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sabato, 26 Aprile 2025
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Love Dancing!

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di Federica Andretta – Torniamo a parlare della squadra di danza aerea guidata da Martina Castelli, insegnante di danza. Ricordiamo che la danza aerea è uno sport che sta prendendo sempre più campo tanto che dal mese di febbraio di quest’anno è stato ufficialmente riconosciuto dal CONI come sport. Ma facciamo un passo indietro e parliamo di ciò che è accaduto all’inizio dell’anno. Il 24, 25 e 26 gennaio scorso, infatti, si è tenuta a Bologna la Coppa del Mondo di danza aerea. Il gruppo di Martina, formato da un totale di quattordici allieve, ha presentato cinque coreografie di cui quattro hanno ottenuto il podio riportando: 2 ori: uno vinto con una coreografia di gruppo di cerchio aereo eseguita da otto allieve e l’altro sempre con una coreografia di gruppo di cerchio aereo realizzata questa volta da tre allieve. 1 bronzo: ottenuto con un doppio di cerchio; 1 argento: vinto con un doppio di tessuti.

Quest’anno Claudia e Michela (Campionesse Mondiali nel 2022 e nel 2023) sono arrivate quinte su dodici coppie in gara concorrendo nella categoria Star Senior (livello più alto in assoluto). Nonostante non si siano aggiudicate il podio, hanno saputo dimostrare tutto il loro valore e la loro bravura. Dato il livello alto delle nostre protagoniste e di tutti coloro che hanno concorso a quest’importante evento, non possiamo che complimentarci con loro e tifare per il prossimo anno! Ma che cosa significa Star Senior ? Per quanto riguarda le competizioni mondiali del mondo della danza, esistono tre categorie che vanno dalla più “bassa” alla più “alta”: – Rookies – Ring Star – Star All’interno di ciascuna di queste tre categorie troviamo le seguenti cinque fasce di età: – Under 7 – Under 10 – Under 14 – Under 18 – Senior (dai 18 anni). Alla Coppa del Mondo hanno partecipato molte Nazioni tra cui la Polonia, che ha vinto tantissimi premi. Martina e le sue ragazze sono rimaste in contatto con la scuola polacca che ha allenato le atlete al fine di organizzare un giorno uno scambio di studio estivo.

Come ci fa notare Martina, un ringraziamento speciale (oltre alle ragazze) va anche a Ilaria Vitiello e Denise Manni che l’aiutano nella gestione a 360° del gruppo danza. La Coppa Mondiale del 2025 ha così terminato il percorso iniziato lo scorso anno. Ora che la sfida mondiale si è appena conclusa, le nostre ragazze sono pronte per ripartire da capo con “vecchie” allieve e “nuove leve”. E così il prossimo appuntamento sarà le Regionali del 12-13 aprile a Limite sull’Arno (Firenze). ma conosciamo meglio alcune delle protagoniste di questa squadra iniziando, naturalmente, da chi la guida.

Martina, hai gareggiato quest’anno? «No visti i tanti impegni con la scuola e le ragazze. L’Anno scorso ho partecipato alle Nazionali che si sono tenute a Velletri (Roma) ottenendo il primo posto nel cerchio insieme a Denise».

Com’è iniziata la tua passione per la danza? «Ho iniziato a ballare all’età di quattro anni, facendo danza classica, hip hop… poi nel 2015 ho cominciato danza aerea presso una scuola di Arezzo dove mi recavo due volte a settimana. Successivamente ho trascorso un anno a Roma ottenendo gli attestati per insegnare la danza aerea e la pole dance. Nel 2016 ho portato la danza aerea nella scuola in cui insegnavo e nel 2021 ho aperto la mia scuola Live Love Dance a Subbiano continuando ad insegnare nella scuola Two Pas Dance di Soci. Ho conseguito inoltre la magistrale in Scienze Motorie».

Se dovessi fare una scelta, meglio danza aerea o pole dance? «Sceglierei la danza aerea, perché è più espressiva rispetto alla pole dance anche se sono comunque simili».

C’è un limite di età per ballare? «Non c’è un limite di età per ballare a meno che non lo si faccia a livello agonistico. Solitamente si può arrivare fino a quaranta e cinquant’anni, come dimostrano alcune ballerine che hanno partecipato alla Coppa Mondiale di quest’anno. In genere, si inizia a gareggiare da giovanissime intorno ai sei anni; solo così si possono ottenere dei livelli molto alti. Si può comunque intraprendere il ballo anche quando si è più grandi, ovviamente non si raggiungeranno mai dei livelli alti ma più che altro amatoriali».

Ora riportiamo le parole delle tre ragazze che si sono aggiudicate l’oro nella coreografia di cerchio aereo. Sono (in ordine di intervista) Giulia, Aurora e Gaia.

Giulia, qual è il tuo sogno per il futuro? «Sogno di partecipare nuovamente ai Mondiali. Vorrei che la danza diventasse una professione!».

Hai una ballerina a cui ti ispiri e che ammiri? «Sì, si chiama Virginia Martinelli. È una professionista di danza aerea con cui abbiamo fatto uno stage».

Aurora, come ti sei sentita quando hai ottenuto l’oro? «Ho provato una bella emozione quando ho vinto, perché è una di quelle sensazioni che si può vivere solo qualche volta nella vita!».

Come si concilia la scuola con la danza? «Bene: ci vogliono impegno, sacrifici e passione».

Gaia, raccontaci quest’esperienza che hai vissuto ai mondiali! «È stato bellissimo condividere quest’esperienza. Le prove sono state faticose, lunghe e impegnative ma siamo tanto contente!».

Progetti per il futuro? «Innanzitutto, chi raggiunge il podio ai Regionali ottenendo un punteggio superiore a 95 passa ai Nazionali (che solitamente si tengono intorno alla fine di maggio) dopodiché come progetti estivi è previsto un campus della durata di una settimana a Cesenatico nella seconda metà di luglio; ci abbiamo partecipato anche l’anno scorso. Si tratta di un campus nazionale che accoglierà più o meno 300 allievi provenienti da tutta Italia; in questa settimana ce ne staremo, diciamo, in ritiro come in una sorta di colonia dove dalla mattina alla sera lavoreremo sulla danza aerea e sulla pole dance unendoci comunque anche la parte acrobatica, quella di danza moderna, lo stare insieme, il dormire tutti insieme e il mangiare insieme. Sarà quindi una settimana di grande crescita per tutte le ragazze che vi parteciperanno».

Concludiamo il nostro servizio citando una frase celebre di Martha Graham: «I più grandi ballerini non sono grandi per il loro livello tecnico, sono grandi per la loro passione». Abbiamo scelto questa frase, perché racchiude al meglio quello che abbiamo percepito in questa e nelle interviste precedenti a Martina e alle sue allieve. Ciò che ci hanno insegnato e ci insegnano è che la passione e la dedizione possono portare davvero lontano!

