La Filodrammatica Bibbienese vi invita a “Il Letto Ovale” venerdì 18 e sabato 19 maggio alle ore 21.30 presso il Teatro Dovizi di Bibbiena. Biglietti presso Tabaccheria Fratta, piazza Roma – Bibbiena
La Filodrammatica Bibbienese vi invita a “Il Letto Ovale” venerdì 18 e sabato 19 maggio alle ore 21.30 presso il Teatro Dovizi di Bibbiena. Biglietti presso Tabaccheria Fratta, piazza Roma – Bibbiena
Torna l’iniziativa dei pasti sociali che, anche quest’anno, verranno realizzati anche a Soci oltre che a Bibbiena. Nei giorni del mercato settimanale (giovedì a Bibbiena e venerdì a Soci) a partire dal prossimo 10 maggio, l’amministrazione propone questa interessante iniziativa rivolta non solo agli ultra sessantacinquenni ma anche alle persone che hanno situazioni economiche disagiate.
Visto che i mercati sono frequentati da molti anziani provenienti anche dalle frazioni vicine, l’amministrazione ha pensato di coinvolgere proprio questa fascia di persone che potranno, in questo modo, godersi un momento conviviale senza lo stress degli orari di rientro alle proprie abitazioni.
Ad accogliere ogni giovedì e venerdì fino al 29 giugno gli interessati, saranno i locali della Bocciofila per Bibbiena e quelli del CIAF per Soci, grazie alla disponibilità delle associazioni della Bocciofila e Archimenia. I pasti sociali, al costo simbolico di 1 euro per i residenti ( 3 per i non residenti), saranno preparati grazie alla collaborazione della società cooperativa Eudania fino ad un massimo di 50 pasti settimanali.
Le prenotazioni potranno essere effettuate, anche telefonicamente, presso l’Ufficio comunale Servizi Sociali e presso le Associazioni coinvolte, entro le ore 12,00 del giorno antecedente all’effettuazione del servizio; il pagamento potrà essere effettuato all’atto della prenotazione, o comunque entro le ore 12,00 del giorno prescelto, in ogni caso sarà consegnata apposita ricevuta di pagamento da esibire tassativamente al momento della consumazione. I numeri di riferimento per le prenotazioni sono i seguenti: 0575/530662 – 0575/561320 – 0575/593391
L’Assessore Mara Paperini commenta: “La finalità di questo progetto è essenzialmente di natura sociale ed è stata proposta nell’ottica di venire incontro alla esigenze di mobilità degli ultra sessantacinquenni, ma anche alle loro esigenze di socializzazione; molte di questi soggetti, infatti, abitano lontano dal fondovalle e vengono nel capoluogo o nel paese di Soci solo in occasione del mercato”.
di Davide Battisti – Anche quest’anno va in scena a Perugia il Festival Internazionale del Giornalismo: grandi ospiti, migliaia di partecipanti, riflessioni a 360 gradi su tutto ciò che concerne l’informazione, l’economia, la politica, e ancor di più ogni aspetto della vita pubblica del cittadino. Abbiamo selezionato e partecipato ad alcuni tra le decine di eventi che si susseguono ogni giorno per il centro storico della città, cominciando dalla grande serata di mercoledì 25 aprile. Il titolo dell’incontro era “Acab e Diaz. Il racconto della violenza tra cinema e giornalismo”. Partecipavano Stefano Sollima e Daniele Vicari, registi rispettivamente del primo e secondo film, Emiliano Fittipaldi dell’Espresso in qualità di moderatore, e Carlo Bonini della Repubblica, scrittore del romanzo “ACAB“ a cui i due lavori si ispirano. Dopo la proiezione iniziale di alcune scene tratte dai lungometraggi proposti, è seguito un dibattito su come l’esercizio del proprio compito da parte delle forze dell’ordine viene svolto e percepito dalle persone comuni. Il problema di fondo che è emerso è che fin quando la violenza perpetrata dagli ufficiali della polizia può rimanere senza un volto, o deresponsabilizzata, allora chi la compie continuerà a sentirsi autorizzato a metterla in atto, in particolare poi quando dopo undici anni da quanto accaduto alla scuola Diaz gli autori di tali soprusi possono ancora esercitare la professione, grazie a processi di cui ancora non si è venuti a capo. Ciò che preme è che il clima di violenza diffuso che aleggia sopra la società trovi una via di fuga, e cessi di essere alimentato sia da quei politici che parlano il linguaggio dell’odio, sia di quei mezzi di informazione che lo strumentalizzano per i propri scopi.
