di Lara Vannini – L’idea d’amore che abbiamo oggi è sempre esistita? La letteratura ci dice di no, e anzi fissa una data secondo la quale “l’amore romantico” sarebbe nato intorno al 1800. È pacifico che l’Amore inteso come sentimento ha infinite sfaccettature, tante quanto l’essere umano è capace con la propria creatività di pensare, ma è anche vero che esso si evolve attraverso i tempi a braccetto con la cultura e con le regole sociali che hanno caratterizzato ogni epoca storica.
L’Amore è da sempre un sentimento che si caratterizza anche attraverso ciò che gli uomini e le donne hanno ritenuto rilevante nelle loro relazioni affettive. Più di un secolo fa, il concetto di amore poteva non necessariamente coincidere con l’attrazione fisica ed emotiva perché purtroppo i fidanzamenti, come pure i matrimoni, seguivano spesso delle logiche pratiche che poco avevano a che fare con i sentimenti.
La necessità da parte di una ragazza di sistemarsi con un uomo dotato di proprietà terriere, bestiame o rendite era più che un capriccio, era una concreta possibilità di vivere una vita priva di stenti, dignitosa e relativamente serena, una necessità che, soprattutto nel mondo contadino, poteva decisamente fare la differenza nel tenore di vita. Certamente un matrimonio “combinato” tra persone lungimiranti, avrebbe potuto realizzare una vita serena, di fatica, ma onesta e avrebbe potuto generare una ricca prole, da sfamare ma allo stesso tempo una risorsa per i lavori agricoli e manuali. Con ogni probabilità tra questi due sposi non si sarebbe mai realizzato un amore da batticuore, ma le priorità della sussistenza avrebbero trovato una risposta più che soddisfacente.
Come in ogni situazione è anche vero che i nostri nonni hanno certamente vissuto un’epoca d’oro per quanto riguarda l’amore romantico fatto di sguardi passionali, lettere d’amore, fugaci incontri, sogni ad occhi aperti che in più di un caso non si concretizzavano mai neanche in una breve frequentazione ma regalavano emozioni indimenticabili che restavano indelebili per tutta la vita tanto da poter essere raccontate con dovizia di particolari ai propri nipotini molti anni dopo.
E dunque com’erano vissute le relazioni dai nostri nonni? Cosa faceva soffrire le cosiddette pene d’amore?
Sospiri e lunghe attese L’attesa in passato era uno stato con il quale aspiranti fidanzati e neosposini avrebbero dovuto prima o poi fare i conti. Per i giovani ragazzi arrivava un momento in cui trovare il partner o la partner diventava un impegno a cui dedicare tempo come fosse un’incombenza. Esistevano delle particolari occasioni aggregative in cui era più facile fare amicizia e incrociare gli sguardi di potenziali pretendenti: balli sull’aia delle vicine case coloniche, pellegrinaggi religiosi come quelli in occasione della Pasquetta o per venerare qualche Santo come San Francesco al Santuario della Verna. Queste occasioni, erano quasi le uniche in cui giovani di vallate diverse o addirittura regioni, avevano la possibilità di conoscersi. Com’è noto gli spostamenti nel mondo contadino non erano semplici, quelli più impegnativi venivano fatti per motivi di lavoro e duravano per lunghi periodi portando le persone a vivere lontano da casa.
Gli incontri tra spasimanti potevano avvenire anche in occasione di lavori stagionali come la vendemmia, la mietitura del grano, per la ricerca di prodotti commestibili nei boschi come funghi, le more a fine agosto, le erbe commestibili per insalate o decotti, o semplicemente nel tragitto da un casolare all’altro per le incombenze della quotidianità. Non dimentichiamoci mai che i nostri boschi erano riccamente popolati perché spesso i mezzi di “locomozione” erano le gambe o, al limite, qualche dorso di animale e non era difficile incrociare lo sguardo di qualcuno che poteva “entrare in simpatia”. A quel punto il gioco era fatto e almeno nelle fantasie dei nostri giovani innamorati, iniziavano le lunghe attese e sospiri d’amore. La messa domenicale a questo punto era il momento perfetto per ritrovarsi anche da paesi vicini e potersi sbirciare senza dare nell’occhio.
Una delle attese d’amore più struggenti del passato è stata senza dubbio quella del marito/soldato, un’esperienza, la guerra, che purtroppo è drammaticamente presente a tutt’oggi in molte parti del mondo e che nonostante il trascorre delle epoche genera sempre dal punto di vista sentimentale, dolore, distruzione e, nelle migliori delle ipotesi, estenuanti attese.
L’attesa del soldato La vita del soldato era estremamente dura anche dal punto di vista sentimentale. Spesso le giovani coppie si sposavano in fretta proprio in virtù di questa dolorosa partenza e non di rado il giovane sposo scopriva ormai lontano che sarebbe diventato padre. Iniziavano così struggenti lettere d’amore dove la neosposina chiedeva la data della prima licenza con cui l’amato sarebbe tornato a casa, dava aggiornamenti sul proprio stato di salute e su ciò che di importante succedeva in famiglia. Cosa veniva taciuto ma pensato continuamente era il ritorno a casa del marito sano e salvo. Spesso l’amore in situazioni così estreme poteva salvare letteralmente la vita perché nonostante l’angoscia del trascorrere del tempo c’era una speranza più grande di qualsiasi fatica, quella di potersi ricongiungere con l’amata e finalmente poter vivere una vita serena. La lettera poi aveva anche un importantissimo risvolto pratico: significava che almeno fino a quel momento, l’amato era ancora in vita.
Passione e amore Oggi sembra impossibile, ma sono esistite epoche in cui era lecito e normale fantasticare su una realtà che poi purtroppo non si sarebbe mai concretizzata spesso per volere di terzi e per motivazioni che nulla avevano a che fare con l’amore. Il sesso ad esempio era “ufficialmente” appannaggio del matrimonio e chi fosse stato scoperto a trasgredire le regole (ovviamente sempre la donna) sarebbe stato seriamente giudicato dalla famiglia e da tutta la comunità.
Amore eterno C’è stato un tempo in cui l’Amore è stato eterno o almeno così ci hanno fatto credere! Le unioni matrimoniali erano indissolubili e unicamente suggellate dalla religione, anche se come sappiamo la realtà dei fatti è da sempre un’altra cosa. Anche da queste semplici considerazioni ci possiamo rendere conto di come l’Amore soprattutto nel passato fosse un fatto “collettivo” che doveva per forza di cose rispondere a precise regole sociali. Nessuna relazione poteva essere resa pubblica fino a quando non ci fosse stata la consapevolezza di una unione stabile e il benestare delle famiglie. Una donna “chiacchierata” infatti non sarebbe stata un buon partito e le maldicenze purtroppo erano all’ordine del giorno.
Con ogni probabilità I nostri nonni non hanno mai festeggiato il giorno di San Valentino così come lo conosciamo oggi, ma certamente hanno sempre avuto lo scenario più bello dove potersi dichiarare amore eterno: una notte illuminata da un cielo trapunto di stelle.