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venerdì, 25 Aprile 2025
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Ammazzo il tempo!

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di Denise Pantuso – Ammazzare il tempo è un modo dire e come tale unisce due parole che prese nel suo significato concreto non direbbero ciò che intendono dire. Ad esempio “tagliare la corda” descrive un’azione completamente diversa dal senso figurato per cui viene usata, ovvero scappare. La caratteristica dei modi di dire è infatti proprio quella di rimandare ad un senso figurato della realtà, prevede una capacità di astrazione necessaria a figurarsi mentalmente un significato diverso e a cogliere il senso metaforico del dire. Nel caso specifico di “ammazzare il tempo” l’interpretazione che ne è stata data nel corso del tempo porta con sé due significati.

Il primo indica quelle situazioni in cui le persone non avendo niente da fare devono inventarsi qualcosa per far trascorrere il tempo: leggere, camminare, pulire casa, consultare un amico. Questa prima modalità di intendere “ammazzare il tempo” prevede l’attesa di qualcosa, si fa qualcosa adesso per attendere un momento futuro. Di fronte al tempo morto, ovvero al non aver da fare niente, ciascuno si adopera per trovare qualcosa che sia più o meno piacevole o interessante e che lo porti in un futuro prossimo. C’è una posizione attiva e propositiva del fare.

Nel secondo caso ammazzare il tempo indica una sorta di indolenza nel vivere, la noia di vivere che feriva l’eternità secondo alcuni pensatori poiché la dimensione temporale come progetto per il futuro è completamente interrotta.

Ammazzare il tempo in questo caso è visto come interruzione della possibilità di pensarsi nel futuro, annullandosi nel presente e spesso rimanendo a lungo nella noia. Recentemente, parlando con un giovane, sono rimasta sorpresa dall’uso che ha fatto di questo modo di dire. Ho intuito che l’uso che ne stava facendo non era l’uso conosciuto, ma qualcosa che rimandava ad un altro sentimento di essere nel mondo. Lui stesso mi ha detto “ammazzo il tempo nel vero senso della parola!”. Questo nuovo uso del modo di dire descrive un fenomeno molto comune che si trova nei giovani e, ahimè, sempre più anche nei bambini seppur in modalità diversa.

Il tempo è realmente ammazzato, ucciso. La dimensione propulsiva della vita collassa sul gesto dello “scrollare”. Scrollare significa far scorrere in maniera continuativa, senza particolare attenzione, le pagine di Facebook, Instragram e qualsiasi elemento digitale che possa dare informazioni, proporre immagini e contenuti. Lo scrollare indica quell’azione per cui si scorre in maniera continuativa sul cellulare senza ragione alcuna. Questo gesto non è accompagnato da una particolare ricerca di contenuti, dal piacere di vedere che cosa succede, non è accompagnato dall’attesa di un tempo futuro, ma è un puro “ammazzare il tempo” ovvero rimanere incollati, rapiti, con uno stato un po’ soporifero e imbambolato alle pagine digitali.

“Passano le ore e io non mi accorgo, a fine giornata mi dico – ma cosa ho fatto oggi? – Niente mi rispondo, anzi non ho fatto quello che avrei voluto fare!”. In questo ho intravisto la dimensione concreta della parola, un uso di ammazzare il tempo che non è figurativo ma reale e che si rappresenta nel modo stesso di fare una cosa. Lo scrollare è un movimento automatico su cui un soggetto si eclissa, vive fuori dal tempo e senza tempo.

Non solo non c’è più il tempo morto da riempire, non c’è più come tempo perso per la progettazione del futuro, ma c’è un tempo che annulla l’esistere come viventi. Questa dimensione concreta dell’ammazzare il tempo è quello stato che si vede anche nei bambini che, ahimè sempre più spesso, siedono in maniera passiva fin dalla tenerissima età di fronte a video animati su cellulari o I pad.

Dott.ssa Denise Pantuso Psicologa e psicoterapeuta individuo, coppia e famiglia www.denisepantuso.it – tel. 393.4079178

(Rubrica ESSERE L’Equilibrio tra Benessere, Salute e Società)

Sacci: scriviamo la parola fine

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di Mauro Meschini – È sempre lì! Maestosa e ingombrante presenza, ormai eletta sul campo a simbolo, suo malgrado, della vallata, al pari dei castelli di Poppi, di Romena o di Porciano. Non ha la stessa bellezza, né tantomeno la secolare storia, ma probabilmente negli ultimi decenni è stata, più dei prestigiosi manieri, sotto i riflettori, al centro delle discussioni, ostaggio di dispute e scontri che non si sono svolti sul campo di battaglia, ma che hanno avuto visibilità e risalto sulle pagine dei giornali, nelle aule dei tribunali e in tanti atti e decisioni che si sono susseguite per un lunghissimo tempo.

Nelle ultime settimane e mesi ci sono state occasioni che hanno permesso di tornare più volte sull’argomento ex SACCI, ma senza che tutto questo «movimento» permettesse di giungere, finalmente, ad una conclusione, alla parola «fine» di una storia infinita che ha, probabilmente, stancato.

Proviamo a ripercorrere i lunghi anni che hanno visto protagonista il «mostro», un modo per rispolverare le vicende che si sono susseguite e per arrivare a quello che accade oggi. Nel 2017 Marino Franceschi, proprietario dell’area dove sorge la ex SACCI, raccontò a questo giornale il suo punto di vista sull’intera vicenda, proponiamo parti di quell’articolo, invitando chi volesse il testo integrale ad andare a rileggerlo sul nostro sito internet («La versione di Marino» su www.casentino2000.it, n.d.r.).

