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giovedì, 19 Settembre 2024

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Lettone si lettone no. Alla conquista del sonno (parte seconda)

di Antonella Oddone – “Volere dormire vicini a mamma e papà non è un vizio, ma un bisogno. E soddisfarlo non significa mettere a rischio la possibilità del bambino di crescere autonomo e indipendente”. (Alessandra Bortolotti, I cuccioli non dormono da soli).

Abbiamo visto nel numero precedente come il sonno del bambino sia diverso da quello dell’adulto e come si modifica durante le varie tappe dell’infanzia e dell’adolescenza. Il primo problema che si pone è quello del lettone: non esiste una regola, ognuno deve trovare la propria strategia e comportarsi di conseguenza. Il dormire nel lettone è abituale in gran parte del mondo. Tutti i cuccioli degli animali dormono stretti alla loro mamma. In alcuni paesi africani i bambini dormono fino a 12 anni nel letto con i genitori, per impedire agli spiriti malefici di avere cattive influenze su di loro.

In Finlandia le madri ricevono in dono dallo stato il Baby box: una robusta scatola di cartone contenente abitini, oggetti per l’accudimento, un libro, un materasso e un lenzuolino da usare con la scatola per far dormire il neonato nel lettone azzerando il rischio di soffocamento.

Nelle comunità maori è in uso una robusta culla di lino, sempre da mettere in mezzo al lettone. Invece nei paesi anglo-sassoni, più legati a una morale rigida, il lettone è assolutamente proibito. Esiste un libretto del pediatra spagnolo Estivill (Fate la nanna) che illustra queste tecniche comportamentali: quando il bambino si sveglia e piange non si deve correre subito a consolarlo ma aspettare ogni volta dieci minuti in più. Alla fine il bambino si rassegna e smette di chiamare. (Lo stesso pediatra ha recentemente pubblicato un nuovo libro in cui ritratta questi metodi troppo rigidi).

Comunque sia va sempre salvaguardato il rapporto di coppia: un errore frequente delle mamme è innamorarsi perdutamente del proprio bambino e mettere in secondo piano il papà. Attenzione, il babbo va sempre coinvolto e una coppia che funziona bene (anche il sesso è importante) è una garanzia per la famiglia. Se decidete di metterlo da subito nel suo lettino è comunque consigliabile nei primi mesi tenerlo accanto al vostro letto: potrete controllarlo meglio e quando sarà un pochino più grande lo sposterete nella sua cameretta.

Ricordate di metterlo nel lettino quando è ancora sveglio (immaginate addormentarvi nel divano e al primo risveglio notturno trovarvi da un’altra parte? È naturale spaventarsi!). Come abbiamo già detto il bambino deve imparare ad addormentarsi da solo senza l’intervento dei genitori (a quale età lo decidete voi!) per cui andrebbe messo nel letto o nella culla sveglio: durante i naturali risvegli ritroverà tutto come era al momento di addormentarsi e riprenderà sonno più facilmente.

Ricordate che nel primo anno il bambino non è in grado di distinguere tra l’assenza e la totale scomparsa di un oggetto e quindi desidera tenere vicino le cose importanti per evitare la paura della perdita. Gli oggetti sostituti, come l’orsetto o una copertina spesso consentono al bambino di superare le separazioni difficili.

Alla fine del secondo anno con l’acquisizione del linguaggio e lo sviluppo della permanenza dell’oggetto queste paure scompaiono, ma possono comparirne altre, come quella dei mostri o del buio. In questo caso è rassicurante accendere la lampada di compagnia o tenere vicino un indumento della mamma o una copertina, oppure un amico supereroe che combatta i mostri della notte e che non lo faccia sentire solo quando è più grandicello.

DOTT.SSA ANTONELLA ODDONE Medico pediatra

(Rubrica ESSERE L’Equilibrio tra Benessere, Salute e Società)

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