso l’invito e l’augurio alla replica di un incontro che si è rivelato essere sicuramente benefico ed evolutivo per ognuno di noi. In riferimento all’area delle funzioni cognitive ed esecutive (attenzione, memoria, percezione, etc.) abbiamo studiato il deterioramento cognitivo e l’indebolimento delle tracce mnestiche. Rispetto a ciò, abbiamo deciso di elaborare e costruire delle agende auto-orientative settimanali, che abbiamo poi regalato agli ospiti del Centro Diurno di socializzazione “Tangram” di Rassina, gestito dall’Unione dei Comuni Montani del Casentino, ricevendo in cambio, come simbolo dell’importante “gemellaggio” appena attivato, delle meravigliose mappe del nostro territorio realizzate da loro: una per ognuno dei nostri alunni coinvolti nel progetto, che hanno accolto il regalo con vera gioia. Infine, dopo aver scoperto che i bambini della seconda infanzia si approcciano al gioco con un intento evolutivo, sia sul piano linguistico ed espressivo, sia su quello logico, sia in risposta al loro bisogno di relazione e appartenenza, abbiamo costruito una serie di giochi strutturati (Domino, Memory, Sillabari etc.) che potessero promuovere nei bambini le capacità di attenzione, associazione, coordinazione etc. Abbiamo deciso di donare i nostri giochi strutturati ai bambini della Scuola dell’Infanzia “L’Arcobalena” di Corsalone, plesso dell’Istituto Comprensivo “Guido Monaco” di Castel Focognano: anche da parte loro abbiamo ricevuto testimonianza fotografica dei loro giochi e della possibilità di creare risorse per contesti educativi che i nostri alunni hanno “abitato” e la cui rievocazione fa ben comprendere il valore dell’incontro rinnovato».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mi rivolgo adesso ad Antonela e Navdeep, che hanno partecipato al progetto. Come avete accolto questa proposta e quali sono stati i vostri compiti?
Antonela: «La prima cosa che ho pensato, quando la Professoressa ce ne ha parlato, è che questo progetto rappresentava un bellissimo modo di entrare in relazione con il nostro territorio, soprattutto con quei luoghi che il nostro indirizzo professionale ci porterà a frequentare per lavoro. Penso che il nostro indirizzo di studio preveda degli sbocchi di grande importanza e valore e ci consenta di entrare in contatto con le persone che esprimono diverse difficoltà, per offrirgli tutto il nostro aiuto».

Navdeep: «L’attività, che è stata davvero molto bella da sviluppare, ha previsto un’iniziale momento di confronto sull’utilizzo degli oggetti che avremmo prodotto e quale utilità avrebbero avuto per le persone alle quali erano destinati. Abbiamo preso visione di immagini che fossero stimolanti e sensibilizzanti e poi siamo passati alla creazione di prodotti da regalare a grandi e piccini, affinché potessero essere di sostegno alla loro crescita o alla loro vita in generale. Seppur tutti insieme, abbiamo lavorato individualmente, utilizzando materiali messi a disposizione della scuola, in relazione ai diversi compiti assegnati: anche se avevamo obiettivi comuni, ognuno ha potuto sviluppare il lavoro nel proprio modo, personalizzandolo e adeguandolo ai propri gusti».

Il vostro lavoro è stato poi donato ad alcune strutture della zona affinché altri, grandi e piccoli, potessero usufruirne. Cosa vi ha lasciato questa esperienza, sia a livello formativo, che personale?
Antonela: «Capire come è facile e bello entrare in contatto con altre realtà formative del nostro territorio e che, insieme, possiamo fare moltissimo, ci possiamo aiutare a vicenda, è stato per tutti noi, molto importante: rappresenta il senso di questo percorso di studio che abbiamo scelto proprio per questo. Abbiamo avvertito molto la responsabilità del progetto, sia per ciò che riguarda l’importanza nel prestare aiuto alle persone che vivono in situazioni e contesti differenti dal nostro, sia per ciò che riguarda il portare a termine un percorso rispettando tutti gli obiettivi individuati durante le ore di formazione teorica. Vorremmo ringraziare tutti i servizi e tutte le persone che hanno accolto i nostri prodotti: questo ci ha fatto capire l’utilità del progetto, aiutandoci a comprendere quanto il nostro lavoro possa essere, già da subito, prezioso per gli altri».

Navdeep: «Vedere le nostre produzioni usate da altri e, soprattutto, comprendere la loro utilità, ci ha fatto capire quanto il nostro contributo possa essere prezioso e quanto, insieme, si possa fare davvero moltissimo. Penso che tutte le attività affrontate durante l’anno scolastico, potranno aiutarci nel nostro futuro lavoro: è stata un’importante opportunità di entrare a contatto, anche se indirettamente, con i contesti che frequenteremo a livello professionale e capire quali possono essere i bisogni delle persone che incontreremo. Penso anche che questo percorso formativo abbia avuto un valore personale, per ciò che riguarda il mio futuro da mamma: ho imparato tante cose sul mondo dell’infanzia che ancora non sapevo».

«I momenti di accoglienza e scambio attuati tra i servizi coinvolti e la nostra scuola sono stati estremamente positivi, e sicuramente formativi, per i nostri alunni, – conclude la Prof.ssa Perez. – Purtroppo, a causa dell’emergenza sanitaria, non abbiamo potuto creare dei momenti di reale incontro e conoscenza tra le persone, grandi e piccini, accolte all’interno delle diverse realtà territoriali, ma è come se, costruendo oggetti per loro, avessimo costruito dei ponti per raggiungerli: ponti che, ci auguriamo, potremo presto percorrere per la condivisione di nuovi intenti progettuali».

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