«[…] Nel 2002 la Marino Fa Mercato Spa, nella persona di Marino Franceschi, acquista l’ex Cementificio Sacci, per una somma non indifferente. Tra le mani stringiamo un foglio datato 8 marzo 2013, con cui la Provincia di Arezzo trasmette ai Comuni di Bibbiena e Chiusi della Verna, alla Regione Toscana, al Dipartimento Arpat di Arezzo, all’Azienda USL 8, al Prefetto di Arezzo e alla stessa Marino Fa Mercato Spa, “di rilasciare la certificazione di mancata necessità di bonifica dell’area dell’ex Cementificio Sacci”. «Dopo 11 anni che mi hanno tenuto inchiodato, fermo, senza darmi la possibilità di fare nulla finalmente è arrivato questo provvedimento nel 2013 che, nonostante sia stato davvero importante, non ha ovviamente smosso niente! Anche i Comuni di Chiusi e Bibbiena hanno fatto il possibile per non farmi realizzare i miei progetti sulla Sacci. I due comuni chiamarono degli architetti esterni che allargarono il comparto della Sacci. In sostanza intervenire sull’ex Cementificio sarebbe stato possibile solo acquistando altri capannoni e terreni adiacenti la SACCI stessa che, a dire dell’architetto incaricato dal Comune di Chiusi, ne erano parte integrante, ma che però erano di altri proprietari che non erano intenzionati a vendere a me… Anche il Comune di Bibbiena incaricò un altro architetto che fece scrivere al geometra che la SACCI era un oggetto che doveva essere conservato; non solo era un tipico elemento di archeologia industriale, ma rappresentava anche la storia del Casentino, il suo passato e per questo non poteva essere demolita. Bella la SACCI… Ma ci pensate?! […]».

La nostra similitudine con i castelli, quindi, era già stata pensata e qualcuno aveva attribuito alla SACCI un qualche valore «storico»… ma andiamo avanti. Dopo questo primo decennio, che non vede interventi nell’area ex SACCI, viene demolita parte dell’edificio. «[…] Appena la parte della SACCI nel comune di Chiusi fu demolita, l’Arpat mi disse che tutti quei detriti li avrei dovuti macinare, indicandomi anche la ditta che avrebbe fatto il lavoro, perché le macerie di quelle dimensioni erano da considerarsi pericolose. Faccio esattamente quello che l’Arpat mi dice e dopo il loro benestare carico i detriti sul camion e li porto a Subbiano. Fatta la massicciata di tutta l’area, ancora l’Arpat mi dice che non va bene e che il materiale che ho trasportato è da cosiderarsi “rifiuti speciali non pericolosi (rifiuti misti da demolizione)”… Ma se la Provincia, nel 2013 aveva dichiarato che non era necessario bonificare l’area della SACCI come è possibile che il materiale da lì spostato, caricato in un camion e portato a Subbiano, sia diventato improvvisamente “rifiuto speciale”? Nessuno lo sa, resta il fatto che l’area di Castelnuovo è ancora ad oggi sotto sequestro![…]».

Arriviamo quindi al 22 settembre 2016 quando l’area viene sequestrata per la presunta presenza di materiale pericoloso e si apre un procedimento a carico proprio di Marino Franceschi che così commentò quei fatti.

«[…]«Avete presente l’ex spaccio, lo stabile adiacente alla SACCI; lì avevo messo una grossa serratura, lo avevo chiuso come si deve per non farci entrare nessuno… Quando hanno gridato alla “bomba ecologica” hanno detto una massa di stupidate… Io non ho mai buttato niente dentro alla SACCI, figuriamoci l’amianto! Piuttosto è stato qualcun altro a farlo! Hanno gettato nella mia proprietà il materiale tossico e pericoloso, poi mi hanno accusato di avercelo scaricato io. Pensate che quando ce lo hanno messo hanno scardinato la serratura, l’hanno rotta e nell’ex spaccio ci hanno messo 5 o 6 ballini di eternit spezzettato, più 32 lastre dove era l’appartamento del custode. Inoltre hanno spezzettato delle lastre, spargendole a terra guarda caso solo nel territorio del Comune di Bibbiena. Se erano stati dei delinquenti qualsiasi non si sarebbero certo preoccupati di rompere una serratura, avrebbero buttato tutto il materiale in terra, fuori, a casaccio.» […]».

In quel momento l’iter giudiziario era in corso ma oggi sappiamo che in realtà non c’era effettivamente nessuna «bomba ecologica» visto che il 22 dicembre 2022 il Tribunale ha deciso di assolvere Marino Franceschi nel procedimento a suo carico perché il fatto non sussiste e ha, allo stesso tempo, disposto «la restituzione all’avente diritto di quanto sottoposto a sequestro».

Particolarmente importante, nella sentenza, il riferimento alle analisi svolte sui campioni di terreno raccolti nell’area. «[…] in nessuno dei topsoil è stato rinvenuto amianto, quindi, tutte le analisi sono risultate negative […]». Con queste parole e decisioni si è così chiusa la vicenda giudiziaria, ma questo non ha cambiato molto per il futuro di questo angolo di Casentino, né tantomeno ha attenuato i toni della discussione.

