di Mauro Meschini – Se fosse un Natale come eravamo abituati, purtroppo, a considerarlo fino al 2019, l’argomento che proponiamo sarebbe ancora più appropriato: quale migliore periodo dell’anno per fare acquisti e dare fondo alla sudata tredicesima.
In tempo di Covid-19 e con i soldi che, per molti, non bastano mai, il tema si ridimensiona, ma resta centrale soprattutto se vogliamo parlare di quale futuro vogliamo dare ad un territorio ricco di piccoli borghi e centri storici come è il Casentino.
Andando al concreto: davvero continuare ad aprire supermercati può avere un senso? Quali le inderogabili motivazioni che possono sostenere certe decisioni? Come queste si conciliano con la litania ripetuta da molti amministratori sulla centralità dei centri storici e del piccolo commercio?
Riproponiamo di nuovo questo tema perché, per l’ennesima volta, sembra che la vallata vedrà presto l’arrivo di una nuova catena della grande distribuzione a Bibbiena, nell’area dove recentemente è stata demolita la vecchia e fatiscente struttura esistente nei pressi della rotonda di Casamicciola (vedi foto).
Non ci sembra ci siano comunicati ufficiali, ma le tante, troppe voci che circolano fanno prevedere un esito scontato: un altro supermercato sarà aperto, a poche centinaia di metri da altrettanti siti commerciali simili, con buona pace del centro storico che, visto l’ingorgo di strutture che si registra adesso nella parte bassa di Bibbiena, sembra sempre di più un eremo isolato e abbandonato a se stesso. Certo, parliamo di Bibbiena, ma potremmo parlare anche di altri comuni, in questo quasi tutte le amministrazioni non hanno voluto mancare all’appuntamento e così il Casentino propone, oltre a Pievi e Castelli, anche una nutrita scelta di marchi commerciali e discount, il tutto poi accompagnato da tante iniziative e convegni sul Km 0, la cucina tipica e le produzioni di eccellenza. Sembra impossibile che molti non vedano le evidenti contraddizioni che si manifestano con queste scelte palesemente agli antipodi, ci è sorto anche il dubbio che ci sia una qualche maledizione che aleggia nell’area e spinge a prendere queste decisioni, ma poi ripensandoci e buttando un occhio non troppo lontano da qui ci siamo resi conto che non è colpa di un incantesimo perché altrove c’è chi sta seguendo una strada completamente diversa, cercando, con coerenza fra le parole e i fatti, di provare a dare un aiuto concreto al rilancio dei centri storici e del piccolo commercio.
Vi proponiamo l’esperienza che si sta facendo a Castiglion Fiorentino, comune della Provincia di Arezzo di circa 13.000 abitanti (quasi come Bibbiena). Non è stato necessario andare troppo lontano per trovare parole, riflessioni e decisioni che vanno controcorrente rispetto al trend che vediamo dalle nostre parti.
Ma lasciamo a Mario Agnelli, sindaco di Castiglion Fiorentino, il compito di spiegare i motivi e gli obiettivi che lui e la sua amministrazione stanno cercando di raggiungere a favore della centralità e vitalità dei centri storici e in difesa e a sostegno del piccolo commercio.
Prima di parlare delle ultime decisioni assunte potremmo sapere se ci sono già strutture commerciali di medio grandi dimensioni nel suo Comune? Quante sono?
«Ci sono 11 strutture commerciali medie, 7 riguardano il settore alimentare e 4 quello di abbigliamento e casa».
Quali i motivi che sostengono la sua decisione di non accogliere richieste di aperture di nuovi supermercati a Castiglion Fiorentino?
«Perché, accanto alle sopra citate strutture, ci sono tanti negozi di prossimità presenti sia nel centro storico che alle pendici del paese così come nelle frazioni. Credo che l’insediamento di altri ulteriori “colossi” della distribuzione possa pregiudicare l’insediamento anche di altre attività, oltre a gravare per i suoi effetti sulla rete della piccola distribuzione, in genere molto meno accessibile dal punto di vista della viabilità. È la strada S.R. 71 che fa particolarmente gola a queste imprese, soprattutto nel tratto che va da Cortona fino ad Arezzo. Ed è per questo che l’amministrazione comunale ha detto no alla nascita di nuovi supermercati».
A volte si è parlato dell’impossibilità da parte di un Comune di intervenire su nuove grandi aperture commerciali, ma quello che sta facendo dimostra che invece si può. Dipende quindi tutto dalla volontà politica e dalle scelte che vengono messe in atto?
«In parte è così anche se ci sono norme urbanistiche che consentono la nascita di nuove strutture di limitate dimensioni. Il lavoro che bisogna fare è, quindi, in fase di approvazione degli strumenti urbanistici che devono individuare la strada commercialmente sostenibile. Solo in questo modo è possibile regolare gli insediamenti di qualsiasi genere che non coincidono con la nostra visione di centri commerciali naturali a misura d’uomo».
Le richieste che sono giunte al suo Comune interessano anche tante altre realtà territoriali. Ma come è possibile che questo accada quando, spesso, i territori coinvolti, non presentano situazioni socio economiche tali da giustificare gli investimenti che vengono fatti?
«Io posso rispondere per il mio territorio e per la mia amministrazione comunale. L’idea di non concedere spazi alla grande distribuzione è arrivata dopo un serio confronto all’interno della maggioranza facendo anche un’indagine di mercato e confrontandoci con le categorie economiche».
Si propongono sempre grandi strutture di vendita, ma forse già queste sono superate, vista la diffusione delle vendite online. Ma forse allora la vera originalità e novità potrebbe tornare ad essere rappresentata dai piccoli, unici e caratteristici negozi dei piccoli borghi storici?
«Il nostro obiettivo è, infatti, quello di tutelare i centri storici con le loro tipicità che possono rappresentare un punto di forza per la ripartenza, per il rilancio delle piccole e medie imprese, per la valorizzazione dei borghi che rappresentano anche un indiscutibile risorsa turistica. Ad esempio il fine settimana di Halloween i ristoratori avevano predisposto un menù dedicato alla zucca mentre il nostro Sistema Museale aveva organizzato visite guidate ai sotterranei. Cultura, arte, enogastronomia sono ingredienti eccellenti anche per l’incoming locale. Non a caso la rete commerciale tradizionale castiglionese, anche a fatica, non solo ha retto l’urto della pandemia ma ha anche visto un saldo positivo di diverse unità tra le aperture e le chiusure di attività che rappresentano un incoraggiante segnale di ripartenza. Altro versante da combattere è quello del commercio online dei grandi operatori del web che ci ha indotto a trasformare anche il consolidato black friday in un’iniziativa denominata “Venerdì Vero” per favorire i negozi di vicinato e il nostro mercato settimanale».