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sabato, 26 Aprile 2025
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Le offerte di lavoro in Casentino del Centro per l’Impiego

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Le nuove offerte settimanali di lavoro in Casentino del Centro per l’Impiego. Anche questa settimana gli incentivi e le opportunità regionali per i datori di lavoro e le persone fisiche, oltre le chiamate dirette al lavoro. I tirocini curriculari retribuiti 2023/24. Gli Avvisi Pubblici per la concessione di contributi a imprese e/o datori di lavoro finalizzati a garantire incentivi all’assunzione degli iscritti alla legge 68/1999 con disabilità di natura psichica. Il bando per servizi innovativi delle imprese di GiovaniSì. E l’avviso pubblico per il finanziamento di piani di Welfare Aziendale per la conciliazione di vita-lavoro 2023-2025.

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Gli orari dei Centri per l’Impiego della Toscana sono i seguenti:

lunedì 9:00 – 13:00

martedì 9:00 – 13:00 pomeriggio 15:00 – 17:00

mercoledì 9:00 – 13:00

giovedì 9:00 – 13:00 (su appuntamento), pomeriggio 15:00 17:00

venerdì 9:00 – 13:00

Una vallata nel pallone!

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di Francesco Benucci – Vittorie e sconfitte, gioie e delusioni, speranze ed emozioni, aneddoti e recriminazioni, gol fatti e gol subiti: varcata la soglia di metà stagione, intravedendo il rettilineo che conduce al traguardo, le squadre di calcio casentinesi impegnate nei campionati FIGC sono pronte a darsi sportivamente battaglia per conseguire i loro obiettivi. E allora, prima di assistere al rush finale, tracciamo un bilancio di ciò che è stato e proiettiamoci al contempo verso ciò che potrebbe essere, passando in rassegna le protagoniste di una vallata… nel pallone!

In Terza Categoria, a rappresentare i colori nostrani ci pensa una società fondata il 18 aprile 2023, stiamo parlando dello Strada Castel San Niccolò, un progetto giovane e al contempo per i giovani, in quanto rivolto, in particolare, ai ragazzi del comune omonimo e ispirato ai valori base dello sport: passione, senso di appartenenza, entusiasmo, formazione, rispetto. E i risultati di questa impostazione, fortemente voluta dal presidente Curinga e dal suo staff, sono ben visibili: un ottimo piazzamento, settimo posto, nella stagione 2023/2024, un campionato ancor più di vertice, con la speranza di finire più in alto possibile, nell’annata in corso, numerose persone che accorrono allo stadio, un seguito, consistente, di tifosi pure in trasferta e tanto, sano, divertimento!

La Seconda Categoria, con ben 5 compagini casentinesi, è quella più “colonizzata” dai team valligiani e questa forte presenza è evidente sin dai primi posti della graduatoria: veleggia infatti nelle zone altissime lo Stia del presidente Checcacci e di mister Certini. Gli ingredienti per un mix vincente, da suggellare con la promozione, sembrano esserci tutti: una squadra molto competitiva, una tifoseria appassionata, il desiderio di rivincita dopo aver sfiorato l’ambizioso traguardo anche l’anno scorso. Andreini e compagni, già protagonisti di varie prestazioni da incorniciare, vogliono evitare pericolosi cali di concentrazione e portare i viola là dove meritano!

Aspirazioni importanti sono altresì quelle del Pratovecchio del neo presidente Milanesi: tra conferme (staff tecnico e allenatore), rosa rivoluzionata e graditi ritorni (lo storico capitano Cipriani e Conti), la squadra ha trovato una buona continuità, di gioco e risultati, che le ha consentito di assestarsi nei quartieri nobili della classifica. L’obiettivo sono i playoff, accedendo ai quali, attraverso il meccanismo delle partite secche, si può sognare!

A ridosso dell’alta classifica naviga pure il Rassina: d’altronde la passione del presidente Dattile, la competenza di mister Squillantini e le prove offerte in campo da Bruni e dagli altri giocatori, sono altrettante garanzie per un’annata all’insegna della solidità e della possibilità di ambire, perché no, ad un traguardo ancor più prestigioso. Le zone nobili della graduatoria non sono così distanti e impostare la seconda parte del campionato su questa aspirazione può regalare ulteriori soddisfazioni.

La soddisfazione principale per il Montemignaio sarebbe invece la salvezza diretta, traguardo reso più “impervio” da alcune circostanze sfortunate: dai tanti infortuni, alle difficoltà “logistiche” nell’allenarsi insieme, senza dimenticare l’incredibile episodio che ha visto un arbitro, poi dimessosi, colpire con pugni dei tesserati, con la coda, che sa di beffa oltre al danno, di espulsioni e multe sempre a carico dei nostri. Nonostante tutto, la promozione ad allenatore di Ceramelli, con la sua capacità e voglia di fare, ha portato entusiasmo ai giocatori e a tutto l’ambiente. Sono giunti anche i risultati e la brama di lottare… non verrà mai meno!

Obiettivo salvezza diretta altresì per il Poppi, obiettivo da raggiungere tramite il supporto dei tifosi e l’unità del gruppo e che, a inizio stagione, sembrava compromesso, dopo un avvio assai difficoltoso. Ma il club ha saputo reagire, tramite cambiamenti strategici, innesti mirati sul mercato, un rinnovato spirito e un diverso approccio tattico. I risultati si sono visti e, ad oggi, i ragazzi del subentrato mister Gnassi scorgono la possibilità di raggiungere un traguardo che rappresenterebbe una vittoria sportiva e che consentirebbe una programmazione futura più serena e competitiva.