Altro motivo di polemiche incrociate è stata la pubblicazione dell’Ordinanza dello scorso 19 febbraio del Sindaco di Bibbiena, Filippo Vagnoli, che sollecita lo stesso Marino Franceschi a procedere alla rimozione dei rifiuti presenti nell’area, cosa che probabilmente sarebbe comunque già stata fatta da tempo se non fosse stata posta sotto sequestro. In ogni caso nel documento emesso si ritiene: «[…] che l’ordinanza non abbia carattere contingibile e urgente, poiché non sono emersi elementi nuovi che indichino un aggravamento della situazione ambientale e sanitaria rispetto a quanto già valutato dal Tribunale nel 2022. che l’obbligo di rimozione dei rifiuti discenda dal principio di corretta gestione ambientale e della responsabilità del detentore del sito, ai sensi dell’art. 192 del D.Lgs. 152/2006, indipendentemente dalla pericolosità immediata dei materiali presenti. che la presenza di materiali contenenti amianto e fibre artificiali vetrose imponga comunque un’azione di rimozione conforme alle norme di sicurezza ambientale, pur non configurandosi un pericolo per la pubblica incolumità relativo alla popolazione residente nell’area limitrofa […]».

Quanto sopra sembra non sia stato condiviso da Vincenzo Ceccarelli, capogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale, e da Lucia De Robertis, presidente della commissione Infrastrutture e ambiente, che sono intervenuti sull’argomento alla vigilia di un recente incontro sul tema organizzato al Corsalone.

“Bene ha fatto il comune di Chiusi della Verna a convocare un confronto sui temi della sicurezza e della salute pubblica dell’area Ex Sacci. Bastava leggere la sentenza del Tar, i verbali di Arpat ed Asl per capire la necessità di intervenire urgentemente. Invece si è cercato di negare l’evidenza dichiarando che tutto era a posto. Dopo circa 700 giorni, con grande ritardo, smentendo tutte le sue tranquillizzanti dichiarazioni il sindaco di Bibbiena, il 19 febbraio scorso, ha finalmente emesso l’ordinanza, anche perché nonostante le evidenze fornite da ARPAT e ASL sulla presenza di rifiuti pericolosi e cancerogeni, ancora nulla è stato fatto per la bonifica. È una situazione ormai insostenibile, che mette a rischio la salute dei cittadini. In questa ordinanza si individuano tempi e responsabilità su questo intervento. Speriamo che questa volta sia fatta bene e controlleremo che venga eseguita. Da parte sua la Regione Toscana ha già stanziato 32 milioni di euro per la realizzazione della variante viaria necessaria a mettere in sicurezza la SR71 e per sostenere il rilancio dell’area ex Sacci. È chiaro a tutti che non esiste alcun ostacolo economico alla realizzazione di quest’opera, ma è evidente che prima di qualsiasi progetto è necessario garantire la tutela della salute pubblica”.

In questa dichiarazione si aggiunge di nuovo un ulteriore tema che ha contribuito negli ultimi anni ad animare la discussione, l’ipotesi di realizzare la variante stradale del Corsalone, che andrebbe anche ad interessare l’area Sacci, con una previsione di spesa di 32 milioni di euro. In particolare l’effettiva disponibilità di queste ingenti risorse è stata al centro di più interventi. Ma una delibera approvata dal Comune di Bibbiena il 30 settembre 2024 aveva su questo indicato un percorso totalmente diverso introducendo un’ulteriore variabile nel confronto. Così il sindaco di Bibbiena, Filippo Vagnoli aveva presentato la decisione.

“La proposta che lanciamo alla Regione Toscana va proprio a valorizzare il loro impegno su questa zona che rappresenta da anni un problema importante per la vallata. La variante del Corsalone è una strada che dovrebbe essere realizzata dentro la ex SACCI con un investimento di circa 32 milioni di euro. Quello che il consiglio di Bibbiena chiede di destinare 15 dei 32 milioni a un progetto pubblico privato ovvero un centro di alta formazione professionale per i nostri giovani. Questo ci fa raggiungere vari obbiettivi. Innanzitutto un risparmio di fondi pubblici per un’opera che, alla luce dei fatti, è di dubbia utilità poiché copre poco più di 1 chilometro e mezzo e non prevede l’abbattimento del rudere SACCI. Allo stesso modo ci darebbe l’opportunità, come Casentino, di realizzare un progetto pubblico privato per l’alta formazione dei giovani e attrattivo per molti che provengono anche da fuori Casentino, attivando un modello di formazione post diploma di area interna che ci porterebbe nel futuro dando un sostegno a famiglie e imprese”.

Questo intervento del sindaco era sembrato andare a completare una sua precedente riflessione, rilasciata proprio a questo giornale nell’aprile del 2024, in un’intervista congiunta con Marino Franceschi. “La storia della variante ha bloccato il recupero dell’area perché sia noi, come Comune, che Marino, non abbiamo saputo come muoverci. La Regione ha sempre detto alla proprietà di demolire l’ex cementeria e quindi di riqualificare l’area; solo dopo loro avrebbero deciso se fare la strada o meno. Capite che è una posizione paradossale; ripeto, se l’ente era intenzionato a fare la variante bastava espropriare e realizzarla! Soprattutto, da un anno e mezzo a questa parte, da quando la SACCI è stata dissequestrata. Con il sequestro la situazione era bloccata e in stallo e la Regione utilizzava, forse anche con ragione, questa scusa per non intervenire. Ma una volta dissequestrata l’area, non ci sono più vincoli per non intervenire, ma, come detto, è sempre mancata la volontà”.

