di Marco Roselli – Essenziali per trattenere l’acqua e difendere la biodiversità, utili contro l’inquinamento da prodotti chimici. Un’analisi del Climate Change Committee sottolinea l’impatto positivo dell’installazione delle siepi. Nel paesaggio agrario prima della fine degli Anni ’70 le siepi, i frangivento, le alberate nelle diverse sistemazioni agricole, rappresentavano gli elementi caratterizzanti più diffusi.
Belle da ammirare, molto spesso piacevoli da annusare. Ma anche decisamente utili dal punto di vista pratico quando si tratta di trovare soluzioni a basso costo per rispondere alle sfide che la crisi climatica ci sta imponendo di affrontare ormai quotidianamente. Il ruolo delle siepi per difendere biodiversità e la salubrità dei terreni rurali non viene scoperto certamente ora, ma gli studi sui benefici apportati da queste sistemazioni vegetali sono tuttora in corso.
Ad esempio, un tassello della loro importanza arriva dalla Gran Bretagna, dove Il Comitato indipendente britannico sui cambiamenti climatici ha calcolato il loro impatto positivo all’interno del percorso per raggiungere la neutralità climatica entro metà secolo. Sin dall’antichità le siepi hanno formato parte del paesaggio agricolo europeo. Oltre a segnare i confini fra gli appezzamenti, proteggono le colture dal vento (e oggi anche dall’inquinamento), diminuiscono l’erosione perché le radici consolidano il terreno, intercettano i nutrienti dilavati dalle piogge e forniscono frutti e legna da ardere tuttavia le siepi multi specie offrono una serie di servizi difficili da valutare in termini economici, ma non per questo meno importanti. La maggiore biodiversità di una siepe mista favorisce a sua volta la maggiore biodiversità della microfauna, specialmente gli insetti pronubi e i predatori dei parassiti delle colture. La presenza delle siepi di confine, in particolare quelle multifilari, favorisce la mobilità dei piccoli mammiferi e l’annidamento degli uccelli.
Le specie impiegabili per la realizzazione di siepi perimetrali sono numerose e la scelta varia in base alle caratteristiche del sito di impianto ed allo scopo che si vuole raggiungere (siepe per segnare un confine, siepe difensiva di arbusti spinosi, siepe ornamentale con fioriture ripartite su più mesi per appoggio all’apicoltura, siepe per produzione di legna da ardere).
Le siepi perimetrali possono essere gestite in due modi: – A sviluppo libero, se non si effettuano potature di contenimento e le piante sono libere di svilupparsi in altezza e in larghezza. – A sviluppo controllato (siepe formale), se si procede con periodiche potature laterali e/o sommitali, utilizzando un tosasiepi per contenere l’ingombro della siepe alle dimensioni desiderate. In ambito collinare sono adatte prugnolo e perastro, biancospino e la rosa canina, quest’ultima consigliata a sviluppo libero. In ogni caso, è bene progettare le siepi con specie autoctone.
Le siepi come ecosistemi produttivi polifunzionali Le siepi complesse possono essere considerate habitat di transizione tra ecosistemi adiacenti di natura diversa, in cui si riscontra un numero di specie maggiore rispetto a quelle riscontrabili nei singoli ecosistemi considerati separatamente. Si tratta dunque di combinazioni di tre o più file di siepi arboree e arbustive, che assolvono complessivamente diverse funzioni di seguito descritte. Vediamo di seguito in dettaglio le funzioni positive offerte da un sistema di siepi multi specie progettato e/o adattato con opportuni impianti e/o potature.
Effetto tampone E’ la capacità che ha la siepe di abbattere il carico inquinante, neutralizzandolo. Ne sono un esempio le siepi ripariali ai bordi di campi coltivati, le quali intercettano con i propri apparati radicali le acque superficiali provenienti dai campi stessi. Queste acque contengono soprattutto azoto e fosforo disciolti, provenienti dalle concimazioni. Detti elementi, passando attraverso gli apparati radicali delle piante vengono intercettati e assorbiti nella massa legnosa e quindi sottratti alla dispersione nei bacini di raccolta quali fiumi e laghi. L’effetto tampone è maggiore se la fascia boscata è composta da numerose specie arboree e arbustive e se sotto le chiome è presente anche uno strato erbaceo che funziona da ulteriore filtro per la ritenzione dei nutrienti. L’intercettazione degli inquinanti può riguardare anche quelli trasportati dall’aria, come ad esempio le emissioni di gas e polveri sottili dalle strade a grande traffico. L’efficienza di intercettazione di tali inquinanti varia in funzione dei caratteri fisici e morfologici delle specie impiegate, della localizzazione e dell’andamento dei fattori meteorologici.