Il giorno successivo, giovedì, si comincia dalla mattina, quando Laith Musthaq, corrispondente di Al Jazeera tiene una conferenza sul tema “Reportage di guerra”. Iraqeno di nascita Laith ha fatto parte dell’esercito del proprio paese per alcuni anni, prima di intraprendere la carriera di giornalista. Ha girato buona parte del mondo con un particolare interesse alle zone soggette a conflitti e guerre e adesso racconta delle atrocità di cui è stato spettatore, e di tutte quelle esperienze che dovrebbero scoraggiare chi vuole intraprendere il suo mestiere, o almeno chi vorrebbe farlo senza pensare alle dovute precauzioni ed accorgimenti. Preparazione, equipaggiamento, comportamento da tenere, sono molti i consigli che egli dispensa, senza tralasciare i particolari più crudi sulle conseguenze che un comportamento sbagliato potrebbe generare. Pone inoltre il problema di che cosa agenzie e reti di informazione sono disposte a mostrare all’occidente, e cosa no: un giocare con la verità che rimane una delle uniche ragioni che spingono a intraprendere questo genere di mestiere, quello cioè di difensori dell’oggettività dei fatti e della verità, di chi vuol vedere entrambe le versioni della stessa storia. A mezzogiorno invece ha luogo un dibattito tra Enrico Mentana e Bruno Vespa. Modera l’incontro Simona Ercolani. Sul palco del Teatro Pavone sono molti gli argomenti che i due anchorman affrontano, non senza un pizzico di malizia o ironia all’occorrenza. Dalla lottizzazione della Rai, agli scandali di Mani Pulite, alla situazione odierna, un dibattito lungo quasi due ore che ripercorre la storia dei due giornalisti dagli inizi degli anni ‘90. Si passa anche da Santoro, con l’annuncio di Mentana che le trattative per portarlo a La7 sono ancora attive ed in atto. Una parte importante del discorso è dedicata anche al tema dei partiti politici italiani ormai morenti, idea di cui già da diverso tempo si sente parlare fomentata dalla scarsa fiducia dell’elettorato nel sistema politico, e accresciuta dagli ultimi recenti scandali. Condivisa è l’opinione che occorra un rinnovamento, che dovrebbe arrivare dai giovani, a cui già è stato rubato il futuro.
Di partiti e finanziamento pubblico si è parlato anche nell’incontro, sempre al Teatro Pavone, di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella (autori de “La casta” e redattori di punta del Corriere della Sera) con Marco Cobianchi del settimanale Panorama. Il titolo dell’incontro è “SalvaItalia, CrescItalia, SprechItalia”, e come è implicito il tema è tutto quell’insieme di sprechi che affossano il nostro paese e che hanno per protagonisti sia privati, sia rappresentanti di cariche pubbliche. Espedienti e cifre da far girare la testa, fondi pubblici incassati da aziende private per i motivi più futili. Come di tutti gli altri incontri, se ne consiglia la visione diretta dal sito del Festival (http://www.festivaldelgiornalismo.com/), per rendersi conto di quanti soldi vengono quotidianamente sprecati da quel buco nero che è ormai lo stato italiano.
Più tardi ha luogo la discussion tra Franco Bechis (vicedirettore di Libero), Antonello Caporale, Mattia Feltri e Stefano Menichini (rispettivamente da Repubblica, LaStampa ed Europa) moderata da Valentina Di Leo. Il tema è “L’arte del giornalismo politico in un sms“, con un occhio di riguardo al ruolo che Twitter, Facebook, e tutti gli strumenti di condivisione istantanea hanno assunto e assumeranno in futuro nei giochi politici. L’idea di fondo è che abbiamo ottenuto la massima velocità per quanto riguarda la diffusione e circolazione delle idee, ma purtroppo non abbiamo contenuti concreti da comunicare, gap questo che se sarà colmato porterà ad una crescita di rilevanza di tali mezzi di informazione nel nostro paese, con un vantaggio per ogni cittadino.