Ci fermiamo qui, non avendo certo esaurito le possibili citazioni che avremmo potuto fare. Quello che crediamo di aver capito, se possiamo permetterci, è che continuare con lanci e rilanci, frasi e contro frasi, denunce e ordinanze, sollecitazioni e critiche a distanza non siano le modalità che permetteranno di arrivare ad una soluzione e, per prima cosa, all’abbattimento della ex Sacci che, oltre ad essere l’ingombrante presenza di cui parlavamo all’inizio, crediamo possa diventare anche un vero e proprio pericolo, non per le ragioni dette finora, ma per il rischio di crolli o cedimenti che il degrado dovuto al tempo trascorso potrebbe provocare.

Riprendendo il titolo di questo articolo viene da ripetere: C’è la volontà di scrivere la parola fine sulla questione ex SACCI? Si vuole realmente cancellare questa presenza? Bene. Che tutte le parti interessate si siedano intorno ad un tavolo e facciano quello che non è stato fatto fino ad ora: si parlino apertamente senza pregiudizi e disponibili all’ascolto e al dialogo. Siamo consapevoli che arrivare ad un confronto non sarà facile, ma non vediamo davvero alternative.

Per una volta siamo d’accordo con il Sindaco di Chiusi della Verna Giampaolo Tellini che, sempre alla vigilia dell’incontro al Corsalone ha affermato: «[…] Io, per parte mia, riconfermo la piena disponibilità del Comune di Chiusi della Verna a collaborare con il collega di Bibbiena e con tutti gli altri primi cittadini, affinché si metta finalmente un punto a questa vicenda. Non possiamo permetterci di perdere altro tempo: l’area va bonificata subito, senza ulteriori ritardi”. Siamo d’accordo, e la miglior bonifica si potrà ottenere con l’abbattimento totale dell’edificio e il recupero di quell’immenso spazio.

Cosa farci poi, anche questo si potrà concordare, per adesso, permetteteci ancora due parole. Le prime per ricordare solo che la proposta originale di creare un polo formativo l’avevamo fatta su questo giornale e si trattava di far nascere lì la Scuola Secondaria Superiore del Casentino unendo gli istituti già presenti a Bibbiena e Poppi. La riteniamo ancora una proposta importante e ambiziosa che offrirebbe alle ragazze e ai ragazzi una struttura moderna e attrezzata dove studiare e crescere. Nelle due scuole sono presenti adesso circa 1080 studenti, una nuova sede unica in un luogo così centrale e raggiungibile sarebbe in grado di accrescere questo numero in maniera consistente. In più permetterebbe anche di ampliare l’offerta formativa e riproporre finalmente percorsi di studio non più presenti o mai previsti nella vallata, come il Liceo Classico o l’Istituto Agrario.

Altra riflessione riguarda l’ipotesi di destinare 32 milioni di euro per la variante del Corsalone, davvero si pensa sia una priorità?

Stia: è festa! La “Squadrina” vince il campionato di Seconda Categoria

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di Mirko Goretti – Una stagione da incorniciare, un dominio assoluto e un traguardo finalmente raggiunto: complice la sconfitta del Circolo Fratticciola (secondo in classifica) a Indicatore, allo Stia basta il 2-2 sul campo del Poppi per laurearsi campione del girone I di Seconda Categoria con due giornate d’anticipo ed ottenere la tanto agognata promozione in Prima Categoria.

Al fischio finale è esplosa la festa per i ragazzi di mister Marcello Certini, protagonisti di un campionato straordinario: 21 vittorie, 6 pareggi ed una sola sconfitta. Trascinati dai gol di Nicola Andreini (21 reti), Tommaso Danesi ed Edoardo Agostini (entrambi a quota 13), i viola hanno potuto contare su quello che con 81 gol segnati è il miglior attacco del campionato e su una difesa solidissima, seconda soltanto a quella del Pratovecchio.

Dopo una serie di stagioni positive ma sfortunate, con la promozione sempre sfumata ai play-off, questa volta non c’è stata storia: lo Stia ha potuto dimostrare di essere la miglior squadra della categoria e di avere le qualità per vincere, anzi, stravincere il campionato.

Accompagnati dagli immancabili Purple Eagles, il gruppo di tifosi formato da decine di ragazzi del paese che ha spinto la squadra settimana dopo settimana verso la conquista del titolo, i giocatori della “Squadrina” hanno sfilato per le vie di Pratovecchio Stia festeggiando tra cori, bandiere e applausi il tanto atteso trionfo che riporta la formazione viola in Prima Categoria a 9 anni dall’ultima volta (stagione 2015/2016).

E il tempismo non poteva essere migliore: proprio quest’anno la società, fondata nel 1925, festeggia il suo centenario. E quale modo migliore di celebrare 100 anni di storia se non con la vittoria del campionato?

(foto di Paolo Moracci)

Mercato di Ponte a Poppi: si torna alla disposizione pre covid

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Lo storico mercato di Ponte a Poppi del martedì torna finalmente all’originale assetto, ovvero quello pre covid. Nel periodo della pandemia si era resa necessaria la riorganizzazione della disposizione dei banchi, come da restrizioni e da norme di distanziamento. Ora che il periodo emergenziale è lontano, è giusto tornare alla normalità, come da richiesta degli ambulanti di piazza Garibaldi.

L’amministrazione ha accolto infatti la proposta degli operatori, fortemente voluta dalle associazioni di categoria (Confcommercio e Confesercenti), di tornare alle postazioni pre covid, alternando i banchi di generi alimentari, prima distaccati e isolati nel parcheggio della Casa di Comunità (ex Casa della Salute), agli altri banchi e senza l’occupazione dei parcheggi utili al servizio sanitario.