In Prima Categoria si trova tra “color che son sospesi” il Bibbiena: la storica società nostrana si assesta, al momento, in una posizione di centro classifica che denota una certa solidità nelle prestazioni e, al contempo, il “brivido” di dover ancora delineare una traiettoria che possa rappresentare l’obiettivo stagionale. L’auspicio è che Ceramelli e compagni si dirigano verso i quartieri nobili della classifica, in zona playoff per la promozione, per intenderci: a tal proposito, le potenzialità ci sono tutte! Chi invece i playoff vorrebbe evitarli, ma stiamo parlando di quelli per non retrocedere, è il Capolona Quarata: similmente all’altro team valligiano, le qualità per raggiungere il traguardo prefissato, cioè, in questo caso, la permanenza in categoria, non mancano; Iacuzio e tutti gli altri giocatori della squadra basso-casentinese sono chiamati ad un rush finale impegnativo, ma, speriamo, coronato dal successo!

Anche la Promozione vede due rappresentanti della nostra vallata e, di queste, il Casentino Academy si sta rendendo protagonista di un campionato entusiasmante, a ridosso del vertice della classifica, con tanto di prestazioni eccellenti che sono il risultato di un lavoro che nasce dalla grande cura del settore giovanile, da sempre fiore all’occhiello della società in oggetto. Non resta che augurarsi che Lunghi, Giannotti e compagni proseguano così, per poter parlare, a fine campionato, di una promozione, di nome… e di fatto!

Obiettivo diverso ma ugualmente importante quello del Marino Mercato Subbiano: la salvezza diretta è un traguardo raggiungibile per Cai, Steccato e gli altri calciatori e richiederà, nella seconda parte dell’annata, concentrazione, impegno ed entusiasmo. Ingredienti quest’ultimi che, d’altronde, non mancano di certo in seno a una realtà che, oltre alla prima squadra, può contare su un movimento di circa 250 persone, di tutte le età, attive in tante categorie (giovani in primis) e in varie iniziative. Proprio il suddetto movimento è la vera forza della società, al di là di qualsiasi risultato!

Marzo e i suoi detti

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di Lara Vannini – Marzo, mese di passaggio dall’Inverno alla Primavera, è da tutti conosciuto come il periodo più “pazzerello” dell’anno per le sue instabilità meteorologiche. Molti detti si basano su questa peculiarità di marzo e nei sui 31 giorni molte sono le ricorrenze che tutti noi festeggiamo.

Dal 5 marzo “canta il Cucco”, l’8 marzo è la festa della Donna, il 19 marzo viene celebrata la festa del Papà mentre i giorni finali del mese sono detti “giorni della Vecchia”. Tra ricorrenze istituite ufficialmente e tradizioni che ci portiamo dietro da un lontano passato, marzo racconta di noi, delle nostre credenze e di quelli che sono gli affetti più cari.

In tempi remotissimi marzo rappresentava il mese principe del calendario romano, infatti era da qui che iniziava l’anno, composto da 10 mesi per un totale di 304 giorni. Sarà poi la riforma di Giulio Cesare a spostare l’inizio dell’anno al 1° gennaio.

Martius il mese di Marte, Dio della guerra e protettore del raccolto primaverile, non è un caso che abbia da sempre rappresentato il mese della rinascita, della fine dei rigori invernali, del disgelo, della ripresa del lavoro nei campi. In ogni tempo l’uomo ha interpretato la ciclicità della vita mettendo in primo piano la propria sopravvivenza in comunione con la Natura. Legarsi all’ambiente era una necessità che oggi purtroppo non esiste più e che portava l’uomo ad un rapporto indissolubile con i luoghi della propria quotidianità. La Primavera era un risveglio naturale, sociale e anche sacrale.

Chiamiamo marzo mese di passaggio perché in questo periodo, avviene l’equinozio di Primavera durante il quale il sole allineato alla linea dell’equatore fa si che il giorno e la notte abbiano uguale durata in tutti gli angoli della Terra. In generale le giornate si allungano per effetto anche dell’introduzione dell’ora legale, e ieri come oggi avviene una naturale ripresa delle attività all’aria aperta.

I nostri nonni raccontavano che dal 5 marzo cantava il “Cucco” ovvero il Cuculo, simbolo di Primavera. Tanto più lungo era il canto del Cuculo, tanto più tempo sarebbe durata la bella stagione. In generale si attribuiva al Cuculo, la facoltà di predire gli anni di vita dal numero di “cucù” che avrebbe fatto. Che il cuculo sia legato indissolubilmente al tempo, lo vediamo ancora oggi all’interno dei popolarissimi orologi a cucù!

Nodi del freddo e San Giuseppe Proprio per il clima instabile e l’attenzione che i contadini dovevano avere nei confronti delle “gelate marzoline”, i nostri nonni avevano individuato nel mese di marzo 3 “nodi del freddo”: San Giuseppe 19 marzo, il giorno dell’Annunciazione 25 marzo e i giorni della Vecchia (29-31 marzo). In questi particolari periodi del mese era credenza popolare che il clima facesse repentini cambiamenti sia di temperatura che meteorologici ed infatti si diceva “neve marzolina dura dalla sera alla mattina”.

Nel nodo del 19 marzo veniva festeggiato San Giuseppe, festa del Papà ma anche festa dei lavoratori che oggi viene celebrata il 1° maggio. Come in molte tradizioni contadine, fu la Chiesa Cattolica a designare San Giuseppe come protettore dei padri in quanto genitore putativo di Gesù. In realtà come già detto San Giuseppe protegge anche i lavoratori ed è per questo che lo celebriamo anche il 1° maggio. Fino al 1977 la Festa del Papà in Italia è stata un giorno festivo non lavorativo.