Le deleghe senza senso della giunta Santini

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𝙂𝙧𝙪𝙥𝙥𝙤 𝘾𝙤𝙣𝙨𝙞𝙡𝙞𝙖𝙧𝙚 𝙁𝙐𝙏𝙐𝙍𝘼 – 𝑆𝑢𝑙𝑙𝑒 𝑎𝑠𝑠𝑒𝑛𝑧𝑒 𝑑𝑒𝑙 𝑠𝑖𝑛𝑑𝑎𝑐𝑜 𝑆𝑎𝑛𝑡𝑖𝑛𝑖 𝑎𝑏𝑏𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑔𝑖𝑎̀ 𝑎𝑏𝑏𝑜𝑛𝑑𝑎𝑛𝑡𝑒𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑠𝑐𝑟𝑖𝑡𝑡𝑜, 𝑞𝑢𝑖𝑛𝑑𝑖 𝑖𝑙 𝑓𝑎𝑡𝑡𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑝𝑎𝑟𝑡𝑒𝑐𝑖𝑝𝑖 𝑎 𝑢𝑛 𝑖𝑚𝑝𝑜𝑟𝑡𝑎𝑛𝑡𝑒 𝑖𝑛𝑐𝑜𝑛𝑡𝑟𝑜 𝑖𝑠𝑡𝑖𝑡𝑢𝑧𝑖𝑜𝑛𝑎𝑙𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑓𝑎 𝑝𝑖𝑢̀ 𝑛𝑜𝑡𝑖𝑧𝑖𝑎. 𝐼𝑛 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑜 𝑐𝑎𝑠𝑜, 𝑝𝑒𝑟𝑜̀, 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑔𝑟𝑢𝑝𝑝𝑜 𝑑𝑖 𝑜𝑝𝑝𝑜𝑠𝑖𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑖𝑛 𝑐𝑜𝑛𝑠𝑖𝑔𝑙𝑖𝑜 𝑐𝑜𝑚𝑢𝑛𝑎𝑙𝑒, 𝑟𝑖𝑡𝑒𝑛𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑖𝑚𝑝𝑜𝑟𝑡𝑎𝑛𝑡𝑒 𝑒𝑣𝑖𝑑𝑒𝑛𝑧𝑖𝑎𝑟𝑒 𝑙’𝑎𝑠𝑠𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑑𝑖 𝑠𝑒𝑛𝑠𝑜 𝑛𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑠𝑐𝑒𝑙𝑡𝑎 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑓𝑖𝑔𝑢𝑟𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑒𝑔𝑎𝑡𝑒 𝑎 𝑠𝑜𝑠𝑡𝑖𝑡𝑢𝑖𝑟𝑙𝑜.

Sabato mattina si è tenuto a Strada un consiglio comunale aperto dedicato all’acquisizione della ex Tessitura Vignali da parte della Toro Wood. Si tratta di una vicenda estremamente delicata visto che i 𝟏𝟑 𝐚𝐭𝐭𝐮𝐚𝐥𝐢 𝐝𝐢𝐩𝐞𝐧𝐝𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐚𝐳𝐢𝐞𝐧𝐝𝐚 𝐫𝐢𝐬𝐜𝐡𝐢𝐚𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐩𝐞𝐫𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐢𝐥 𝐥𝐨𝐫𝐨 𝐩𝐨𝐬𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐨 e che una storica attività di eccellenza della vallata è sul punto di scomparire per sempre.

Proprio a causa della estrema criticità della situazione le istituzioni locali si sono mosse e il sindaco di Castel San Niccolò (comune dove ha sede la ex Tessitura Vignali) 𝐡𝐚 𝐜𝐨𝐧𝐯𝐨𝐜𝐚𝐭𝐨 𝐮𝐧 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐢𝐠𝐥𝐢𝐨 𝐜𝐨𝐦𝐮𝐧𝐚𝐥𝐞 𝐚𝐩𝐞𝐫𝐭𝐨 𝐢𝐧𝐯𝐢𝐭𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐠𝐥𝐢 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐢 𝐬𝐢𝐧𝐝𝐚𝐜𝐢 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐯𝐚𝐥𝐥𝐚𝐭𝐚, 𝐥𝐞 𝐢𝐬𝐭𝐢𝐭𝐮𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐫𝐞𝐠𝐢𝐨𝐧𝐚𝐥𝐢, 𝐥𝐞 𝐬𝐢𝐠𝐥𝐞 𝐬𝐢𝐧𝐝𝐚𝐜𝐚𝐥𝐢 𝐨𝐥𝐭𝐫𝐞 𝐨𝐯𝐯𝐢𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐢 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐚𝐭𝐨𝐫𝐢 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐚𝐳𝐢𝐞𝐧𝐝𝐚. Noi, come Gruppo consiliare FUTURA, eravamo invece presenti tra il pubblico con il 𝐜𝐚𝐩𝐨𝐠𝐫𝐮𝐩𝐩𝐨 𝐂𝐚𝐥𝐞𝐫𝐢, assieme ai rappresentanti di opposizione di Bibbiena e altri comuni.

Come si vede dalla foto che alleghiamo, alla riunione erano presenti, oltre al sindaco Fani di Castel San Niccolò, i sindaci e sindache di Poppi, Castel Focognano, Montemignaio, Chitignano, Talla, nonché il vice sindaco di Bibbiena e il consigliere Regionale Vincenzo Ceccarelli. 𝐈𝐥 𝐬𝐢𝐧𝐝𝐚𝐜𝐨 𝐒𝐚𝐧𝐭𝐢𝐧𝐢, 𝐨𝐯𝐯𝐢𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞, 𝐬𝐢 𝐞̀ 𝐛𝐞𝐧 𝐠𝐮𝐚𝐫𝐝𝐚𝐭𝐨 𝐝𝐚𝐥 𝐩𝐫𝐞𝐬𝐞𝐧𝐭𝐚𝐫𝐬𝐢 e ha deciso di mandare in rappresentanza del comune l’assessore Martini.

Non possiamo esimerci dal 𝐜𝐡𝐢𝐞𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐢𝐥 𝐩𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́ 𝐝𝐢 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐚𝐧𝐨𝐦𝐚𝐥𝐚 𝐬𝐜𝐞𝐥𝐭𝐚: detto che ovviamente a un incontro di così grande rilevanza e delicatezza sarebbe stato essenziale che si fosse presentato il Sindaco, è mai possibile che non fossero disponibili di sabato mattina alle 11 le due figure che normalmente dovrebbero sostituirlo per questioni di questo tipo, e cioè la vicesindaca Valentina Cenni e l’assessore alle attività produttive Paolo Ugolini?

𝐃𝐚𝐯𝐯𝐞𝐫𝐨 𝐥’𝐮𝐧𝐢𝐜𝐚 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐞𝐠𝐚𝐛𝐢𝐥𝐞 𝐞𝐫𝐚 𝐥’𝐚𝐬𝐬𝐞𝐬𝐬𝐨𝐫𝐞 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐜𝐮𝐥𝐭𝐮𝐫𝐚 𝐞 𝐚𝐥𝐥𝐨 𝐬𝐩𝐞𝐭𝐭𝐚𝐜𝐨𝐥𝐨? Qui non si tratta di consegnare un premio o tagliare un nastro, eventi per i quali qualunque consigliere può essere delegato. In questo caso era necessario avere non solo la piena contezza degli eventi (pare che Martini fosse presente anche a una precedente riunione dal Prefetto, sempre in sostituzione dell’assente Santini), ma anche il ruolo giusto per intervenire.