“Abbiamo deciso, consultando le varie rappresentanze, di tornare in via temporanea all’assetto pre covid – ha confermato l’assessore alle attività produttive e vicesindaco Eva Amorosi – ogni operatore riprenderà la posizione per la quale ha la concessione: tutti in piazza Garibaldi e i generi alimentari alternati con gli altri, assecondando così le richieste della maggioranza degli operatori. Cercheremo anche di uniformare l’occupazione in metri quadrati per ogni operatore – ha continuato – con l’aiuto prezioso dell’ufficio tecnico e della Polizia Municipale”.

Il carattere temporaneo dell’intervento è dovuto al fatto che la proposta al momento è frutto di una delibera di giunta e non di un atto definitivo del Consiglio Comunale. L’amministrazione procederà quindi alla nuova organizzazione dei banchi già da questo martedì, così da saggiare l’impatto positivo del nuovo assetto e poter procedere eventualmente alle modifiche regolamentari che si renderanno necessarie.

Leggi il nostro articolo sul tema: https://www.casentino2000.it/lultimo-mercato/

La tutela dei beni archeologici: una storia di conquiste e dispersioni. Il caso del Lago degli idoli

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di Caterina Zaru – Nel cuore del Casentino, alle pendici del Monte Falterona, si trova il Lago degli Idoli, uno dei più significativi santuari votivi etruschi. La sua scoperta nel 1838 avvenne in un periodo privo di una legislazione adeguata alla tutela del patrimonio archeologico, circostanza che favorì la dispersione di numerosi reperti in musei e collezioni private internazionali.

La scoperta del Lago degli Idoli fu fortuita: una pastorella di Stia rinvenne una statuetta di bronzo raffigurante Eracle sulle sponde del lago, allora noto come Lago di Ciliegeta. Questo ritrovamento attirò l’attenzione di studiosi e antiquari, portando a scavi che riportarono alla luce circa 650 statuette bronzee, monete etrusche, punte di freccia e frammenti ceramici. La vasta quantità di statuette rinvenute conferì al lago il nome attuale. Tuttavia, l’assenza di un metodo scientifico negli scavi e di una normativa specifica per la tutela dei beni archeologici permise la dispersione di questi reperti.

Molti finirono in prestigiosi musei stranieri, come il British Museum di Londra e il Louvre di Parigi, mentre altri entrarono in collezioni private, rendendo complessa la ricostruzione del contesto archeologico e culturale del sito. La consapevolezza dell’importanza di proteggere il patrimonio culturale iniziò a emergere nella seconda metà del XIX secolo. Dopo l’Unità d’Italia, si avvertì la necessità di una legislazione organica che superasse il particolarismo regionale e bilanciasse l’interesse pubblico con la proprietà privata. Lo Statuto Albertino del 1848 garantiva l’inviolabilità della proprietà privata, rendendo difficile l’introduzione di normative restrittive per la tutela del patrimonio culturale.

Nel 1871, la Legge Rattazzi introdusse le prime forme di tutela, riconoscendo l’importanza della conservazione pubblica dei reperti. Tuttavia, solo con la legge n. 364 del 20 giugno 1909 si sancì l’inalienabilità dei beni archeologici e si limitarono le esportazioni, ponendo le basi per una tutela più efficace del patrimonio culturale italiano. Il successivo Regio Decreto n. 363 del 1913 stabilì criteri più stringenti per gli scavi archeologici, imponendo autorizzazioni specifiche per l’esportazione di reperti.

Questi provvedimenti segnarono un cambio di rotta, volto a impedire ulteriori dispersioni di beni culturali di valore inestimabile. Nel corso del XX secolo, la normativa in materia di tutela si è ulteriormente evoluta, culminando nel Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio del 2004, che disciplina la protezione e la valorizzazione del patrimonio culturale nazionale. Questo codice sancisce in modo definitivo il principio dell’inalienabilità dei beni archeologici e rafforza il controllo dello Stato sulla loro gestione e conservazione.

Il Museo Archeologico del Casentino si inserisce in questo percorso di valorizzazione e tutela del patrimonio culturale. Attraverso mostre, conferenze e attività didattiche, il museo si impegna a sensibilizzare il pubblico sull’importanza della conservazione dei beni archeologici, affinché episodi di dispersione come quello del Lago degli Idoli non si ripetano in futuro. L’educazione e la divulgazione scientifica rappresentano strumenti fondamentali per accrescere la consapevolezza collettiva sull’importanza della tutela del patrimonio. Recentemente ho avuto l’opportunità di partecipare all’evento promosso dal Progetto Restart dell’Università degli Studi di Firenze, tenutosi a Stia venerdì 7 marzo, proprio sul tema del Lago degli Idoli.

Questo incontro, aperto alla cittadinanza, è stato concepito per raccogliere saperi e opinioni direttamente da chi vive il territorio, coinvolgendo attivamente la comunità nel processo di valorizzazione del patrimonio archeologico locale. La risposta del pubblico è stata positiva e il metodo adottato si è rivelato particolarmente efficace nel far emergere spunti di riflessione interessanti. Attendiamo con grande curiosità e interesse i risultati dello studio condotto dall’Università di Firenze, che contribuirà ad approfondire ulteriormente la conoscenza di questo sito di straordinario valore storico e culturale. Il progetto Restart, infatti, si propone di sviluppare strategie innovative per la valorizzazione e la gestione sostenibile del patrimonio culturale e naturale della Toscana, coinvolgendo istituzioni, studiosi e cittadini in un dialogo aperto e partecipativo.

