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domenica, 27 Aprile 2025
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Armi ai Vigili? No, grazie!

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Nel comune di Pratovecchio Stia è stata avanzata dall’Amministrazione comunale la proposta di dotare di armi la polizia municipale, proposta che ha incontrato l’opposizione dei due gruppi di minoranza. Abbiamo raccolto le motivazioni alla base delle suddette opposizioni e informazioni su come i due gruppi intendono continuare a sostenere e portare avanti le loro posizioni.

Partiamo dalla posizione espressa dal gruppo Futura, attraverso le parole di Nicolò Caleri. Qual è la vostra posizione in merito alla proposta di dotare di armi la polizia municipale? «Tutti noi di Futura siamo assolutamente contrari a tale decisione e proprio per questo ci siamo sentiti in dovere di informare la cittadinanza in merito alle nostre motivazioni, augurandoci che tanti concittadini esprimano il loro disaccordo e spingano così il sindaco a rinunciare a questo provvedimento. Inoltre in Consiglio comunale abbiamo lottato affinché non fosse adottata la delibera, ottenendone il rinvio anche grazie al fatto che in ben due occasioni il testo non era stato formulato correttamente. D’altronde i motivi non solo dell’inutilità, ma anche della pericolosità di tale provvedimento sono evidenti. Da quando è stato istituito il nuovo comune di Pratovecchio Stia e la polizia municipale è stata riacquisita nella gestione diretta del comune (prima era gestita in convenzione dall’Unione dei Comuni), i nostri vigili urbani non sono mai stati armati.

Con la precedente Amministrazione Abbiamo infatti sempre rifiutato tale possibilità, ritenendo che i rischi connessi all’armamento della polizia municipale fossero enormemente più impattanti degli ipotetici benefici. Oggi, nella veste di consiglieri di opposizione, vogliamo ribadire la nostra totale contrarietà all’armamento della polizia municipale per i seguenti motivi.

  • Le armi non sono necessarie, nessuna attività della nostra polizia municipale richiede l’uso delle armi.
  • I rischi aumentano, le armi non portano sicurezza, ma solo maggiori rischi.
  • L’arma può essere sottratta, gli agenti sarebbero sottoposti al rischio di sottrazione dell’arma da parte di delinquenti e squilibrati.
  • Occorre un’elevata preparazione, l’uso di un’arma in situazioni di pericolo richiede una preparazione e un autocontrollo marcati, difficilmente acquisibili se non con percorsi specifici.
  • Maggior possibilità di delitti, capita che suicidi e omicidi vengano commessi o dagli stessi agenti di pubblica sicurezza o dai loro parenti che hanno sottratto l’arma all’interno dell’abitazione.
  • La polizia municipale non deve effettuare posti di blocco, le azioni di controllo con armamento devono essere effettuate dalle forze dell’ordine che hanno ben altra preparazione a farlo e specifico mandato in tal senso.
  • Sono soldi comunali buttati via, l’acquisto delle armi e la formazione presso il poligono di tiro costano ed esistono modi migliori per utilizzare quei soldi sul territorio comunale».

Quali azioni avete già messo in atto e/o intendete mettere in atto in futuro per sostenere la posizione illustrata sopra? «La nostra campagna di informazione è cominciata con la distribuzione di un volantino che riportava i 7 principali motivi per dire no all’armamento della polizia municipale, dando inoltre appuntamento a un incontro pubblico, che si è svolto presso le officine Capodarno il 19 novembre. In quell’occasione anche molti cittadini non aderenti al circolo Futura hanno espresso la loro contrarietà all’introduzione degli armamenti e si è così deciso di avviare una raccolta firme che al momento ha già superato le 100 adesioni. La campagna informativa è ripartita dopo la pausa natalizia, perché ogni giorno incontriamo cittadine e cittadini che ancora non sono informati sulle intenzioni dell’Amministrazione e che, una volta messi al corrente, manifestano la loro forte contrarietà all’introduzione delle armi per la polizia municipale.

Siamo certi che tante altre persone vorranno dichiarare la loro contrarietà all’armamento della polizia municipale, andando a sottoscrivere in comune la nostra raccolta firme o contattandoci sia tramite i social che alla mail: circolofutura2014@gmail.com. Tutti insieme possiamo fermare questa iniziativa, quindi invitiamo le cittadine e i cittadini di Pratovecchio Stia ad aiutarci a dire no all’Amministrazione, ribadendo con forza che non vogliamo altre armi in paese».

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Passiamo quindi alla posizione espressa dal gruppo Per Pratovecchio Stia, attraverso le parole di Saverio Agostini. Qual è la vostra posizione in merito alla proposta di dotare di armi la polizia municipale? «A noi non piace l’idea di armare la polizia municipale. Siamo contrari. Noi crediamo che la polizia municipale debba essere impiegata per svolgere una serie di funzioni che non necessitano di avere un’arma con sé. Crediamo che la nostra comunità abbia la necessità che la polizia municipale svolga principalmente questi compiti:

  • cura della sicurezza della viabilità, in particolare nei servizi alle scuole e negli altri punti sensibili;
  • controlli sul rispetto delle norme in ambito commerciale;
  • controlli sul rispetto delle norme in ambito ambientale;
  • controlli sul rispetto delle norme in ambito edilizio;
  • servizi di vigilanza in occasione di fiere e manifestazioni.

Sono tutti servizi di cui la comunità ha davvero bisogno e sono tutti servizi che possono essere svolti senza la necessità di avere un’arma. I controlli degli automezzi sulla strada, che, ovviamente, devono avvenire in sicurezza con gli strumenti idonei (tra i quali, appunto, le armi), devono essere svolti dai carabinieri e dalla polizia (e in questo periodo non si può dire che manchino). Aumentare il numero delle armi in una comunità è pericoloso e farlo senza alcuna necessità reale significa aggravare un pericolo. Ecco perché ci opponiamo ad armare la polizia municipale».

Quali azioni avete già messo in atto e/o intendete mettere in atto in futuro per sostenere la posizione illustrata sopra? «Per ben due volte dall’inizio del mandato l’Amministrazione ha presentato in Consiglio comunale la delibera per armare la polizia municipale e tutte e due le volte siamo riusciti a non farla porre in discussione. Ci siamo opposti e ci opporremo ancora: come ho detto, non ci piace la polizia municipale armata. Non lo è stata negli ultimi dieci anni e non c’è alcun motivo per armarla da ora in avanti».

