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domenica, 24 Novembre 2024

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L’alba nelle foreste casentinesi

di Terenzio Biondi – Fa uno strano effetto, mentre cammini per i sentieri della foresta nel buio che precede l’alba, ascoltare il rumore dei tuoi passi che calpestano il manto di foglie o l’erba molle di rugiada o i sassi dell’antico selciato. È l’unico rumore che senti. Per il resto silenzio e buio, buio e silenzio. Invano ogni tanto ti fermi, immobile, gli orecchi tesi a carpire altri rumori: nulla di nulla.

A malapena riesci a distinguere il sentiero e le sagome degli alberi, grazie alla poca luce delle stelle che ancora brillano nel cielo e della luna con la sua faccia tondeggiante che sembra sorriderti e ti fa compagnia.
Poi, piano piano, le stelle si affievoliscono e dall’estremo orizzonte un tenue chiarore si estende in breve a tutta la valle.

Ecco, non lontano si ode il cinguettio di un uccello, e dopo qualche istante un altro sembra rispondergli, lì vicino. E un altro ancora, e ancora un altro, e poi tanti, tutti insieme, i piccoli uccelli della foresta che popolano gli alberi attorno al sentiero e le bianche macchie di biancospino. Ora non è più un cinguettio, ma è diventato un canto, un canto gioioso, un inno al nuovo giorno e alla vita, un saluto lungo, lunghissimo, che si propaga di monte in monte.

Fino a quando tutto si è fatto chiaro. Allora cessa il canto degli uccelli e torna il silenzio, quasi irreale. Pochi minuti e la foresta sembra popolarsi come d’incanto di altri abitanti: odi lontano, nel fitto del bosco, il bramito di un cervo, e più vicino, eccoli, in fila indiana, i cinghiali, lenti lenti, che attraversano il sentiero per dirigersi in fondo alla gola a bere l’acqua del torrente.

Ecco anche gli agili caprioli che prendono a correre per i prati e ogni tanto si fermano ed emettono quegli strani versi simili a lamenti; e i daini che hanno già iniziato a farsi una bella mangiata di tenera erba…

Si è fatto giorno e laggiù, nei pressi del torrente, ti accoglie il gracidare delle ranocchie.

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