di Francesco Benucci – C’è chi scorge l’arte nel dettaglio di un dipinto, chi la “scova” nella materia vivificata dallo scalpello, chi la rincorre tra le note di una melodia… e poi c’è chi la crea da un semplice gomitolo, chi, da un dedalo di filo, tesse trame di vita, mestiere e passione. È il caso di Angela Giordano, maestra tessitrice nonché anima, cuore pulsante e promotrice di attività didattiche, corsi, laboratori, ed eventi che hanno luogo nel suggestivo contesto del Museo dell’Arte della Lana ubicato nel Lanificio di Stia. E se il gioco dei fili ha portato Angela nel cuore della vallata casentinese, tuttavia, il suo percorso comincia a dipanarsi dalla lontana Argentina, al di là dell’oceano; la nostra è ancora una matassa di idee, interrogativi e personalità in formazione quando, a 14 anni si trova a Milano: lo spago dei suoi anni giovanili non ha esitato nel varcare immense distese di acque e nel legarsi alle guglie del Duomo meneghino; è proprio qui che, tra rammendi di vecchi stracci e primi approcci con l’arte del ricamo, Angela prende in mano il filo della propria vita e trova certezze, desideri e prospettive nel gomitolo dei suoi talenti e delle proprie inclinazioni.
È una fibra robusta e consapevole quella che la conduce in Toscana, tra Firenze, Prato e non solo, tra incontri segnanti, come quello col telaio, e produzioni di arazzi in cui inserisce oggetti di vari materiali, tra partecipazioni a mostre e collaborazioni, tra laboratori e attività di insegnamento. Poi, nel 1990, per motivi di lavoro, le mani sapienti di Angela portano i filamenti della sua dote a Stia, prima facendoli “volare” tra le feritoie e i merli del Castello di Porciano, quindi facendoli discendere a valle ed adagiandoli nell’alveo del Lanificio, da quel momento luogo eletto per la sua arte, sia in veste espositiva che didattica: qui trama e tesse, studia e insegna, osserva e crea. Arriviamo così al presente, il presente difficile della pandemia, che però la nostra, anche per non cadere in contraddizione col proprio iter, non può certo affrontare stando con le mani in mano, anzi: trova tempo, stimoli ed energia per lavorare a nuove cose, più che produrre altri manufatti si propone di chiedere in prestito le opere realizzate per musei, privati ed associazioni, e, parimenti, di finirne alcune iniziate negli ultimi anni, scurini, testate letto, etc.
Soprattutto, il 20 ottobre, in occasione del suo 70° compleanno e festeggiando al contempo i 50 anni di attività, apre, presso i locali del Museo dell’Arte della Lana, la sua mostra personale, facendo così approdare sulla terra di un’Itaca ideale e personale quel filo partito dalla remota Argentina. Dopo aver organizzato le mostre di colleghi/e, dal 1991 al 2011 al Museo del citato Castello di Porciano, dal 2012 negli spazi del Lanificio, Angela concretizza i propositi lungamente cullati di un’esposizione che raccolga la sua produzione tessile, passata e presente. Sono tanti i pezzi ivi presenti, visibili e che meritano menzione: il Palio della Palla Grossa del 1981, arazzo di 1,50mtx3,00mt, che si può ammirare grazie alla disponibilità e alla collaborazione della dott.ssa Rita Iacopino, curatrice del Museo di Palazzo Pretorio a Prato, del cerimoniere del Comune di Prato Maurizio Lindi e del presidente Gabriele Villoresi dell’associazione della Palla Grossa, il coloratissimo “Arazzo delle 200 mani”, frutto di un lavoro che nel corso delle aule didattiche ha visto partecipazioni molteplici e di ogni età, l’arazzo bidimensionale “Toscana” ispirato da un dipinto di Robert Shackelford… e molto, moltissimo, altro ancora!
C’è talmente tanto nella mostra suddetta che vale la pena aspettare un po’: infatti la pandemia ha impedito di suggellare l’apertura con un’inaugurazione (ma non ne ha spostato l’apertura in ossequio alla ricorrenza della data di nascita di Angela) e non la rende al momento visitabile; tuttavia, l’esposizione riaprirà i battenti non appena la situazione lo permetterà, come palesa la decisione di spostare la chiusura dalla data originaria del 31 gennaio al nuovo traguardo di fine giugno. Insomma, il filo di Angela non si spezza e, a ulteriore conferma di ciò, la nostra è decisa a non “riporre la sua spola”: conta di continuare ad organizzare eventi, “tesse” il sogno, appena si potrà riprendere a viaggiare, di andare a trovare amici con i quali realizzare opere per una mostra collettiva celebrante l’80° compleanno, progetta un futuro legato al Museo dell’Arte della Lana e al suo amato Casentino, una valle piena di storia e cultura, ancora da scoprire, in cui non a caso si è stabilita e che spera, con umiltà e dedizione, di contribuire a far conoscere. Trovando gioia nei fili colorati, passione in un telaio, vita in un ordito e arte in un gomitolo.