di Anselmo Fantoni – Il rapporto tra i fratelli Giuseppe e Giovanni Serrotti e i fedeli che gravitavano intorno al Santuario è stato unico, poi l’anagrafe ha stabilito che si doveva cambiare qualcosa, anzi molto. Dalla comunità di Santa Maria del Sasso è stata sempre sostenuta la missione in Pakistan e ora a dare nuova spinta a questo luogo tanto caro ai bibbienesi, arrivano i Padri James Samuail e Maris Javed (nella foto con Padre Giovanni Palma) e questo non è un caso.
Per dare sostegno nel loro radicamento aiutandoli soprattutto ad apprendere la lingua italiana, anche se già se la cavano egregiamente, è stato chiamato Padre Giovanni Palma, nativo molisano, ha passato gran parte della propria vita in terra di missione in luoghi non facili come il Pakistan e l’Iran. Parlare con Padre Giovanni è un’esperienza incredibile, anche se ormai ha superato gli ottanta, la sua voce e i suoi modi sembrano quelli di un ragazzino, proiettato al futuro e con una carica da adolescente, un sorriso che non lo abbandona mai. Certo sostituire i Serrotti non è stato semplice, c’era il rischio concreto della chiusura del santuario che avrebbe dato un duro colpo non solo alla spiritualità del luogo ma anche alla nostra storia casentinese.
I Padri Domenicani, nati nel medioevo per contrastare le dilaganti eresie, hanno rappresentato proprio per questo l’ossatura della Santa Inquisizione, portando con se un bagaglio non semplice che spesso li ha circondati di diffidenza. Ma se poi ci entri in contatto, ci passi un po’ di tempo insieme, ti accorgi che oggi il movimento è cambiato, più aperto ma comunque sempre profondamente legato all’integrità della fede, e alla difesa dei valori cattolici. I progetti per il futuro sono molteplici e impegnativi e saranno incentrati sul dare a Santa Maria una nuova centralità nella variegata offerta spirituale di vallata completando e facendo sintesi tra La Verna e Camaldoli.
In un tempo in cui i valori tradizionali subiscono un forte attacco, dove la Chiesa non è più quel centro attrattivo per le comunità, dove le vocazioni non solo sacerdotali perdono terreno, una voce forte e autorevole, ma allo stesso tempo mansueta si farà sentire sicuramente. Padre Giovanni ci racconta alcune sue peripezie in paesi dove essere cristiano può voler dire mettere a repentaglio la propria vita, assicura che uno degli obbiettivi è quello di dare compimento a quanto stabilito nel Concilio Vaticano Secondo, di una Chiesa più aperta e più attenta ai bisogni della comunità.
Ma per far questo al loro impegno va sicuramente affiancato il lavoro dei laici, così anche il gruppo dei terziari si è già messo a disposizione sia per sostenere le attività dei Padri che per dare nuovo slancio al gruppo. La novità bibbienese darà sicuramente impulso anche al monastero Domenicano Santa Maria della neve e San Domenico in quel di Pratovecchio. Anche li, lo spostamento non trovò tutti d’accordo, ma ora pare che le cose si siano aggiustate, e il dialogo e l’interazione con Bibbiena porterà sicuramente frutti importanti.
Scongiurata la chiusura del Santuario ora bisogna dare un nuovo sviluppo alla spiritualità casentinese e la cosa riguarda tutti noi, come sempre, e in un mondo oramai assuefatto a guerre ed ingiustizie da qui si può tentare di ripartire per la costruzione di un mondo migliore, c’è da chiedersi se poi lo vogliamo veramente.
Questo cambio è un’opportunità da cogliere, un impegno da onorare o semplicemente una cosa su cui pregare, tutti possono dare mano e partecipare, basta un po’ di volontà. I padri sono a disposizione sta ora a noi laici supportarli condividendone i progetti e contribuendo alla loro realizzazione.