Alle ore 18:00 nella Sala dei Notari, interna al comune, c’è spazio anche per la commozione, nell’affezionato ricordo di Giuseppe D’avanzo da parte dei colleghi di Repubblica Attilio Bolzioni e Piero Colaprico, e Marco Imarisio del Corriere della Sera. Si è parlato della professionalità e del senso del dovere dell’inchiestista ormai defunto, ma anche del suo metodo di lavoro e di molti aneddoti sulla sua lunga carriera, che dovrebbe essere d’ispirazione per coloro che volessero intraprendere la medesima professione.
La sera è ancora Gian Antonio Stella a tenere banco, con uno spettacolo-monologo al Teatro Pavone dove il tema trainante è il ruolo del cibo nella storia politica d’Italia, con riferimenti anche all’estero. Un percorso esilarante tutto da seguire che dai tempi dell’antica Grecia porta fino ai nostri giorni, passando per le grandi abbuffate dei monarchi e dei signori medioevali, fino al risotto padano di un bel verde fluorescente dal dubbio gusto, ma di grande impatto emotivo. Consigliato di certo a chi avesse l’opportunità di vederlo nel teatro della propria città.
Come direttore responsabile di questa testata on line devo chiedere scusa per la pubblicazione di un post che coinvolgeva la Prof.ssa Graziella Bruni. E naturalmente devo chiedere per prima scusa alla diretta interessata. Purtroppo in questo caso il controllo sulle informazioni contenute è stato insufficiente e questo ha portato ad aprire una discussione su questo sito che non aveva nessuna ragione di esistere.
Non vogliamo che questo spazio venga utilizzato per perseguire scopi personali poco chiari e che comunque non interessano la collettività.
Sappiamo di lavorare sul filo del rasoio ed evidentemente in futuro dovremo moltiplicare ancora di più il nostro impegno per azzerare la possibilità di ripetere errori di questo genere.
Mauro Meschini
Il turismo in Casentino ha registrato nel 2011 una pesante flessione. Lo apprendiamo dal giornale dell’Amministrazione della Provincia di Arezzo dove viene pubblicato un resoconto sull’andamento del turismo nel territorio aretino. Positivi risultati per Arezzo e Valdarno negativi, in maniera eterogenea nelle altre vallate. Per il Casentino si stima nel 2011 un – 8,61% dovuto soprattutto alla flessione delle presenze italiane (-12,41%) cui si somma il calo degli stranieri (-1,19%).
Insomma nonostante i tanti anni di lavoro di un ente appositamente creato, il Consorzio Casentino Sviluppo e Turismo, evidentemente ancora non ci siamo. Tra l’altro proprio lo stesso ente è stato oggetto di recente di una riorganizzazione in quanto si era resa necessaria una ricapitalizzazione in quanto il capitale sociale si era azzerato (ma dove erano stati spesi questi soldi?).
Sappiamo di molti soggetti che non hanno ritenuto più opportuno scommettere su un ente assolutamente inutile e sarebbe interessante sapere come i vertici del Consorzio, se sempre in vita, valutano questi dati e come pensano di intervenire per migliorare la situazione.
Siamo a scrivere la presente per manifestare il disagio e l’inadeguatezza delle disposizioni divulgate a seguito del caso in oggetto, nello specifico siamo ad evidenziare la situazione come si è presentata dal punto di vista di noi genitori.
Il tutto è partito da un’indicazione (non ufficiale) da parte di una mamma, alla quale era stato riferito che un familiare del bambino malato, aveva avvisato la mattina del 16 c.m. alcune persone vicine che l’USL di Arezzo aveva contattato quella di Bibbiena per fare alcuni controlli a coloro che avevano avuto contatti col bambino malato.
La mamma allarmata da ciò, si era presentata alla scuola Materna chiedendo delucidazioni in merito, erano le ore 10 circa del mattino. IL NULLA. Nessuno sapeva niente o comunque per non creare allarmismi negava ogni eventuale caso.
Magicamente alle ore 11 della stessa mattina, le rappresentanti di classe del comprensorio venivano contattate telefonicamente per un’assemblea straordinaria da tenersi con urgenza presso la Scuola Media.
Il tutto è diventato ufficiale.
Solo alle 13,30 ogni genitore veniva contattato telefonicamente perchè si presentasse presso la Scuola a ritirare documenti di MASSIMA IMPORTANZA. Nello stesso tempo i nostri bambini si trovavano all’interno dell’asilo.
