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domenica, 24 Novembre 2024

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Origami in Casentino

di Federica Andretta – L’ “Origami” ha origini antiche e non appartiene solo alla cultura giapponese. Molte associazioni internazionali diffondono l’arte di piegare la carta come il Centro Diffusione Origami istituito in Italia da Roberto Morassi e Giovanni Maltagliati nel 1978. Così dal Giappone al Casentino il passo è breve. Sì, perché c’è chi si dedica da ben quarantatré anni alla passione per gli origami.

Residente a Salutio da due anni, i legami di Andrea Peggion con il Casentino (che lui definisce «valle della gentilezza, Shangri-La») sono forti sin dall’infanzia. Il Casentino lo conosceva e frequentava dal 1975, ma abitarci, viverci, respirarne l’aria è per lui un’altra cosa; non si è mai sentito a casa (a parte l’infanzia) come da quando risiede qui con la moglie Antonella. Andrea ha partecipato alla nascita dell’Associazione italiana Centro Diffusione Origami e anche ora dopo tanti anni continua ad insegnare questo gioco, quest’arte come volontario anche nelle scuole aretine e casentinesi. Partecipa inoltre a incontri e convegni e cura una rubrica di origami sul periodico “Airrre!”, trimestrale della Pro Loco di Salutio. Un modello di Origami da lui creato (vedi foto) è stato persino pubblicato dalla rivista giapponese “NOA” (Nippon Origami Association) nel numero 574 del mensile di luglio 2023.

Come mai ha iniziato la passione per gli origami? «Ho iniziato a fare origami a ventisette anni: studiavo pedagogia all’università e lavoravo saltuariamente come animatore per i bambini; qualcuno mi insegnò una semplice scatolina fatta piegando un foglio rettangolare tanto da suscitare la mia curiosità, così comprai due libri appena tradotti da Roberto Morassi, che aveva fondato a Firenze il Centro Diffusione Origami. Trovai una cartolina che invitava a prendere contatti con l’Associazione e Roberto Morassi mi invitò ad andare a trovarlo per una chiacchierata e questa mi aprì letteralmente un mondo. Da quel giorno l’origami diventò la mia vera passione. Un anno dopo iniziai già ad insegnarlo ad un gruppo di educatrici della scuola dell’infanzia di Prato producendo anche un opuscolo con modelli che possano essere proposti facilmente ai bambini».

Ha imparato da autodidatta o ha seguito dei corsi specifici? È stato difficile all’inizio apprendere questa tecnica? «Come dicevo, ho imparato sui libri ma talmente forte è stata la “cotta” che le progressive difficoltà affrontate vennero superate dall’entusiasmo, dalla caparbietà e dall’aiuto di Roberto Morassi, Giovanni Maltagliati e di altre amiche e altri amici di “gioco”».

Quando ha iniziato ad insegnare l’arte degli origami nelle scuole? «Sia per la mia grande passione dell’origami sia perché sono un pedagogista specializzato sul tema del gioco, insegnare e far giocare i ragazzi attraverso gli origami è sempre stata la cosa che più mi ha interessato e entusiasmato. Ho portato questa attività nelle scuole più o meno da quando ho imparato a piegare la carta, ma l’ho fatto anche nelle ludoteche, nelle attività con i disabili, con i detenuti del carcere, negli ospedali pediatrici, in trasmissioni televisive, organizzando mostre a tema e scrivendo su riviste anche per i piccoli. Non uscivo, né esco mai di casa senza il mio pacchetto di fogli quadrati così se capita l’occasione, riesco a strappare un sorriso e sguardi meravigliati ai bambini e ai loro familiari».

Quest’anno è stato in varie scuole del Casentino e di Arezzo, ci parli di queste sue esperienze. «Ho insegnato origami in qualunque zona ho risieduto e ora a San Piero in Frassino e a Tegoleto. A San Piero fui messo in contatto con le insegnanti Iduina Pastorini e Francesca Giuntini da Alessandro Falsini, Presidente della Pro Loco di Salutio. Ho iniziato a fare origami dall’inverno fino alla fine dell’anno scolastico piegando molto e contribuendo, all’interno del progetto API (Atlante Patrimonio Immateriale), alla costruzione di un calendario per l’anno scolastico 2023/2024 che, una volta stampato a cura della Pro Loco di Salutio, sarà distribuito in Casentino. Per Tegoleto fui contattato dall’insegnante Margherita Francini e sono intervenuto con almeno tre incontri in più di dodici classi della scuola primaria “Arcobaleno” piegando con bambini di tutte le età. Entrambe le esperienze saranno riproposte ma sono disponibile a farne in altre scuole o centri ricreativi».

Quali sono stati gli incontri e i convegni più importanti e significativi a cui ha partecipato? Ce ne saranno altri in futuro? «Ho partecipato a molti convegni fin dalla nascita del Centro Diffusione Origami collaborando direttamente all’organizzazione e conoscendo tantissimi artisti e appassionati. Da qualche anno vengono svolti convegni su “Origami e Didattica”, sono riconosciuti dal Ministero dell’Istruzione, ovvero sono dichiarati come corsi di formazione che danno punteggio curriculare, a comprova che l’origami è entrato nella pratica educativa come strumento di supporto per molte materie e tutti i gradi di insegnamento fino all’Università».

