di Marco Roselli – 14 febbraio 2024. Quando la redazione mi ricorda la scadenza per l’invio dell’articolo di marzo mi metto a pensare a cosa raccontare. Ci sono mille argomenti riferibili alla natura, tuttavia, guardando fuori dalla finestra non posso fare a meno di ragionare su quanto sia assurda questa stagione climatica. Magari, quando uscirà il pezzo, ci sarà mezzo metro di neve sulle colline del Casentino, ma anche se ciò dovesse accadere, non potrebbe cancellare il fatto che da fine novembre a oggi non ha praticamente piovuto e il freddo si è manifestato per pochissimi giorni. Esco per andare al lavoro, attraverso la città, vado a visitare un campo. Mimose fiorite in orti cittadini, gemme aperte in piante da frutto isolate e nei frutteti della Val di Chiana. Niente giubbotto a metà giornata, soprattutto se hai fatto un poco di movimento. Guardo le previsioni a medio termine, leggo articoli per capirci qualcosa, ma niente: il freddo annunciato e mai patito non arriverà.
Dicono che è colpa della Nina, ma c’è da scommetterci che il prossimo settembre fioccheranno articoloni del tipo “in arrivo l’inverno più freddo degli ultimi 50 anni” per poi leggerli cambiati nel giro di 20 giorni in altri di diverso tenore: “ecco il Nino, il 2024/2025 sarà un inverno mite!” Penso queste cose, allora comincio a rovistare in cerca di notizie meno sensazionalistiche e più “faticose” da leggere, quelle redatte da istituiti di ricerca che non si caca nessuno se non quando accadono disastri, allora rimetto in asse i pensieri. E’ inutile girarci attorno, che sia colpa della natura o dell’uomo, abbiamo a che fare con dati impietosi, perché sono incontrovertibili la riduzione dei ghiacci polari ma anche di quelli delle grandi catene montuose, la riduzione delle quantità di pioggia che si concentrano in poche ore – dando luogo a fenomeni estremi (le tristi giornate dell’alluvione in Toscana e in Emilia Romagna) – e lunghissimi periodi di siccità come quello presente.
Mentre sviluppo l’articolo arriva qualcuno a “darmi una mano”: è il mio alter ego, il me stesso dissacrante, contestatore e disfattista, quello che mette tutto in discussione, che si rivolge a spiritualità di ogni sorta oppure al destino, che nessuno può conoscere, cui tutto e tutti debbono sottomettersi, perfino le divinità…
Alter ego: -Ancora con le tue solite stupidaggini, con la tua difesa del mondo rurale, ma non ti accorgi che sono pronti i cibi sintetici, gli insetti da mangiare e le auto elettriche? Tutto l’ambiente ne beneficerà e grandi rinaturalizzazioni sono all’orizzonte. La tua è una battaglia anacronistica e antica!
Io: -Ho molti dubbi in proposito, credo che ci siano interessi enormi a voler controllare il cibo: se detieni i brevetti comandi il mondo, molto più che con il petrolio.
Alter ego: -E che c’entra il clima, abbi pazienza, anche io vedo che sta cambiando, l’agricoltura e la natura, semplicemente, dovranno adattarsi…
Io: -Ma infatti, tuttavia, quello che non va bene è additare come responsabili dei cambiamenti climatici coloro che non lo sono, ovvero le coltivazioni e gli allevamenti, che casomai ne subiscono le conseguenze. Aspetta che provo a spiegarti qualcosa, testa dura che non sei altro. Ripenso al 2023 e mi vengono alla memoria le giornate di pioggia insistente durate fino a fine maggio, di cui dirò più avanti nell’articolo, quanto menzionerò il bilancio colturale di alcune specie importanti per la provincia. Ne ricordo una in particolare, tra l’altro non legata alla campagna ma ad un ambiente urbano; la ripesco dal mio profilo FB.
