di Denise Pantuso – Familia è un film di Francesco Costabile uscito nei cinema ad ottobre 2024. Prende spunto dal testo di Luigi Celeste Non sarà sempre così ed è tratto da una storia vera. La violenza domestica è raccontata dagli occhi dei figli, capaci di raccontare una storia che aggiunge elementi alla comprensione di un complesso puzzle familiare.
Una piccola premessa ho bisogno di farla ed è questa: i figli hanno la particolarità di aver bisogno dei genitori. Dalla nascita fino ad un’età che ormai aumenta sempre di più, dipendono da loro e questa dipendenza gli dona una certa vulnerabilità che si esprime nel fatto che, non essere in pericolo di vita anzi, ricevere la trasmissione del sentimento della vita, così come ricevere l’amore dai genitori e vederlo tra i genitori crea le fondamenta della loro affettività, progettualità e fiducia nel mondo. Nelle famiglie in cui si usa la violenza, che sia dall’uomo verso la donna che dalla donna verso l’uomo, si crea una certa confusione intorno a questi sentimenti: il senso di sicurezza della vita, il senso dell’amore, la fiducia sono esperienze ambivalenti, confuse, sconosciute quando non desiderate ma rifiutate allo stesso tempo.
Inoltre dai figli di coppie violente emerge una certa rabbia per la madre perché “Ci ricade sempre” come dice il figlio più grande Fulvio al fratello più piccolo Luigi. La cosa che il figlio Fulvio rimprovera alla madre è che non riesce a capire che il padre non cambierà, ripeterà, dopo vane promesse, il controllo, la violenza e la manipolazione verso i figli. “Tu sei come me” è il modo con cui il padre si fa perdonare da Luigi per convincerlo a riaccoglierlo in casa, “Sei come tua madre” è l’accusa che il padre fa a Fulvio quando lui si alza da tavola perché lui il padre in casa non ce lo vuole.
Non fa diversamente la madre che, rimproverando il figlio Fulvio quando lui si arrabbia con lei per aver fatto entrare di nuovo il padre, non capisce il senso di pericolo a cui lo stesso figlio va incontro. Per la terza volta la madre, dopo un allontanamento del marito da parte del tribunale, lo riaccoglie in casa come se niente fosse successo. E la madre ringrazia Luigi quando lui si mostra speranzoso per il cambiamento del padre, lo abbraccia come se diventasse all’improvviso il figlio migliore, quello più amato perché dalla parte delle sue illusioni.
La madre ama e odia i due figli in alternanza a seconda di chi gli rispecchia i suoi stessi pensieri. Inutile dire che anche questo crea un mondo interno particolarmente frammentato, indefinito e privo di stabilità. I danni che produce nei figli il renderli i propri alleati o nemici è una delle caratteristiche ben esposte nel film. Il figlio più grande non riuscirà ad avere donne, il figlio più piccolo si unirà ad un gruppo fascista di Roma andando in giro a manifestare “contro il sistema”.
Ciò che i figli sottolineano è quindi come la prosecuzione della violenza domestica sia sostenuta sia dalla madre che dal padre e nel finale svela una cosa che nel mio studio e negli istituti penitenziari in cui ho lavorato frequentemente ascolto: chi ferma il genitore violento definitivamente è sempre un figlio. Questi figli fermeranno la violenza tra i genitori in tanti modi: compromettendo la propria vita come lo stesso autore del libro Luigi Celeste ha fatto, lo faranno prendendo le distanze dal padre, lo faranno prendendo le distanze molte volte anche dalla madre scegliendo di sopportare da soli il dolore e la fatica di una vita costruita lontano da chi li ha messi al mondo.
Dott.ssa Denise Pantuso Psicologa e psicoterapeuta individuo, coppia e famiglia www.denisepantuso.it – tel. 393.4079178
(Rubrica ESSERE L’Equilibrio tra Benessere, Salute e Società)