Il caso del Lago degli Idoli evidenzia come la tutela del patrimonio culturale non sia solo una questione legislativa, ma anche di sensibilità e responsabilità condivisa. Proteggere i beni archeologici significa custodire la nostra identità e trasmetterla alle generazioni future. Oggi disponiamo di strumenti e normative per impedire nuove dispersioni, ma la sfida resta quella di recuperare e valorizzare quanto possibile, ricostruendo il mosaico della nostra storia, tassello dopo tassello.

In conclusione, il Lago degli Idoli rappresenta un esempio emblematico dell’importanza di una legislazione efficace e di una coscienza collettiva nella tutela del patrimonio culturale. Solo attraverso un impegno congiunto di istituzioni, studiosi e cittadini possiamo garantire la conservazione e la valorizzazione della nostra eredità culturale.

La tutela del passato è un dovere che ci lega alla nostra storia e alla memoria collettiva di una civiltà che, nonostante le dispersioni subite, continua a parlarci attraverso i reperti e i luoghi che ancora oggi possiamo studiare e preservare.

Caterina Zaru, Direttrice del Museo Archeologico del Casentino “Piero Albertoni”

(ARCHEOCASENTINO Rubrica a cura del Museo Archeologico del Casentino ‘Piero Albertoni’)

Lettera per Fido

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di Nadia Guidotti – Io quando ti guardo, Fido, penso che certe cose non le capirò mai. Ad esempio non capirò mai come sia possibile che tu sia ancora qui, dentro la gabbia di un canile, da più di quattro anni.

Non capirò mai come sia possibile che nessuno sguardo si sia davvero posato su di te, che nessuna famiglia ti abbia ancora fatto spazio nella sua vita. Non capirò mai, se è per questo, come sia possibile che ancora troppi, troppi dei tuoi amici, stiano condividendo lo stesso tuo destino, alcuni anche da molto più tempo. Ma ci sono cose, invece, che ho ben chiare dentro di me, Fido, forti come la luce che sempre hai negli occhi. E’ chiaro che il tuo essere un cane “normale” ti abbia in qualche modo penalizzato: sei un segugio marrone, buffo e simpatico da morire, ma un normalissimo segugio marrone. No, non ti offendere, certo che non sei affatto normale, che cosa hai capito? Sei unico, giuro! Ma purtroppo ancora nessuno è riuscito a vederti come ti vediamo noi volontari.

E’ chiaro che la tua natura sia meravigliosamente viva: vivi i tuoi sentimenti di affetto verso chiunque, viva la tua gratitudine, viva la tua voglia di affrontare ogni nuovo giorno sempre come un gioco, nonostante tutto. Poi è chiaro, se lo vuoi sapere, che vederti correre nel bosco o prendere la rincorsa per tuffarti in piscina equivale circa alla cura contro ogni tristezza umana. Uno ti guarda e gli passa la malinconia, ci credi? E’ chiaro, Fido, che ogni qualvolta ci siano stati visitatori sei stato brillante e magnifico con tutti, adulti e bambini, soprattutto bambini!

Così come è altrettanto chiaro che non gradisci la presenza di altri cani maschi, ma letteralmente ami la compagnia delle femminucce. Con Brunilde, infatti, siete pappa e ciccia, tutte rincorse e nascondini. E’ chiaro, Fido, che di amici fedeli e alleati come te se ne troveranno pochi, noi umani. Ti ricordi? Sei arrivato che eri una bomba esuberante. Poi, come tipico tuo, ci hai un po’ studiati e subito, ma dico subito, chiamati al gioco della collaborazione. In ogni evento fuori ti sei dimostrato bravissimo, per ogni cosa insegnata tu l’hai subito recepita, anche in un canile, anche con così tante diverse persone. E sai cosa vuol dire. questo?

Che non appena troverai una casa avrai tutte le carte in regola per diventare il cane perfetto! (Certo, lo sei già, per noi!) Dai Fido, adesso ti lascio ai tuoi giochi e alle tue palline, ma lasciami dire un’ultima cosa. E’ chiaro insomma che nessuno ti abbia davvero visto fino in fondo, che nessuno abbia davvero colto la tua anima scintillante. Ma basterebbe anche una sola famiglia, un solo adottante in grado di soffermarsi sulla tua eccezionale normalità, per poter avere finalmente la vita che meriti: la migliore!

(Rubrica CASENTINO a 4 ZAMPE)

Canile intercomunale di San Piero in Frassino http://canilicasentino.blogspot.com Per info: 347.5421554 – orario di apertura al pubblico: Sab. e Dom. dalle 10,00 alle 12.00

Le eccellenze del territorio al mercato di Campagna Amica di Bibbiena

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l mercato di Campagna Amica di Bibbiena è situato nella parte bassa del paese, in piazza Generale Sacconi, punto di riferimento per i casentinesi il sabato mattina per la spesa dal produttore al consumatore, tracciata, garantita e di qualità!

Qui è possibile acquistare prodotti esclusivamente freschi e di stagione direttamente dalle aziende di Campagna Amica che portano a Bibbiena il meglio dell’agroalimentare a Km0 di tutta la provincia. Nasce così un nuovo luogo di incontro per i cittadini dove poter acquistare dai formaggi ai salumi, dall’ortofrutta alla carne e ancora latte, piante e fiori.

