di Gabriele Versari – L’acronimo NEET (“Not [engaged] in Education, Employment or Training”, la cui traduzione letterale è “Non [attivi] in istruzione, in lavoro o in formazione”) è riscontrabile in molti articoli di giornale e riecheggia nei nostri teleschermi quando si ascoltano notiziari o talk show inerenti a tematiche relative alla condizione giovanile, al disagio e alla disoccupazione, oppure quando scrolliamo con il dito il nostro smartphone alla ricerca di contenuti divulgativi sulle stesse tematiche, all’interno di pagine social di informazione.
Molto spesso capita di rimanere perplessi di fronte a questo strano vocabolo, quando in realtà il suo significato non è poi così complesso: si tratta infatti di un riferimento a quei giovani, o comunque individui di età compresa tra i 18 e i 34 anni (l’ISTAT compie le indagini relative ai NEET considerando tale fascia di età), che non studiano, non lavorano, né sono interessati a trovare un’occupazione, dopo numerosi tentativi di fallimento o per altri motivi legati alla sfiducia, trovandosi talvolta in una situazione che può essere di estremo disagio. Non è raro, considerando l’economia odierna, ritrovarsi a fare i conti con una realtà complessa e crudele, un mondo del lavoro che invece di accogliere risulta essere respingente ed esclusivo; un sistema educativo in cui spesso il diritto allo studio rimane una norma scritta ma, di fatto, inapplicata; una società dove ci si sente estranei, se non del tutto alienati.
I dati raccolti dagli enti di statistica, primo tra tutti l’ISTAT, dovrebbero invitare a far riflettere in maniera profonda e approfondita sulla questione. Nonostante, infatti, si tratti di un fenomeno ormai internazionale, sicuramente influenzato dall’incertezza economica globale a tutti i livelli, secondo EUROSTAT, che considera i giovani compresi nella fascia di età 15-29 anni, nel nostro paese la percentuale di NEET è più alta di quasi dieci punti rispetto alla media europea (11,7%) e si attesta intorno al 19%, seconda solo a quella della Romania (19,8%). Siamo dunque il primo, tra i paesi fondatori dell’Unione, per numero di giovani che non studiano e non lavorano, né sono in cerca di lavoro.
Notoriamente e per senso comune, i giovani rappresentano il futuro economico, politico e socioculturale di un Paese. Di fronte alle enormi sfide che l’avvenire ci pone davanti, non ci si può permettere di lasciare i nostri giovani dietro le quinte, facendo affidamento ad una classe lavoratrice ormai esausta e incapace di poter attuare una rivoluzione del lavoro che possa essere definita tale e di cui il nostro paese ha un estremo bisogno.
Quella dei NEET è solamente una delle problematiche che affliggono il mondo giovanile, un mondo sempre più isolato dal resto della società. Cercare di risolvere la questione è solo un primissimo passo verso un ricambio generazionale che sia effettivo, ma vale sicuramente la pena tentare di reinserire questa porzione di popolazione nei circuiti dell’istruzione e dell’occupazione, in generale dell’interazione umana: di fatto, se ci si ritrova in tale circostanze, purtroppo vengono a mancare anche una serie di rapporti alla base del benessere personale, essendo il mondo della scuola e del lavoro generatori di incontri interpersonali per la loro stessa natura sociale.
Per ciò che riguarda il nostro territorio, confrontando le analisi e le ricerche effettuate dall’Unione dei Comuni del Casentino in collaborazione con il servizio di statistica della regione Toscana con i dati ISTAT e della Provincia di Arezzo ed effettuando una stima ponderata, sappiamo che i giovani NEET del territorio compresi nella fascia 15-34 anni sono 1138. Questo numero, se confrontato con l’ultimo anno di riferimento (2016), è inferiore ma non è diminuito proporzionalmente rispetto al calo demografico della nostra valle. Pertanto, si può tranquillamente affermare che il numero dei NEET è aumentato in valore assoluto, di pari passo con la tendenza nazionale ed europea. Inoltre, anche se non eccessivamente, il numero di donne NEET è maggiore rispetto a quello degli uomini. A tal proposito, l’Unione dei Comuni ha recentemente vinto il bando promosso a livello nazionale a seguito dell’accordo stipulato l’8 novembre 2021 fra il Dipartimento per le politiche giovanili, il servizio civile universale della Presidenza del Consiglio dei ministri e l’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), il cui fine è quello di utilizzare il fondo per le Politiche Giovanili. L’obiettivo di tale progetto è proprio quello di effettuare azioni di emersione e riattivazione dei giovani NEET, destinandone le risorse del Fondo.