Le piante agiscono come filtri purificatori dell’aria intercettando parte dei contaminanti gassosi e del particolato trasportati dal vento. In particolare, il monossido di carbonio (CO), il biossido d’azoto (NO2), l’anidride solforosa (SO2) e l’ozono (O3) sono assorbiti dalle foglie, mentre polveri e particolati sono trattenuti dai peli e dai composti cerosi presenti sulla superficie di queste ultime o dalle rugosità della corteccia di rami e tronchi. Infine, l’effetto di mitigazione delle fasce tampone agisce anche sull’inquinamento acustico. La vegetazione infatti possiede la capacità di deviare, assorbire, riflettere e rifrangere il rumore con un’efficienza variabile a seconda del disegno di impianto e delle specie vegetali utilizzate.
Produzione di biomassa legnosa a scopo energetico Le siepi possono produrre masse legnose importanti dal punto di vista quantitativo e quindi rispondere ai fabbisogni energetici di chi impiega stufe a combustione legnosa con notevole risparmio economico.
Lotta biologica nei pressi di colture condotte con metodo biologico La funzione principale del filare adiacente coltivazioni quali frutteti o vigneti consiste nell’ospitare insetti antagonisti dei parassiti delle colture. Queste siepi si possono potare annualmente, in modo che le loro dimensioni rimangano contenute e non interferiscano con la crescita delle colture stesse o con l’esecuzione delle operazioni colturali. Si riportano qui alcuni esempi di specie adatte alla lotta biologica: – Il carpino bianco (Carpinus betulus) ospita fitoseidi diversi che possono migrare sulla vite ove controllano gli acari tetranichidi. – Il nocciolo (Corylus avellana) ospita anch’esso fitoseidi diversi ed in particolare l’Amblyseius aberrans, agente di controllo degli acari tetranichidi parassiti di varie colture arboree. – Il sambuco (Sambucus nigra) ospita l’afide Aphis sambuci, a carico del quale si sviluppano predatori e parassitoidi che poi migrano sulle colture.
Questi sono solo alcuni esempi di specie vegetali in grado di ospitare insetti e acari utili. Personalmente ho avuto modo di indagare molte siepi spontanee adiacenti i frutteti della Val di Chiana scoprendo che in effetti una quantità di insetti utili le abitano. Da annotare la migrazione degli antocoridi che dalle macchie miste di acero campestre e mora di rovo si spostavano sui pereti per predare la psilla del pero.
Tuttavia, in tempi relativamente recenti, in certe aree ed in seguito all’avvento della cimice asiatica, il ruolo delle siepi come aree rifugio è stato rimesso in discussione visto che la cimice, durante la notte, si accasa proprio sulle siepi adiacenti ai frutteti sui quali torna alle prime luci dell’alba. Per la cimice asiatica sono in atto azioni di lotta biologica con l’introduzione dei parassitoidi quali Trissolcus japonicus (Vespa samurai) da parte di Regione Toscana e Anastatus bifasciatus da parte delle aziende agricole con ottimi risultati.
Ci auguriamo che il parassita venga tenuto in condizioni di equilibrio in modo da evitare il ritorno ad un impiego importante dei fitosanitari.
Zona rifugio per la fauna selvatica I principali fruitori delle fasce tampone sono gli uccelli, che nidificano e traggono nutrimento. Occasionalmente, anche i pipistrelli possono trovare rifugio fra cavità e anfratti piante.
Funzione mellifera Molte specie arbustive e forestali producono polline e/o nettare durante alcuni periodi dell’anno. Il polline è molto importante perché costituisce il nutrimento delle giovani api, fondamentale per il loro sviluppo. All’inizio della primavera la presenza di specie con forte produzione di polline permette di fortificare l’alveare che così arriva al periodo di produzione del miele con un elevato numero di api. Le siepi mellifere contribuiscono inoltre alla biodiversità degli insetti pronubi, da cui dipende la produttività di molte colture, quali ad esempio quelle da frutta.