Le diete veloci: la trappola del dimagrimento facile e come uscirne con intelligenza

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di Beatrice Boschi – Negli ultimi anni, le diete rapide sono diventate una sorta di scorciatoia per chi desidera perdere peso in fretta, specialmente dopo le festività o in vista di occasioni speciali. Promesse come “10 chili in 10 giorni” o “dimagrisci mangiando solo questo alimento” sono ormai ovunque: social media, pubblicità, e persino consigli da amici benintenzionati. Ma cosa si cela realmente dietro queste diete lampo? Sono davvero efficaci, o si rischia più di compromettere la salute che di ottenere benefici duraturi?

L’idea di ottenere risultati immediati è allettante. La società moderna, spinge molte persone a cercare soluzioni “magiche” per il peso corporeo: diete come quella del digiuno estremo o del succo detox promettono una perdita di peso rapida, spesso accompagnata da testimonianze esagerate di successo. Tuttavia, il peso perso inizialmente non è quasi mai grasso corporeo, la riduzione drastica delle calorie o l’eliminazione di interi gruppi alimentari provoca una perdita di acqua e glicogeno (la riserva energetica dei muscoli). Questo crea l’illusione di un dimagrimento efficace, ma il grasso corporeo rimane pressoché invariato, a differenza dei rischi che aumentano notevolmente.

1. Effetto yo-yo. La perdita rapida di peso spesso porta a un altrettanto rapido recupero dei chili persi, con l’aggiunta di ulteriori. Questo effetto deriva dal “rallentamento” del metabolismo, che si adatta alle restrizioni caloriche severe. Quando si torna a mangiare normalmente, il corpo immagazzina più facilmente il grasso come meccanismo di difesa.

2. Carenze nutrizionali. Eliminare gruppi alimentari interi o limitarsi a pochi cibi può portare a gravi squilibri. Una dieta monotona potrebbe mancare di vitamine, minerali, proteine o grassi essenziali, con effetti negativi su pelle, capelli, energia e persino sul sistema immunitario.

3. Stress fisico e mentale. La restrizione calorica estrema aumenta i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, che può influenzare negativamente il sonno, l’umore e le funzioni cognitive.

4. Perdita di massa muscolare. Una dieta drastica priva il corpo delle proteine necessarie per mantenere la massa muscolare, che viene “bruciata” per ottenere energia. Questo compromette non solo la forza, ma anche il metabolismo basale, che diminuisce ulteriormente.

Dimagrire in modo sostenibile significa cambiare le abitudini alimentari in modo graduale e duraturo. Le diete rapide, invece, sono difficili da mantenere nel tempo e non insegnano come mangiare in modo equilibrato: una volta terminata la dieta, non solo si riprendono i chili persi, ma spesso si torna alle stesse abitudini alimentari scorrette che hanno causato l’aumento di peso iniziale.

E quindi, come scegliere un’alimentazione sostenibile?

1. Focalizzati sull’equilibrio, non sulle restrizioni: Un’alimentazione sana comprende tutti i gruppi alimentari: carboidrati complessi, proteine magre, grassi sani, verdure e frutta. Ogni pasto dovrebbe essere bilanciato per fornire energia e soddisfazione.

2. Impara a mangiare consapevolmente: Spesso si mangia per noia, stress o abitudine. Prestare attenzione ai segnali di fame e sazietà aiuta a evitare gli eccessi.

3. Adotta piccoli cambiamenti graduali: invece di eliminare drasticamente alcuni alimenti, prova a sostituirli dando priorità alla qualità e non alla quantità.

4. Attività fisica regolare: l’esercizio fisico non serve solo a bruciare calorie, ma aiuta a migliorare il metabolismo, il tono muscolare e il benessere mentale. Anche una camminata quotidiana può fare la differenza.

5. Chiedi supporto a un professionista: Un nutrizionista può aiutarti a creare un piano personalizzato in base alle tue esigenze, evitando gli errori più comuni delle diete fai-da-te. Le diete veloci possono sembrare la soluzione ideale, ma spesso si rivelano una trappola che danneggia sia il corpo che la mente.

Dimagrire in modo sostenibile richiede tempo, ma i risultati sono duraturi e, soprattutto, garantiscono salute e benessere. Piuttosto che cercare soluzioni immediate, investire in un cambiamento graduale delle abitudini alimentari è il vero segreto per raggiungere un peso sano e mantenerlo nel tempo.

Dott. SSA BEATRICE BOSCHI Biologa e nutrizionista, beatrice.boschi@virgilio.it – tel. 347 8482948

ESSERE L’Equilibrio tra Benessere, Salute e Società

«La Nostra Storia Camminando» I cartelli che spiegano il Casentino #7: Fignano

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di Giorgio Innocenti Ghiaccini – Il primo ricordo di Fignano lo abbiamo nel settembre 1008 quando il Vescovo Eliotto concesse all’Abate di Prataglia ogni diritto di azione, uso e abuso sulle terre che aveva al Caggio, Fignano, Pezza e Siregiolo: “[…] nec non alterum agrum de Offiniana villa […]” (Pasqui Documenti per la storia di Arezzo).

La prima visita pastorale, che risulta essere fatta alla chiesa di Fignano, dedicata a S. Stefano, risale al giorno 8 giugno del 1521 e fu fatta dal Vicario del Vescovo Cardinal Franceso Armellini che proveniva da Corezzo e stava scendendo verso Pezza. Ne era rettore Ser Nicola di Arezzo. Dopo che ebbe fatta l’assoluzione dei defunti visitò l’altar maggiore che era molto ben fornito di lini, calice, tovaglia, camice e pianeta. Ser Nicola interrogato disse che aveva a comunione circa 40-50 anime e un reddito di 24 staia di grano. L’elezione del Rettore spettava al popolo e il Vescovo la confermava (Pieri VolpiVisite Past. T. II,).

Il 20 settembre 1613 fu visitata nuovamente dal Vescovo Antonio Ricci. Ser Luca Bernardini di Biforco era rettore della chiesa da circa 40 anni. La popolazione era la stessa di 90 anni prima: circa 50 persone che si comunicavano tutte come era obbligo. Il Vescovo ordinò che la chiesa fosse intonacata, imbiancata e fosse fatto il pavimento (normalmente le chiese l’avevano in terra battuta per la sepoltura dei morti all’interno). Si doveva fare anche la pilla per l’acqua santa. (Visite Pastorali , V. VIII).

