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domenica, 24 Novembre 2024

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Le «botteghe» di Poppi

di Marco Alterini – In questi ultimi 20 anni, grazie al progresso tecnologico dell’elettronica, alla digitalizzazione e allo strapotere di internet, tanti sono stati i cambiamenti che hanno avuto ripercussioni sul vivere sociale, si può veramente dire che in questo periodo il mondo è cambiato più di quanto abbia fatto negli ultimi due o tre secoli.

Scendendo nel particolare, per analizzare quelle realtà che mi stanno particolarmente a cuore, sia per il lavoro che faccio, che per il ruolo che svolgo in Confesercenti, mi riferisco ai centri storici e ai loro negozi di vicinato, spesso definiti Centri Commerciali Naturali, vediamo come certi cambiamenti del vivere sociale abbiano avuto pesanti ripercussioni su queste realtà.

Un tempo la vita sociale si svolgeva nel centro delle città e dei paesi, la gente si ritrovava in piazza e nelle vie del centro per parlare, stringere relazioni e affari, fare shopping nei negozi adiacenti e nei mercati rionali.

Negli ultimi anni avevamo già avuto un cambio di rotta che vedeva la piazza del paese, sempre più spesso, sostituita dai capannoni dei centri commerciali, era qui che, specialmente i più giovani, cominciavano a incontrarsi e socializzare, in un ambiente dove, insieme ai banchi del supermercato e ai negozi della galleria, si offriva tutto quello che serviva a rendere questi ambienti adatti allo scopo, bar, servizi, animazione.

Infine, con l’accesso di massa ad internet, la gente finisce, in misura sempre crescente, per incontrarsi e socializzare sulle piazze virtuali dei social, dove può stringere relazioni comodamente seduta sul divano di casa e lo shopping online acquista sempre maggiori fette di mercato.

Tutto questo si ripercuote negativamente sulla vita dei nostri centri storici, molti negozi di vicinato finiscono col chiudere, conseguentemente questi luoghi, un tempo ricchi di vita sociale, perdono appeal e residenti, si preferisce vivere in zone residenziali con comodi parcheggi e vicine alle principali vie di comunicazione. A questo punto non posso fare a meno di pensare alla mia giovinezza e alle ore, giornate e serate passate nelle vie e piazze di Poppi centro storico, nonostante abitassi a Ponte a Poppi, perché a Poppi ho fatto le scuole medie e il liceo, inoltre il borgo era ricco di vita sociale con i suoi numerosi negozi ed attività, senza dimenticare i bar sempre pieni di gente, dove si disputavano tornei di carte e biliardo, compreso il bar all’aperto sotto il castello, ricco di quella vita notturna che piaceva tanto a noi giovani. Da menzionare anche la possibilità di fare sport nelle strutture del calcio, basket e tennis. In quegli anni a Poppi, appena fuori delle mura, esisteva ancora un maniscalco, ultimo testimone di un’epoca passata, in un paese che aveva le sue tradizioni nel mondo agricolo.

Era veramente piacevole passare delle ore a divertirsi immersi in un ambiente ricco di riferimenti storici, con i suoi monumenti perfettamente conservati, dove anche l’attività più ludica era immersa in quella bellezza pura, propria dell’arte, che trasudava da ogni sasso di quello che è stato giustamente definito uno dei borghi più belli d’Italia, bellezza che finiva certamente per arricchirci nel profondo del nostro essere.
Da una ricostruzione fatta con l’aiuto di Roberto Salvi, poppese di origine, di famiglia e tutt’ora qui residente, oltre che persona intelligente, culturalmente dotata e squisita nella sua disponibilità, risulta che a Poppi, dentro le mura, nel secondo dopoguerra, prosperavano almeno 45 attività, che può sembrare eccessivo menzionarle tutte, ma lo voglio fare come testimonianza storica, a dimostrazione di quanto il borgo fosse all’epoca vitale, basti sapere che vi erano rappresentati praticamente tutti i settori merceologici, insieme a diverse e disparate attività artigianali.

I nostri figli, sempre immersi nella realtà virtuale dei loro smartphone e computer, non si staranno forse perdendo qualcosa?
Fortunatamente c’è ancora speranza, il borgo di Poppi sopravvive, anche se ridimensionato, i negozi sono diminuiti, ma ce ne sono ancora di fiorenti, sopravvivono anche tre bar compreso quello estivo all’aperto, dove i giovani, d’estate, continuano ad andare soprattutto la sera, esistono sempre due alberghi in grado di soddisfare le richieste turistiche, sono nate nuove attività della ristorazione ad affiancare quelle storiche, questo a dimostrazione che il borgo ha ancora una sua vitalità. Il castello continua ad attirare turisti con l’Antica Biblioteca Rilliana, il museo e le varie mostre, sempre attive le scuole che richiamano alunni da tutto l’alto Casentino, fiorenti le società sportive del tennis e del basket.

Se Poppi centro storico dimostra di essere ancora una realtà vitale che non vuole cedere il passo, bisogna essere consapevoli che non può farcela da solo, ma ha bisogno di essere supportato ed aiutato, giusto inserirlo fra i “Borghi più belli d’Italia”, ma anche questo non basta, nel nord Europa non mancano esempi di come si salvano i centri storici e qui mi appello al buon senso della pubblica amministrazione e alle istituzione regionali, che dopo aver annunciato la costituzione dei Centri Commerciali Naturali 2.0, non ha ancora dato seguito al progetto.

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