San Benedetto e le rondini Recita un noto detto “San Benedetto la rondine sotto il tetto”. Oggi questo santo viene celebrato in estate ma un tempo era ricordato il 21 marzo proprio agli inizi della Primavera. La rondine è un volatile da sempre al centro di opere letterarie ancora al tempo dei greci e dei romani perché a causa delle proprie abitudini comportamentali e i propri peculiari tratti anatomici è un simbolo universalmente noto di passaggio e rinascita. La sua corporatura ad ali dispiegate che ricorda un’ancora, è simbolo di stabilità e vita, essendo un uccello migratore, ritorna al sopraggiungere della bella stagione. Per questi motivi quando il contadino trovava un nido di rondine sotto il tetto del proprio fienile o della propria casa colonica, poteva essere certo che il cattivo tempo era ormai un lontano ricordo.

29-30-31 i giorni della vecchia Comunemente gli ultimi giorni di marzo vengono chiamati i “giorni della vecchia” ma forse oggi lo facciamo senza più conoscerne il significato. Sono giorni spesso instabili dal punto di vista climatico, in montagna può addirittura nevicare e spesso si dice che “non attaccherà” perché ormai le temperature stanno andando verso il mite tepore primaverile. In passato in Casentino quando la Pasqua “cadeva alta” non era strano veder scendere qualche fiocco di neve e dunque non poter fare le tipiche scampagnate di Pasquetta.

La leggenda narra che un tempo marzo avesse solo 28 giorni. Una vecchietta, impaziente di poter tornare alle proprie attività all’aria aperta come portare il proprio gregge al pascolo o iniziare il lavoro dei campi, decise di sfidare marzo e iniziare prima del tempo le attività legate alla bella stagione. Fu così che il mese di marzo, indignato da tanta arroganza chiese al mese di aprile di “prestargli 3 giorni” in cui avrebbe scatenato pioggia e bufere per punire l’arzilla vecchietta. Da allora questi giorni sono caratterizzati da forte instabilità.

Le violette di marzo Tutti noi associamo a marzo il fiore della Mimosa perché ormai è simbolo della festa della Donna, ma chi ama passeggiare nei boschi e vive a contatto con la natura, avrà notato sicuramente i tappeti erbosi di violette profumate. Fiore gentile, schivo e dal colore brillante, la viola ogni anno annuncia all’uomo che è tempo di ripartire con la ciclicità della vita e della bella stagione, un’incessante andare che però ogni anno ha qualcosa di magico e sacrale e ci ricorda che basta osservare ciò che ci circonda per capire i segreti della Natura.

Tra leggenda e realtà i nostri nonni raccontavano che le violette anche se raccolte da molti giorni potessero conservare intatta la loro freschezza e il loro profumo fino al 25 marzo, data in cui i contadini festeggiavano l’Annunciazione ovvero il giorno in cui era concepito Gesù per volere dello Spirito Santo. Un data estremamente importante del calendario contadino dal punto di vista religioso ma anche agrario.

Possiamo ritenere marzo un mese estremamente interessante dal punto di vista di date e festività. Calendario alla mano prepariamoci a monitorare i giorni di marzo e a scoprire di volta in volta se la saggezza contadina può ancora insegnarci qualcosa!

Il Comitato interviene su centro Alzheimer, Casa della Comunità e gestione del soccorso

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Anche il Comitato di partecipazione dei cittadini in Sanità – zona distretto Casentino (composto da associazione Salviamo l’ospedale e i servizi del territorio, Bocciofila Bibbiena, Aido, Auser, FederConsumatori, ADA, Ancos, Confartigianato) ha partecipato alla Conferenza di sanità del 6 febbraio scorso con i sindaci della zona Casentino, i sindacati e le associazioni del soccorso, riuscendo così a fare un confronto tra quello che l’utenza chiede e quanto viene proposto. «Siamo lieti di aver conosciuto il nuovo Direttore della Asl Toscana sud est Marco Torre, a cui vogliamo augurare buon lavoro» – sottolinea la coordinatrice del Comitato Sandra Panoni.

Il direttore del distretto Casentino Marzia Sandroni, nonché attuale Direttore facente funzioni del distretto Valdarno, ha ribadito che rimarrà Direttore di zona Casentino «auspichiamo che il doppio incarico sia il più breve possibile per chiudere al meglio le tante questioni avviate – precisa Panoni – certi che questo possa avvenire proprio con la permanenza in Casentino della direttrice Sandroni. Come Comitato parteciperemo con costanza alla preparazione e all’attuazione del Piano operativo aziendale 2025, nel contempo verificheremo se quanto preventivato nell’anno 2024 è stato speso e se i progetti sono stati portati a termine».

In particolare, si auspica la riapertura del centro Alzheimer e l’aumento dei posti per permettere a tutte le persone che soffrono di questa patologia di venire seguite, dando anche sollievo alle loro famiglie. Per il 2025 la Asl ha confermato, come già previsto dalla Conferenza dei sindaci, l’apertura, grazie al finanziamento Atedoc, di un Atelier Alzheimer a Rassina, dove i malati potranno trascorrere qualche ora con psicologi e personale specializzato.

«Pur comprendendo la preoccupazione dei sindaci dei Comuni più lontani dalle attuali Case della Salute, secondo cui queste hanno allontanato i medici dai territori, secondo noi le Case della Salute, che entro il 2025 diventeranno Case di comunità, sono una risposta estremamente positiva ai bisogni delle persone e auspichiamo che la Casa di Comunità di Bibbiena venga realizzata nei tempi previsti, in modo che tutti i cittadini possano avere una risposta migliore» – commenta Panoni anticipando che al riguardo verrà fatto un incontro con tutta la popolazione.

