di Sefora Giovannetti – Ostile è un aggettivo che trae il suo significato dalla parola latina “hostis” che significa nemico, tutto ciò che è definito ostile è nemico. Parto da questo termine per descrivere un percorso estremamente interessante che è stato attivato presso l’Istituto comprensivo Guido Monaco di Rassina. Un percorso a cui tengo davvero per vari motivi. In primo luogo vede la partecipazione di vari arti: la scrittura creativa, la sceneggiatura, il teatro, la realizzazione video, cosa che non sempre si riesce a fare, concentrandoci in un settore piuttosto che in un altro. L’avvicendarsi di varie arti è sicuramente un’attività stimolante e completa, offre al discente la possibilità di spendersi in modo versatile su più fronti e fornisce agli occhi di tutti un quadro tridimensionale dell’attività artistica.
Oltre a ciò il fulcro portante di tutto il progetto è la tematica. Si parla di parole ostili. Anzitutto rimaniamo sul concetto di parole, quanta importanza diamo alle parole? Abbiamo veramente chiara la forza che possiedono? A volte ne dubito. Ho occasione, sempre più raramente, di leggere messaggi sui social. Quanti post utilizzano parole eccessive, ridondanti e sempre più violente?
Sono preoccupata che tutte queste espressioni, così negativamente potenti, giungano alle orecchie dei più giovani. Oltretutto è sorprendente come le parole più feroci appartengano a persone insospettabili, apparentemente moderate. Ho notato non solo che ci si rivolge in modo rabbioso, ma non si riesce a sostenere il ben che minimo dibattito. Quindi non solo si offende l’interlocutore, ma né si ascolta né si riesce ad interloquire con esso. Sempre più spesso ci si trincera in un fantomatico punto di vista personale che impedisce di concepire l’ipotesi che esista qualcos’altro al di fuori esso. Quante volte sentiamo dire: “Ma questa è la mia opinione!”, giusto, ma questa non può essere issata a vessillo del proprio essere.
Avere una propria opinione non significa che oltre ad essa non si va, che vi ci barrichiamo dietro privi di attenzione verso altri pensieri. Eppure sembra che nessuno riesca a fare un passo oltre, ne vale della propria essenza. E allora dove è finito il dibattito, non quello caciarone, vergognoso e povero delle televisioni, adesso più che mai diseducative. Nelle trasmissioni noi non ascoltiamo dibattiti, ma liti ed è evidente la differenza. Nelle liti anzitutto si fa emergere prepotentemente l’emozione, ovviamente negativa e sull’onda di questa si sparano (non uso a caso il verbo) alla rinfusa parole contro chi ci sta parlando, ci si difende a prescindere. Altro è avere il gusto del confronto di idee: si esprimono i nostri punti di vista, si ascolta l’altro e si giunge ad un punto, poi si rivede la nostra opinione, in parte si modifica oppure la si riconferma totalmente. Ecco che allora la nostra opinione si arricchisce, acquista una struttura più salda, poiché si è fortificata del punto di vista dell’altro. Quando poi, invece, pensiamo davvero di essere nella ragione al novanta per cento, allora invece di inveire come vipere, sarebbe utile avere un briciolo di “carità interpretativa”, questa espressione mi è capitata davanti per caso, è tratta da un articolo che non ho nemmeno letto, ma si adatta benissimo a ciò che volevo esprimere. Un po’ di carità nell’interpretare il pensiero altrui, carità nello spiegare il proprio, senza aggredire.
Ben venga, e spero diventi virale la Filosofia nelle scuole, una delle materie che in modo assai evidente insegna a porsi domande. Intanto nel nostro piccolo, come dicevo all’inizio, portiamo avanti il progetto delle parole ostili, partiremo dall’osservare quante espressioni violente gravitano intorno a noi e tenteremo di procedere, facendo capire ai ragazzi che esistono anche altri modi di interazione. Esiste un modo di ascoltare, di fare attenzione a quello che gli altri dicono. Esiste un modo di esprimersi che è autorevole e rispettoso, senza essere aggressivo. Cercheremo di far capire che deve porsi dubbi anche chi crede di avere tutta la ragione, e che chi ha ragione può spiegare il proprio punto di vista con calma. Queste sono solo iniziative limitate, sono piccoli semi che forse col tempo germoglieranno per poter contribuire ad una società meno bellicosa e più aperta al dialogo.
Sefora Giovannetti, docente scuola secondaria di primo grado Rassina