di Anselmo Fantoni – Negli ultimi 25 anni, un quarto di secolo, ne abbiamo viste di tutti i colori. Ovviamente la politica ci ha regalato le cose più appassionanti per non dire sconcertanti. Abbiamo visto tramontare la prima repubblica, scomparire partiti storici, travolti da un sistema di corruzione che aveva raggiunto livelli inaccettabili. Poi furono scelte di imprenditori capaci, di burocrati salumieri e infine di rottamatori fanfaroni, per approdare ai populisti post ideologici cibernetici. In periferia si subivano le scelte scellerate della globalizzazione e della finanza creativa, l’esplosione dei debiti pubblici, la mancanza di infrastrutture all’altezza delle necessità, i cervelli in fuga, le culle vuote, l’accentramento della popolazione verso i centri urbani, la deindustrializzazione e la perdita del reddito da parte di allevatori e agricoltori stritolati dalla corsa dell’industria agroalimentare alla ricerca di materie prime a basso costo.
Siamo cresciuti all’ombra dei conflitti d’interesse e delle “leggi ad personam”, che poi hanno fatto la felicità di una casta di politici e burocrati più che dei cittadini. Si è visto sgretolarsi via via il rapporto di fiducia tra popolo e istituzioni, un impoverimento progressivo non solo della classe media, ma soprattutto di coloro che di questa occupavano la parte inferiore, i piccoli imprenditori, artigiani e commercianti, che erano e sono la spina dorsale del paese.
Per i lavoratori dipendenti poi è stata l’ecatombe, depredati del TFR, costretti a lavorare fino a che morte non sopraggiunga, come una sentenza di altri tempi, privati di alcune clausole di salvaguardia come l’articolo 18, di un sistema in agonia che ancora non vede un assestamento e un equilibrio che doni speranza ai tanti giovani, illusi che con una laurea si potesse risolvere tutto. Intanto col sistema maggioritario per l’elezione dei Sindaci, la democrazia sembrava aver trionfato e tolto dalle mani dei partiti la gestione del potere che passava in quelle dei Primi Cittadini e delle loro giunte, espressione diretta della volontà popolare. Come sempre nella storia non sono le architetture istituzionali a far funzionare il sistema, ma gli uomini.
Ogni amministrazione ha cose che funzionano e cose che potrebbero essere fatte meglio, il compito dei media, anch’esso cambiato con l’avvento delle piazze virtuali dei social, ha il compito di monitorare e denunciare tutto ciò che non funziona.
Alcuni elementi delle ultime scelte del Comune di Pratovecchio Stia lasciano perplessi, non si capiscono alcuni comportamenti contrastanti su materie che incideranno fortemente sullo sviluppo della piccola comunità e della vallata intera. Partiamo dalla “Via di Francesco”, un itinerario che alcuni cittadini ed associazioni hanno creato quasi dal nulla e su cui, ascoltando i proclami di politici locali e regionali, hanno costruito delle attività turistiche di servizio ai tanti pellegrini che decidono di rivivere in chiave moderna il cammino spirituale verso centri religiosi storici. Ebbene oggi, dopo che la cosa già funziona egregiamente, con guide autorevoli edite da esperti esteri, si è deciso di istituzionalizzare il tutto individuando non una ma, anzi, due vie (“is better then one”, recitava una passata pubblicità…), raddoppiando il percorso e, di fatto, mettendo a rischio il vecchio, un po’ come sta accadendo per la variante di valico dell’autostrada A1. A nulla sembra siano serviti appelli e suppliche di un nutrito gruppo di cittadini a rivedere l’organizzazione così come la si vuole realizzare. Certo, alle varie presentazioni si illustra un progetto, che nulla ha di definitivo, che si deve migliorare insieme, ma poi quando si fanno proposte anche condivisibili e che non mettono in discussione l’impianto generale, tac, questo non si può fare perché non previsto, questo no perché la legge non lo consente, quest’altro no perché in fondo ma voi poveri sempliciotti cosa ne volete sapere di come si gestisce un cammino per pellegrini. I relatori del progetto si che sono esperti, hanno camminato tanto, hanno pubblicato guide, ma soprattutto sono stati incaricati dalle istituzioni, e loro sono i migliori, non possono sbagliare.
In tutto questo si incastona una perla, mentre il dibattito è acceso sulle vie storiche che passano sul territorio di Pratovecchio Stia, all’interno di Pratovecchio, uno dei pochi, se non l’unico, ad aver mappato tutta una serie di vie storiche, su proposta del vicesindaco, si procedeva a diminuire il vincolo di rispetto che una visione illuminata di passate giunte aveva dato proprio per salvaguardare un potenziale turistico futuro. Attenzione, tutto questo anche contro il parere contrario della commissione consiliare competente in materia. Naturalmente tutto secondo le norme, tutto in regola, ma questo non toglie che la diminuzione del vincolo, che sarà usufruibile per tutti i cittadini interessati, porterà un vantaggio, legittimo, ad un membro della giunta, la cui legittima richiesta è stata approvata dalla maggioranza in Consiglio Comunale. Come non chiamarla “piccola norma ad personam”?
Nel contempo si paventa la costruzione di un ennesimo supermercato così da offrire ai futuri turisti scintillanti insegne per farli sentire a casa propria, tanto per non fargli mancare quelle comodità delle città da cui loro fuggono alla ricerca di un tempo che fu, di botteghe di pasticceri e ciabattini che noi piano piano abbiamo costretto alla chiusura grazie ad un sistema fiscale esoso, a norme assurde e ad una programmazione incongruente del commercio che di fatto avvantaggia la media e grande distribuzione. Per ora, grazie alle inadempienze dell’amministrazione non si è potuto rilasciare il permesso a costruire, di fatto permettendo ai piccoli commercianti di tirare un sospiro di sollievo, in pratica mettendo in difficoltà l’azienda che voleva investire su un immobile da recuperare avendo elaborato un progetto proprio in base alle norme urbanistiche vigenti. Vedremo quale sarà la scelta definitiva su questo argomento, i presupposti non sono dei migliori, certo che per una vallata con delle eccellenze imprenditoriali ci si aspetterebbe di più, se infatti, invece di tanti supermercati si fosse costruito qualche albergo così da sviluppare un’offerta ricettiva più moderna e efficiente?
Se la nostra valle avesse un collegamento viario verso Firenze o Cesena più agevole dei passi innevati d’inverno e franati in primavera? E se avessimo un eliporto che ci colleghi con Peretola? Pensate, convertire gli elicotteri militari da trasposto in mezzi per trasportare persone velocemente agli aeroporti di Firenze o Bologna? In fondo un eliporto non ha bisogno di spazi enormi, ricordate quello che doveva nascere a Stia per il 118? Magari si potrebbe fare nella ex Sacci, proprio vicino alla ferrovia per integrare tutti i trasporti. Ah, amministrare non significa sognare, eppure i sogni a volte si avverano, basta far parte della corte al potere, e questo dovrebbe far riflettere i cittadini, o forse il M5S questo in fondo lo ha già capito?
Noi continuiamo a sognare politici e amministratori che con più etica e lungimiranza portino avanti il sogno di tutti, tanti provvedimenti “ad popolum”, certi che poi, alla fine ciò che deve accadere accade, inevitabilmente.
(tratto da CASENTINO2000 | n. 295 | Giugno 2018)