Durante l’incontro il direttore dell’area dell’emergenza Nocentini ha illustrato una proposta per promuovere una sorta di “Soccorso Casentino” tenendo insieme le singole organizzazioni (Croce Rossa, Misericordia, ANPAS) per condividere mezzi e volontari con i mezzi ed il personale della Asl, così da dare, sia nel trasporto ordinario sia in quello d’emergenza, una risposta ai bisogni della vallata. Al di là delle specifiche organizzative, il Comitato propone che uno dei centri da cui partano i mezzi ed i professionisti Asl sia l’ospedale di Bibbiena, senza creare nuove sedi, per un miglior utilizzo delle risorse umane ed economiche.

Il Comitato resta in attesa di una risposta alla nota inviata all’assessore regionale Simone Bezzini, a seguito del suo incontro di novembre, e di confrontarsi sui nuovi Patti territoriali. A lui era stato proposto di rivedere il sistema di prenotazione per permettere ai cittadini del Casentino (e delle altre zone distretto) di ricevere le prestazioni diagnostiche e specialistiche più ricorrenti nella rispettiva zona, anziché sportarsi per la provincia o addirittura a Siena e Grosseto.

COMITATO DI PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI IN SANITÀ – DISTRETTO SOCIO SANITARIO CASENTINO

 

Nuovo Codice, alla prova della strada

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di Francesco Meola – Sono entrate in vigore lo scorso dicembre le nuove modifiche al codice della strada e, nonostante il brevissimo tempo trascorso dalla loro introduzione e il fragore mediatico che hanno provocato, stando ai primi dati raccolti dalla Polizia di Stato e dall’Arma dei Carabinieri, avrebbero già comportato un calo significativo degli incidenti e delle vittime. Nel periodo compreso tra il 14 dicembre e il 13 gennaio 2025, infatti, gli incidenti sono diminuiti quasi del 9% mentre le vittime oltre il 30%.

Cinque le novità più importanti introdotte: dalla tolleranza zero per chi guida in stato di ebbrezza e sotto effetto di stupefacenti, all’uso del cellulare alla guida, nonché l’introduzione della sospensione della patente per coloro che abbandonano gli animali, sanzioni più severe per i neopatentati e l’installazione obbligatoria (per i recidivi) del dispositivo alcolock.

Ma andiamo a vedere nello specifico quali sono i provvedimenti presi. Rispetto a coloro che vengono sorpresi alla guida in stato di ebbrezza sono state inasprite le multe, che adesso variano da 173 a 694 euro per chi supera di oltre 10 km/h i limiti di velocità. In caso di incidente, inoltre, la sospensione della patente può arrivare fino a 30 giorni. Chi guida usando smartphone, tablet o altri dispositivi elettronici rischia invece una multa compresa tra i 250 e 1.000 euro, oltre alla sospensione automatica della patente per una settimana laddove si è in possesso di almeno 10 punti.

Il titolo di guida può essere altresì revocato o sospeso per coloro che abbandonano animali in strada, con pene fino a sette anni di carcere se l’atto dovesse causare incidenti con morti o feriti. Regole più severe anche per i nuovi conducenti, con sanzioni e sospensioni della patente per infrazioni quali circolazione contromano, passaggio con il rosso e mancato utilizzo del casco. Per chi fa abuso di alcol in modo recidivo, è prevista l’installazione obbligatoria del dispositivo alcolock, un meccanismo che impedisce l’accensione del motore se viene rilevato un tasso alcolemico sopra lo zero.

Insomma, una lunga serie di accorgimenti che stanno lentamente modificando le abitudini degli automobilisti, come ci conferma anche Francesco, uno dei responsabili della scuola guida di Ponte a Poppi, con il quale abbiamo discusso anche di esami di guida ed eventuali suggerimenti al riguardo.

Salve Francesco, cosa possiamo dire delle recenti modifiche al codice della strada? «Ce ne sono state diverse e sono legate soprattutto agli aspetti sanzionatori. Ma piuttosto che soffermarmi su ognuna di esse, premesso che hanno tutte la loro importanza, mi preme sottolineare l’inasprimento delle pene per coloro che vengono sorpresi alla guida in stato di ebbrezza o in una situazione di alterazione psico-fisica. Ecco, diciamo che questo, tra i provvedimenti adottati, potrebbe rappresentare più di altri un deterrente. Anzi, anche se non abbiamo ancora una stima precisa, sembra stia già spingendo gli automobilisti a tenere una condotta più accorta».

È bene precisare, però, che rispetto a prima non sono cambiati i livelli alcolemici consentiti. Probabilmente, in tal senso, c’è stata un’informazione troppo allarmistica… «Sì, è probabile, anche perché delle volte i mezzi di informazione lanciano dei messaggi non proprio chiari. Mi sento di rassicurare tutti gli utenti della strada che da questo punto di vista non è cambiato nulla. È giusto ricordare che l’alcol va consumato in modo responsabile e nei limiti del consentito, ma questo non significa doverlo eliminare del tutto. Basterà stare attenti esattamente come lo si doveva essere fino a ieri».

Dal punto di vista personale come giudica, in generale, i nuovi provvedimenti adottati? «Come dicevo pocanzi, tutte le modifiche hanno a mio avviso una loro utilità. In generale, penso possano indurre tutti a un maggiore senso di responsabilità o almeno questo è quello che ci auguriamo, dal momento che non possiamo ancora basarci su delle statistiche. In ogni caso, già il fatto che la gente si ponga qualche domanda in più sul comportamento da tenere prima di mettersi alla guida, credo rappresenti un dato confortante. Penso, ad esempio, anche a coloro che alla guida fanno uso del cellulare e magari, d’ora in avanti, staranno ancora più attenti».

