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mercoledì, 5 Febbraio 2025

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Liceo Poppi, ma la digitalizzazione in classe funziona?

di Matteo Bertelli – Sono ormai passati due anni da quando il progetto di digitalizzazione della scuola secondaria di secondo grado di Poppi (di cui abbiamo già parlato tempo fa, ndr) ha preso il via. Oggi se per caso vi dovesse capitare di entrare in una delle aule del primo biennio del liceo scientifico Galileo Galilei, trovereste dei ragazzi intenti a seguire lezioni e fare esercizi on-line, su piattaforme adibite allo studio alle quali possono accedere tramite i tablet dati loro in dotazione.

Ma questo metodo “futuristico” di fare scuola, funziona? Già all’inizio non mancavano le polemiche, prima del via libera al progetto, ma quelle potevano essere vanificate usando una massima molto popolare: innovazione e cambiamento fanno semplicemente paura. Ma adesso? Se vi dicessimo che alcuni genitori (prima entusiasti) adesso stanno iniziando a porsi qualche domanda e che i professori stessi stiano scegliendo di usare il meno possibile i tablet, riconoscendo loro, probabilmente, una scarsa utilità, vi sembrerebbe strano?

Certo è che la natura umana sia volubile, che nulla è per sempre, eccetera eccetera. Ma forse, e diciamo forse, questa evoluzione nei mezzi scolastici non è stata progettata un granché bene. Non è raro che un tablet si inceppi o che manchi la connessione, rendendo impossibile svolgere i compiti a casa che, magari, necessitano della piattaforma on-line e di quella soltanto.

Ma allora, conviene davvero? Essendo comunque una spesa (che non ha sostituito quella ingente dell’acquisto dei libri di testo) la si può considerare appieno un’innovazione che porta gradualmente a una miglioria oppure, citando storpiata una frase che Einstein scrisse in una lettera alla figlia, semplicemente “non siamo ancora pronti?”

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