L’assessore Martini aveva entrambi questi requisiti? Evidentemente no, visto che davanti agli interventi dei rappresentanti di Castel San Niccolò, Poppi, Bibbiena, Talla nonché dell’assessore Ceccarelli, lui non ha potuto far altro che 𝐫𝐢𝐦𝐚𝐧𝐞𝐫𝐞 𝐢𝐧 𝐬𝐢𝐥𝐞𝐧𝐳𝐢𝐨. Un silenzio evidenziato nell’intervento di uno dei lavoratori dell’ex Tessitura Vignali che ha chiesto come mai il comune di Pratovecchio Stia, sede dell’azienda acquirente, era l’unico che non avesse qualcosa da dire, peraltro senza ottenere risposta.

Solo alla fine, dopo ancora altri interventi e, immaginiamo, qualche messaggio con il sindaco Santini in altre faccende affaccendato, l’assessore Martini si è limitato a riportare che l’amministrazione di Pratovecchio Stia aveva incontrato la Toro Wood e si impegnava a incontrarla nuovamente. Cosa fosse emerso in quell’incontro non è stato possibile saperlo perché semplicemente anche l’assessore Martini mostrava di non saperlo.

𝐕𝐨𝐠𝐥𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐜𝐡𝐢𝐚𝐫𝐢: l’appunto non è verso l’assessore Martini, di cui anzi non possiamo che ammirare lo spirito di abnegazione e sacrificio con il quale tenta di mettere le pezze alle assenze del suo sindaco. 𝐈𝐥 𝐩𝐫𝐨𝐛𝐥𝐞𝐦𝐚 𝐧𝐨𝐧 𝐞̀ 𝐥𝐮𝐢, 𝐦𝐚 𝐜𝐡𝐢 𝐬𝐜𝐞𝐠𝐥𝐢𝐞 𝐝𝐢 𝐝𝐞𝐥𝐞𝐠𝐚𝐫𝐞 𝐢𝐧𝐯𝐞𝐜𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐩𝐫𝐞𝐬𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐢𝐧 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐚, come il suo ruolo esigerebbe, e che quando lo fa neanche sceglie le persone che avrebbero titolo a farlo nella pienezza dei loro poteri.

Sappiamo che in settimana ci sarà un nuovo importante incontro sulla problematica dell’ex Tessitura Vignali che vedrà coinvolti tutti i sindaci: 𝐬𝐩𝐞𝐫𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐯𝐨𝐥𝐭𝐚 𝐢𝐥 𝐬𝐢𝐧𝐝𝐚𝐜𝐨 𝐒𝐚𝐧𝐭𝐢𝐧𝐢 𝐭𝐫𝐨𝐯𝐢 𝐮𝐧𝐨 𝐬𝐩𝐚𝐳𝐢𝐨 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐮𝐚 𝐟𝐢𝐭𝐭𝐢𝐬𝐬𝐢𝐦𝐚 𝐚𝐠𝐞𝐧𝐝𝐚 𝐩𝐞𝐫 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞𝐜𝐢𝐩𝐚𝐫𝐞 e dare un vero contributo della nostra comunità alla salvaguardia del posto di lavoro di 13 persone o comunque alla migliore evoluzione possibile della loro situazione.

𝙄𝙡 𝙂𝙧𝙪𝙥𝙥𝙤 𝘾𝙤𝙣𝙨𝙞𝙡𝙞𝙖𝙧𝙚 𝙁𝙐𝙏𝙐𝙍𝘼

 

La malattia degli innamorati o “del bacio”: la mononucleosi infettiva

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di Antonella Oddone – La mononucleosi, o malattia del bacio, si trasmette con la saliva, quindi non solo con i baci profondi ma anche con lo scambio di bicchieri, posate, borracce, giochi che i bambini infetti possono mettere in bocca e scambiarsi. È una malattia endemica, cioè diffusa in tutto il mondo, ma con un’infettività più bassa rispetto a quella delle malattie trasmesse per via respiratoria come, per esempio, morbillo, influenza e covid. È causata da un virus a DNA appartenente alla famiglia degli herpes virus: il virus di Epstein Barr. Praticamente il 95% degli adulti è venuto a contatto con questo virus, spesso senza presentare sintomi evidenti. Soprattutto nei bambini molto piccoli infatti i sintomi possono essere lievi ed aspecifici.

Patogenesi. L’incubazione della malattia è molto lunga, da due a sette settimane: inizialmente il virus si replica nelle cellule epiteliali nasofaringee; quindi, diffondendo nelle diverse sedi dell’organismo, giunge nelle ghiandole salivari, nelle tonsille e adenoidi, successivamente nel sistema linforeticolare (linfociti B del sangue periferico) e, infine, nella milza e nel fegato. Infatti le cellule bersaglio sono proprio i linfociti B, quelli preposti alla difesa dell’organismo tramite la produzione di anticorpi. L’eliminazione de virus attraverso la saliva può durare settimane, mesi o addirittura anni (soprattutto nelle persone con basse difese immunitarie). Per questo motivo non è previsto isolamento: il bambino può tornare a scuola quando è clinicamente guarito, a giudizio del medico curante.

Sintomatologia. I sintomi sono molto vari: la mononucleosi classica, quella del bambino grandicello e dell’adolescente, si presenta con tonsille e adenoidi ingrossate e coperte da esteso essudato biancastro, spiccata ostruzione nasale, linfonodi molto ingrossati, soprattutto quelli angolo mandibolari e laterali del collo (ma spesso la linfoadenopatia è generalizzata). Anche la milza e il fegato sono interessati e diventano palpabili. È presente una grande stanchezza e il mal di gola con le difficoltà respiratorie sono spesso insopportabili. La febbre può essere alta, 39-40° gradi, o rimanere al livello di febbricola, ma è sempre di lunga durata: dai 5 ai 15 giorni e talvolta persiste anche per settimane! I bambini più piccoli hanno sintomi meno vistosi e in generale sopportano meglio sia il mal di gola che l’ostruzione nasale. Spesso c’è edema palpebrale e nel 5-10 % dei casi compare un esantema aspecifico. Gli studi che suggerivano la maggior frequenza di eruzioni cutanee dopo somministrazione di amoxicillina nei pazienti con mononucleosi sono datati, quelli più recenti smentiscono tale associazione, ma in ogni caso l’antibiotico è inutile, come in tutte le forme virali, ad eccezione dei rari casi in cui si sovrappone l’infezione da streptococco.

Diagnosi. Il sospetto viene nelle forme cliniche tipiche, soprattutto se accompagnate da febbre persistente, ma la certezza c’è con gli esami ematochimici, che mostrano un emocromo tipico, con un aumento consistente dei globuli bianchi, (riferito in particolare a linfociti e monociti che assumono una forma tipica e si chiamano “linfociti attivati”). Gli anticorpi specifici contro il virus di Epstein Barr aumentano velocemente: dopo una settimana si riscontrano gli anticorpi precoci (IgM) e iniziano a comparire quelli più tardivi (IgG). Se si riscontrano solo anticorpi della classe IgG vuol dire che la malattia è di vecchia data. Quasi sempre aumenta anche l’aminotransferasi epatica, segno che un interessamento del fegato è sempre presente anche quando non c’è epatomegalia.