In basso, a sud est nei pressi del Butterone, lungo il torrente Corsalone c’era l’ospedale di santa Maria Maddalena per l’accoglienza dei pellegrini lebbrosi “hospitale leprosorum (dei lebbrosi) circa flumen rabiosorum” e fu visitato il 15 ottobre del 1557: “Item visitavit hospitale sancte Marie Magdalene de Buterone super flumen Corsolonis cuius est rector ser Bartolomeus Francisci de Puppio qui ibidem presens erat”. (Visitò l’ospedale di Santa Maria del Butterone sopra il torrente Corsalone del quale era rettore ser Bartolomeo di Francesco di Poppi che era presente durante la visita.) (Visite Pastorali V. II).

Il Punto finale… Quando chiude una libreria…

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di Eleonora Boschi – C’è, o meglio, c’era, fino a poco tempo fa, una libreria speciale in piazza Garibaldi a Soci. A due passi dal Cinema Italia, il 4 luglio di 10 anni fa, venne aperta una libreria indipendente che per tutti questi anni è stata la casa di albi illustrati, fumetti, libri per bambini di ogni genere e per ogni situazione.

Nicoletta Guideri, fiorentina con un po’ di sangue veneto, arrivata in casentino ormai 30 anni fa e sposata con un casentinese, dopo una vita passata a lavorare la stoffa, in un momento difficile della propria vita decise di “far della passione una virtù” aprendo la libreria per bambini “Punto e a capo” che in questi anni è stata la casa di tanti particolari libri che hanno contribuito ad arricchire le menti dei nostri bambini.

Ci racconta un po’ la storia della libreria? Quando è stata aperta e da chi, e chi l’ha gestita negli anni. «Ho sempre avuto una grande passione per gli albi illustrati; mia mamma, pur avendo soltanto la quinta elementare è sempre stata una grande lettrice e mi ha trasmesso questa passione. Quando ero piccola, trascorrevo tutti i miei sabato pomeriggio nell’allora nota libreria Marzocchino a Firenze, dove ho trascorso tutta la mia infanzia. La scelta di aprire la libreria è arrivata in un momento difficile per me e la mia famiglia: dopo tanti anni passati a lavorare nel mondo della stoffa, poco dopo l’arrivo di nostro figlio ci siamo entrambi ritrovati senza lavoro e decisi quindi di fare della mia passione una virtù. Il 4 luglio 2015, con il totale supporto di mio marito e della mia famiglia, ho quindi aperto la mia libreria indipendente che in tutti questi anni mi ha dato grandi soddisfazioni. Su carta ero io la titolare, ma senza il supporto della mia famiglia non sarei arrivata fino a qua. Adesso però, la mia situazione familiare è cambiata e sono stata costretta a prendere la difficile decisione di chiudere. Lavorare in un negozio e al pubblico richiede tanto tempo ed energie; quello che appare alla clientela è soltanto una piccola parte di un lavoro molto più grande che richiede attenzioni, ricerca e gusto personale. Ho cercato di portare avanti l’attività il più possibile, ma ormai da due anni ero consapevole di non riuscire più a dare le giuste attenzioni che questo lavoro richiede e che io ho sempre voluto dare».

Quali libri si trovavano in libreria? Chi sceglieva i libri e perché? «La mia era una libreria indipendente e quindi distinta dalle librerie classiche e più conosciute perché non affiliata a nessuna casa editrice. La scelta dei libri, quindi, dipendeva unicamente da me. Io non sono una persona formata in questo ambito, ogni mia azione era dettata puramente dalla mia passione per la lettura che negli anni mi ha permesso di imparare; si trattava di una libreria per bambini ed erano presenti molti albi illustrati che però sono adatti anche ad un pubblico più grande e difatti ho notato che negli anni hanno avuto un bel riscontro anche fra gli adulti. Non mancavano i temi più “classici” come lo spannolinamento, l’arrivo di un fratello o una sorella, la separazione dei genitori o la gravidanza, ma quello che avevo più a cuore erano i libri che trattavano di tematiche diverse e più particolari che non si trovavano altrove nelle librerie casentinesi. Per esempio, un tema al quale tengo molto è quello dell’adozione: ho sempre cercato di avere dei testi, sia per bambini che per i più grandi, che affrontassero questo tema. La maggior parte delle scelte che compivo erano “di pancia”, guidate dalle mie emozioni in quel momento. Molti dei libri che avevo erano infatti testi unici che io però conoscevo bene e potevo spiegare e consigliare. Libreria per me, vuol dire sapere ciò che si ha e ciò di cui si sta parlando, per questo ho sempre cercato di essere guidata dalla passione. Credo che ci sia una grande differenza nel vendere un libro per puro commercio o per il messaggio che può passare; una libreria indipendente richiede tanto lavoro e tanta passione. Fino a poco prima del Covid, a dicembre io e la mia famiglia andavamo sempre alla mostra del libro “Più Libri più Liberi” a Roma sia per interesse personale, sia alla ricerca di nuovi libri da portare in Casentino che potessero rispondere a esigenze situazioni diverse».

Cosa è la lettura per lei e perché è importante sin dall’infanzia dei bambini? «Credo fortemente nel potere dei libri e li considero come un oggetto con un grande potenziale che può fare da tramite in diverse situazioni. Leggere apre la mente e fa conoscere mondi lontani. Ricordo ancora la reazione che ho avuto qualche anno fa dopo aver letto “Il treno dei bambini”, il libro dal quale è tratta la nuova serie TV su Netflix. Si tratta di un libro che racconta la storia vera di bambini meridionali che nel secondo dopoguerra vengono dati in affidamento a delle famiglie nel nord Italia che permettono loro di andare a scuola e imparare un mestiere, lasciando poi libera scelta sul dove proseguire la loro vita. Finito la lettura chiesi subito a mia mamma se quanto raccontato fosse vero; se io non avessi mai letto questo romanzo, probabilmente non sarei mai venuta a conoscenza di questa storia, così come di tutte le altre cose che si possono imparare leggendo. Leggere crea attenzione, aumenta il vocabolario e anche il libro puramente illustrato senza parole stimola il bambino. Il semplice atto di sfogliare le pagine e prendersi cura del libro, in quanto oggetto, rappresenta un grande insegnamento per un bambino».

Cosa ne sarà adesso della libreria e dei libri rimasti? «La libreria adesso chiuderà, perché vorrei che mi rimanesse un ricordo autentico di quello che è stato per me. È nata con me e morirà con me. Molti dei libri rimasti li porterò con me a casa perché ne sono molto affezionata, una parte invece, la donerò in beneficenza».

