di Terenzio Biondi – Il Gravina è uno di quei torrentelli casentinesi di cui t’innamori a prima vista. E ciò non solo per la bellezza e la pescosità del torrente, ma anche per l’incontro ravvicinato che hai con tanti reperti del passato, soprattutto medioevali.
Io lo raggiungo prendendo il sentiero che da “Il Tiro”, nei pressi del Mulin di Bucchio, ti conduce in pochi minuti al Torrente Gravina all’altezza dell’antico ponte sulla via che fin dal lontano medioevo dal Mulin di Bucchio portava a Moriccia e poi a Londa passando per Caspriano. Il Ponte sul Gravina mi ha sempre affascinato: medioevale, ha subito nel corso dei secoli vari restauri di cui l’ultimo all’epoca del Granducato.
Bellissimo, con la sua caratteristica arcata ad angolo. E sopra il ponte ho l’abitudine di fermarmi per uno spuntino prima di iniziare la pesca nelle tantissime pozzette del Gravina, per un paio di chilometri, fino ad incontrare il ponticello in legno sul sentiero che da Casale porta a Monte Cucco. Raggiungere dal torrente il borgo di Casale è un po’ faticoso perché il sentiero è ripidissimo, ma le soste che fai sono piacevolmente allietate da tante squisite fragoline di bosco nella tarda primavera e da grosse dolcissime more a fine estate.
Da Casale raggiungo Caspriano. Mi fermo sempre un po’ nei pressi dell’antica casa chiamata “Osteria” (risalirebbe al 1100) e ne approfitto per fare una bevuta della fresca e leggerissima acqua della “Fontanina”, un’acqua che secondo le leggende locali avrebbe poteri “miracolosi” nei confronti della cefalea. Da Caspriano a Moriccia (poco più di mezzo chilometro) è una passeggiata fra tantissime “scoperte” che ti lasciano stupefatto, lungo l’antica via che collegava il Casentino al Mugello dal lontano medioevo fino al recente 1951, anno in cui fu terminata la S.P. del Valico di Croce a Mori. All’Osteria di Caspriano – lo raccontano ancora oggi i vecchi della zona – le carrozze che collegavano Londa a Stia si fermavano e lì avveniva il cambio dei cavalli (e il conducente e i passeggeri facevano una bevuta e uno spuntino).
Trovi, sul ciglio del sentiero, una pietra miliare che segnava il confine tra la provincia di Firenze e la provincia di Arezzo, risalente al 1859, addirittura un anno prima della Spedizione dei Mille (la data è scolpita sulla parte superiore della pietra, mentre sulla parte anteriore è scolpito e chiaramente leggibile: S. S. Londa – Stia 1875).
E lì accanto il caratteristico “ponticello” costruito con enormi pietre sul minuscolo Fosso Finocchio (sic!), affluente del Fosso di Caspriano, a sua volta affluente del Torrente Gravina; ponticello che la gente della zona vorrebbe far risalire addirittura all’epoca etrusca. E non è finita: rimani a bocca aperta quando il sentiero attraversa l’antica selva di castagni secolari, e puoi accarezzare e fotografare il castagno più vecchio della Toscana (850 anni!), che può ospitare al suo interno tredici pecore, il pastore e il cane (tutto regolarmente accertato fin dagli anni sessanta, quando nella zona si trovavano ancora pastori e agricoltori).
Poi… ecco spuntare Moriccia, piccolo borgo medioevale, da qualche decennio disabitato (è popolato solo nel periodo estivo e nei fine settimana), ai piedi della bellissima Chiesa dedicata a S. Giovanni e della canonica ove, fino ai primi anni cinquanta, trovava alloggio la scuola elementare (e la maestra).
È obbligo dissetarsi prima alla freschissima fonte presso gli antichi lavatoi, subito sotto la chiesa, e poi alla sorgente che trovi qualche centinaio di metri più a valle, lungo il sentiero che ti riporta al Ponte sul Gravina, nel silenzio più assoluto, rotto solo dai tipici versi dei caprioli che vedi lontano mentre brucano l’erba dei vecchi campi in vicinanza del bosco. Confesso che non so se trovo più felicità nel catturare qualche bella trota del torrente o nel percorrere a piedi l’antica via tra Caspriano e il Ponte sul Gravina.
(“I Racconti dl Torrente” Storie vere, leggende, incontri… nei torrenti del Casentino è una rubrica curata da Terenzio Biondi)