Diagnosi differenziale. Si parla di sindrome mononucleosica perché sono molti gli agenti infettivi che danno quadri clinici simili. Per esempio l’adenovirus, il citomegalovirus, il toxoplasma, la tularemia, i virus epatitici, la rosolia, l’HIV.

Complicanze. La mononucleosi tende alla guarigione spontanea: la febbre in genere passa in 1-2 settimane, la linfoadenopatia in 3 settimane mentre può persistere a lungo il senso di prostrazione e la stanchezza. Da tenere presente la possibilità di sovra infezione da streptococco e la rottura della milza, che se ingrossata diventa più fragile. In questo caso, sarà bene evitare tutte quelle attività che comportino un rischio di traumi all’addome: per esempio sport di contatto (calcio, judo ecc.), sci, salti e tuffi, così come le passeggiate in bicicletta. Queste limitazioni cesseranno quando la milza sarà tornata alle sue normali dimensioni (di solito in 3-4 settimane).

Terapia. La terapia è di supporto: paracetamolo per la cefalea e i dolori associati alla febbre, buona idratazione, dieta leggera ricca di frutta e soprattutto riposo, che è il rimedio migliore per la stanchezza.

DOTT.SSA ANTONELLA ODDONE Medico pediatra

(Rubrica ESSERE L’Equilibrio tra Benessere, Salute e Società)

Il nocciolo e le sue prelibatezze

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di Marco Roselli – In questo periodo, andando in giro per boschi e colline, apprezziamo il verde permanente delle conifere ma anche il profilo dei fusti spogli delle caducifoglie che in certi casi sembrano vere e proprie opere scultoree. Il nocciolo, che in Casentino abita dal fondovalle almeno fino alla zona del Castanetum, si lascia apprezzare anche per gli amenti, infiorescenze maschili che con il loro portamento pendulo appaiono come tanti monili indossati da divinità precolombiane. In Casentino la coltura del nocciolo è ormai una realtà consolidata, grazie alla lungimiranza di una azienda del territorio che per prima ha avviato un percorso che potrà suscitare l’interesse anche di altri imprenditori.

Aspetti botanici Pianta originaria dell’Asia Minore in Italia è diffuso in tutte le regioni, dalla pianura fino 1300 m di altitudine. Nelle zone appenniniche, come sopra indicato, si trova facilmente dalle colline fino ai territori del castagno e anche oltre. Appartiene alla Famiglia delle Corylaceae, comprendente numerose specie tra cui Corylus avellana (nocciolo comune); C. maxima (nocciolo di Dalmazia); C. colurna (nocciolo di Costantinopoli) ed altre. Il nocciolo è parente stretto del carpino e della betulla. A livello spontaneo ha un portamento cespuglioso vista la forte attitudine ad emettere polloni. La pianta raggiunge altezze tra i 2 e i 4 metri arrivando fino a un massimo di 7.

Il fusto è sottile e slanciato mentre la corteccia è di colore marrone grigio, precocemente glabra, con solcature longitudinali e lenticelle chiare. L’apparato radicale è molto superficiale e più o meno corrisponde all’ampiezza della chioma a seconda della struttura del terreno.

Le foglie sono alterne, rotondo-ovali con picciolo lungo. La pagina superiore è verde, poco pelosa mentre la pagina inferiore è più chiara; le nervature sono evidenti. Il nocciolo è una pianta monoica (una casa) con fiori riuniti in infiorescenze unisessuali. Quelle maschili, dette amenti, sono riuniti in gruppi di 2-4 situati all’ascella delle foglie dei rami dell’anno precedente. Con la loro fioritura, che avviene alla fine dell’inverno, prima della fogliazione, assumono un colore giallo dorato allungandosi oltre i 10 centimetri. Ogni amento è in realtà un insieme di tanti piccolissimi fiori, formati ciascuno da una squametta che protegge gli stami. I fiori femminili sono invece nascosti entro piccole gemme e contemporaneamente alla fioritura dei fiori maschili emettono gli stimmi, un ciuffetto di colore rosso presente all’apice e destinato ad accogliere i granuli di polline che viene diffuso dal vento. La fecondazione, tuttavia, avverrà solo successivamente, con la formazione completa dell’ovario, mentre la maturazione del frutto sarà completata solo a fine estate a seconda dell’altitudine.

Le varietà più diffuse «Tonda di Giffoni»: ha frutto medio con buona resa in sgusciato e di ottima qualità; si giova di impollinatori con varietà diverse. «Tonda Romana»: frutto medio-grosso, di buona resa in sgusciato, di ottime caratteristiche organolettiche; «Gentile delle Langhe»: tipica del Piemonte, molto pregiata per le eccellenti caratteristiche organolettiche ma poco adattabile a condizioni diverse dalla zona di diffusione.

Aspetti gestionali ed agronomici La necessità di ridurre i costi di coltivazione ha fatto introdurre tecniche colturali idonee a favorire la meccanizzazione, contribuendo a contenere le maggiori fisiopatie e integrando le pratiche di difesa nel rispetto dell’ambiente. Al posto del tradizionale cespuglio, nei nuovi impianti si preferiscono le forme a fusto unico; quelle prevalenti sono il vaso libero e il monocono. La tendenza attuale è per un aumento della densità di piantagione, tuttavia, tenendo conto della necessità di agevolare la meccanizzazione ed evitare la competizione per la luce è consigliabile non scendere sotto i 5 metri fra le file. La preparazione del terreno prevede un livellamento, la ripuntatura e un’aratura leggera con la quale interrare sostanza organica. La potatura di produzione va eseguita annualmente, in modo da eliminare il 10-15% della vegetazione lasciando una buona dotazione di rami con lunghezza fra 20 e 25 cm. Il ricorso all’irrigazione, specie nelle aree poco piovose o con precipitazioni mal distribuite, è indispensabile per ottenere produzioni soddisfacenti.

Potatura di produzione del nocciolo (tutte le forme di allevamento) Avviene a fine inverno prima della fogliazione. Il nocciolo produce sui rami di un anno per cui si eliminano i rametti che hanno prodotto l’anno precedente. Si cimano poco i rami a frutto vigorosi e si accorciano notevolmente quelli deboli e sottili. Nel primo anno d’impianto è bene impedire che i cespugli fruttifichino in quanto ciò va a scapito della robustezza.

Principali avversità del nocciolo Balanino del nocciolo (Curculio nucum) Il balanino del nocciolo è un coleottero curculionide. L’adulto è lungo circa un centimetro ed è caratterizzato da un lungo rostro al cui apice è presente l’apparato boccale. Le femmine, una volta avvenuto l’accoppiamento – da maggio a metà luglio – scavano con il rostro una piccola cavità nelle nocciole dove depongono le uova. Ogni femmina depone 20-30 uova e le larve, nate dopo un periodo di incubazione di 8-10 giorni, iniziano a nutrirsi del seme. Una volta raggiunta la maturità forano il pericarpo legnoso e si lasciano cadere al suolo per interrarsi e trascorrere l’inverno in una celletta, a circa 10-20 cm di profondità. In primavera le larve si impupano e dalla metà di maggio si rinvengono gli adulti sulle chiome. I danni sono causati essenzialmente dall’attività di nutrizione delle larve e la gravità del danno varia di anno in anno. Sulle giovani nocciole perforate dalle femmine per l’ovideposizione, il danno si manifesta con la caduta precoce di gran parte dei frutti.