Qual è il ricordo più bello che ha costruito in questi anni all’interno di questa libreria? «È difficile sceglierne uno, vorrei dire tutti i ricordi perché in questi anni di lavoro la fatica è stata largamente ripagata. Ci sono alcuni eventi però, che ricordo con più affetto. Da quando ho aperto, nel 2015, fino al Covid, ero solita fare degli eventi con Simona Pierozzi, in arte “Piccola Mela”. Simona è un’insegnante e io credo fortemente che sia giusto che ognuno di noi faccia ciò che sa fare e per cui è formato. Insieme a Simona organizzavamo delle letture e dei laboratori liberatori ambientati per bambini che ogni volta avevano un tema diverso. Altrettanto bello è il ricordo delle letture che invece teneva mio figlio online durante la pandemia. Lui è stato parte integrante del mio percorso qua; quando era piccolo lo portavo con me e passava le sue giornate a leggere e aiutandomi. Le prime letture che ho fatto, però, e che sono oggi ricordi molto importanti sono state quelle con Rolando Milleri di Soci alle quali sono poi seguite tutte le altre. Ci tengo anche a menzionare l’evento che facevo a dicembre che si chiamava “letture dell’avvento”: ogni giorno postavo una lettura diversa interpretata dai miei clienti. Mamme e bambini oppure fratelli e sorelle mi inviavano dei video in cui leggevano e spiegavano dei libri e io quotidianamente ne condividevo uno sulla mia pagina Instagram. Infine, il ricordo più bello è forse l’affetto che ho ricevuto prima, dopo e durante la chiusura della libreria: gli abbracci, le lacrime, i messaggi e le visite ricevute. Non mi aspettavo così tanto affetto e sicuramente lo porterò con me».

C’è un libro al quale è particolarmente affezionata e che vuole consigliarci? «Ce ne sono tanti. Un albo illustrato che ho sempre apprezzato è “Che cos’è un bambino” di Beatrice Alemagna e, più in generale tutti i suoi libri, così come quelli di Leo Lionni. Continuando sempre con gli albi illustrati, mi viene in mente “Cuore d’inverno” che parla di amicizia e di famiglia, oppure il “bosco delle idee”. Invece, altri libri che ho molto apprezzato e che trattano il tema dell’adolescenza sono: “La neve in fondo al mare” di Matteo Bussola che racconta la storia di un babbo e un di figlio adolescente che si ritrova in un reparto di psichiatria, “Una vita non basta” di Galiano che affronta lo stesso tema ma in modo un po’ più filosofico e “Il sole fra le dita” di Gabriele Clima che racconta di un ragazzo difficile che invece di essere sospeso viene affiancato a un ragazzo con disabilità e scappano insieme. Lui tratta il suo amico con disabilità come se non ne avesse e alla fine quando vengono ritrovati i genitori del ragazzo con disabilità lo ringraziano perché si rendono conto della sua abilità di parlare agli esseri umani».

Una semplice (ma non banale!) chiacchierata all’interno della sua libreria ormai in fase di smantellamento è stata sufficiente per percepire quanto amore Nicoletta prova per i suoi libri e per il lavoro che ha svolto in questi anni con tanta dedizione. La passione e la dedizione che hanno guidato il suo lavoro sono arrivate dritte al cuore e hanno preso il sopravvento anche sulla malinconia che cercava di fuoriuscire dagli scatoloni ai lati degli scaffali.

La chiusura di “Punto e a Capo” estende la lunga lista delle piccole realtà che negli ultimi anni hanno abbassato le serrande in giro per la nostra vallata. Un grande perdita, questa, non solo per i più piccoli, ma per tutti coloro che hanno messo piede almeno una volta nella libreria e sono stati travolti dall’incredibile atmosfera di inclusione e libertà che aleggiava fra quelle mura.

Le offerte di lavoro in Casentino del Centro per l’Impiego

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Le nuove offerte settimanali di lavoro in Casentino del Centro per l’Impiego. Anche questa settimana gli incentivi e le opportunità regionali per i datori di lavoro e le persone fisiche, oltre le chiamate dirette al lavoro. I tirocini curriculari retribuiti 2023/24. Gli Avvisi Pubblici per la concessione di contributi a imprese e/o datori di lavoro finalizzati a garantire incentivi all’assunzione degli iscritti alla legge 68/1999 con disabilità di natura psichica. Il bando per servizi innovativi delle imprese di GiovaniSì. E l’avviso pubblico per il finanziamento di piani di Welfare Aziendale per la conciliazione di vita-lavoro 2023-2025.

Scarica la newsletter: Offerte Lavoro Casentino 14 02

Gli orari dei Centri per l’Impiego della Toscana sono i seguenti:

lunedì 9:00 – 13:00

martedì 9:00 – 13:00 pomeriggio 15:00 – 17:00

mercoledì 9:00 – 13:00

giovedì 9:00 – 13:00 (su appuntamento), pomeriggio 15:00 17:00

venerdì 9:00 – 13:00

Come un’isola tra le nubi

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testo e foto di Andrea Barghi Goaskim – La neve incontrata a San Paolo in Alpe nel dicembre dell’anno scorso, era scomparsa e, l’inverno senza neve, non mi è mai piaciuto, perde di poesia, allontana sogni di fate turchine e di Babbo Natale. Stava venendo l’uggia perché in questo febbraio la candida materia non voleva saperne di scendere dal cielo, e il mondo naturale era grigio… cosa fare?

Ero quasi tentato di prendere l’aereo, andare in Lapponia ma, ripensandoci, non me la sentivo di volare da Roma, oppure da Milano, prendere un aereo per Stoccolma e un altro per Luleå, la capitale della Lapponia svedese, così abbandonai l’idea. Mi sentivo in una gabbia dorata, le avevo provate tutte per sconfiggere la noia; ascoltato musica, visto film su Amazon… in quel momento, non avevo voglia di nulla, ero insoddisfatto. Andai a Firenze, ma in inverno è fredda e per nulla accogliente. Allora tentai con Arezzo, entrai nel primo cinema che vidi e mi annoiai a morte, non ricordo neanche il titolo. Tornai a casa e mi buttai a capofitto nella lettura di libri. Staccai telefono e campanello mi sdraiai sul divano e mi dedicai alla lettura di un romanzo ma, giunto a metà non riuscii più ad andare avanti.

Anelavo alla natura, mi sarebbe piaciuto andare nella foresta di Camaldoli, ma nell’aria c’era un’atmosfera grigia che non mi piaceva per nulla. Allora mi chiesi: Come fare per vincere la noia che in quel mese mi creava insoddisfazione? In una delle tante notti insonni, mi venne un’idea che sperai fosse possibile realizzare.

