di Mauro Meschini – Questa incredibile vicenda nasce dal fallimento della ex Tessitura Vignali e prosegue poi con la HSG di Castel San Niccolò, azienda tessile che fa capo al gruppo omonimo di Chiari in provincia di Brescia. È quest’ultima che, grazie alla cessione di un ramo d’azienda, ha garantito e sta garantendo l’attività produttiva e la piena occupazione, senza mai fare ricorso a nessun ammortizzatore sociale malgrado la forte crisi del settore tessile.
Ma il 28 dicembre arriva la doccia fredda e la HSG perde la gara per l’aggiudicazione di stabilimento e attività. Difficile comprendere come un’asta, che ha per oggetto un’attività tessile, invece di concludersi con l’aggiudicazione ad una azienda che lavora nel settore arrivi ad un epilogo diverso con la vittoria di un soggetto che si occupa dello stoccaggio e della vendita di carbone. Può accadere anche questo quando tutto si basa su offerte, rilanci e circa 5.000 euro di differenza.
Ora è l’attuale vincitore che dovrebbe preoccuparsi sia del mantenimento dei 14 posti di lavoro, sia della continuità produttiva, ma certo appare difficile che chi opera nella commercializzazione del carbone possa cimentarsi in una produzione tessile. Da questa situazione può nascere una crisi occupazionale gravissima, considerato che gli operai coinvolti difficilmente potranno riciclare le proprie professionalità nell’attività gestita dall’azienda vincitrice dell’asta, in più anche per l’intero territorio casentinese questa vicenda non rappresenterà certo un evento da sottovalutare, visto l’attuale situazione economica. In queste settimane si sono susseguiti contatti e incontri, ma non si è aperta nessuna strada verso una possibile soluzione.
Al momento in cui scriviamo ci sono ancora ipotesi che si rincorrono e che potrebbero concretizzarsi o essere smentite a breve, per cercare di riassumere i fatti abbiamo contattato Alessandro Mugnai, della Filctem Cgil, con lui abbiamo fatto un quadro della situazione attuale, sapendo che tutto potrebbe cambiare e sperando, naturalmente, che qualsiasi novità porti ad una soluzione positiva di questa difficile vertenza.
Stiamo parlando di una storia incredibile, abbiamo un’azienda che va bene e dei lavoratori tranquillamente occupati e tutto potrebbe fermarsi perché l’asta fallimentare è stata vinta da un altro soggetto. Le cose stanno veramente così? «Sì, le cose stanno veramente così. Secondo il nostro avviso il bando di gara, malgrado la nostra passata sensibilizzazione in merito, non ha voluto tenere conto degli effetti sociali ma ha privilegiato il solo risultato economico. In poche parole, come abbiamo affermato in Prefettura, la legge non obbliga a determinare un bando di gara d’asta che tiene conto oltre dei beni materiali di una attività in vita, però nemmeno lo vieta. E generalmente si cerca d’impegnare chi si aggiudica nel continuare l’attività stessa. Così si espone, come nel nostro caso, l’attività con le sue persone poiché non è stato messo all’asta un fabbricato vuoto ma del tutto attivo e operante. Un vero paradosso per i lavoratori investiti da questa disgrazia, figlia, pur nel 2025, di una circostanza definibile da “mezzadria”».
Adesso il vincitore che programmi avrebbe? «Il vincitore, per la precisione la Toro Wood Invest di Stia, a oggi sembra interessato al solo fabbricato. Così ci ha riferito la Prefettura. Dico questo poiché, su nostra richiesta d’incontro per comprendere le sue intenzioni verso ciò che ha acquisito, il suo Amministratore Delegato si è rifiutato di confrontarsi poiché le sue intenzioni le ha già fatte presente al Prefetto in via interlocutoria. Questo attuale atteggiamento non tiene conto, in qualità alla sua funzione d’imprenditore tra l’altro del territorio, delle responsabilità che si è preso aggiudicandosi, ripeto, non un capannone vuoto ma un’intera azienda con i suoi lavoratori».
A questo punto cosa potrebbe accadere? Possibile permettere all’azienda di continuare la sua attività e ai lavoratori di mantenere il loro posto di lavoro? «Domande oggi, nostro malgrado, premature visti i presupposti. Come prima azione abbiamo, proprio per i motivi della vostra domanda, chiesto l’intervento istituzionale della Prefettura per convocare le parti e verificare che margini di manovra possiamo mettere in atto. Una cosa è certa, l’attività tessile della HSG dentro lo stabile di Castel San Niccolò, è nei fatti una vera e propria eccellenza nel suo settore e quindi una risorsa del territorio che, per le sue caratteristiche e qualità, può potenzialmente espandere la sua attività. Il tessile casentinese risente di una forte crisi, questa attività non ha mai adoperato un’ora di cassa integrazione. Questo fa controtendenza dove il tessile si è visto incrementare del 30% la cassa integrazione. Proprio per questi motivi andremo avanti per evitare che posti di lavoro si trasformino in “cenere”».