Nocciole e prodotti derivati Partendo dalla nocciola si ottengono tantissimi prodotti di grande qualità. Dalle creme spalmabili (fondente, gianduia) al cioccolato con dentro le nocciole (nocciolato alla gianduia) al cioccolato fondente e al latte, per arrivare alle nocciole pralinate o tostate. Derivati di eccellenza in quanto si parte da una materia prima di elevata qualità, una filiera controllata e laboratori con notevole esperienza nel settore.

Conclusioni Le caratteristiche del Casentino ben si prestano alla coltura del nocciolo così come altre vallate della provincia. La coltura è interessante sia per chi riesce a chiudere la filiera, come abbiamo narrato nel presente articolo, sia per coloro che in piccole superfici intendono realizzare una integrazione del proprio reddito andando a proporsi per il conferimento a realtà strutturate. Un bel segnale per la nostra agricoltura grazie ad una pianta che in questo periodo si veste di bellezza.

Il Castello e il Maestro

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di Beatrice Mazzanti – Il Castello di Strada fu donato alla Repubblica Fiorentina dal 1345 dopo la morte dell’ultimo erede Casentinese, venne poi riconquistato da Francesco di Poppi e poi passo a un Visconte di Milano Nicolò Piccinino, famoso per le sue stragi e per aver ordinato il massacro degli innocenti nel bellissimo giardino del Castello. Sempre nel 1444, durante l’assedio del Piccinino, la guardia Telda si arrese per ultima, mentre aveva il comando di una delle cinque torri e si dice che il vincitore la fece squartare in due.

La leggenda narra che ancora le sue urla di dolore si sentono e che risuonano dentro al Castello. Le anime di tutti quei morti cruenti navigano su per quegli ambiente per cercare la loro pace. Il Castello in seguito non sfuggi a una fase di declino come gli altri 28 castelli casentinesi che vennero bruciati e smantellati. Dalla triste sorte e rinasce però grazie all’impegno e all’opera dei contadini locali.

C’è da dire ancora che le sue stanze erano usate anche come carceri e camere di sicurezza, tanto che, ancora oggi, possiamo scorgere i segni incisi dai carcerati mentre attendevano di conoscere il loro destino. Si passa così dal dolore degli innocenti morti per mano del Visconte, ai veri criminali che vengono giustiziati all’interno di quelle mura.

Il Castello è un luogo pieno di curiosità e ricchezze storiche e culturali, un posto affascinante che conserva la memoria di tanti eventi che hanno coinvolto personaggi più o meno noti. Però ora parliamo di chi è stato il Maestro Giovanni Biondi e di quanto e cosa ha rappresentato per il Castello, lo facciamo grazie alla testimonianza del nipote, Niccolò Biondi, che ringraziamo per aver voluto condividere con noi questi ricordi.

Ciao Niccolò, intanto grazie per la tua disponibilità. So che oggi tratteremo di un tema molto personale dato che la storia di questo castello è legata anche alla tua famiglia… «Ciao, grazie per l’invito. Sono molto felice di parlare del Castello di Strada, che è una parte importante della storia della mia famiglia».

Raccontaci allora la vostra storia… «La nostra storia con il Castello inizia nel 1971, quando mio nonno lo acquistò quando era paragonabile ad un rudere. Lavorò al castello per 45 anni, fino al 2016, quando purtroppo ci ha lasciato. Tutti dicevano che “fa il castellano e a tempo perso il maestro” per sottolineare la sua passione e dedizione. Il Castello, così come lo vediamo oggi, è il risultato del suo lavoro, seguendo un progetto di un architetto. Durante la costruzione, tutta la famiglia ha partecipato: mio padre, i miei zii e anche mia nonna. Per lui il castello era come un quarto figlio; ne era molto orgoglioso e lo mostrava con gioia a chiunque».

Che rapporto avevi con suo nonno? «Avevo un rapporto meraviglioso con mio nonno. Da bambino passavo le estati insieme a lui e a mia nonna al castello. Così, il nostro legame è cresciuto insieme a quello che ho per il Castello».

Quindi la possibilità di trascorrere le vacanze con i tuoi nonni è stata l’occasione per conoscere meglio anche il Castello? «Il mio legame con il castello è nato durante quelle estati a Strada, in Casentino, dai miei nonni. Ogni giorno aiutavo mio nonno a curare il castello: facevo da assistente durante le visite e partecipavo a vari lavori manuali, come scavare alla ricerca di reperti, scolpire il legno e creare volti in legno che ancora oggi si vedono in uno dei caminetti».

Com’è e come si è trasformato in questo tempo il vostro rapporto con questo luogo? «Oggi, anche se mio nonno non c’è più, il legame con il Castello è più forte che mai, perché mi ricorda lui e il tempo passato insieme. Vivendo a Firenze, riesco a visitarlo più raramente, ma resta sempre nel mio cuore; tanto che nel 2022 ho scelto di sposarmi proprio lì. Ora mi impegno ad organizzare visite guidate, su prenotazione, per raccontare la sua storia. Chi volesse conoscere meglio questo luogo fantastico può telefonare al numero 342 8393246 oppure scrivere una e-mail a: niccolobiondi5@gmail.com».

Dalle tue parole si capisce che vorresti davvero far conoscere a tutti il Castello di Strada, ma perché lo consiglieresti? «Consiglio di visitare il Castello perché è uno dei pochi in Casentino dove si vedono ancora i segni della storia, come le tracce lasciate dai contadini o le cicatrici delle fiamme degli incendi che il castello ha subito. Inoltre, il Castello ha un fascino misterioso, anche grazie al fantasma Telda, che incuriosisce e affascina tutti i visitatori. Ricordo ancora che le visite sono prenotabili seguendo anche le indicazioni presenti sul sito».

Le offerte di lavoro in Casentino del Centro per l’Impiego

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Le nuove offerte settimanali di lavoro in Casentino del Centro per l’Impiego. Anche questa settimana gli incentivi e le opportunità regionali per i datori di lavoro e le persone fisiche, oltre le chiamate dirette al lavoro. I tirocini curriculari retribuiti 2023/24. Gli Avvisi Pubblici per la concessione di contributi a imprese e/o datori di lavoro finalizzati a garantire incentivi all’assunzione degli iscritti alla legge 68/1999 con disabilità di natura psichica. Il bando per servizi innovativi delle imprese di GiovaniSì. E l’avviso pubblico per il finanziamento di piani di Welfare Aziendale per la conciliazione di vita-lavoro 2023-2025.

Scarica la newsletter: Offerte Lavoro Casentino 21 03

Gli orari dei Centri per l’Impiego della Toscana sono i seguenti:

lunedì 9:00 – 13:00

martedì 9:00 – 13:00 pomeriggio 15:00 – 17:00

mercoledì 9:00 – 13:00

giovedì 9:00 – 13:00 (su appuntamento), pomeriggio 15:00 17:00

venerdì 9:00 – 13:00

La primavera del Parco

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di Fiorenzo Rossetti – La stagione dal freddo alito e dalla natura che si riposa sotto la neve per sfuggire al rigore del periodo pare aver ceduto il passo alla primavera, stagione dai mille colori e profumi, con alberi che rinascono e forme di vita che ritrovano dinamismo. Le stagioni si susseguono anche al Parco delle Foreste Casentinesi. Dopo la decadenza di Luca Santini (attualmente presidente di Federparchi) e il subentro di Claudia Mazzoli in qualità di Presidente facenti funzione, sbocciano attività fresche e dinamiche dal sapore espressamente primaverile.