Era il 10 giugno 2023… “Mai visto prima. Oggi pomeriggio mi trovavo ad Arezzo per assistere ad un concerto. Mentre parcheggiavo è arrivato, come spuntato dal nulla, un imponente fronte temporalesco. La pioggia era talmente intensa che non mi lasciava uscire dall’auto. Dopo circa venti minuti mi sono deciso e sotto le funi liquide, in un attimo, mi sono ritrovato fradicio. Dovevo andare al teatro Petrarca, così ho tentato di prendere l’omonima via, ma quando mi ci sono affacciato ho visto qualcosa che non dimenticherò mai. Davanti a me, proprio sopra la statua di Guido Monaco, un immenso monolite grigio, denso di vapore fittissimo e di pioggia, non lasciava vedere niente altro. Non scorgevo i palazzi e neppure la corona dei lecci attorno alla statua. Auto e persone, che fino a cinque minuti prima gremivano strade e marciapiedi non c’erano più, non saprei dire se a causa della tempesta o della massa nuvolosa che dissolveva ogni contorno. Per un attimo, sotto gli schiaffi violenti dei nembi, non avrei potuto esprimere dove mi trovassi e in quale tempo, tanto era grave e insolito ciò in cui ero immerso. Quella condizione, per quello che mi riguarda, è stata la prova del cambiamento climatico per due motivi: il primo perché non pioveva normalmente (come ho detto, mai visto nulla di simile) e il secondo, perché mentre guardavo quel mostro, dentro di me si era formata una solida paura.”
Alter ego: -Insomma, piove o non piove? Fa caldo o fa freddo? Hai rotto il c…. con i soliti discorsi!
Io: -Tutti i torti non ce li hai nemmeno te, ma proviamo a fare un ragionamento basato su dei dati oggettivi, non ti pare?
Alter ego: -Sarebbe a dire?
Io: -Abbi pazienza, ti metto i dati del Consorzio Lamma della Regione Toscana, almeno a quelli devi credere…
Alter ego: -Sentiamo! “Si è da poco chiuso il 2023, anno tra i più caldi di sempre registrati nel nostro territorio. Nell’ultimo trimestre la Toscana ha vissuto il suo inverno più caldo. Addirittura, spiegano dalla Regione, si fa fatica a definire ‘inverno’ il periodo dicembre 2023-febbraio 2024. I dati osservati fino al 15 febbraio lo classificano come l’inverno più caldo dal 1955, con una temperatura di oltre due gradi sopra la norma (+2.2 °C le temperature medie e +2.3 °C le massime). L’inverno più caldo, inoltre, segue l’autunno con le temperature più alte mai registrate in Toscana e in Italia: rilevazioni preoccupanti in vista della primavera e dell’estate”. E dal CNR dicono: Se consideriamo i 10 anni più caldi per il nostro Paese, 8 di questi sono negli ultimi 10 anni e 19 dei 20 anni più caldi dal 1800 ad oggi sono nel nuovo millennio.
Alter ego: -Queste fasi sono sempre accadute, anche in epoca remota, l’impero romano si è potuto espandere per 4 secoli grazie ad un periodo mite.
Io: -Te lo concedo, ma leggi anche questo estratto da un autorevole sito di climatologia. “L’inverno 2023-2024 sarà da archiviare come uno degli inverni più miti non solo per l’Italia ma anche per l’Europa occidentale. Associata all’anomalo andamento delle temperature, anche una più che anomala distribuzione delle precipitazioni, concentrate nei pochi eventi di rilievo che ci sono stati. E’ proprio questo il problema principale legato al cambiamento climatico, non fa solo più caldo, piove anche in modo discontinuo con accumuli eccessivi concentrati in periodi di tempo molto brevi. Ciò non è ovviamente di aiuto per l’agricoltura e anche per la ricarica delle falde acquifere. I processi di infiltrazione dell’acqua nei terreni richiedono tempo, soprattutto se prima della pioggia c’è stato un periodo asciutto. Purtroppo circa l’80% della pioggia che cade in un periodo molto concentrato finisce in mare. Parliamo poi della neve, una riserva che dovrebbe garantire un lento rilascio di acqua nei terreni e nelle falde, un prezioso aiuto in vista della stagione primaverile. Zero neve in Appennino.”