Per quanto concerne gli attuali esami di guida, che consiglio si sentirebbe di dare a coloro che si apprestano a conseguire la patente? «Innanzitutto, li invito ad affrontare questo percorso con serietà ma senza ansie eccessive. Ovvio che si debba studiare e probabilmente rispetto a un tempo l’esame è anche più difficile ma con il giusto approccio lo si può superare tranquillamente. Il consiglio principale è quello di rimanere calmi e concentrati in ogni fase della prova, sia scritta che pratica. È normale essere nervosi ma se si vuole evitare di perdere le nozioni apprese durante le lezioni, sarà necessario non farsi dominare dall’ansia. Anzi, a coloro che stanno ancora studiando o comunque hanno intenzione di iscriversi a breve ai corsi, consiglio di chiedere sempre dei chiarimenti laddove avessero un qualsiasi dubbio. È fondamentale arrivare agli esami certi delle proprie conoscenze».

Come sono strutturate attualmente le prove? «Quella teorica consta di trenta domande, alle quali va risposto senza superare il limite massimo dei tre errori. In quanto alle tematiche, abbracciano tutto il codice della strada con riferimenti anche alla meccanica dell’automobile, alla documentazione di cui deve essere in possesso il guidatore e a quella inerente all’autoveicolo. Nella prova pratica, invece, l’esaminatore valuterà la capacità dello studente di manovrare il veicolo, rispettare i segnali stradali e reagire correttamente alle diverse situazioni di traffico. È importante, quindi, mostrare sicurezza e competenza durante tutto l’esame che ha più o meno la durata di una mezz’ora».

Qual è l’atteggiamento che tengono solitamente i ragazzi che si approcciano ai vostri corsi? Riscontrate la dovuta attenzione? «Devo dire che non possiamo lamentarci. La maggioranza dei ragazzi che arrivano da noi sono fortemente motivati e consapevoli della serietà del percorso che stanno intraprendendo. In linea generale penso di poter affermare che, al di là degli stereotipi che si possono avere sui giovani di oggi, c’è un approccio più che positivo».

L’incredibile vicenda della HSG. Quando all’asta ci vanno i lavoratori…

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di Mauro Meschini – Questa incredibile vicenda nasce dal fallimento della ex Tessitura Vignali e prosegue poi con la HSG di Castel San Niccolò, azienda tessile che fa capo al gruppo omonimo di Chiari in provincia di Brescia. È quest’ultima che, grazie alla cessione di un ramo d’azienda, ha garantito e sta garantendo l’attività produttiva e la piena occupazione, senza mai fare ricorso a nessun ammortizzatore sociale malgrado la forte crisi del settore tessile.

Ma il 28 dicembre arriva la doccia fredda e la HSG perde la gara per l’aggiudicazione di stabilimento e attività. Difficile comprendere come un’asta, che ha per oggetto un’attività tessile, invece di concludersi con l’aggiudicazione ad una azienda che lavora nel settore arrivi ad un epilogo diverso con la vittoria di un soggetto che si occupa dello stoccaggio e della vendita di carbone. Può accadere anche questo quando tutto si basa su offerte, rilanci e circa 5.000 euro di differenza.

Ora è l’attuale vincitore che dovrebbe preoccuparsi sia del mantenimento dei 14 posti di lavoro, sia della continuità produttiva, ma certo appare difficile che chi opera nella commercializzazione del carbone possa cimentarsi in una produzione tessile. Da questa situazione può nascere una crisi occupazionale gravissima, considerato che gli operai coinvolti difficilmente potranno riciclare le proprie professionalità nell’attività gestita dall’azienda vincitrice dell’asta, in più anche per l’intero territorio casentinese questa vicenda non rappresenterà certo un evento da sottovalutare, visto l’attuale situazione economica. In queste settimane si sono susseguiti contatti e incontri, ma non si è aperta nessuna strada verso una possibile soluzione.

Al momento in cui scriviamo ci sono ancora ipotesi che si rincorrono e che potrebbero concretizzarsi o essere smentite a breve, per cercare di riassumere i fatti abbiamo contattato Alessandro Mugnai, della Filctem Cgil, con lui abbiamo fatto un quadro della situazione attuale, sapendo che tutto potrebbe cambiare e sperando, naturalmente, che qualsiasi novità porti ad una soluzione positiva di questa difficile vertenza.

Stiamo parlando di una storia incredibile, abbiamo un’azienda che va bene e dei lavoratori tranquillamente occupati e tutto potrebbe fermarsi perché l’asta fallimentare è stata vinta da un altro soggetto. Le cose stanno veramente così? «Sì, le cose stanno veramente così. Secondo il nostro avviso il bando di gara, malgrado la nostra passata sensibilizzazione in merito, non ha voluto tenere conto degli effetti sociali ma ha privilegiato il solo risultato economico. In poche parole, come abbiamo affermato in Prefettura, la legge non obbliga a determinare un bando di gara d’asta che tiene conto oltre dei beni materiali di una attività in vita, però nemmeno lo vieta. E generalmente si cerca d’impegnare chi si aggiudica nel continuare l’attività stessa. Così si espone, come nel nostro caso, l’attività con le sue persone poiché non è stato messo all’asta un fabbricato vuoto ma del tutto attivo e operante. Un vero paradosso per i lavoratori investiti da questa disgrazia, figlia, pur nel 2025, di una circostanza definibile da “mezzadria”».