Sorvolando sullo smarrimento ed agitazione del momento che solo chi è genitore e solo chi ha senso di responsabilità verso i propri figli e per il prossimo può provare, siamo a chiedere:
TUTTO CIO’ POTEVA ESSERE EVITATO O COMUNQUE PREVENUTO?
PERCHE’ NON E’ STATA ORGANIZZATA UNA RIUNIONE PER SPIEGARE CON ESPERTI LA MALATTIA, LO STATO DEL CASO INFETTO, LA PROFILASSI E TUTTO IL RESTO?
Chi ha potuto, tramite libri, internet o telefonate agli uffici USL preposti (dove fortunatamente va evidenziata la massima disponibilità e professionalità per le risposte ricevute) si è documentato.
Dal primo foglio ricevuto il 16 aprile si supponeva di dover semplicemente sottoporre i nostri bambini al test Mantoux ma se questo fosse risultato negativo, si sarebbe scongiurato il pericolo infettivo.
Invece al controllo e solo lì, giovedì 19 c.m., dopo tre giorni dalla comunicazione, venivamo informati che il PROTOCOLLO SANITARIO prevede che anche se l’esito del test risulti negativo, bisogna seguire tutta una profilassi non da poco e che la stessa cambi a seconda del grado di contatto con il malato: STRETTO (come per i familiari ed i bambini ed insegnanti della classe), REGOLARE (per la maggior parte) e OCCASIONALE e a seconda dell’età (entro o oltre i 5 anni) .
Quindi oltre al test Mantoux: raggi al torace, visita medica e relativa schedatura dei bambini, secondo le casistiche, poi analisi del sangue, nello specifico del sistema epatico e dei reni .
Infatti il quarto passaggio come da PROTOCOLLO è per molti la profilassi preventiva con assunzione per circa due mesi (periodo che intercorre tra il primo test ed il secondo che deve essere ripetuto per ovviare il pericolo incubazione del batterio) del potente “antibiotico” ISONIAZIDE, usiamo la parola potente perché non è cosa da poco visto che per poterlo prendere sono necessari controlli ematici e che comunque è sconsigliato a chi abbia problemi biliari, renali o del fegato.
Ad oggi ci troviamo immersi in un altro grande dilemma:
PERCHE’ IN MERITO ALLA PREVENZIONE ANTIBIOTICA SIAMO STATI LASCIATI ALLO SBARAGLIO E OGNI PEDIATRA CONSIGLIA COSE DIVERSE AI PROPRI PAZIENTI?
Possibile che medici pediatri, tutti professionalmente competenti, non si siano consultati sulla situazione delicata e non abbiano optato per fornire alle famiglie comprensivamente già abbastanza preoccupate una stessa visione del problema?
Riteniamo assurdo che per alcuni pediatri la profilassi preventiva dell’antibiotico sia estremamente necessaria mentre per altri risulti fuori luogo ed invasiva vista la bassa infettività del soggetto scarsamente contagioso.
Vi sembra corretto che una decisione così importante ricada arbitrariamente sui genitori?
I nostri bambini stanno frequentando ancora l’asilo e se qualcuno contagiato sviluppasse la malattia nei prossimi giorni? Siamo proprio sicuri che sia stato fatto tutto il possibile per evitare altri casi?
Negli ultimi cinque anni la Tubercolosi è tornata ad essere una malattia piuttosto comune.
Solo in Casentino emergono dati che evidenziano numerosi casi dovuti alle scadenti condizioni igienico sanitarie nelle quali alcune persone vivono.
Chiediamo di intervenire in modo consapevole e mirato a risolvere questa problematica sempre più invasiva nella vita dei ns. figli.
Ogni anno, che si tratti di Scuola Materna, di Elementari o Medie, ci vediamo costretti a combattere con il problema PIDOCCHI, SCABBIA e da quest’anno TUBERCOLOSI.
Teniamo a ribadire che la presente che scriviamo a cuore aperto e senza riserva alcuna, non tende a discriminare nessuno se non le persone che per mancanza di educazione e rispetto continuano a costringerci a subire profilassi che eviteremmo volentieri per la salute dei ns.figli.
Non si può più accettare di vedere bambini entrare alle ore 8 nelle Scuole con febbre, disturbi intestinali o in condizioni igieniche a dir poco “precarie”.
Capiamo che le docenti non siano nella posizione di poter decidere se o quali bambini ammettere ma siamo altresì consapevoli che essendo loro i nostri occhi ed orecchi debbano manifestare a chi di competenza tali situazioni di disagio da SUBITO.