Andiamo a conoscere meglio le aziende che lo animano a cominciare dall’Azienda Agricola Belardini Mario con vino rosso e bianco in bottiglia e in bag in box, ancora la Società Agricola Canvecchio di Matteucci con formaggi pecorini e uova e poi ancora Il Ghiandaio Azienda Agricola con salumi e carne suina. Con il loro food truck troviamo Lodoleto Azienda Agricola Vigiani Sisto con latte, formaggi a pasta molle, mozzarella, burro e yogurt e panna cotta con moltissimi gusti.

Sia da Pollice Verde Società Agricola di Dioni che da Zucchini Francesca Azienda Agricola è possibile trovare tutta l’ortofrutta di stagione, e le migliori piante fiorite ed una vasta varietà di piantine da orto si possono scegliere all’Azienda Agricola Le Ginestre di Mazzetti Moreno che in questo periodo regala una fioritura di colori e profumi sorprendente, così come tutto il mercato!

Le offerte di lavoro in Casentino del Centro per l’Impiego

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Looking For Work

Le nuove offerte settimanali di lavoro in Casentino del Centro per l’Impiego. Anche questa settimana gli incentivi e le opportunità regionali per i datori di lavoro e le persone fisiche, oltre le chiamate dirette al lavoro. I tirocini curriculari retribuiti 2023/24. Gli Avvisi Pubblici per la concessione di contributi a imprese e/o datori di lavoro finalizzati a garantire incentivi all’assunzione degli iscritti alla legge 68/1999 con disabilità di natura psichica. Il bando per servizi innovativi delle imprese di GiovaniSì. E l’avviso pubblico per il finanziamento di piani di Welfare Aziendale per la conciliazione di vita-lavoro 2023-2025.

Scarica la newsletter: Offerte Lavoro Casentino 28 03

Gli orari dei Centri per l’Impiego della Toscana sono i seguenti:

lunedì 9:00 – 13:00

martedì 9:00 – 13:00 pomeriggio 15:00 – 17:00

mercoledì 9:00 – 13:00

giovedì 9:00 – 13:00 (su appuntamento), pomeriggio 15:00 17:00

venerdì 9:00 – 13:00

È in edicola CASENTINO2000 di aprile

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Il mese di aprile, con il numero 377, ci porta una bella novità: riapre a Bibbiena la storica edicola di Piazzolina, grazie alla sinergia tra volontariato, pubblico e privato. L’Edicola di Piazzolina non sarà soltanto un luogo in cui poter tornare ad acquistare i giornali, ma sarà un punto di ritrovo, aperto a tutti e per tutti; una componente del tessuto urbano, un presidio sociale come le poste e il bar… E culturale in cui ritrovare il senso di comunità.

Dopo questa bella notizia, che vede coinvolto direttamente anche il nostro giornale, parliamo di SACCI e la sua storia infinita caratterizzata da scontri e polemiche. Un impegno comune può permettere di trovare una soluzione? In questo mese non potevamo non occuparci del 25 aprile. 80 anni dopo lo ricordiamo ascoltando i pensieri e le riflessioni di chi è nato all’inizio del terzo millennio. Ci spostiamo poi su Poppi e su un suo “tesoro”, la Campaldino Tennis, con la storia della società che compie 60 anni. E sulle voci di un possibile trasloco che deve comunque garantire la continuità e lo sviluppo delle attività sportive.

Ci occupiamo poi di sanità; è partito l’iter per arrivare ad un referendum che permetta di abolire le aree vaste. Intervista a Giuseppe Ricci, uno di promotori. Si parla poi di politica e della sua “insostenibile leggerezza”, pensando al futuro dell’Europa e ritrovarsi, in un attimo, a riflettere sul «trenino» del Casentino… Infine, ma tanti altri sono gli articoli tutti da leggere, un’intervista a Stefano Lanini sul grande successo per le serate over 40 organizzate al River Piper di Castel San Niccolò. Il sabato sera in Casentino sale la febbre…

Anche questo mese troverete inoltre in CASENTINO2000 l’immancabile la rubrica del Canile del Casentino; le vostre lettere sulla rubrica Blocknotes e ancora Cosa Bolle in Pentola che ci propone un piatto a tema “quaresima”. Gli interventi medici e nutrizionali di Essere, la pagina Agroalimentare a 360° curata dalla Coldiretti di Arezzo in cui si parla delle eccellenze del territorio presenti al mercato di Campagna Amica di Bibbiena, le pagine sull’ambiente che si occupano della bellezza e dell’importanza delle siepi, Sguardi Oltre il Crinale su i vecchi articoli della prestigiosa rivista “Airone” sul Parco, Il Giro in Bici, con un giro particolarmente impegnativo verso Banzena di 33 chilometri.

CASENTINO2000 di aprile è in edicola, oppure potete acquistarlo online nel nostro shop: scopritelo subito!

La nuova gestione del Castello di Poppi nel segno della memoria

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di Gemma Bui – Abbiamo contattato Livio Valenti di NATA, che ci ha parlato delle prossime iniziative in progetto pr la gestione del Castello dei Guidi a Poppi, uno dei luoghi turistici simbolo più importanti dl Casentino.

Intanto come nasce e di cosa si occupa NATA Teatro? «NATA teatro è stata fondata nel 1988 da un piccolo gruppo di artisti con l’intento di promuovere arte, cultura e spettacolo nel territorio del Casentino. Nell’arco di molti decenni, la NATA è riuscita in un’impresa che all’inizio sembrava impossibile: diventare un centro di produzione teatrale di rilievo nazionale. Oggi, dopo un intenso lavoro sul territorio e la diffusione delle sue proposte in tutta Italia, la NATA è una delle compagnie teatrali più apprezzate nel panorama nazionale.»

