di Caterina Zaru – Nel cuore del Casentino, alle pendici del Monte Falterona, si trova il Lago degli Idoli, uno dei più significativi santuari votivi etruschi. La sua scoperta nel 1838 avvenne in un periodo privo di una legislazione adeguata alla tutela del patrimonio archeologico, circostanza che favorì la dispersione di numerosi reperti in musei e collezioni private internazionali.
La scoperta del Lago degli Idoli fu fortuita: una pastorella di Stia rinvenne una statuetta di bronzo raffigurante Eracle sulle sponde del lago, allora noto come Lago di Ciliegeta. Questo ritrovamento attirò l’attenzione di studiosi e antiquari, portando a scavi che riportarono alla luce circa 650 statuette bronzee, monete etrusche, punte di freccia e frammenti ceramici. La vasta quantità di statuette rinvenute conferì al lago il nome attuale. Tuttavia, l’assenza di un metodo scientifico negli scavi e di una normativa specifica per la tutela dei beni archeologici permise la dispersione di questi reperti.
Molti finirono in prestigiosi musei stranieri, come il British Museum di Londra e il Louvre di Parigi, mentre altri entrarono in collezioni private, rendendo complessa la ricostruzione del contesto archeologico e culturale del sito. La consapevolezza dell’importanza di proteggere il patrimonio culturale iniziò a emergere nella seconda metà del XIX secolo. Dopo l’Unità d’Italia, si avvertì la necessità di una legislazione organica che superasse il particolarismo regionale e bilanciasse l’interesse pubblico con la proprietà privata. Lo Statuto Albertino del 1848 garantiva l’inviolabilità della proprietà privata, rendendo difficile l’introduzione di normative restrittive per la tutela del patrimonio culturale.
Nel 1871, la Legge Rattazzi introdusse le prime forme di tutela, riconoscendo l’importanza della conservazione pubblica dei reperti. Tuttavia, solo con la legge n. 364 del 20 giugno 1909 si sancì l’inalienabilità dei beni archeologici e si limitarono le esportazioni, ponendo le basi per una tutela più efficace del patrimonio culturale italiano. Il successivo Regio Decreto n. 363 del 1913 stabilì criteri più stringenti per gli scavi archeologici, imponendo autorizzazioni specifiche per l’esportazione di reperti.
Questi provvedimenti segnarono un cambio di rotta, volto a impedire ulteriori dispersioni di beni culturali di valore inestimabile. Nel corso del XX secolo, la normativa in materia di tutela si è ulteriormente evoluta, culminando nel Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio del 2004, che disciplina la protezione e la valorizzazione del patrimonio culturale nazionale. Questo codice sancisce in modo definitivo il principio dell’inalienabilità dei beni archeologici e rafforza il controllo dello Stato sulla loro gestione e conservazione.
Il Museo Archeologico del Casentino si inserisce in questo percorso di valorizzazione e tutela del patrimonio culturale. Attraverso mostre, conferenze e attività didattiche, il museo si impegna a sensibilizzare il pubblico sull’importanza della conservazione dei beni archeologici, affinché episodi di dispersione come quello del Lago degli Idoli non si ripetano in futuro. L’educazione e la divulgazione scientifica rappresentano strumenti fondamentali per accrescere la consapevolezza collettiva sull’importanza della tutela del patrimonio. Recentemente ho avuto l’opportunità di partecipare all’evento promosso dal Progetto Restart dell’Università degli Studi di Firenze, tenutosi a Stia venerdì 7 marzo, proprio sul tema del Lago degli Idoli.
Questo incontro, aperto alla cittadinanza, è stato concepito per raccogliere saperi e opinioni direttamente da chi vive il territorio, coinvolgendo attivamente la comunità nel processo di valorizzazione del patrimonio archeologico locale. La risposta del pubblico è stata positiva e il metodo adottato si è rivelato particolarmente efficace nel far emergere spunti di riflessione interessanti. Attendiamo con grande curiosità e interesse i risultati dello studio condotto dall’Università di Firenze, che contribuirà ad approfondire ulteriormente la conoscenza di questo sito di straordinario valore storico e culturale. Il progetto Restart, infatti, si propone di sviluppare strategie innovative per la valorizzazione e la gestione sostenibile del patrimonio culturale e naturale della Toscana, coinvolgendo istituzioni, studiosi e cittadini in un dialogo aperto e partecipativo.
Il caso del Lago degli Idoli evidenzia come la tutela del patrimonio culturale non sia solo una questione legislativa, ma anche di sensibilità e responsabilità condivisa. Proteggere i beni archeologici significa custodire la nostra identità e trasmetterla alle generazioni future. Oggi disponiamo di strumenti e normative per impedire nuove dispersioni, ma la sfida resta quella di recuperare e valorizzare quanto possibile, ricostruendo il mosaico della nostra storia, tassello dopo tassello.
In conclusione, il Lago degli Idoli rappresenta un esempio emblematico dell’importanza di una legislazione efficace e di una coscienza collettiva nella tutela del patrimonio culturale. Solo attraverso un impegno congiunto di istituzioni, studiosi e cittadini possiamo garantire la conservazione e la valorizzazione della nostra eredità culturale.
La tutela del passato è un dovere che ci lega alla nostra storia e alla memoria collettiva di una civiltà che, nonostante le dispersioni subite, continua a parlarci attraverso i reperti e i luoghi che ancora oggi possiamo studiare e preservare.
Caterina Zaru, Direttrice del Museo Archeologico del Casentino “Piero Albertoni”
(ARCHEOCASENTINO Rubrica a cura del Museo Archeologico del Casentino ‘Piero Albertoni’)