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mercoledì, 5 Febbraio 2025

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Ospedale di Bibbiena. La Regione rispetti gli impegni. Altrimenti i Sindaci ritirino la firma dal Patto

Riceviamo e pubblichiamo questa lettera di Giorgio Renzi, Sindaco di Bibbiena dal 1995 al 1999. «Non ho aderito a Comitati civici sulla sanità, perché, pur rispettandoli, credo che il ruolo di chi è impegnato in politica da tempo, all’interno dei partiti, sia quello di avere una visione di insieme, magari con la capacità di raccogliere le istanze che vengano dai cittadini inserendole in un progetto complessivo, ma chiaro negli intenti.

Non ho inveito contro i sindaci che avevano firmato il patto di zona con ASL e regione. Ho avuto incarichi istituzionali e so cosa vuol dire fare il sindaco, le difficoltà da affrontare ed anche la difficoltà delle scelte, che pure vanno fatte anche se impopolari, quando si è convinti che siano nell’interesse della gente. Sicuramente i sindaci qualche errore lo hanno fatto. Ma il patto firmato, realisticamente, potrebbe essere accettabile, purché venga rispettato.

Purtroppo su questo cominciano i dubbi. Mentre i tagli ai servizi, le soppressioni (punto nascita, chirurgia d’urgenza) sono esecutive ed evidenti, sono sempre più evidenti e preoccupanti i ritardi(?), se non proprio la mancanza di volontà , nella attuazione dei nuovi servizi promessi.

Uno dei punti cardine e del patto territoriale (oltre alla chiusura del punto nascita, con la garanzia però del sevizio continuativo di assistenza ostetrico-ginecologica e pediatrica), era la realizzazione della cosiddetta “piastra dell’emergenza” un sistema integrato di pronto soccorso che dovrebbe garantire h24 un funzionamento efficiente per le emergenze, pur in assenza della chirurgia d’urgenza. Accanto a questo un rafforzamento della chirurgia programmata.

Un obbiettivo di tal genere dovrebbe prevedere un rafforzamento qualitativo e quantitativo del pronto soccorso, con la presenza di personale qualificato e quantitativamente adeguato, formato a lavorare in modo integrato.

Non mi sembra che le scelte concrete vadano in questa direzione. Anzi, sembra, leggendo anche il comunicato della CGIL, che si stia addirittura restringendo il personale al pronto soccorso.

E la famosa piastra dell’emergenza dove è finita? A quando la sua attivazione in termini concreti e non di annunci?

Forse i mega direttori della mega ASL sud est pensano di risolvere ogni dissenso facendo l’occhiolino e cercando di avere le complicità della rappresentanza mediche e infermieristiche? Sperando così di reprimere il dissenso ed i malumori?

Possibile che politici di lungo corso come il Presidente Rossi non capiscano che il dissenso montante non lo si combatte con le cooptazioni, ma dando risposte concrete ai problemi dei cittadini?

E poi ci lamentiamo del populismo dilagante. Cari amministratori regionali e della ASL, se le scelte della Regione in materia sanitaria continueranno ad essere quelle di favorire la sanità privata, rendendo ingestibile ed inefficiente quella pubblica (una mammografia tra quasi un anno, una visita dermatologica dopo almeno sei mesi ecc. ecc. con ticket ormai vicini al costo del servizio privato), altro che populismo. E mi sembra anche inutile e velleitario, per non dire ridicolo, che Enrico Rossi pretenda rappresentare l’alternativa a Renzi (quell’altro!) facendo a gara a chi è più liberista e più di destra!

Il futuro anche politico della nostra regione si giocherà molto anche sulla sanità. Ed i cittadini, giustamente, su questo non faranno sconti.

Ai sindaci del Casentino chiedo di denunciare il mancato rispetto degli accordi da parte della Regione e della ASL, se continueranno queste inadempienze, ritirando la firma dal patto e a non lasciarsi più imbambolare da promesse non rispettate, Così saranno i sindaci a riconquistare la fiducia dei cittadini anche verso le istituzioni, combattendo il populismo strumentale ed a volte anche becero, prodotto dalla sordità e cecità della politica.

Ed anche sull’accorpamento dei distretti i sindaci devono fare chiarezza. Non mi interessano le difese campanilistiche. Ma la Regione deve dimostrare con un piano concreto (questo i sindaci devono pretenderlo e presentarlo ai consigli comunali ed ai cittadini) che cosa cambia con l’accorpamento, che cosa si risparmia e quali servizi vengono migliorati (sempre che ci sia un miglioramento). L’idea che l’accorpamento per aree sempre più vaste sia la magia che risolve tutti i problemi è stata già smentita dai fatti.»

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