Non è più ammissibile tenere per più giorni a scuola bambini in evidenti condizioni di salute precaria senza che nessuno possa fare nulla.
Siamo veramente stanchi di avere tolleranza e rispetto verso chi per primo non rispetti se stesso ed il prossimo.
Chiediamo a Voi tutti delle risposte perché crediamo sia un diritto umano e civile poter far frequentare ai ns.figli le scuole con la consapevolezza di lasciarli serenamente in un luogo sicuro e non malsano e non con la “fobia”, perché tale sta diventando, di esporli sistematicamente a malattie che tra l’altro sembravano scomparse.
Grazie per l’attenzione
Alcune mamme della IB Scuola materna Bibbiena
di Ilaria Cenni – “La cosa peggiore per un cittadino non è non conoscere, ma essere convinto della cosa sbagliata”. Inizio con questa frase ad affrontare il tema dell’identità locale casentinese poiché farlo senza attenta riflessione riserva la possibilità di incorrere in alcune delle conclusioni più banali e meno veritiere che si possano trovare. Questo è soprattutto vero per il Casentino, per il suo contesto economico e sociale e per la complessa omogeneità del suo sistema vita-lavoro.
Vivere in Casentino per molti dei suoi abitanti è una scelta, non una casualità. Consapevoli infatti delle reali caratteristiche di questo territorio ma comunque muniti di strumenti per decidere di andare altrove a vivere e lavorare, in tanti decidono di provare a restare qui.
Si sceglie il Casentino per motivi diversi: ambientali, il territorio naturale e il patrimonio storico sono bellissimi, di grande fascino in ogni stagione; per motivi relazionali, esistono in Casentino persone di grande valore morale, umano e professionale, e per il forte senso di appartenenza a questa vallata, al proprio paese, alla propria frazione, al proprio centro storico.
Identità locale però non vuol dire immobilizzazione delle persone e delle ricchezze territoriali, ma significa conoscere la propria cultura attraverso un processo decisionale attivo per riprodurre questa conoscenza senza pietrificarla o svenderla a nuovi fruitori.
La tutela e sviluppo di un territorio hanno bisogno di analisi a vari livelli: produttivo, commerciale, turistico.
Si parte dall’analisi per arrivare all’offerta territoriale (sviluppo imprenditoriale, valorizzazione risorse locali). Successivamente si pianifica su scala globale il territorio e si attuano specifiche strategie di sviluppo che servono a programmare il futuro di un luogo.
è mai stato fatto in Casentino tutto ciò??? Da chi???
Sappiamo noi oggi quali sono gli indirizzi della nostra vallata? Turistici… produttivi… entrambi? con quali regole di convivenza e con quale futuro?
La tutela dell’identità locale non avviene attraverso il processo di chiusura a cui ci invitano continuamente, ma solo attraverso processi complessi di analisi delle potenzialità di un territorio che portano ad una strategia di sviluppo e promozione e ad azioni coerenti tra i vari settori. Tali azioni convergono verso l’unico obiettivo di sviluppare un luogo. Come?
Non con una rete immaginaria… ma, ad esempio, con un soggetto unico che elabori piani del commercio, del traffico, della mobilità, degli orari, delle attività funzionali ai settori produttivi, piani dei percorsi e delle piste ciclopedonali, piano della risorsa idrica, piani degli spazi pubblici e privati, piani degli ambiti di degrado fisico economico sociale… Insomma elaborando strategie!
Senza analisi, senza pianificazione, senza programmazione, non c’è strategia.
E quindi non c’è la visione unitaria delle strutture urbane, delle reti, dei sistemi produttivi e abitativi e dei valori ambientali che portano allo sviluppo guidato di un territorio. Dobbiamo capire chi siamo, dove dobbiamo arrivare e come arrivarci.
Prendiamo ad esempio il rapporto controverso tra sviluppo turistico e identità locale.
La fruizione turistica dell’identità locale è legata a un inevitabile processo che deve essere governato, pena l’allontanamento di chi è il vero titolare dell’identità di un luogo; vale a dire la comunità locale. Il turismo va gestito, non subìto. L’analisi di quali aspetti dell’identità locale possano costituire una parte rilevante del prodotto turistico territoriale è importante. I caratteri dell’identità di un luogo (folclore, cultura popolare, usi, costumi e tradizioni,…) sono una risorsa sempre più utilizzata per connotare turisticamente un territorio.