Daniela Nocentini, responsabile Servizi Sociali presso l’Unione dei Comuni, spiega: «È stato pensato di dedicare la prima fase del progetto alla formazione di operatori che possano, in un secondo momento, dedicarsi alla realizzazione dell’iniziativa. L’Unione dei Comuni ha individuato nello specifico due operatori, uno proveniente dal mondo del terzo settore e l’altro membro delle istituzioni che hanno promosso tale iniziativa. Una formazione, della durata di tre giorni e in cui si sono svolti lo stesso numero di incontri, incentrata sulle progettualità legate alle politiche giovanili e in particolare legata al fenomeno dei NEET. In materia di finanziamenti, sono state elaborate varie fasce di contributo a seconda degli abitanti di riferimento di ciascuna sezione; per quanto concerne l’Unione di Comuni è stato previsto un importo massimo di circa 80mila euro. Attraverso un cofinanziamento aggiunto si è arrivati a 100mila euro totali. Abbiamo deciso, vista la natura sociale dell’iniziativa e per evitare una progettazione “a tavolino”, di coinvolgere diverse associazioni e cooperative oltre alla nostra Unione, naturalmente fornendo le linee di indirizzo dettate dalle istituzioni che hanno permesso l’attuazione del progetto. In particolare, la richiesta è stata accolta da due associazioni giovanili, “Casentino Musica” e “Thèmenos”, due cooperative, “L’Albero e la Rua” e “Alioth” e, ultima ma non per importanza, la “Woodworn”, società che si occupa di eventi musicali a livello nazionale. Tutti questi gruppi sociali sono legati indissolubilmente al mondo dell’arte e, soprattutto, della musica, principale tematica posta al cento del progetto legato alla vittoria del bando. Le linee progettuali si susseguiranno nei 18 mesi di durata dell’iniziativa e si possono sintetizzare nei seguenti imperativi: venire incontro ai giovani, mappando il territorio casentinese attraverso la somministrazione di questionari; incontrare i giovani nei loro luoghi di ritrovo e in quelli delle associazioni coinvolte, coinvolgendoli e organizzando con loro varie iniziative ed eventi musicali per poterli “agganciare”, cioè creare in loro interesse; costruire insieme a loro percorsi laboratoriali che li vedano coinvolti nell’organizzazione degli stessi eventi, con l’ausilio degli operatori; creazione di un evento finale musicale. Su quest’ultimo punto la Woodworn sarà sicuramente di grande aiuto. Puntiamo ad un coinvolgimento generale di circa 350/400 ragazzi e ragazze, di cui venti appositamente selezionati per l’organizzazione degli eventi. Inoltre, verranno effettuate delle verifiche relative alle “skill” e al “know how”, cioè le abilità e le conoscenze dei coinvolti nel progetto, da poter inserire nel proprio curriculum e spendere successivamente per una futura occupazione. Si cercherà di mettere in atto il cosiddetto “learning by job” (imparare lavorando), rafforzando le competenze con l’obiettivo finale di assicurare futuri inserimenti lavorativi».
Sulle modalità con le quali informare i giovani casentinesi NEET dell’iniziativa, Nocentini ragguaglia: «È prevista un’attività di promozione e pubblicizzazione che però non sia preconfezionata da aziende terze, bensì costruita dai giovani per i giovani. È ormai risaputo che pubblicizzare iniziative di stampo giovanile implichi l’utilizzo di canali social come Instagram e Tik Tok; volantinaggio e locandine non sono più efficaci. Oltre a ciò, gli stessi social saranno utilizzati per la creazione o l’aumento della visibilità dei profili personali dei ragazzi coinvolti».
Sulla motivazione per la quale è stata scelta la musica come tema centrale del progetto, Daniela Nocentini risponde: «Ci sembra che in Casentino l’interesse per il mondo musicale sia elevato, visti i numerosi eventi a tema che si svolgono nella valle e visto anche il numero di gruppi presenti nel nostro territorio. Oltre a ciò, crediamo che l’arte in generale sia motore di interesse, inclusione e partecipazione, dunque, oltre alla musica, vogliamo promuovere attività fotografiche e audiovisive, per imparare anche come saper esprimere sé stessi, lavorando sulle emozioni. Rivolgendosi a giovani che, vista la loro condizione, passano molto tempo a casa, oltre che a indirizzarli verso un’occupazione occorre insegnargli come rimettersi in gioco. La musica e le altre forme artistiche che proponiamo fungeranno da canali comunicativi utili a dare nuova linfa alle potenzialità dei ragazzi e delle ragazze».