La mattina dopo, telefonai al mio amico Danilo, lo Schumacher dell’aria, gli chiesi se aveva voglia di fare un volo sul Casentino, avrei noleggiato un elicottero da fargli guidare sperando lui fosse disponibile. L’unico giorno nel quale poteva dedicarsi a me fu il 12 febbraio; accettai. Il giorno stabilito andai a Bagno a Ripoli con il pilota.

L’elicottero era già sul piazzale, salimmo e dopo il rituale, partimmo con destinazione; la valle del Casentino. Finalmente sentivo scorrermi l’adrenalina nelle vene. L’insofferenza scomparve appena l’elicottero decollò e quando arrivammo sopra la valle, un mare di nebbia l’aveva inghiottita, pensai di aver fatto un viaggio a vuoto, ma l’adrenalina era ancora potente in me e Danilo, non si scoraggiò. Sicuro che la nebbia sarebbe scomparsa appena i primi raggi del sole l’avessero investita, sorvolammo la Giogana e ci trovammo sul confine tra Romagna e Toscana del parco nazionale. I raggi del sole emersero da quella caligine mostrando tetti brillanti di case sparse nella valle.

Difficile non pensare alla notte dei tempi che la valle del Casentino fa ricordare in situazioni come queste portandoci in pieno Medioevo. Quando la nebbia fu dissolta da lame di luce sempre più calde, continuai a osservare la valle e potei godermi il fascino del castello di Romena.

Sembrava una barca arenata in un mare verde e Porciano faceva pensare a un avamposto con baluardo a difesa del monte Falterona che, dietro di lui mostrava la boscosa vetta. Fu un’esperienza stupenda che mai dimenticherò.

Massimo Fantoni di nuovo sul palco

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di Fabio Bertelli – La resilienza è la capacità di affrontare, resistere e riorganizzare in maniera positiva la propria vita dopo aver subito eventi particolarmente negativi e traumatici. Purtroppo, ai giorni nostri, questa è una parola talmente tanto abusata che ormai ha perso il suo intrinseco valore. Eppure, in casi come questo, è opportuno rispolverare il pieno significato del termine.

Massimo Fantoni è un uomo che ha saputo rispondere positivamente a quelle sfide che la vita ha voluto porgli davanti, ha saputo reinventarsi ed è riuscito a tornare a fare quello che più ama fare, ovvero incantare tutti con le meravigliose e divine melodie che è in grado di creare con la sua chitarra.

Oggi abbiamo incontrato Francesco Tinti e Marco Canaccini, due dei fondatori dell’Associazione “Massimo Comune Denominatore”, per parlare di Massimo e dell’evento che si terrà il 22 febbraio 2025 presso l’Auditorium Berretta Rossa di Soci, che chiuderà definitivamente l’associazione.

Quando nasce l’Associazione? E quali sono i principali eventi che avete organizzato? «Il primo è stato nel 2008, quando riuscimmo ad organizzare un bellissimo evento dedicato a Massimo. L’obiettivo era quello di tirare su qualche soldo da potergli donare, in quanto era nostra volontà aiutarlo con le spese per le cure di cui necessitava. In quell’occasione suonarono Teresa de Sio, Andrea Chimenti ed i gruppi musicali “Noi nati male” e “Proiettili buoni”. Riscuotemmo più successo di quanto auspicavamo e decidemmo, dunque, di continuare con l’organizzazione di eventi, le cui finalità erano prettamente sociali. In particolar modo, ci teniamo a ricordarne tre, tra i tanti. Il primo, seguendo un ordine cronologico, è quello che organizzammo nel 2009 in favore dei lavoratori della SCA di Pratovecchio, in cui parteciparono cantanti e band di fama internazionale, come i Negrita, la Bandabardò, Piero Pelù e Roy Paci. Poi, tra il 2011 e il 2013, ci piace ricordare il “Casentino Love Affair”, una serie di eventi, non solo musicali, che videro la partecipazione, tra i tanti, di Paolo Benvegnù, degli Zen Circus, degli Afterhours e dello Stato Sociale. L’ultimo, non per importanza, fu quello del 2016. Tenutosi ad Arezzo con il nome “Tutti x uno”, fu una raccolta fondi per la famiglia di Thomas Gorini, che vide la partecipazione di Bobo Rondelli, della Bandabardò e dei Litfiba».

Soffermiamoci un attimo sulla figura di Massimo. Cosa ci potete dire su di lui? «Di cose da dire su Massimo ce ne sarebbero tante, forse troppe, alcune delle quali è meglio non raccontare (ridono). Innanzitutto, è opportuno dare alcune informazioni biografiche, per coloro che non lo conoscono. Nato a Poppi, Massimo è un chitarrista, compositore ed arrangiatore. Capace di muoversi su più generi musicali, dalla musica pop d’autore a quella jazz, ambient e impro, vanta una lunghissima carriera, colma di collaborazioni importanti, con artiste ed artisti di stampo nazionale ed internazionale. Per comprendere di che levatura sono state le sue collaborazioni, ci basta nominare alcune delle persone con le quali ha lavorato: Andrea Chimenti, Paolo Benvegnù, Teresa de Sio, Carlo Verdone, Margherita Buy, e tanti altri che, a nominarli tutti, riempiremmo l’intero spazio dell’intervista. Compositore, oltre che chitarrista, vanta oltre venti album, alcuni dei quali composti con quello che è il suo gruppo storico, gli “Otto’p’notri”.

Di lui, chiunque ne sia entrato in contatto, apprezza la sua non convenzionalità nel fare musica, la sua capacità di creare un sound proprio, amato ed apprezzato anche dai più fini esperti di musica. Terminata questa carrellata di informazioni necessarie per far comprendere di che “mostro” della musica stiamo parlando, possiamo, quindi, soffermarci sul Massimo persona e amico. È sempre stato un uomo di cuore, dotato di una immensa capacità relazionale, dote che ogni giorno affina con i numerosi studenti ai quali impartisce lezioni di chitarra e di vita. Si può definire uno di quelli che ce l’aveva fatta; era partito da un piccolo paese come Poppi ed era arrivato a suonare con i più grandi musicisti del panorama internazionale. Tuttavia, la sorte è spesso beffarda, e con Massimo lo è stata particolarmente. Nel 1994 è stato colpito da una di quelle malattie “bastarde”, di quelle che non hanno sintomi e si presentano direttamente con i conti fatti: la distonia focale. Massimo, da grande chitarrista quale è, a causa del costante sforzo cui le sue dita della mano erano sottoposte, si è ritrovato ad avere alcune falangi bloccate, una vera e propria tragedia per un uomo che fa delle mani un lavoro.

