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mercoledì, 23 Aprile 2025

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L’insostenibile leggerezza della politica

di Anselmo Fantoni – In questi giorni ad alcuni di noi pare scandaloso che si prospetti l’indebitamento del vecchio continente per una cosa sciocca quanto anacronistica: il riarmo. Avevamo lasciato dietro le spalle il secolo delle guerre mondiali, quello dei totalitarismi che oramai sembravano sopiti, le battaglie autarchiche oramai spazzate via dal mercato globale e senza frontiere, una finanza sempre più hi tech, fino a spingerci nel terreno della fluidità di genere cara a certa parte politica sempre attenta ai valori e ai diritti. Poi arriva il buon Vico e zac, corsi e ricorsi della storia, ci ritroviamo di nuovo al via, come al gioco dell’oca, con un bel passo dell’oca, tutti in fila per tre gomito a gomito e front destr. Via il globalismo, via il gender fluid, ma soprattutto all’armi! Ora manca solo la sottolineatura che Dio lo vuole e siamo ripiombati in pieno XX° secolo, e tutti a rincorrere la deterrenza nucleare.

Ma tranquilli, tutto questo solo e soltanto per salvare la pace, per difendere una democrazia che non ha saputo aiutare la Grecia o che decide quale candidato, scelto dal popolo e non dalla troika di turno, debba vincere le elezioni. Ma queste sono questioni di alto livello, difficili da comprendere da noi comuni mortali, a noi basta poco per essere felici, un pizzico di sanità, sempre meno pubblica, una manciata di ciclopista, una rotonda sul fiume e una diritta un po’ più diritta di prima. Voilà, il paradiso è servito, investimenti pubblici necessari per tante campagne elettorali dove si magnificano opere tanto faraoniche quanto inutili per la nostra vita da very normal people.

E il nostro trenino? Quanto ci costa? Che servizio dona alla cittadinanza? Oramai serve solo per portare i nostri ragazzi a scuola, infatti la domenica non c’è, alla faccia dell’infrastruttura che doveva sostenere un turismo eco friendly, del resto anche le ferrovie nazionali nei fine settimana, quando viaggiano soprattutto turisti, da oltre un anno quasi sempre sono vittime di scioperi, rendendo arduo muoversi sulle rotaie e costringendo a utilizzare le autovetture che però non possono avvicinarsi alle città se non vanno a pile. Già, le macchine a pile, altra scelta fatta per noi poveri consumatori costretti a spendere due, tre o quattro volte rispetto a quanto spendevamo prima per acquistare il diritto di fruire delle città.

Ma torniamo al nostro trenino, qualche anno fa, anzi qualche elezione fa, si è sbandierato il grande successo nella sicurezza, si sono fatte le consuete inaugurazioni di piccoli tratti dimostrativi dal politico di turno, e diciamocelo, eravamo tutti contenti che il treno che avrebbe trasportato i nostri ragazzi fosse dotato di un sistema che garantisse sicurezza, addirittura più dell’alta velocità, perché qui quando si fanno le cose mica si scherza, vedi il progetto del raddoppio dei binari e della metro di superficie Stia-Arezzo. Poi, dopo tante elezioni, oramai le opere pubbliche si contano non in anni ma in questi eventi, ti accorgi che 20.000.000 di € non sono stati sufficienti per questo ambizioso progetto, che forse arriveremo a spenderne circa 30.000.000 di €, ma tant’è mica vorrete fare i micragnosi per la sicurezza dei nostri ragazzi. Oramai i treni sono stati tutti aggiornati e sono quasi tutti nuovi, e giù milioni anche li, ma almeno il lungo viaggio verso Arezzo è più confortevole anche se a volte con una carrozza a cavalli si impiegherebbe lo stesso tempo.

Appare veramente marginale vedere in quel di Calbenzano decine, se non centinaia, di recinzioni in cemento armato abbandonate li da tempo immemore, mentre, in spregio alla sicurezza, ancora gran parte della linea, anche in centri abitati, è di libero accesso e non custodita come forse si dovrebbe. Ma i nostri giovani oramai giocano digitalmente e speriamo che a nessuno venga in mente di fare un’escursione sulle rotaie, a proposito, le rotaie sono all’altezza dei nuovi convogli? La manutenzione è regolare? Possono sopportare più convogli e velocità più alte?

L’importante è farle gestire da un’altra struttura che comunque avrà bisogno di un suo consiglio di amministrazione e un presidente che probabilmente sarà ricoperto da un politico locale. Sul nostro treno cominciano a verificarsi spiacevoli incidenti in cui controllori e macchinisti sono vittime di violenza da parte di alcuni viaggiatori poco inclini a pagare il biglietto, ma su questo lato le istituzioni e le forze dell’ordine sembrano aver cercato di arginare il fenomeno con azioni di controllo e contrasto che in alcuni casi sono state risolutive. Speriamo che gli eventi ci smentiscano, che il nostro treno diventi presto più sicuro e più veloce, con coincidenze per le destinazioni turistiche e che soprattutto non faccia la fine della piscina di Certomondo, più volte inaugurata e ahimé ancora tabù per i nostri concittadini che sono costretti ad andare ad Agazzi per le fisioterapie.

Per le nostre necessità i soldi non si trovano e quando si trovano si sprecano malamente, a volte non si può operare per i vincoli di bilancio, né assumere medici e infermieri, perché c’è troppo debito pubblico, ma poi, quando qualcuno dice che siamo in imminente pericolo di invasione, giù soldi per le armi come nel XIX° secolo. Nemmeno aver portato ai vertici europei le donne ci ha salvato da scelte scellerate, e come il mio bisnonno stiamo lasciando in eredità ai nostri figli un mondo con meno servizi socio sanitari, con una ricchezza mal distribuita e soprattutto un ritorno alla logica della via al riarmo, poco importa, se percorsa dai singoli stati imperiali o imperialisti o da un continente unito, per difendere i sacri confini che Dio ci donò.

Ci hanno detto che vanno costruiti ponti e non muri ma pensano alla spesa bellica e non alla diplomazia, che la mobilità dev’essere green, ma le ferrovie per i poveri sono le terze classi dei transatlantici del secolo scorso, per chi i soldi ce l’ha c’è Italo, il trasporto passeggeri di prima classe. Qui invece il nostro povero trenino ancora arranca come un secolo fa e la colpa, forse, è proprio la nostra, perché ad ogni elezione crediamo alle bugie del politicante di turno, a volte lo stesso da decenni. Buon viaggio.

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