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domenica, 20 Aprile 2025

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Nuove Acque condannata: deve rimborsare il profitto agli utenti

Dopo le recenti condanne del gestore del servizio idrico di Arezzo, Nuove Acque Spa, a rimborsare a diversi utenti la quota di tariffa relativa alla depurazione non dovuta, con retroattività decennale (e non quinquennale, come intendeva fare il gestore), Nuove Acque viene nuovamente condannata dal Giudice di Pace di Arezzo. Stavolta si tratta di due importantissime sentenze che sanciscono l’obbligo del gestore di non addebitare in bolletta la quota di remunerazione del capitale investito (il profitto), abrogata dal referendum popolare del 2011.
Già qualche mese fa il Giudice di Pace di Chiavari aveva obbligato il gestore a restituire la quota di profitto ma in quel caso si trattava del periodo fino al 31.12.2011. Le sentenze di Arezzo invece sono ancor più importanti perché riguardando il periodo che va dal 21.7.2011 (data di proclamazione degli esiti referendari) al gennaio 2013 (data della presentazione dei ricorsi) rendono vani i tentativi di AEEG (Autorità per l’energia e il gas) e dell’AIT (Autorità Idrica Toscana) che in questi ultimi due anni hanno cercato in tutti i modi di boicottare l’esito referendario: finalmente si rende giustizia e si ristabilisce il primato della volontà popolare.
Il Giudice di Pace di Arezzo, in persona del Dott. C. Dal Savio, con sentenze n. 437/2013 e n. 438/2013, ha infatti accolto i ricorsi presentati dai sig.ri Dalla Ragione Giuliano e Farsetti Stefano, assistiti dall’avv. Sandro Ponziani del Foro di Città di Castello, riconoscendo che spetta ai medesimi il rimborso di quanto corrisposto a Nuove Acque S.p.a., a titolo di remunerazione del capitale. Dopo aver rigettato le eccezioni di difetto di giurisdizione e di legittimazione attiva sollevate dal convenuto, ha infatti ritenuto inapplicabile l’addebito a far data dal 21.07.2011 e fino alla data della domanda. Ha condannato altresì Nuove Acque S.p.a. al pagamento delle spese di causa (587,00 euro per ciascuna causa).
In particolare, in accoglimento delle richieste dei ricorrenti, il Giudice ha dichiarato che “non sono dovute a Nuove Acque S.p.a le somme dalla medesima addebitate agli utenti, successivamente al 21.07.2011, imputabili a “remunerazione del capitale investito”, in ragione del 13,56% sull’importo recato dalle bollette dell’anno 2011, e in ragione del 13,82% sull’importo recato dalle bollette dell’anno 2012”; per cui “le somme pagate dall’attore o comunque richiestegli a tale obiettivo e concreto titolo devono essergli restituite”.

Come é noto, nel giugno 2011, si é tenuto un referendum abrogativo, ai sensi dell’art. 75 della Costituzione, a cui hanno partecipato oltre 27 milioni di elettori, a seguito del quale si è pervenuti all’abrogazione ( con oltre il 95% dei voti favorevoli ), della parte del comma 1 dell’art. 154, del D.lgs. 3 aprile 2006 n° 152, in tema di “Tariffa del servizio idrico integrato”, che contemplava fra le voci di calcolo per la determinazione della tariffa del servizio idrico integrato, anche “la remunerazione del capitale investito” ( vale a dire il “profitto” dei gestori).
Con D.P.R. n.116, del 18.07.2011 (pubblicato in G. U n.167, del 20.07.2011), si è poi stabilito che l’abrogazione suddetta avrebbe avuto effetto a decorrere dal giorno successivo a quello della pubblicazione del Decreto nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana; pertanto, a far data dal 21 luglio 2011, la norma era a tutti gli effetti abrogata.

Senonché, anche successivamente a tale data, ignorando platealmente l’esito referendario, il gestore Nuove Acque S.p.a., ed anche gli altri gestori, hanno continuato ad emettere fatture comprensive anche dell’importo corrispondente alla “remunerazione del capitale investito”, non più dovuto al momento della emissione delle bollette. Di fronte a tale illegittimo comportamento, attuato in dispregio della volontà popolare, i Comitati per l’Acqua Pubblica, quello di Arezzo in testa, hanno promosso la campagna per l’“obbedienza civile”, consistente nell’autoriduzione, dalle somme fatturate, dell’importo corrispondente alla remunerazione del capitale, non più dovuto a seguito del referendum. All’obbedienza civile, così chiamata perché rivolta ad obbedire al risultato referendario, aderivano migliaia di utenti, fra cui anche i ricorrenti, che per tale ragione sono stati diffidati dal gestore Nuove Acque Spa, e contestualmente avvertiti che sarebbe stato sospeso il servizio idrico.

Con le azioni giudiziarie promosse dagli utenti, si é quindi sostenuto che il gestore aveva introitato ed ancora pretendeva impropriamente di dover introitare, somme che erano ancora comprensive della remunerazione del capitale investito, che pertanto, a seguito della consultazione referendaria, dovevano ritenersi non più dovute e che, se corrisposte, integravano un indebito oggettivo, con conseguente diritto al rimborso per l’utente. Il Giudice ha pertanto riconosciuto, da un lato la illegittimità del comportamento tenuto da Nuove Acque Spa (e quindi anche dagli altri gestori che hanno continuato ad addebitare la remunerazione abolita dal referendum), e, dall’altro, implicitamente, la liceità dell’obbedienza civile, con la quale gli utenti non hanno fatto altro che applicare la legge, in ottemperanza all’esito referendario, disatteso invece dal gestore, che prima di ogni altro avrebbe dovuto rispettarlo.

Per tutto questo il Comitato Acqua Pubblica di Arezzo lancia un appello al gestore e alle autorità competenti affinché rispettino finalmente il risultato referendario ed applichino le sentenze del giudice di pace a tutti gli utenti. In sostanza: Nuove Acque smetta di pretendere dagli “obbedienti” quanto dagli stessi autoridotto a titolo di profitto e rimborsi le somme allo stesso titolo indebitamente percepite. Ricordiamo che la quota del profitto è pari a poco meno del 14% della bolletta: un utente che paga complessivamente 400 euro l’anno avrà quindi un beneficio di circa 150,00 euro dall’esito del referendum ad oggi.
Se Nuove Acque farà orecchi da mercante il Comitato Acqua Pubblica di Arezzo preannuncia fin da adesso una campagna su vasta scala con la quale tutti gli utenti verranno invitati a fare ricorso al giudice di pace. E a disposizione dei cittadini verranno messi sportelli fissi e volanti.

Comitato Acqua Pubblica di Arezzo

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