Tuttavia, la grandezza di Massimo non si limita a quella di essere un grande musicista; è anche un grande uomo. La sua capacità di reinventarsi, di risorgere dalle ceneri come fosse un’ araba fenice, la sua tenacia a non mollare mai quella che era la sua più grande passione, lo ha portato a dei miglioramenti che gli hanno permesso, negli ultimi anni, di tornare a suonare. La sua forza d’animo lo ha portato a reinventare completamente il suo modo di suonare, permettendogli di affinare delle tecniche che gli consentono, nonostante la malattia, di dare voce alla sua chitarra. Tra l’altro, è ulteriormente emersa quella che è la sua grandezza e la sua bontà d’animo. Da qualche anno, difatti, lavora presso il laboratorio musicale per disabili del Tangram di Rassina come socio della cooperativa sociale L’Albero e La Rua. Dunque, crediamo che Massimo possa rappresentare veramente un esempio di persona da seguire poiché, nonostante tutte le avversità che la vita gli ha portato innanzi, non ha mai perso la speranza e l’amore per la musica».

Per concludere, dunque, dateci dei buoni motivi per venire all’evento del 22 febbraio. «Come sempre partiamo dalla musica. Saranno presenti degli artisti grandiosi, che accompagneranno Massimo durante tutta la serata. Ci sarà Gianni Maroccolo, bassista e fondatore della storica band dei Litfiba; Andrea Chimenti, cantautore; Fabio Capanni, chitarrista ambient; Francesco Tomei, contrabbassista classico. Sul palco vi saranno anche gli «Otto’P’Notri» al completo, storica e seminale band degli anni Novanta fondata da Massimo Fantoni e Marco Parente, che in occasione dell’evento sarà riunita nella formazione originale costituita da David Bindi, Fabrizio Orrigo, Claudio Mangionello. Ospiti della serata anche la pianista Martina Sbaragli e il chitarrista Francesco Cappiotti. Sarà, dunque, un’occasione per godersi un po’ di musica dal vivo, cosa che ultimamente è sempre più rara. Oltre a ciò, c’è l’aspetto affettivo, quello del profondo legame che lega noi, e tutti gli artisti presenti, al grande chitarrista e uomo che è Massimo. Per lui la nostra associazione ha iniziato ad organizzare concerti e con lui vogliamo chiudere questo ciclo».

Grazie mille. Ci vediamo il 22! Ringraziando nuovamente Marco e Francesco, invito tutti i lettori ad accaparrarsi i posti all’Auditorium prima che vi sia il tutto esaurito. Per maggiori informazioni è riportata la locandina dell’evento.

Si sta ricostituendo il Comitato Referendario sulla Sanità Toscana

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Si sta ricostituendo il Comitato Referendario sulla Sanità Toscana che nel 2016 raccolse oltre 55.000 firme per abrogare la legge 28/2015 che disponeva il riordino dell’assetto istituzionale e organizzativo del Servizio Sanitario Regionale con l’istituzione delle 3 Aree Vaste. Allora non si è data parola ai cittadini toscani e la maggioranza ha proseguito il percorso di riforma.
Sono passati quasi 10 anni e nel frattempo abbiamo vissuto una pandemia che ha messo a dura prova il sistema sanitario. Ci si è resi conto che si sono tagliati troppi posti letto, che i piccoli ospedali e quelli periferici potevano garantire servizi essenziali, che la sanità territoriale doveva essere potenziata, che il patrimonio del servizio sanitario sono gli operatori. Abbiamo sperato che almeno la pandemia insegnasse la lezione: ci si salva con la Sanità Pubblica. Invece il sistema è ancora in sofferenza. Lunghi tempi di attesa, liste chiuse, difficoltà di accesso per motivi economici o di residenza. Circa 220.000 cittadini toscani rinunciano alle cure.
La riforma sanitaria della Legge 84 del 28 dicembre 2015 (che ha abrogato la legge 28/2015), ha migliorato il Servizio Sanitario Regionale?
Le AUSL di Area Vasta hanno semplificato o complicato la gestione?
I Presidi Ospedalieri hanno migliorato o peggiorato la capacità di ricovero?
I tempi di attesa per un ricovero programmato sono aumentati o diminuiti?
Il numero dei posti letto ospedalieri sono aumentati o diminuiti?
I tempi di attesa per prestazioni di diagnostica e specialistica sono aumentati o ridotti?
Gli Ospedali periferici/zone disagiate/di zona sono stati potenziati o ridimensionati?
Il Pronto Soccorso dei Presidi Ospedalieri garantisce una migliore risposta o è peggiorato?
Sono state attivate le Case della Salute/Comunità con tutti i servizi previsti?
Sono attivate Case di Salute/Comunità con assistenza h 24, specialisti, diagnostica e Primo soccorso?
Le posizioni dirigenziali/ dipartimentali/struttura/professionali sono aumentate o ridotte?
Il territorio è stato valorizzato?
Le risorse sono state redistribuite tenendo conto delle realtà periferiche?
I Sindaci riescono a indirizzare la programmazione socio-sanitaria in area vasta?
II Bilancio regionale della sanità dal 2015 ad oggi: evoluzione/ disavanzi/tassazione aggiuntiva.
Le prestazioni richieste in libera professione sono aumentate o ridotte?
Il ricorso al Privato è aumentato o ridotto?
I rapporti con le strutture accreditate è aumentato o ridotto?
Il ricorso a rapporti atipici (tipo a gettoni) ha influito nella qualità assistenziale?
Nel campo della Prevenzione (Igiene e sicurezza, Alimenti, veterinaria ecc.) ci sono stati miglioramenti?

Vorremmo che la politica rispondesse a queste domande. Vogliamo che la politica sí metta al servizio dei cittadini e li ascolti.

Per questo siamo tornati.
Il Comitato Referendario si riunirà giovedì 20 febbraio alle ore 15 a Firenze presso la sala degli affreschi del Consiglio Regionale. L’incontro è aperto ad associazioni, comitati, sindacati, pro loco, a chiunque abbia a cuore la Sanità Pubblica, oltre i partiti e gli schieramenti politici perché il diritto alla Salute non ha colore.

Non c’è più tempo.
Se dall’alto non arrivano risposte, è necessaria la mobilitazione e partecipazione dal basso.

