a cura di Giacomo Giovenali – Mi chiamo Leonardo Giovannini. La mia storia di sport e rivincita comincia a dicembre 2020, quando, per il mio compleanno, ho deciso di incontrare il mio allenatore, Giacomo Giovenali e mi sono recato al suo studio, all’MTrainingLab Academy di Bibbiena per pianificare la mia annata sportiva. L’idea era quella di partecipare a un paio di gare di ciclismo, tra cui la Nove colli, la “gran fondo” per eccellenza per noi dilettanti. Quando ho detto a Giacomo che avrei voluto migliorare il tempo dell’anno precedente, lui mi ha risposto: “No, quest’anno la farai di un buon passo, ma poi dovrai scendere dalla bici e correre per 45 minuti”. Guardandolo stupito, ho esclamato, alla casentinese: “Te tu sse’ matto!”. “No, Leo: tu il prossimo anno parteciperai all’Ironman 70.3 in Sardegna insieme a me. La data della gara è il 24 ottobre”. Così, seguendo il suggerimento del mio allenatore – e sicuramente con un po’ di audacia -, mi sono iscritto.
Nel tragitto per tornare a casa mi sono reso conto che il 24 ottobre è una data per me significativa, visto che proprio quel giorno, nel 2017, avevo subito un’operazione a un linfonodo sotto mandibolare, dopo la quale mi era stato diagnosticato un carcinoma alla tonsilla destra: radio e chemioterapia mi avevano accompagnato fino a febbraio 2018. Inoltre, il 24 ottobre è l’anniversario della scomparsa della mia amata nonna Caterina.
Mi ritengo un privilegiato di poter raccontare il travaglio della malattia, visto che molte persone non hanno avuto la mia stessa fortuna. Oggi, dopo che ho vinto la battaglia più importante, questa frase è tatuata sulla mia pelle: “Non sai mai quanto sei forte finché essere forte è l’unica scelta che hai”. Con questo motto affronto le battaglie di tutti i giorni.
C’è voluto un anno per preparare l’Ironman. Visto che nell’allenamento non sono molto costante, sono state necessarie tutta la pazienza e la competenza del mio coach, Giacomo Giovenali, che mi ha telefonato e spronato, oltre a fornirmi tutti i giorni precise tabelle d’allenamento. Sono arrivato in Sardegna senza aver mai partecipato a una gara di questo tipo, neanche con distanze inferiori: mai un triathlon, né uno sprint né un olimpico. Praticamente, a detta di tutti, un matto.
Arriviamo finalmente, con il racconto, al giorno della gara, quella data per me così importante. La prima sessione dell’Ironman prevede che si debba nuotare per 1.9 km in mare: non semplice per chi ha imparato lo stile libero alla pascina di Talla, con Zavagli e Bianchi che ti tiravano “lo zoccolo”. Fortunatamente ho beneficiato anche in questo caso dell’aiuto del mio allenatore, che non gareggiando, ma potendo entrare nella zona riservata agli atleti, mi sistemava la muta (abbigliamento a me sconosciuto sino a un mese prima della gara) e mi incoraggiava, dicendomi: “Ti devi solo divertire, sei forte! Tu non pensare, sarà la corsa per te la parte più dura e probabilmente gli ultimi 5 km li potrai pure camminare”.
Al via non ho pensato a nulla. Ero rilassato, ho pensato solo a nuotare e uscire prima possibile dall’acqua, anche se non è stato così semplice muovermi in una selva di gambe e braccia e con un mare abbastanza agitato. In qualche modo sono riuscito ad arrivare alla spiaggia e alla zona cambio sono stato più veloce del previsto, forse perché la disciplina successiva era il ciclismo, nel quale sapevo di poter andar forte. Su un percorso bellissimo di 91 km e 1100 m di dislivello sono riuscito a spingere forte, nonostante negli ultimi 20 km mi sia voluto risparmiare per i 21 km di corsa finali. Quella parte conclusiva, infatti, mi spaventava particolarmente, non solo per gli acciacchi degli ultimi anni ma soprattutto per gli infortuni subiti quando giocavo a calcio, che mi hanno lasciato in eredità ginocchia fragili.
Anche in questa sessione il risultato, per i miei standard, è stato stupefacente: mi sono dato un passo costante e ho terminato la gara, non solo correndo per tutti i 21 km, ma esibendomi in una capriola sul traguardo, memore forse di quando certe acrobazie le facevo su altri “palcoscenici”.
Dopo la gara il sorriso brillava più della medaglia, ma si è presto tramutato in un pianto liberatorio, dopo un anno di allenamenti e sacrifici, anche a tavola. Ringrazio Giacomo e tutti coloro che, standomi vicino, mi hanno aiutato a portare a termine questo sogno.
Il nuovo appuntamento è per settembre 2022, visto che mi sono iscritto all’Ironman di Cervia… to be continued.