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venerdì, 18 Aprile 2025

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Luci di speranza

di Mauro Meschini – Il suono agghiacciante di una sirena di allarme è risuonato nel tardo pomeriggio del 5 gennaio scorso a Stia. Centinaia di persone raccolte nei pressi della fontana di Piazza Tanucci hanno così potuto, per alcuni momenti, provare a condividere le emozioni e i pensieri di chi, ancora in queste settimane, ancora in questi mesi, sa che quel suono sarà seguito da boati e bagliori di morte. È iniziata così la marcia silenziosa per la pace che ha attraversato le strade di Pratovecchio Stia, arrivando al Parco della Rimembranza di Piazza Landino, nel centro di Pratovecchio.

Qui sono state le parole di una canzone di Edoardo Bennato, “A cosa serve la guerra”, ad accogliere i partecipanti e a concludere questo importante e significativo evento, a cui tante e tanti hanno voluto dare la loro adesione. È stata un’iniziativa partita dal basso, che ha riunito il tessuto associativo del paese, le parrocchie, gruppi del volontariato, singole cittadine e singoli cittadini che hanno voluto, con una testimonianza concreta e visibile, lanciare un messaggio a sostegno della pace e contro le tante, troppe guerre che ancora insanguinano il pianeta.

Sembra impossibile, sembra assurdo, ma dobbiamo ancora continuare a parlare di violenza e di conflitti; dobbiamo ancora prendere atto che l’industria più fiorente e che non conosce crisi è quella delle armi; dobbiamo essere seriamente preoccupati per le parole e le proposte avanzate da chi ricopre incarichi di responsabilità nel nostro e in tanti altri Paesi, tutte orientate al riarmo. Unica, e spesso derisa voce fuori dal coro, sembra essere quella di Papa Francesco, che ostinatamente non perde occasione per rilanciare la necessità di trovare punti di accordo, di far tacere le armi, di instaurare rapporti tra le persone e gli Stati basati su presupposti totalmente diversi. Nessuno sembra ascoltare questi appelli e ci sono davvero tanti motivi per essere preoccupati.

A Pratovecchio Stia si è deciso di rendere pubblici questi sentimenti, si è voluto, per una volta, non continuare ad ascoltare la propaganda guerrafondaia che straripa da TV, giornali e sui social e lo si è fatto nel modo più semplice, ma anche da sempre il più concreto: si è deciso di scendere in strada. Non possono non venire in mente a questo punto le parole di una famosa canzone di Giorgio Gaber: “C’è solo la strada su cui puoi contare. La strada è l’unica salvezza…”.

Appaiono tremendamente attuali, un’esortazione che in alto Casentino si è voluto accogliere e così alla vigilia dell’Epifania le luci di tante candele hanno sfidato le gocce di pioggia e accompagnato il cammino di questa coraggiosa e determinata manifestazione. Lo stesso percorso seguito per giungere da Stia a Pratovecchio ha rappresentato una specie di monito, perché queste strade, 80 anni fa, hanno visto e conosciuto la guerra e i suoi effetti. Il muro del vecchio cimitero di Stia ha visto morire i 17 giovani partigiani fucilati dai tedeschi e dai loro galoppini fascisti. Il centro di Pratovecchio poi fu trasformato in un ammasso di macerie dagli stessi soldati germanici in ritirata. Una mostra fotografica allestita sotto i portici da alcuni mesi ha permesso a tutti di vedere nelle immagini proposte cosa aveva lasciato anche in questo angolo di Casentino il passaggio della guerra. Era Pratovecchio, oggi potrebbe essere Gaza o l’Ucraina. Non cambia molto. Distruzione, morte, dolore e disperazione.

Quello che è stato detto al termine della manifestazione rappresenta una promessa: “Si è trattato solo dell’inizio”, è stato un primo momento di incontro e impegno comune e sarà necessario continuare e fare crescere questa preziosa luce di speranza che si è accesa ai piedi del Falterona. Sarà importante alimentarla e portare nuova energia per illuminare sempre più l’intera vallata auspicando che anche da altri angoli del Casentino tante persone decidano di scendere in piazza e diventare testimoni di pace. Il nostro presente ci dice che è l’emergenza più grande, e come in tanti altri momenti della storia recente e passata è successo, si sente la necessità di urlare “Prima di tutto la pace!”.

D’altra parte, come dicono bene le parole della canzone di Edoardo Bennato, a cosa serve la guerra lo sappiamo già… “A cosa serve la guerra / Diciamo la verità / Serve soltanto a vincer la gara dell’inutilità / La guerra non dice niente / Guardati intorno e ci arrivi / Perché la vincono sempre i buoni / La perdono sempre i cattivi… / La guerra è sempre la stessa / Ognuno la perderà / E a ogni soldato che muore si perde / Un po’ di umanità… / La guerra è un caso irrisolto / Perché la sua soluzione / È che il più debole ha sempre torto / E il più forte ha sempre ragione…”.

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