I promotori: Giuseppe Ricci  tel. 3356430598
Eva Giuliani (Crest – Comitato Regionale Emergenza Sanità Toscana)
Oreste Giommoni

Poppi, arriva la tassa di soggiorno

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di Melissa Frulloni – Turismo e Casentino. Mondi per alcuni paralleli, destinati a non incontrarsi mai; per altri invece un binomio capace di andare a braccetto e rappresentare il futuro della vallata. Realisticamente una grande promessa, un grande serbatoio di idee, progetti, strutture ricettive, attrazioni, bellezza e natura che si fondono in un unico potenziale. Inespresso dite voi? Forse.

Di iniziative per promuoverlo ne sono state fatte tante; studi di esperti, creazione di associazioni, eventi più o meno grandi volti a portare nuovi e sempre più visitatori nella nostra vallata. E mentre nella maggior parte delle città italiane il fenomeno dell’overturism scoraggia a visite e pernottamenti (che stia per succedere anche alla nostra vicina Arezzo, nei mesi della Città del Natale?), qui in Casentino ci si arrovella ancora su come fare “venire gente”… Che sia questa la nostra forza? Il fatto che qui si va ad un passo più lento (sulla SR71 sicuro, sic!), che si predilige un turismo slow?

Ad oggi, nel concreto c’è una novità importante introdotta nel settore. Nella seduta del consiglio comunale di Poppi dello scorso 19 dicembre è stata deliberata l’introduzione dell’imposta di soggiorno, che entrerà in vigore dal prossimo giugno. “Come amministrazione il nostro obiettivo è quello di essere concretamente al loro fianco, non solo con iniziative mirate, ma anche con strumenti che possano dare continuità e sostenibilità al loro lavoro.” Ha dichiarato l’assessore al turismo di Poppi Eva Amorosi.

La nuova imposta sarà pari a 2 euro al giorno per persona, esclusi i bambini fino a 12 anni, e si applicherà sui primi quattro giorni di pernottamento consecutivi. Inoltre, l’imposta sarà ridotta del 50% per campeggi e ostelli. L’amministrazione comunale di Poppi si impegna ad investire il gettito nel settore turistico e ad organizzare incontri periodici con gli operatori del settore per raccogliere suggerimenti e indicazioni in merito alla destinazione delle entrate, e per coordinare le modalità di pagamento, che avverrà a cadenza trimestrale.

Contraria all’introduzione della nuova imposta di soggiorno è la minoranza di Poppi che la considera “penalizzante per il turismo e per le attività.” – spiega Carlo Toni – “Chiediamo al sindaco e alla giunta di rendere immediatamente pubblica e trasparente la destinazione dell’imposta di soggiorno. La legislazione nazionale prevede che «il gettito sia destinato a finanziare interventi in materia di turismo, manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali e ambientali locali e dei relativi servizi pubblici locali» e lo stesso regolamento comunale richiede che questo introito venga destinato prioritariamente a promuovere il sistema turistico locale mediante la realizzazione di progetti ispirati a macro-obiettivi quali la promozione nazionale e internazionale della destinazione “Poppi”, il sostegno delle strutture ricettive per il miglioramento dei servizi offerti, l’organizzazione di eventi o gli interventi di manutenzione di strutture e infrastrutture con precedenza a quelle di maggiore attrazione turistica. La delibera, invece, omette questa importante voce che denoterebbe anche gli orizzonti operativi e strategici dell’amministrazione in riferimento al settore turistico.”

Altro invito che la minoranza riserva alla giunta di Poppi è di farsi promotrice di “un percorso di coordinamento tra i diversi Comuni della vallata. In quest’ottica, uniformare la tassa di soggiorno potrebbe essere il primo passo di un percorso sinergico per attivare una promozione congiunta, migliorare i servizi e mettere in rete le eccellenze culturali, archeologiche e paesaggistiche dell’intero territorio. Per una materia dai risvolti così importanti per lo sviluppo e la crescita di questa comunità come la tassa di soggiorno sarebbe stato auspicabile procedere con maggiore unitarietà tra Comuni e portatori di interessi.”

Sulla vicenda abbiamo intervistato alcuni albergatori e addetti del settore del Casentino, per capire cosa pensano dell’introduzione della tassa di soggiorno e se reputano questo un passaggio fondamentale non solo per il turismo di Poppi, ma anche per quello dell’intera vallata.

Ci ha risposto Stefano, Albergo Casentino: “Sono uno dei pochi, tra i vari albergatori del Casentino, a non essere favorevole all’introduzione della tassa di soggiorno. Soprattutto avrei reputato fondamentale, prima di istituirla, capire come, dove e con quale strumento, i soldi provenienti dalla tassa verranno reinvestiti nel turismo di vallata. L’amministrazione ce lo ha assicurato a parole, ma mi chiedo, in che modo lo farà nei fatti? Inoltre credo che, vista la diminuzione di visite al Castello di Poppi di questo anno, non avere la tassa di soggiorno ci renderebbe più competitivi.”

Andrea, Albergo La Foresta: “Reputo che l’introduzione della tassa di soggiorno sia utile laddove si riesca a reinvestire i proventi in servizi per il turismo di vallata. Ad esempio, sarebbe essenziale avere delle navette che colleghino direttamente i vari paesi con i luoghi d’interesse; pensate che con gli autobus di linea per arrivare da Badia a Camaldoli ci vogliono 6 ore! Tra attese, cambi e giri lunghissimi. Un servizio bus diretto dovrebbe essere la base… Inoltre, abbiamo chiesto all’amministrazione di introdurre la tassa da giugno 2025, anziché da gennaio, come inizialmente ci era stato proposto, per non mettere in crisi le prenotazioni già registrate e per fortuna questa richiesta è stata accolta.”

Marta, Borgo I tre Baroni: “È da molto tempo che albergatori, addetti del settore e amministrazioni del Casentino discutono dell’introduzione o meno della tassa di soggiorno. In ogni comune e zona d’Italia è presente quindi il fatto che venga istituita anche in Casentino la reputo una normale evoluzione… L’importante è che i soldi vengano reinvestiti nel settore e soprattutto che si capisca come fare. Questo ci è stato assicurato durante i nostri incontri sia dal sindaco Lorenzoni che dall’assessore Amorosi. Abbiamo chiesto che venga scritto anche nel regolamento per essere sicuri che il 100% del gettito della tassa di soggiorno sarà utilizzato per il settore turistico. Inoltre, l’amministrazione ci ha chiesto di inviare idee e proposte che saranno prese in considerazione proprio per renderle fattibili e attuabili. Una cosa positiva che sicuramente farà la tassa di soggiorno sarà quella di portare alla luce tutto il sommerso, tagliando fuori le strutture ricettive che lavorano a nero che, in Casentino, purtroppo non sono poche.”