Adesso il vincitore che programmi avrebbe? «Il vincitore, per la precisione la Toro Wood Invest di Stia, a oggi sembra interessato al solo fabbricato. Così ci ha riferito la Prefettura. Dico questo poiché, su nostra richiesta d’incontro per comprendere le sue intenzioni verso ciò che ha acquisito, il suo Amministratore Delegato si è rifiutato di confrontarsi poiché le sue intenzioni le ha già fatte presente al Prefetto in via interlocutoria. Questo attuale atteggiamento non tiene conto, in qualità alla sua funzione d’imprenditore tra l’altro del territorio, delle responsabilità che si è preso aggiudicandosi, ripeto, non un capannone vuoto ma un’intera azienda con i suoi lavoratori».

A questo punto cosa potrebbe accadere? Possibile permettere all’azienda di continuare la sua attività e ai lavoratori di mantenere il loro posto di lavoro? «Domande oggi, nostro malgrado, premature visti i presupposti. Come prima azione abbiamo, proprio per i motivi della vostra domanda, chiesto l’intervento istituzionale della Prefettura per convocare le parti e verificare che margini di manovra possiamo mettere in atto. Una cosa è certa, l’attività tessile della HSG dentro lo stabile di Castel San Niccolò, è nei fatti una vera e propria eccellenza nel suo settore e quindi una risorsa del territorio che, per le sue caratteristiche e qualità, può potenzialmente espandere la sua attività. Il tessile casentinese risente di una forte crisi, questa attività non ha mai adoperato un’ora di cassa integrazione. Questo fa controtendenza dove il tessile si è visto incrementare del 30% la cassa integrazione. Proprio per questi motivi andremo avanti per evitare che posti di lavoro si trasformino in “cenere”».

Malattie sessualmente trasmissibili in aumento fra i giovani: domani tappa a Bibbiena con studentesse e studenti dell’ISIS Fermi

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Le malattie sessualmente trasmissibili al centro dell’incontro che si terrà domattina, martedì 4 marzo, nell’auditorium del museo di Bibbiena e destinato a studentesse e studenti delle scuole secondarie di II grado. L’iniziativa rientra nell’ambito del progetto “Educare alla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili (Mts)” elaborato da Area dipartimentale Malattie Infettive e Uoc Promozione ed etica della salute di Asl Tse, rivolto alle scuole superiori delle province di Arezzo e Grosseto.
Un progetto che, grazie alla sinergia tra gli infettivologi e i referenti dell’educazione alla salute, è stato esteso a tutte le scuole superiori dell’aretino e del grossetano raggiungendo, così, quasi 900 fra ragazzi e ragazze.

Un progetto importante visto che i dati epidemiologici evidenziano un incremento tra i giovani delle infezioni sessualmente trasmissibili. «Il trend epidemiologico evidenzia un incremento delle infezioni tra i giovani e uno dei problemi più rilevanti è la scarsa consapevolezza, che aumenta esponenzialmente nei momenti di socialità, in cui si abbassa la soglia della prudenza – dichiara Aniello Buccino, Responsabile Educazione alla Salute del Dipartimento delle Professioni Tecnico Sanitarie, della Prevenzione e Riabilitazione -. Grazie alla collaborazione con l’Area dipartimentale Malattie Infettive, a partire da questo anno scolastico abbiamo potenziato e ampliato le proposte educative rivolte a studenti e studentesse delle secondarie di II grado sull’affettività e sessualità, integrando i progetti portati avanti dalle equipe consultoriali e dagli educatori professionali e offrendo un approccio multiprofessionale che permette di affrontare queste tematiche nelle sue varie le varie sfaccettature».

«Negli ultimi anni si assiste ad un aumento delle malattie sessualmente trasmissibili con il raddoppio di alcune patologie come sifilide, gonorrea e clamidia, con un netto incremento tra i più giovani – avverte il dr. Danilo Tacconi, responsabile Area dipartimentale Malattie infettive Asl Tse -. Accanto a questa malattie non dobbiamo dimenticare l’HIV (Aids), alcune epatiti come la B e l’Hpv (papilloma virus). Le motivazioni di questo incremento sono molteplici: promiscuità, scarsa informazione e mancanza di consapevolezza fra i giovani, rispetto alle modalità di prevenzione, aumentano l’esposizione ai fattori di rischio con conseguente contagio. Occorre, pertanto, una maggiore informazione: in questo senso l’educazione alla affettività portata avanti nelle scuole rappresenta un passo importante che andrebbe incrementata ulteriormente come sta già facendo la nostra Azienda sanitaria. In tutto questo non bisogna dimenticare il coinvolgimento delle famiglie».

Ma come ridurre il rischio? «Bisogna cercare di evitare rapporti a rischio, usare i profilattici nelle situazioni di incertezza, sottoporsi a vaccinazione contro epatite A, B e HPV – aggiunge il dr. Tacconi –. Inoltre è importante evitare l’uso di sostanze come droghe e alcol che possono alterare le capacità di giudizio riguardo ai rischi potenziali. Informazione e prevenzione rimangono le strade da percorrere per evitare di contrarre queste infezioni. È, inoltre, importante avere consapevolezza di aver corso un rischio e, se si hanno sintomi compatibili con infezioni sessualmente trasmissibili, anche se non tutte danno sintomi, rivolgersi al proprio medico o allo specialista e chiedere di fare accertamenti e approfondimenti. Sottoporsi a terapia è importante per evitare le complicanze e la cronicizzazione dell’infezione, ma soprattutto prevenirne la trasmissione e il contagio».