Alter ego: -Non cambia nulla rispetto a quello che ti dicevo prima, periodi di caldo ci sono sempre stati!
Io: -Quello che voglio dirti, tuttavia, è che dal 1800 in avanti, da quando è cominciata la rivoluzione industriale con il massiccio impiego dei combustibili fossili, abbiamo immesso in atmosfera un sacco di calore e di CO2 con il conseguente “effetto serra”.
Alter ego: -Eccoci! Ma se anche Zichichi ha detto che il caldo proviene dall’attività solare!
Io: -Leggi almeno ciò che vedo girando il territorio, ti parlo del mio lavoro…
Clima e agricoltura Negli ultimi cinque anni l’agricoltura ha patito ben 3 anni di gelate tardive: 2021; 2022 e 2023 e non si contano gli eventi grandinigeni che hanno interessato varie zone della nostra provincia. Nel 2023 è accaduto quanto segue.
Fruttiferi E’ stata una annata difficilissima per i fruttiferi, proprio a causa delle basse temperature intorno alla fioritura-allegagione, fasi delicate che anche all’epoca erano molto avvantaggiate rispetto alla norma a causa di un inverno troppo corto. Le drupacee (pesco, albicocco, ciliegio, susino) hanno subito un danno pari al 90% ma anche il pero, tra le pomacee, ha avuto lo stesso decremento. Ciò nonostante, le malattie tipiche delle specie sono state presenti, costringendo le imprese ad effettuare trattamenti per difendere le piante.
Olivo Io: -Lo sai perché l’olivo, nella nostra provincia, non ha prodotto nonostante la bella fioritura di fine maggio?
Alter ego: -Sono certo che me lo dirai. A metà primavera l’olivo si era presentato con una bellissima fioritura, tuttavia, le piogge persistenti hanno avuto il nefasto potere di dilavare il polline il quale si è presentato a fare il proprio lavoro con le “polveri bagnate”. Successivamente, le elevate temperature dell’estate hanno fatto fallire quel poco che aveva allegato con il risultato che non abbiamo praticamente avuto produzione. Vite La vite nella nostra provincia ha patito una delle infestazioni di peronospora più aggressive che si siano mai verificate, tanto che la maggior parte della produzione è andata distrutta. Le piogge reiterate non permettevano agli agricoltori di rientrare in campo per effettuare i trattamenti.
Alter ego: -Non gli hanno dato il ramato?
Io: -Stanno veramente diventando tutti esperti di agricoltura. E fino a che sei tu a parlare; il peggio è che in questi giorni qualsiasi imbratta carte che non ha mai visto un campo disserta di politiche agricole…
Alter ego: -Parli tu, parlano tutti. Come al solito hai fatto una macedonia di tutto, manco te sai quello che vuoi dire.
Io: -Voglio affermare con decisione che non si può imputare al mondo agricolo la responsabilità dei cambiamenti climatici, in particolare in Toscana, dopo tutto ciò che è stato fatto in termini di agricoltura biologica e integrata e dove gli allevamenti sono estensivi. Le lunghe filiere della GDO, casomai, hanno responsabilità, specie quando si approvvigionano da paesi in cui non vige alcuna regola! L’informazione viene spesso usata per distogliere l’attenzione dai veri responsabili dell’inquinamento che sono i grandi poli industriali cinesi e nord americani, quelli che, tra l’altro, ci vogliono imporre i cibi sintetici. Basta andare sul sito Windy.com per rendersene conto. Il mondo agricolo, piuttosto, è il settore che subisce le conseguenze di cambiamenti indotti solo per interessi economici.
Alter ego: -Mangerai presto cavallette e guiderai un’auto elettrica e tutto sarà risolto, non farla tanto lunga.