Da quanto tempo scrive per il periodico “Airrre!”? «Collaboro con “Airrre!” da quando risiedo a Salutio. A dire il vero, le prime cose in origami che ho fatto nel paese dove abito sono state un poliedro e un presepe in origami. Poi per e con la volontà dei miei concittadini iniziai a tenere una rubrica periodica nella quale, oltre a scrivere, pubblico foto di modelli, le cui istruzioni si possono scaricare sul sito della rivista. “Airrre!”, foglio della Pro Loco di Salutio, si può trovare solo presso il negozio di alimentari nella strada principale del paese».

Ci racconti della recente pubblicazione sulla rivista “NOA” di un suo modello di origami. «La prima volta che la Nippon Origami Association pubblicò i miei modelli fu nel luglio 1983, altri miei modelli sono stati pubblicati nel Paese del Sol Levante, in ultimo anche in un’antologia collegata alla festa di Halloween. Pochi mesi fa, con piacere, ho saputo che si sono ricordati di me dopo 40 anni e mi hanno “festeggiato” chiedendomi l’autorizzazione di pubblicare le istruzioni della mia farfalla».

Ha dei maestri del settore a cui si ispira? «Ho iniziato a piegare con i libri di R. Harbin ma soprattutto con quelli di A. Yoshizawa, K. Kasahara, della scuola italiana e di quella britannica. Ho conosciuto molti grandi artisti dell’origami, tra questi voglio ricordare la figura del più grande creatore di origami: il maestro Akira Yoshizawa. Era un signore umile e molto disciplinato allo stesso tempo. Venne per la prima volta in Italia a Firenze nel 1983 durante la mostra concorso “Origami per Pinocchio”. Portarlo in giro per la città, percepire il suo stupore e l’ammirazione ma anche la naturalezza con cui si rapportava con la magnificenza di Firenze e vederlo modellare la carta fu un’esperienza indimenticabile. Ho conosciuto altre e altri grandi artisti, fra questi voglio ricordare la signora Yoshihide Momotani e Eric Kenneway di cui fu pubblicato in Italia il suo “Volti in origami”, un’antologia di caricature di uomini famosi. Tutti mi hanno insegnato qualcosa e mi hanno aiutato a capire che cosa dovessi fare. Per quanto mi riguarda, amo molto i modelli naturalistici, i fiori e le composizioni geometriche, soprattutto tridimensionali. Amo giocare con le pieghe e trasformare modelli incompiuti in differenti realizzazioni. Inizio con un foglio poco piegato e poi lo lascio lì, ritornandoci ogni tanto per scoprire cosa “mi dice” di nuovo. Penso che in fondo sia come scrivere una poesia, una canzone o una filastrocca: si trova una rima, un accordo, una frase e ci si lascia ispirare».

Alcune considerazioni finali… «Gli anni passano e da pochi “carbonari” che eravamo gli origamisti sono diventati ora milioni. In fondo, in Italia l’origami è arrivato alla fine degli Anni ’70 se è pur vero che semplici modelli come “la barchetta”, il “cappello del muratore”, un aeroplanino o “inferno e paradiso” i nostri bimbi li hanno sempre saputi realizzare. Voglio dire che i nostri bambini sapendo piegare anche pochi modelli hanno la possibilità di vivere un’infanzia più felice; pensando alla carta non come a qualcosa che appena usata si getta avranno più cura dell’ambiente e utilizzando per giocare quel meraviglioso strumento che sono le mani cresceranno meglio e più liberi. Uscendo dalla spirale per cui una cosa la si impara solo nei centri delle istituzioni scolastiche e sportive e quasi mai dai familiari o da altri bambini, essi svilupperanno meglio le relazioni con gli altri; di certo, meglio che con le macchine, elettroniche e no, o con giocattoli complessi. Che non si gioca più in strada o in piazza e che non si va a giocare da soli è un dato di fatto, eppure ci sono attività che ancora si possono fare liberamente senza costosi strumenti o in particolari ambienti; l’origami non avendo bisogno che di un semplice foglio di carta è una di queste. Porto l’origami ai bambini, perché non voglio che l’arte di piegare la carta sia relegata ad essere un hobby vintage per adulti, ma desidero che ritorni ad essere una competenza libera e normale che si tramanda da bambino a bambino o che si impara in famiglia e, al più, sia utilizzata anche per arricchire la didattica con strumenti motivanti e divertenti. Se lei mi chiedesse perché continuo a fare origami con i bambini, la risposta non potrebbe essere che questa: perché vorrei che i piccoli, dopo che hanno giocato con me, siano liberi di giocare con le stesse cose che abbiamo fatto insieme o con altre che vorranno inventare e imparare da soli».

Concludiamo con un pensiero di Andrea. «Due cose sono magiche nei bambini quando fanno gli origami: gli occhi (che si accendono quando il risultato del loro lavoro si svela) e le mani (che esprimono poesia)».

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