La Presidente Mazzoli resterà in carica fino alla designazione del nuovo Presidente, che sarà nominato in accordo con le Regioni Emilia-Romagna e Toscana, come previsto dalla normativa. Alcune attività che interessano l’Ente Parco mi hanno colpito positivamente e, se vogliamo, costituiscono barometro del cambio di stagione. Prima di tutto la notizia che Europarc, la federazione di tutti i parchi europei, ha scelto le Foreste casentinesi come sede del 21° «Campo internazionale degli Junior Ranger» (dal 27 luglio al 3 agosto 2025), dedicato ai giovani dai 12 ai 18 anni impegnati nella tutela delle aree protette dove vivono. Questi giovani ranger saranno ospitati dall’Ente Parco e faranno base a Badia Prataglia.

Il programma prevede l’esplorazione dei luoghi naturalistici del Parco, ma soprattutto (ed è qui che sta la cosa davvero importante) prevede attività di confronto e discussione tra i giovani cittadini europei; la tutela e la valorizzazione delle aree naturali protette discusse dalle nuove generazioni, per formare modelli di gestione che vedranno, in un futuro prossimo, questi stessi giovani impegnati direttamente sulle questioni ambientali. Un importante progetto che intercetta giovani di alcune nazionalità europee e ne favorisce il confronto con studenti coetanei di scuole locali dei due versanti del Parco. Saranno impegnati Funzionari del Parco, Carabinieri forestali, specialisti dell’istruzione e volontari del Parco.

Lo stile di questa iniziativa, che si prefigge di avvicinare i ragazzi in tutta Europa al loro patrimonio naturale e culturale e di costruire un senso di unione, ricorda molto da vicino (anche se ora in stile europeista) quelle esperienze in natura, nate anni fa nei parchi nazionali cosiddetti storici, dedicate ai ragazzi. Tra questi ragazzi, qualche anno fa, vi era anche l’attuale Direttore del Parco Andrea Gennai. I campi di volontariato già in essere sviluppati dal Parco e l’iniziativa “Junior Ranger”, costituiscono una valida occasione di rivolgersi alle nuove generazioni e di trattare tematiche naturalistiche; questi eventi sono certamente frutto della passata esperienza di Gennai e della sua visione sul connubio giovani generazioni e futuro dei Parchi. Complimenti quindi!

In questo periodo vi è stata un’altra attività del Parco dal profumo decisamente primaverile e che mostra entusiasmo, amore e passione per il proprio lavoro, idee libere di tramutarsi in azioni senza condizionamenti. Si tratta di una sorta di gemellaggio calcistico-naturalistico fra la squadra di calcio (under 16) del Bibbiena e il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. Si promuove il connubio tra sport ed ecologia, con giornate di visita e scoperta degli ambienti del Parco nazionale. La foto in campo, con i giocatori di calcio e lo stemma del Parco, parrebbe fuori luogo per qualcuno, ma in realtà ha elevate implicazioni educative e culturali, dando, ancora una volta, il senso di una certa ritrovata positiva autonomia e freschezza nella gestione delle attività del Parco. Questo è il Parco che mi piace!

I sogni sono il carburante più prezioso e insieme alla competenza e all’entusiasmo si possono realizzare cambiamenti portatori di benefici nell’immediato e nel futuro. È compito della politica favorire il buon lavoro degli addetti dell’Ente, valorizzando le persone e mettendole nella condizione di sviluppare azioni concrete e di grande interesse.

Purtroppo, come dice il detto, “Una rondine non fa primavera”, ma a incoraggiarci ci viene in soccorso un secondo detto che recita “Passata la festa, gabbato lo santo”.

L’ALTRO PARCO Sguardi oltre il crinale è una rubrica di Fiorenzo Rossetti

La luce di Brunilde

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Quando alla fine dello scorso anno l’accalappiacani dovette intervenire per la cattura di un maremmano vagante, nacque in un primo momento la paura che potesse trattarsi di un caso difficile, di una creatura lasciata a se stessa, diffidente e ferita. Ma poi la vedemmo, e tutto ci fu chiaro: non era affatto un cane difficile, solo un amore inevitabile!

Una palla di pelo candida che da subito ci ha inebriati con la sua allegria. Ancora giovanissima, gli occhi che brillano forte ad ogni piccolo entusiasmo. Stare con lei e la sua anima radiosa fa bene al buonumore, riesce a tenerti lontani i pensieri portandoti alla realtà del presente con le sue coccole e le sue feste. Amante delle lunghe passeggiate e delle corse nel bosco, Brunilde è davvero la compagna perfetta per nuove avventure e giorni densi di vita e significato.

Venite a conoscerla, a lasciarvi travolgere dalla sua fiducia verso tutti, dalla sua purezza e curiosità. E’ serena e gioiosa anche in canile, certo, ma questo non vuol dire che non meriti una casa vera, un giardino tutto suo, una famiglia che l’accolga e che possa rispettarla per sempre.

Nessuno l’ha più cercata, e ancora Brunilde, regina bianca dei nostri giorni, riempie il piccolo spazio del suo box con una luce enorme di speranza verso il futuro pieno d’amore che le spetta.

Canile intercomunale di San Piero in Frassino http://canilicasentino.blogspot.com Per info: 347.5421554 – orario di apertura al pubblico: Sab. e Dom. dalle 10,00 alle 12.00

CASENTINO A 4 ZAMPE è una rubrica a cura di Nadia Guidotti

La Misericordia di Bibbiena attivata per l’emergenza alluvione di Empoli

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Due squadre di Protezione Civile della Misericordia di Bibbiena in campo per l’emergenza alluvione di Empoli. Cinque volontari casentinesi sono stati attivati con due mezzi per portare un aiuto concreto a popolazioni e territori colpiti dal maltempo dei giorni scorsi, rispondendo tempestivamente alle richieste di intervento per varie mansioni che spaziano dall’aspirazione delle acque allo sgombero delle cantine allagate. Strumentazioni e competenze sono state poste al servizio del Comando Avanzato delle Misericordie che ha coordinato l’intera operatività dei soccorsi nell’empolese con l’obiettivo di superare in rapidità e con efficienza lo stato di maggior criticità.

L’intervento condotto dalla Protezione Civile della Misericordia di Bibbiena è stato strutturato in due momenti: il primo è stato orientato specificatamente all’aspirazione delle acque da piazzali e garage di alcuni condomini attraverso una pompa a immersione, mentre il secondo è stato orientato allo svuotamento di mobilio e altre attrezzature dalle cantine per favorirne la messa in sicurezza e l’eventuale smaltimento. Tutto questo, unito anche all’assistenza, alla vicinanza e all’empatia ai cittadini incontrati in questo momento di particolare difficoltà.

