di Antonella Oddone – In questo periodo il bambino inizia a muoversi autonomamente, e può farlo nelle modalità più varie: può strisciare, muoversi seduto spostando il culetto, oppure con una gamba stesa e una piegata, oppure semplicemente quando sarà pronto si tirerà in piedi e azzarderà i primi passi. La conquista della stazione eretta è un momento di grande gratificazione e, come sempre accade nella vita, tutto ciò che abbiamo raggiunto con i nostri sforzi in modo autonomo, senza l’aiuto di nessuno, è fonte massima di autostima (riflettete bene, genitori, quando fate i compiti non con ma ai vostri figlioli).
Quindi mai tenere le manine al bambino e farlo camminare quando ancora non sa farlo da solo, mai dargli il dito per sostituire un equilibrio che ancora non c’è. Alzarsi in piedi è la nuova, gratificante sfida. Il bambino sarà pronto per camminare quando si tirerà su da solo: a quel punto sarà per lui utile esercitare il cammino laterale, sia per allenare i movimenti in autonomia (ma ancora appoggiandosi a qualche sostegno con la giusta altezza), sia per imparare a cadere senza farsi male. Infatti il bambino abituato ad arrangiarsi da solo normalmente si butta giù sul sedere quando capisce che sta perdendo l’equilibrio.
Metterlo in piedi e farlo camminare con l’aiuto dell’adulto, anche solo tenendolo con un dito, non l’aiuta, anzi così rallentiamo l’acquisizione dell’equilibrio necessario per camminare da solo. Lo salviamo dalle cadute che gli sono invece utili e gli diamo una falsa impressione delle proprie abilità: gli togliamo le opportunità che gli servono per imparare. Peggio ancora disturbiamo la sintonia fra sé stesso, i propri limiti e le proprie possibilità, e gli togliamo la gratificazione di arrivarci da solo. (Senza contare il mal di schiena risparmiato a nonni e genitori!). La deambulazione autonoma, infatti, va riconosciuta come una delle conquiste più importanti per l’essere umano. Le conquiste di indipendenza aiutano il bambino a separarsi dall’adulto, maturando così l’auto-stima e la sicurezza di sé.
Ricordiamo che nel primo anno di vita il bambino ripercorre quella che è stata l’evoluzione dell’umanità attraverso centinaia di migliaia di anni: con l’acquisizione della stazione seduta libera le mani e affina le capacità motorie fini.
La conquista della stazione eretta modifica la laringe e rende possibile lo sviluppo delle capacità comunicative e l’articolazione del linguaggio. Più o meno intorno all’anno il nostro bambino muoverà i primi passi e pronuncerà le prime paroline significative: non dimentichiamo di raccontare storie fantastiche e di giocare con i libri in modo da stimolare curiosità ed emozioni, anche se l’attenzione è ancora breve.
Come aiutare il bambino in questa fase? L’ideale è approntare una stanza a misura di bambino: eliminare tutti i possibili pericoli con copri prese, paraspigoli e blocca cassetti, utilizzare come tappeto una tovaglia plastificata con la parte felpata rivolta in alto e quella plastificata a contatto con il pavimento con funzione antiscivolo, eliminare i cuscini del divano per creare una base di appoggio su misura su cui il bambino possa sostenersi per esercitare il cammino laterale, lasciandosi cadere e imparando a gestire i propri limiti e la propria posizione: cadere e imparare a rialzarsi da soli è un’ottima scuola per la vita!
Il gioco: il bambino acquisisce sempre nuove autonomie nel gioco; è contento di giocare da solo, inventa nuovi giochi, trova soluzioni alle piccole difficoltà che incontra: mostra grande orgoglio e gratificazione per le sue conquiste. Le attività ludiche sono costruttive, hanno un inizio e una fine: costruire una torre e buttarla giù, riempire e vuotare un contenitore, impilare oggetti, costruire un puzzle con pochi elementi. Vanno benissimo anche oggetti di uso comune: pentole e coperchi, bottiglie senza tappo, vasetti e pezzetti di stoffa. I giocattoli sono molto importanti, ma dobbiamo ricordarci di non darne troppi tutti insieme; meglio uno alla volta controllandone bene la sicurezza. Importantissimo è educare a posticipare la soddisfazione di un desiderio. Regali continui danno assuefazione e alla fine non si apprezza più niente. Spesso il bambino non degna più di uno sguardo intere cataste di giocattoli costosi. Per un regalo ci vogliono poche occasioni speciali: il compleanno e il Natale. Le cose sognate e desiderate a lungo sono quelle che danno più gioia ed emozione.
DOTT.SSA ANTONELLA ODDONE Medico pediatra
(Rubrica ESSERE L’Equilibrio tra Benessere, Salute e Società)