La Sanità ai tempi di Whatsapp

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di Melissa Frulloni – Ammettiamolo. Quanti di noi ricorrono sempre più spesso a Dr. Google per cercare risposte, diagnosi o consigli medici? Anzi, quanti di noi ricorrono sempre più spesso a Chapt GPT, all’intelligenza artificiale, per ottenere, dettagliando i sintomi, una cura fai da te, magari da acquistare online senza sentire il parere del farmacista e ancora prima quello del medico? Lo facciamo in tanti (sì, mi ci metto dentro anche io) e i motivi che ci hanno spinti a questa deriva medica sono molti.

Da un lato c’è la comodità legata alla tecnologia; è innegabile che poter ricevere per sms la ricetta per un farmaco senza dover andare fisicamente nello studio del proprio medico è una gran cosa, ma da questo ad arrivare a saltare una visita per autodiagnosticarsi chissà che, decidendo in autonomia anche la cura, ce ne passano di Tachipirine sotto ai ponti. Come sempre la colpa è da attribuire al Tempo. Manca sempre a tutti, siamo costantemente indaffarati e in affanno; impossibile saltare un giorno al lavoro, impensabile spezzare la routine quotidiana degli impegni.

“La produttività prima di tutto” o meglio, in rincorsa verso essa senza sapere veramente se ci stiamo riuscendo ad essere produttivi. Capitalismo docet e questo ricade inevitabilmente sulla nostra salute; mentale in primis, con ansia e stress che la fanno da padrone e con un numero sempre crescente di persone che hanno bisogno di affidarsi ad un terapista per risolvere i loro problemi. Ma certamente anche fisica, proprio perché non contempliamo il riposo come forma di cura, il fermarsi come modo per guarire da un’influenza e ancora prima di questo “non abbiamo tempo” per andare dal nostro medico curante a farci visitare. Mi ricordo ancora la fila interminabile nell’ambulatorio, i “chi è l’ultimo?”, i nonni che prendevano il posto a figli e nipoti; la sala d’aspetto che diventava un luogo di socializzazione in cui si ingannava l’attesa parlando del più e del meno; ci si conosceva tutti negli ambulatori dei paesi del Casentino.

Per fortuna quelle file, che in effetti erano molto scomode da fare, non ci sono più e oggi, fissando un appuntamento, è possibile andare dal proprio medico senza troppo stress. Con loro però se ne sono andate anche quelle chiacchiere e soprattutto la volontà di molti di andare dal medico a farsi visitare. Whatsapp è più comodo e veloce. Descrivi i sintomi al dottore, lui dopo poco ti risponde formulando una diagnosi e via, corri in farmacia sperando che tutto si risolva nel giro di un paio d’ore perché si sa, non c’è tempo da perdere! Ma poi a volte succede che la cura non sia risolutiva e che tu continui a stare male, allora che fai? Sempre per avere una risposta immediata, corri al Pronto Soccorso (di Bibbiena, sì, per fortuna ce lo abbiamo e non ci stancheremo mai di dire quanto sia prezioso per la comunità casentinese).

“Il 90% delle persone che accedono in PS non sono state prima a farsi visitare dal proprio medico curante.” Così si sovraffollano gli ospedali, mandando in tilt un sistema che ha pochi operatori, con medici e infermieri ridotti all’osso. Sembra tutto un enorme equivoco; un cane che si morde la coda e che da vita ad un circolo vizioso in cui i pazienti preferiscono usare il web per le diagnosi sanitarie o al massimo rivolgersi tramite Whatsapp al proprio medico; il medico che ha troppi assistiti a cui badare risponde al messaggio contento di snellire la fila di persone che deve vedere. Ma poi può succedere che chi non si è fatto visitare finisce in PS, intasando il reparto di emergenza, spesso in carenza di personale medico, all’interno delle strutture sanitarie pubbliche.

Di contro, invece, i pazienti che vogliono farsi visitare dal proprio medico rischiano di dover aspettare anche 10 giorni prima di incontrarlo perché il numero di assistiti suddiviso per ogni medico è veramente molto, troppo alto. Non riusciamo a trovare colpe perché siamo tutti inseriti in questo sistema; ognuno fa la sua parte aggravando la situazione. Forse (e la cosa dovrebbe partire dall’alto, da chi decide le politiche sanitarie) dare più importanza al ruolo dei medici di famiglia potrebbe essere il primo passo per cambiare le cose; sicuramente diminuendo il numero di assistiti per concedergli di dedicarsi con più calma (e tempo, per l’appunto) ai propri pazienti.

Noi (anche in questo caso mi ci metto dentro anche io) dovremmo sforzarci di seguire l’iter delle cose, non pretendere tutto e subito, prenderci il tempo che serve sia per avere una diagnosi, sia per curarci, che per guarire. Perché, diciamocela tutta, la sanità ai tempi di Whatsapp non piace a nessuno…

Gli Alberi… Testimoni del Tempo

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testo e foto di Andrea Barghi Goaskim – Girovagando tra le meraviglie naturali del Casentino e del suo Parco ho incontrato alberi maestosi intrisi di storia, emblemi di vita; è stato emozionante fare la conoscenza della regale Roverella, del magico Acero, dell’impavido Pioppo e degli altri Testimoni del Tempo e scoprire le loro personalità: li ho voluti ritrarre in bianco e nero per rivelarne l’anima. Accogliendomi mi hanno fatto sentire parte del loro mondo spronandomi a pubblicare il libro «Testimoni del tempo» e realizzare una mostra fotografica con testi del dott. Claudio D’Amico; perché nei suoi scritti rivivono le mie immagini e condivido la sua visione sentimentale della natura. Oggi sono 43 anni che siamo amici e ho deciso di pubblicare uno dei suoi testi da me preferito e che trovo adatto al Casentino e ai suoi testimoni del tempo.