«Il nostro gruppo di Protezione Civile – ricorda Fabrizio Falsetti, consigliere della Misericordia di Bibbiena, – fa affidamento su circa trenta volontari adeguatamente formati che vengono attivati in caso di emergenza. L’obiettivo è di farci trovare pronti per prestare servizio alle comunità colpite con strumentazioni per svolgere diversificati interventi ma anche, nell’identità della Misericordia, con uno spirito di carità per offrire conforto e sostegno psicologico a chi vive momenti di forte difficoltà».

HSG: lavoratori in svendita

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di Francesco Meola – Si fa sempre più cupo il futuro della HSG di Castel San Niccolò. La nota azienda tessile, rinomata per la sua eccellenza nella produzione di filati di alta qualità, sta attraversando un periodo di grande incertezza e nonostante la solidità economica e la capacità di mantenere nel tempo la produzione senza mai ricorrere ad ammortizzatori sociali, questa volta sembrerebbe correre il rischio di chiudere definitivamente.

In seguito all’asta tenutasi lo scorso 28 dicembre, infatti, lo stabilimento e le attività dell’azienda sono state assegnate a un’altra impresa, la Toro Wood Invest Hdp Srl, operante nel settore dei combustibili, dalla quale non sono giunte rassicurazioni sul prosieguo dell’attività. Una situazione che ha subito allarmato i 14 dipendenti della HSG, sempre più preoccupati per il loro futuro. Ma come si è arrivati a tutto questo? Ce lo spiega il responsabile della produzione, Giovanni Vignali, un tempo a capo dell’attuale HSG.

Ripercorriamo le tappe più importanti della vostra azienda. Come si è evoluta nel tempo? «L’azienda è nata con i miei genitori nel 1963 con il nome di Tessitura Vignali e ha avuto una produzione conto terzi fino al 2000. A partire da quell’anno, la società si è progressivamente evoluta e da azienda artigianale quale era, l’abbiamo trasformata in una società a responsabilità limitata entrando nei quadri societari sia io che mio fratello. Di pari passo alla nuova strutturazione societaria, vi è stato anche un notevole sviluppo industriale e da semplici contoterzisti, siamo divenuti produttori di greggi fino al 2011. Con il trascorrere del tempo siamo arrivati ad avere anche una linea di produzione destinata alla produzione del tessuto finito, per toccare l’apice nel 2015 attraverso un processo di internazionalizzazione che ha spinto il nostro mercato in Paesi quali l’Inghilterra, la Spagna, gli Stati Uniti e la Corea».

Non sono ovviamente mancati anche i momenti difficili, come quello vissuto nel 2015…

«Sì, nel 2015 abbiamo dovuto misurarci con quello che forse resta il momento più difficile della nostra storia, escludendo ovviamente questi ultimi mesi. All’epoca subimmo infatti una grossa perdita su crediti inerenti a un cliente importante che era fallito causandoci un danno di quasi un milione e mezzo di euro. In seguito a questo avvenimento, fummo chiamati ad aprire una procedura di concordato in continuità che, almeno fino all’arrivo del Covid, non ci creò grossi problemi. Con la pandemia, però, la presenza del concordato ci ha impedito di accedere a qualsiasi forma di ristoro pubblico e se a questo si aggiunge lo stop forzato delle attività per circa cinque mesi, si comprende come la nostra situazione finanziaria si sia ulteriormente appesantita».

Nonostante tutto siete riusciti a risollevarvi… «Si, sebbene la situazione non fosse delle migliori il lavoro non ci è mai mancato e infatti abbiamo trovato nella HSG di Brescia un’azienda solida che ci consentisse di portare avanti la nostra attività. Questa società, all’epoca, presentò una prima offerta d’acquisto al tribunale che però, non si sa per quale motivo, fu respinta; proposta, tra l’altro, piuttosto importante, dato che la cifra si aggirava intorno ai 2.200.000 euro. Visto il diniego del tribunale, si optò così per un affitto d’azienda da parte dell’HSG a Tessitura Vignali. In questo modo l’HSG si faceva carico di tutti i nostri dipendenti e il debito di quest’ultimi veniva eliminato da quello della procedura di concordato. La durata dell’affitto d’azienda era stata stabilita in tre anni, da maggio del 2022 a maggio di quest’anno. Stipulato l’accordo di fitto, furono portati i libri in tribunale e la Tessitura Vignali fu dichiarata ufficialmente fallita continuando così a lavorare mediante l’affitto d’azienda. Fortunatamente i numeri ci hanno sempre aiutato e infatti, nonostante tutto, l’azienda ha continuato a far registrare degli utili piuttosto significativi. A testimonianza di tutto questo, a luglio dello scorso anno, c’è stato un incontro nei nostri uffici tra la CGIL, la curatrice fallimentare e i rappresentanti della HSG: una riunione resasi necessaria dal momento che, avvicinandosi la fine dell’affitto, il sindacato voleva garanzie sul futuro dell’azienda e dei lavoratori. In quella sede, quindi, si raggiunse un accordo con il quale la HSG si impegnava a realizzare formalmente un’offerta inderogabile d’acquisto per un importo pari a 1.130.000 euro; una proposta che la curatrice fallimentare, dott.ssa Passerotti, sembrò salutare di buon grado ma quando tutto lasciava presagire una risoluzione definitiva del problema, qualcosa non deve essere andata nel verso giusto».

A cosa si riferisce? «Al fatto che nella procedura d’asta, per chi acquistava, non è stato posto nessun vincolo di garanzia sulla continuità aziendale, cosa alquanto insolita per un’azienda della nostra tipologia al punto che ancora oggi non ci è chiaro il motivo di questa decisione. Siamo stati messi in vendita senza alcuna considerazione per quanto concerne il nostro capitale umano, mentre il valore dell’azienda dipendeva anche dal fatto che aveva continuato a operare proprio grazie al contributo dei suoi dipendenti».

E adesso cosa succederà? «Al momento, purtroppo, l’unica certezza è che dal 6 maggio subentrerà il nuovo acquirente, rappresentato dalla Toro Wood, un’azienda di Stia. Un soggetto probabilmente mosso dal puro interesse immobiliare, magari allettato dalla possibilità di aggiudicarsi a un prezzo vantaggioso un manufatto con dei macchinari al suo interno facilmente rivendibili. Inoltre, mi sembra strano che la curatela non abbia preso in considerazione l’esiguo ‘spessore economico’ dell’acquirente, il cui ultimo fatturato reperibile (al 2023) è di appena 97.000 euro. La speranza, comunque, è che ci sia ancora il tempo per trovare una soluzione che salvaguardi la nostra azienda e i suoi dipendenti ma affinché ci si possa riuscire, è necessario che tutti gli attori in gioco utilizzino un’adeguata dose di buon senso. In particolare, mi aspetto che l’amministratore delegato della Toro Wood, Tommaso Francalanci, si faccia finalmente vivo, considerato che, da quando si è aggiudicato l’asta lo scorso novembre, non abbiamo avuto ancora modo di parlarci. Né tanto meno si è messo in contatto con il sindacato o i lavoratori, i quali attualmente non hanno nessuna certezza su quello che sarà il loro futuro. L’unico che ha avuto modo di dialogare con questo soggetto è il Prefetto di Arezzo, al quale avrebbe confermato di essere interessato al nostro immobile ma soltanto per trasformarlo in un luogo di stoccaggio. Ora, non so a voi, ma personalmente mi sembra strano che qualcuno interessato a un capannone da destinare a magazzino punti su un’azienda sapendo di doversi fare carico delle maestranze e di quanto si trova al suo interno. Non sarebbe stato più semplice acquistare una struttura vuota? Perché proprio noi? Non dimentichiamo che questa persona ha investito qualcosa come 1.500.000 di euro quando con una cifra, forse anche inferiore, poteva costruirsi un capannone ex novo. Una cosa è certa, ci adopereremo fino all’ultimo giorno disponibile per cercare di salvare la nostra azienda che è stata, e avrebbe tutte le carte in regola per continuare a esserlo, un’impresa tra le più importanti nel panorama tessile nazionale. Non dimentichiamoci che ci sono stati tempi in cui, oltre a quella di Castel San Niccolò, avevamo un’altra azienda anche a Prato, per un fatturato complessivo di oltre 16.000.000 di euro e circa 40 dipendenti a libro paga. Numeri importanti che soltanto la procedura di concordato era riuscita a intaccare ma avevamo già pronti dei progetti industriali per ringrandire l’attività una volta ultimato l’acquisto da parte della HSG».