Merita inoltre una riflessione il legame tra le identità locali e gestione delle problematiche ambientali (rifiuti…acqua…). Come si può infatti pensare allo sviluppo del nostro territorio se non sappiamo nemmeno gestire una ricchezza come l’acqua e se ancora le percentuali di raccolta differenziata dei rifiuti sono così basse?
Ecco perché far emergere l’identità di un territorio è operazione non banale. Solo operatori (che devono essere formati) con identità culturali specifiche possono sviluppare e tutelare il loro territorio valorizzandone l’identità territoriale, che sarà allora sì facilmente individuabile anche dai potenziali visitatori. Quindi l’identità locale non si traduce nel solo recupero di elementi fisici bensì in una vera e propria rielaborazione culturale. Il turismo si trasforma in un elemento innovativo, potenzialmente in grado di rafforzare la ricchezza materiale e immateriale e il senso di appartenenza di una comunità al suo territorio senza contrastare lo sviluppo produttivo. Per raggiungere lo scopo è però necessaria un’interazione stretta con la comunità e rafforzarne il suo senso d’appartenenza al territorio, accelerando nel contempo l’interazione anche con gli altri settori dell’economia locale.
Appare quindi fondamentale identificare i ruoli di responsabilità e istituzionalizzare la collaborazione tra pubblico e privato.
Il Comune Unico è il perfetto soggetto pubblico.
Unico e quindi responsabile dell’analisi, della pianificazione e della programmazione strategica nel lungo periodo.
è quindi finito il tempo delle mezze misure e degli espedienti falsamente consolatori. è iniziato il tempo delle azioni che generano conseguenze positive per il nostro territorio.
Mettiamo a fruttare veramente quello che abbiamo, non lasciamo in abbandono i luoghi del vivere, consentiamo lo sviluppo turistico, artigianale e industriale in modo da ottenere più forza e più rappresentatività.
E’ chiaro che siamo nell’epoca della vendita del dubbio. Il dubbio è il prodotto che stanno tentando di venderci… Il dubbio che se le cose cambiano possano addirittura peggiorare.
è molto difficile far credere alle persone che qualcosa che da sempre è stato così sia errato, se da quel qualcosa gli si fa credere che dipenda il loro stipendio.
Ma dobbiamo sempre pensare che la politica dovrebbe andare nella direzione che i cittadini dimostrano di preferire.
Mantenere a Bibbiena il 5xmille significa fare qualcosa di concreto e davvero importante per la propria comunità e in questo caso per la prevenzione in luoghi come le scuole. L’adesione dei cittadini servirà per agevolare l’acquisto di alcuni “defibrillatori intelligenti”, da destinare ai plessi scolastici del nostro comune. Questi defibrillatori hanno la prerogativa di riconoscere ed interrompere un’aritmia ventricolare maligna, cioè potenzialmente mortale; il loro acquisto comporta anche un’adeguata attività di formazione del personale che sarà poi preposto al loro utilizzo.
L’utilizzo del defibrillatore può risultare di estrema utilità in caso di un intervento tempestivo sul paziente, dato che il defibrillatore, oltre ad effettuare per mezzo di elettrodi adesivi una scarica elettrica che va a ristabilire un battito regolare del cuore in caso di un arresto cardio-respiratorio effettua in maniera automatica l’esame cardiaco della vittima cercando la sua pulsazione e in caso di arresto agisce sulla possibile fibrillazione che il cuore dopo un infarto sviluppa per una durata molto breve.
In questo modo si vuole dare continuità al progetto “Il Cuore di Bibbiena” lanciato dall’assessorato allo sport per l’acquisto di defibrillatori intelliegenti per le società sportive.
Nel 2009 i cittadini di Bibbiena hanno dimostrato di apprezzare l’iniziativa di un 5×1000 dedicato al sociale, tanto che con ben 5.078, 04 euro Bibbiena è stato il primo in assoluto di tutta la nostra provincia e non solo.
Mantenere a Bibbiena il 5 per mille della imposta sul reddito significa, dunque sostenere il “Cuore di Bibbiena” e il suo futuro.