Avete nuovamente ricevuto la gestione del Castello di Poppi per i prossimi cinque anni. Quali saranno i nuovi progetti? «Abbiamo deciso di metterci in gioco con alcuni amici e colleghi, riuniti presso la D’Appennino – Rete di Imprese, per la gestione del monumento più importante del Casentino, perché da sempre la NATA ha uno spiccato interesse verso la valorizzazione di spazi architettonici, artistici e della memoria. La gestione del Castello di Poppi ha così rappresentato una nuova e bella opportunità per realizzare progetti di sviluppo e fruizione di un monumento così importante (la gestione dei servizi del Castello è stata affidata, in seguito a un bando del Comune, alla RTI, composta dalla D’Appennino – Rete di Imprese e dalla NATA – NdR). Nei numerosi decenni di lavoro la NATA ha realizzato svariate opere, performance ed eventi che hanno animato e valorizzato memoria ed edifici storici del Casentino e non solo. Uno degli eventi più importanti della storia della compagnia è stato “La Follia di Ser Grifo”, ispirato alle Novelle della Nonna di Emma Perodi, che si svolgeva in modo itinerante proprio all’interno del Castello. Correva l’anno 1993! Prima di questo evento avevamo comunque già realizzato spettacoli ambientati in luoghi particolari fuori dal teatro, e utilizzando borghi, piazze e spazi naturali.

L’idea è quella di valorizzare la memoria. Abbiamo un progetto d’azione che riguarda questo ambito specifico, che chiamiamo Museo Performativo Vivente. A noi piace molto lavorare poeticamente sulle contraddizioni, e questo è un ambito nel quale ci possiamo divertire. L’idea è quella di popolare di suggestioni, di storie e di artisti i luoghi che normalmente vengono utilizzati come musei. Il museo è di per sé qualcosa di statico e conservativo, noi con le nostre creazioni ed evocazioni cerchiamo di cambiare il punto di vista e la percezione del visitatore. Quindi il Museo, attraverso l’azione artistica della Performance, diventa Vivente. Non si tratta di una rievocazione storica, quello fa parte del folclore ed è un ambito che non appartiene alle nostre vocazioni: le nostre opere sono dei veri e propri interventi artistici.

Con questa tecnica abbiamo realizzato azioni nei centri storici come “Non Seguiteci Ci Siamo Persi Anche Noi”, “Leggere Leggeri”, “Thermae Romanae” ed “Emozioni in Vetrina”, e anche eventi in luoghi e spazi specifici come “Spoon River” alle ex carceri di Bibbiena, “Viaggio al Centro del Teatro” al Teatro Dovizi, “Tessere Vite di Lana” al Museo del Lanificio di Stia, “Bonconte da Montefeltro” lungo gli argini dell’Arno e dell’Archiano, ecc.. In particolare Alessandra Aricò, la direttrice artistica degli eventi del Castello di Poppi, ha creato e realizzato delle messe in scena particolarmente suggestive all’interno del Castello stesso, in delle simil-performances immersive dove lo spettatore è risucchiato, emotivamente e percettivamente, all’interno dello spazio e della messinscena.

Fra le tante ricordiamo: “Shakespereance” ispirato alle opere di William Shakespeare, “Il Castello dei Destini Incrociati” dedicato a Calvino, “Atlas Palace” ispirato all’Orlando Furioso, “L’Al di Là l’Al di Qua Tutto Contiene” ispirato alla Divina Commedia di Dante, “Gothic” e “Animalia”. Oltre a questo, la rassegna “Castle Theatre”, che si svolge ogni estate al Castello e ospita numerose altre iniziative. La collaborazione con la D’Appennino – Rete di Imprese, che comprende al suo interno Beta2, Oros, L’Albero e La Rua, Dream Italia, Inquiete, Connessioni, Toscana D’Appennino e Banca di Anghiari e di Stia, ci ha inoltre coinvolti nella realizzazione di alcuni eventi specifici, per esempio nel progetto di guide audio che permettono una migliore fruizione del Castello e dei suoi tesori, anche attraverso l’utilizzo di mezzi tecnologici che permettono una realtà aumentata e l’uso degli stessi anche per persone con disabilità.

L’idea è comunque quella di sviluppare in maniera sempre più importante la collaborazione fra operatori turistici e artisti, per offrire ai residenti e ai turisti eventi capaci di narrare in modo suggestivo e poetico il nostro territorio.»

Torniamo al palcoscenico. Come incentivare la cittadinanza casentinese ad avvicinarsi al teatro? «Il nostro territorio ha una densità di popolazione molto bassa, quindi gli eventi culturali hanno una percentuale di partecipazione altissima rispetto alle città e alle metropoli. È una sorta di piccolo miracolo culturale. Molti sono gli artefici di questa ricchezza, ma pensiamo che nell’arco degli ultimi decenni la NATA abbia avuto una parte importante in questa crescita continua di interesse verso il mondo dello spettacolo e della cultura. Abbiamo creato una sorta di meccanismo virtuoso, capace di coinvolgere i giovani e i meno giovani, le scuole e le attività turistiche, le realtà economiche del territorio e le relazioni umane, il mondo dell’associazionismo e i professionisti, l’impegno e il divertimento. Insomma, il nostro teatro non è solo teatro.

Inoltre, non dimentichiamo che la nostra è una compagnia professionale, e quindi abbiamo anche creato posti di lavoro. Quindi non è vero che con l’arte non si mangia; anzi, il mangiare è più buono!»

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