Carolina, La Torricella: “Quando le persone prenotano nella nostra struttura e vengono a sapere che la tassa di soggiorno non c’è, rimangono piacevolmente sorprese e credo sia un punto a nostro favore, che ci rende più competitivi e interessanti. Chiaramente se è stato deciso di introdurla saranno state fatte le opportune valutazioni, ci auguriamo che il gettito venga realmente reinvestito nel settore turistico. Una cosa che ci un po’ ci preoccupa riguarda le modalità con cui dovremo versare la tassa al Comune… Ci pare un’altra cosa da fare per noi albergatori oltre a tutte le beghe che quotidianamente dobbiamo affrontare. Quindi sono favorevole alla tassa di soggiorno? Ni! Da un lato potrebbe portare qualcosa di buono per il turismo del territorio, ma dall’altro potrebbe risultare un ulteriore problema per gli addetti al settore.”

Lorenzo, Park Hotel: “È da molto tempo che discutiamo con le amministrazioni comunali sull’introduzione dell’imposta di soggiorno. Io e molti altri albergatori crediamo sia un’ottima cosa per il turismo di Poppi e per quello dell’intera vallata perché, in accordo con l’amministrazione, l’intero gettito sarà reinvestito nel settore. Non solo; sarà utilizzato per progetti e idee proposte proprio da noi albergatori. Attualmente le abbiamo condivise durante degli incontri con l’amministrazione, ma presto verranno messe nero su bianco per poi renderle attuabili. Personalmente valuto molto positivamente questa iniziativa perché negli anni non è mai stato investito nulla nel turismo a Poppi e non ci sono fondi per il settore; quello che abbiamo fatto lo abbiamo fatto usando sempre le nostre risorse private… La reputo una grande opportunità per gli albergatori del paese ma anche del Casentino.”

Una nota in merito all’imposta di soggiorno di Poppi ci è arrivata anche da Paola Orlandi, Responsabile Confesercenti per l’Area del Casentino: “Come Confesercenti Casentino siamo sempre stati aperti al confronto, senza preclusioni all’introduzione della tassa di soggiorno anche nella nostra vallata ed anche a Poppi. Ad alcune condizioni base però, come quelle dell’adozione di regolamenti quanto più uniformi tra di loro, specialmente nelle tariffe e nelle modalità di applicazione per le imprese del settore. Sia equa e inserita in visione strategica di rilancio del comparto. Attenzione inoltre alla trasparenza sul gettito che a nostro avviso deve essere esclusivamente impegnata con politiche di animazione e servizi a sostegno del turismo. Abbiamo apprezzato la disponibilità al dialogo dimostrato dalle amministrazioni locali e confidiamo che il confronto continui nelle sedi opportune e nei tempi previsti dai regolamenti, nell’interesse degli operatori da noi rappresentati e dello sviluppo turistico del Casentino.”

Lasciamo anche a voi lettori il giudizio su questa questione che come avrete capito non riguarda solo gli abitanti di Poppi, ma tutti i casentinesi. Indubbiamente la proposta di investire il gettito dell’imposta di soggiorno nel settore turistico è molto interessante. Anche noi come alcuni albergatori ci chiediamo come e quando accadrà e con quale strumento; la promessa di farlo è chiaramente accolta positivamente, ma aspettiamo i fatti e le iniziative concrete che porteranno alla realizzazione di questa iniziativa.

Sabato la premiazione dei tre progetti meritevoli di Fare Impresa 2025

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Sabato 15 febbraio 2025 alle ore 17 presso la sede della Fondazione Baracchi, Bosco di Casina Bibbiena, si terranno le premiazioni del percorso “Fare Impresa 2025” promosso da Prospettiva Casentino e dall’Università di Siena nella persona del Professor Lorenzo Zanni Presidente della Commissione Spin Off dell’Ateneo.

Verrà premiata l’idea migliore di questo speciale contest che ha visto partecipare due istituti superiori e 40 ragazzi meritevoli degli stessi divisi per gruppi trasversali.

Il progetto ha offerto ai ragazzi e alle ragazze l’opportunità di conoscere meglio otto medie e piccole aziende del Casentino – Tacs, Ornina, Villamagra, Giardini di Toscana, Mulino Grifoni, Falegnameria Cecconi, Nocciole.it, Fattorie di Celli – e di definire percorsi innovativi con le stesse.

I ragazzi hanno partecipato sia alle lezioni che alle visite in azienda e poi alla redazione dei progetti innovativi rispetto il modello aziendale.

Il progetto è assolutamente innovativo perchè mette in contatto i giovani con il mondo delle imprese e le sfide del futuro. I testimonial sono docenti universitari e imprenditori così che i ragazzi possano avere delle lezioni diverse. Un’altra finalità è quella di conoscere meglio il loro territorio, entrare in contatto con varie realtà aziendali dove possono conoscere meglio le produzioni del territorio. La sfida che si pone l’associazione è quella di farli lavorare su idee innovative che siano in grado di aprire la strada a un Casentino diverso e più proiettato al futuro.

Conoscere il territorio produttivo del Casentino, dare nuove idee alle imprese dopo un’analisi delle stesse e del territorio, realizzare un’analisi di mercato e un piano marketing, ma anche valutarne la sostenibilità economico-finanziaria. Tutto questo ha rappresentato il percorso progettuale proposto ai 40 studenti di Isis Fermi di Bibbiena e IISS Galilei di Poppi, divisi in otto gruppi trasversali per provenienza e formazione. La presenza, come tutor con funzioni di mentoring, di molti imprenditori casentinesi che fanno parte dell’associazione Prospettiva Casentino, ha completato il quadro del percorso sull’alternanza scuola-università.

Sabato la commissione formata da università e imprenditori, riconoscerà alle prime tre idee ritenute meritevoli – rispetto ai temi trattati in aula e al concetto di innovazione e sostenibilità – un premio in denaro messo a disposizione dell’associazione stessa, dalla Fondazione Giuseppe e Adele Baracchi e da Dimitri Bonucci come Banca Mediolanum.

Saranno presenti alla presentazione pubblica gli imprenditori, l’amministrazione di Bibbiena e i dirigenti Elisabetta Batini e Maurizio Librizzi che hanno collaborato fattivamente al percorso.

 

 

 

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