Quindi HSG avrebbe addirittura le carte in regola per un progetto ancor più ambizioso? «Esattamente, ecco perché c’è tanto rammarico per quanto stiamo vivendo. Non siamo un’azienda in crisi, anzi. Non soltanto il lavoro non ci è mai mancato ma continua a esserci e potenzialmente potrebbe svilupparsi ulteriormente. Allo stato attuale, però, al 6 di maggio, sia i dipendenti che i macchinari passeranno alla Toro Wood e pertanto si rischia l’anno zero. Per questo la CGIL ha chiesto un consiglio comunale aperto che si terrà il prossimo 15 marzo (lo scorso per chi legge, n.d.r.) alla presenza di tutti i sindaci del Casentino e del Prefetto ma non so se potrà essere determinante».

Qual è la cosa che più la infastidisce di tutta questa vicenda? «Il dispiacere principale è che sia stata proprio un’altra azienda del territorio a farci uno sgarbo del genere. Non me lo sarei mai aspettato e vi posso assicurare che non sono pochi gli imprenditori della vallata con i quali mi sono confrontato che, nonostante fossero stati nella possibilità di farlo, mi hanno riferito di non essersela sentiti di acquistare un’azienda con tutti i suoi dipendenti per poi chiuderla».

Nonostante tutto ci pare di capire che continua a mantenere un minimo di ottimismo… «Per quanto possibile sì, anche se trovare le parole giuste per descrivere lo stato d’animo che stiamo vivendo non è semplice. Ciononostante, penso che ad oggi ci siano ancora gli strumenti per poter riportare la situazione a quella di qualche tempo fa; resta soltanto da capire se vi sia la volontà di farlo, dal momento che il comportamento di chi si è aggiudicato l’asta lascia pensare ben altro. Ad ogni modo l’HSG ha dimostrato di essere ancora disponibile a sostenerci. Anzi, come dicevo pocanzi, è pronta laddove le venga data la possibilità, a compiere ulteriori investimenti».

Ma come accennavamo prima, la possibilità di una chiusura imminente ha sollevato timori e domande anche tra gli operai. Ne abbiamo pertanto avvicinato alcuni per comprendere meglio il loro stato d’animo, le preoccupazioni che li affliggono, ma anche per ascoltarne speranze e richieste.

Il primo a parlare con noi è Mohamed, lavora qui dal 2007, fa il meccanico e stenta a contenere il proprio dolore per quanto sta accadendo: “Da quando c’è stato questo passaggio di proprietà non riesco più a dormire pensando che non si sa ancora quale sarà il nostro futuro. Delle volte mi domando: “Che faccio, mi metto da subito a cercare altro?”. Con questo stato d’animo mi diventa difficile anche continuare a lavorare con la giusta concentrazione. Sono davvero arrabbiato, che ci diano risposte certe…”.

A seguire, Samuele Ferrini, dispositore tessile in azienda dal 2015: “Il mio compito è quello di organizzare il lavoro secondo i tempi delle consegne e del controllo qualità. Spero che con l’intervento delle istituzioni ed eventuali ricorsi, si riesca in qualche modo a sbrogliare questa faccenda anche perché è paradossale che un’azienda in salute come la nostra debba chiudere i battenti. A differenza del collega che mi ha preceduto non voglio essere pessimista ma sono consapevole delle difficoltà del caso”.

L’ultimo a intervenire è Andrea Renzetti, anch’egli meccanico e da diverso tempo in servizio nello stabilimento: “Le sensazioni non sono tanto positive ma, ciononostante, voglio continuare a sperare che la situazione si possa risolvere. Personalmente, quello che mi lascia particolarmente perplesso, è il fatto che nessuno tra giudice e curatore fallimentare si sia preoccupato che la proprietà del capannone e i nostri contratti venissero trasferiti a un soggetto che non ha intenzione di proseguire nell’attuale attività. Io invece penso che alla base di un’operazione del genere ci dovrebbe essere un progetto industriale. Al di là di quello che dice la legge, infatti, mi sembra assurdo dare la possibilità a qualcuno di acquistare un’azienda all’asta mandando tutti noi allo sbaraglio”.

Ma mentre sta concludendo il suo pensiero, il collega Ferrini lo interrompe per aggiungere altri importanti dettagli rispetto a una vicenda che suscita numerosi dubbi: “Ancora adesso non capisco per quale motivo, prima del fallimento, la proposta di HSG per un ramo d’affitto d’azienda di tre anni, sia stata rifiutata. Perché non è stato imposto un vincolo di continuità per il potenziale acquirente? In questi tre anni di ramo d’affitto d’azienda abbiamo ampiamente dimostrato di essere un’azienda affidabile; non è un caso se veniamo da tre anni di utili nei quali non si è fatto neanche un giorno di cassa integrazione quando in giro, oramai, sono più le aziende che chiudono che quelle che aprono. In ogni caso noi non molliamo. Innanzitutto, avremo un altro incontro con il Prefetto (previsto per giovedì 20 marzo, ndr), sperando si presenti, poi spingeremo anche in consiglio comunale affinché la politica locale apra gli occhi a questo signore o trovi lui stesso, a prescindere dall’intervento del pubblico, delle soluzioni. Anche se si dovesse provvedere a un allungamento del contratto d’affitto disponendo lo spostamento dell’azienda in un altro capannone, andrebbe fatto tutto in tempi ristrettissimi, dal momento che, per ragioni tecniche, spostare altrove un’azienda come la nostra richiederebbe tanto tempo. E oggi giorno, per com’è il mercato attuale, non è facile trovare un cliente disposto ad aspettare i tempi di cui necessiteremmo. In ogni caso abbiamo un bel po’ di dubbi su come si sono sviluppate le vicende che hanno portato all’aggiudicazione da parte della Toro Wood. In tanti di noi, ad esempio, ci chiediamo perché questo signore abbia rilanciato più volte per assicurarsi un’azienda soltanto con l’intento di svuotarla. Perché ad oggi, checché se ne dica, queste sembrano essere le intenzioni…”.

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