Prodotti eduli ed officinali Molte specie arbustive e forestali sono vere e proprie bioraffinerie in grado di produrre sia frutti commestibili che foraggio o parti specifiche (gemme, fiori, radici, corteccia) aventi proprietà medicinali. Queste ultime sono quindi in grado di offrire una diversificazione del reddito agricolo. Ove le condizioni pedoclimatiche lo consentono, le specie del genere Quercus ma anche il nocciolo, il pioppo ed il tiglio – sono da considerarsi adatte anche per la produzione tartuficola.
Effetto frangivento Un reticolo di siepi influenza alcuni parametri fisici dell’ambiente agrario essenzialmente agendo da frangivento, ossia filtrando le masse ventose smorzandone la velocità, mediamente tra il 30 e il 50%, soprattutto nello strato più vicino al suolo. I benefici sono: minori danni da vento sulle colture; minor erosione eolica del suolo; minor disturbo agli insetti impollinatori; intercettazione dei semi di erbe infestanti a disseminazione anemocora; minor traspirazione dalle foglie in condizioni di elevata temperatura e vento, con incremento degli accrescimenti; minor evaporazione dell’acqua dal suolo. La velocità dei moti ventosi può così diminuire tra il 40 e l’80%, limitando sia l’incidenza dei danni alle coltivazioni sia, soprattutto, l’evapotraspirazione. Risultato: la produzione agricola, in climi temperati, può aumentare a un tasso compreso tra il 10 ed il 20% con punte del 50%.
Miglioramento del paesaggio e del territorio La vegetazione, in particolare lungo i corsi d’acqua o su terreni con pendenza, può svolgere numerose altre specifiche funzioni d’interesse generale, quali: • difesa dall’erosione delle sponde e dei pendii; • regolazione dei deflussi idrici in caso di piena; • filtro e deposizione del materiale trasportato dalla corrente; • regolazione degli habitat acquatici e ripariali. La vegetazione lungo i corsi d’acqua riduce l’erosione spondale, rallentando la velocità della corrente e consolidando il suolo con gli apparati radicali. La capacità di consolidamento delle sponde e dei versanti (soggetti ad erosione diffusa) varia in funzione delle specie, ed in particolare del portamento e delle caratteristiche dell’apparato radicale: gli alberi con grossi fusti rigidi offrono maggiore resistenza al deflusso rispetto ad arbusti o giovani alberi in grado di flettersi. La vegetazione riparia, rallentando la corrente, favorisce la laminazione delle acque durante gli eventi di piena, immagazzinandole nel suolo per infiltrazione e rilasciandole in modo graduale quando il fenomeno cessa. Questa azione regolatrice sul deflusso delle acque, tuttavia, può avvenire solamente con opere di manutenzione degli alvei di fiumi e torrenti i quali devono essere ripuliti da vegetazione viva o morta; dove scorre l’acqua è imprescindibile la manutenzione!
Funzioni turistico-ricreative Alcune esperienze dimostrano che filari, siepi e boschetti possono contribuire allo sviluppo di attività turistico-ricreative, con immediate ricadute economiche. Fra queste si citano l’agriturismo, in cui la produzione mellifera, i frutti eduli, i funghi e i tartufi possono integrare l’offerta dei prodotti aziendali, ma anche l’escursionismo su percorsi segnalati ed infine l’educazione ambientale, con iniziative svolte da scuole, associazioni e istituti di formazione.
La progettazione delle fasce tampone La progettazione delle fasce tampone è un processo complesso che richiede il coinvolgimento di un dottore agronomo o forestale per valutare una serie di fattori: scopi produttivi, vincoli ambientali, paesaggistici, stradali, caratteristiche pedoclimatiche del posto, ampiezza della fascia necessaria per ottenere gli effetti desiderati, piano di preparazione del terreno, concimazioni e pacciamatura. Fortunatamente le siepi arbustive e arboree sono piuttosto presenti nel territorio provinciale e potrebbero essere oggetto di studio e valorizzazione con risorse modeste ma i benefici ottenibili potrebbero essere notevolmente più importanti dell’investimento.