Tale scelta, che non é alternativa a quella dell’otto per mille,non comporterà nessun aumento di imposta per il contribuente, offre anzi al Comune di residenza dello stesso la possibilità di ampliare o migliorare le attività ed i servizi sociali offerti, senza gravare ulteriormente sulle tasche dei cittadini.
Al momento della compilazione, sul modello della dichiarazione dei redditi, è sufficiente apporre la propria firma nel riquadro che figura sotto la scritta “attività sociali svolte dal Comune di residenza del contribuente”.
Chi non é tenuto a compilare la dichiarazione dei redditi, può sottoscrivere il modello integrativo allegato al CUD 2012 e consegnarlo, in apposita busta, ad un qualsiasi ufficio postale.
Per ulteriori informazioni: Ufficio Servizi Sociali 0575/530662 – 0575/530671
Uniamoci casentinesi e facciamo fronte comune, adesso. In base alla recente Legge regionale 27 dicembre 2011, n. 68, Norme sul sistema delle autonomie locali saremo costretti a farlo nel 2016 e allora non avremo gli stessi vantaggi economici di adesso. Ai sensi dell’art. 62 della citata legge: “A decorrere dal 1° gennaio 2016, la Giunta regionale presenta le proposte di legge di fusione dei comuni anche in assenza dell’intesa“.
Infatti anche se il referendum non avrà esito a decorrere dal gennaio 2013, la Giunta regionale promuove le fusioni, che coinvolgono i comuni obbligati all’esercizio associato delle funzioni fondamentali, tenendo conto degli ambiti di dimensione territoriale adeguata di cui all’allegato A (dove è espressamente indicato il l’Ambito 1 Casentino composto da 11 comuni).
Sarebbero principalmente coinvolti i comuni sotto i 3000 abitanti, ma a quel punto gli altri non potrebbero che seguirli.
Quello che propinano i sostenitori del no è irragionevole e falso, lo diciamo a ragion veduta visto che è proprio questa legge ad indicare in maniera categorica la fusione dei comuni montani (area Casentino) entro il 2016 con modalità partecipative, istituzionali e popolari. Se ciò non dovesse accadere con il referendum consultivo del 6 e 7 maggio avremo perso una valevole quanto costosa occasione ed interverrà comunque la stessa regione Toscana a disporre in merito, facendo il suo gioco e non quello del Casentino.
Se è questo che i casentinesi vogliono, se vogliono che la Regione ci obblighi alla fusione tra quattro anni secondo le sue regole, allora vadano a votare No.
Se invece, attraverso questo referendum e relativa proposta (e la proposta non è legge, quindi potrà essere migliorata) diremo Sì, indicheremo noi la strada da seguire, è probabile che nel 2016 ci troveremo un ente forte, costruito sulle nostre esigenze territoriali ed identitarie ed avremmo accesso a tutti i finanziamenti oggi esistenti.
Chi sostiene il No spieghi ai cittadini perché si dovrebbe essere contrari ad un Sì che è stato sottoscritto da 1/4 della popolazione votante attiva del Casentino.
Solo una irresponsabile disputa può portare a dire che il comune unico è inutile e lesivo quando la Regione per prima ce lo indica. Chi sostiene il No spieghi ai cittadini perché ora No quando saremo costretti a farlo tra quattro anni.
Cosa racconteranno i sostenitori del No ai rispettivi elettori nei prossimi programmi elettorali in vista delle amministrative 2014?
Continueranno a propinare la favola del castello e del campanile o diranno la verità? O dovranno dire che dopo 2 anni il Casentino dovrà in pratica fondersi e rifare un altro referendum?
Pensate cittadini che basterebbe questo referendum e le delibere congiunte dei comuni interessati a far evitare sprechi e tensioni sociali solo perché si vuol fare le prime donne del potere.
E questo vale anche per Subbiano e Capolona che votando No precludono di fatto i loro intenti di fusione concertata con la volontà dei rispettivi consigli (si danno la zappa sui piedi) esplicando una palese contraddizione sul concetto assoluto di comune unico.
Invitiamo tutti a prendere contezza di dette normative nazionali e regionali e poi si può discutere di cifre, progetti e di qualunque altro aspetto legato al Comune Unico. Solo in tal modo capirete quanto sia fondamentale votare Sì ponendo fine a questa presa di giro che il potere costituito a vari livelli sta perpetrando, apriamo gli occhi… apriamoli con uno sguardo al futuro.
Casentino Unito