I Guardiani Cipresso (Cupressus sempervirens L.), loc. Castello di Romena. Cosa sarebbe la Toscana senza i cipressi? Ad essere precisi il cipresso (nello specifico parliamo del Cupressus sempervirens L.) vegeta, secondo Gellini “…allo stato spontaneo nel Mediterraneo orientale: Grecia e isole Egee, Creta, Cipro, Samo, Leukos, Corfù, Asia Minore, fino alla Giordania. Si trova anche in Cirenaica e in piccole zone della Tunisia e del Marocco. Incerto in Persia e nella Siria settentrionale. Nei paesi mediterranei è coltivato ovunque ormai da millenni…”. Rieccoci dunque, per un altro verso, ai “Testimoni del Tempo”. Non sono certo millenari i due guardiani del Casentino che, da Romena, incorniciano la prospettiva sul crinale e sulle foreste del Parco nazionale. È millenaria invece la cultura che essi rappresentano, una cultura di grazia, bellezza, armonia.

Nel paesaggio toscano il cipresso è come un segnale, un avviso ai viaggiatori che lì c’è qualcosa di caratteristico: un incrocio, una chiesa o, più spesso, un cimitero, una villa o il viale che a quella conduce. Per qualche tempo, nel vortice degli Anni ‘60, si era persa un po’ la tradizione del cipresso, interessato da una preoccupante epidemia indotta da un agente patogeno, e si era ripiegato su un suo pseudo-sostituto: come nelle case era avvenuto con la formica e i mobili in teak al posto di fratine e madie in massello, così nei giardini era entrato l’infausto Cipresso dell’Arizona, indenne dagli attacchi di “cancro corticale”.

Quello dell’Arizona è vero che del “nostro” cipresso è un qualche lontano parente (i due appartengono alla stessa famiglia e allo stesso genere), ma per carità non c’entra nulla con la nostra cultura e col buon gusto. Diffonderlo ulteriormente nel nostro paesaggio sarebbe come pensare di installare infissi d’alluminio anodizzato alle pievi romaniche. Può sembrare una contraddizione, un’invettiva contro una specie che è comunque un elemento della natura.

Non c’è niente di male invece: gli americani si tengano caro il loro cipresso argentato nelle foreste di quell’ambiente, noi difendiamo il nostro “spilungone” e sosteniamo la ricerca per la sua tutela. Se non altro, grazie anche a lui, tanti e tanti americani avranno ancora motivo di venire a incantarsi per paesaggi che da loro non esistono.

Amo immaginare come ogni giorno di ogni mese, per tutto l’anno, nei più disparati angoli del mondo i Testimoni del Tempo continueranno a trasmettere la bellezza che li pervade e a raccontare le loro storie.

La “Via delle Leboline”

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di Terenzio Biondi – C’è anche un antico sentiero che inizia nella piazzetta di Taena, un sentiero che dagli anni sessanta del secolo scorso viene chiamato “via”, sì, “Via della Leboline”. Erano tante le giovani donne di Taena che in quegli anni andavano a lavorare al pantalonificio dei F.lli Lebole a Rassina.

Non c’era allora la grande via asfaltata che da Taena porta in località “La Fatica” (costruita negli anni settanta), e la via più breve, comoda e sicura per raggiungere il luogo di lavoro era l’antico sentiero che da Taena porta a Gargiano e poi a Rassina. Un sentiero percorso a piedi dalle Leboline la mattina presto per raggiungere il luogo di lavoro, e poi nel tardo pomeriggio per tornare a casa dopo la chiusura del pantalonificio. Un sentiero lungo oltre due chilometri, ancora oggi facilmente percorribile.

Bello nei pressi di Taena, circondato da campi pieni di olivi secolari (l’olio di Taena era rinomato sin dal tardo medioevo) e di alberi da frutto, soprattutto meli (le mele neste, conservate in cantina al fresco, venivano a Taena mangiate – mi raccontava tanti anni fa il “Bricco” – fino a Pasqua). C’è anche, sul ciglio del sentiero, un’antica fonte con acqua freschissima, e lì le Leboline sempre si fermavano a riempire una bottiglietta d’acqua per berla durante la camminata. Bellissimo a metà strada, circondato dal bosco, largo sempre un paio di metri. Il che la dice lunga sull’importanza di questo sentiero nei tempi passati, quando veniva percorso anche da cavalli e mezzi agricoli.

Fantastico nelle vicinanze di Gargiano, circondato dai vecchi campi dell’antica Fattoria di Gargiano, ancora oggi pieni di olivi, viti, meli, susini… Quando arrivi al borgo di Gargiano quasi non credi ai tuoi occhi: un antico borgo perfettamente restaurato nei decenni passati, circondato da vecchie mura, con ancora ben evidente l’antica porta di accesso. All’esterno delle mura enormi cipressi secolari verdissimi, e all’interno delle mura palazzi nobiliari dei secoli passati e giardini con fiori meravigliosi.

Da Gargiano il sentiero si allarga e in poche centinaia di metri in discesa raggiunge la periferia di Rassina, a brevissima distanza dalla confluenza del piccolo Fosso di Gargiano nel Torrente Rassina. Dal sentiero, per quasi tutto il suo percorso, un panorama meraviglioso: all’estremo orizzonte il sacro Monte della Verna, spesso sovrastato da enormi bianche nuvole, e a breve distanza Chitignano con l’antico castello dei Conti Ubertini.

Un sentiero che sa regalarti emozioni uniche, indescrivibili. Un ambiente da sogno.

I RACCONTI DEL TORRENTE Storie vere, leggende, incontri… nei torrenti del Casentino

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