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venerdì, 27 Dicembre 2024

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Pedali nel vento

di Elisa Fioriti – “Volare come un uccello: ecco il sogno; correre sulla bicicletta: ecco oggi il piacere. Si torna giovani, si diventa poeti. […] Nel sole, che vi batte sugli occhi, le vostre idee si rischiarano; sotto la maglia, attraverso la quale passava il fresco dell’aria, i primi raggi vi forano la pelle e il sangue si riaccende”. Come è successo a Luigi De Luca, che andando in pensione ha riscoperto l’antica passione per le due ruote da cui anche per lo scrittore faentino Alfredo Oriani si è lasciato incantare. Della sua passione… da record! ce ne parlerà nell’intervista.

Vita da pensionato all’insegna di tutto fuorché il riposo, o sbaglio? «Ho lavorato una vita intera, quasi imparando a lavorare prima che a camminare. Quinta elementare e basta. Ci siamo trasferiti con la famiglia dalla Calabria che avevo quattordici anni, il 21 aprile del ’63: ricordo esattamente la data, la memoria non mi manca. Abbiamo raggiunto in Casentino mia sorella e il marito. Ho fatto il metalmeccanico e il montatore per il Milli, attivandomi nel sindacato e in politica. Da casa a lavoro andavo in bicicletta (la macchina l’ho sempre usata poco), tuttavia spesso il montaggio delle strutture che producevamo richiedeva di spostarci in trasferta per l’Italia, così la bici rimaneva ferma. È stato come un uragano l’arrivo della pensione, nel 2001, che ha stravolto le abitudini quotidiane. Mi sono posto degli obiettivi, tipo fare volontariato, Misericordia e Croce Rossa, prendendo la qualifica di soccorritore di primo livello (sto continuando in entrambe le associazioni a dare un contributo); ma soprattutto ho deciso di rispolverare la bicicletta».

Ciclista amatoriale? «Appassionato, sì. Mountain bike a parte, tenevo una Colnago presa all’epoca di Giuseppe Saronni, che capitanò la squadra sponsorizzata dall’azienda di cucine Del Tongo (ho la maglia), vincendo negli anni ’80 la Tirreno-Adriatica, un campionato mondiale di ciclismo su strada, il Giro di Lombardia, la Milano-Sanremo, il Giro d’Italia. L’ho attrezzata, con copertoni anziché tubolari, ed è dal 19 luglio dell’anno di pensionamento che macino, macino chilometri».

Quanti in media? «Da allora a oggi la media generale è 72 km al giorno. Considerando però le singole annate… Ho un archivio di quaderni in cui registro minuziosamente i dati giornalieri, mensili, annuali, riportandoli in tabelle con i rispettivi valori medi. I quaderni descrivono l’evoluzione di questa passione, un crescendo esponenziale che mi ha portato a raggiungere vette insperate, a tagliare traguardi che mai avrei pensato di raggiungere».

Dove pedali così tanto? «Tra le commissioni per casa e famiglia, che cerco di svolgere usando la bicicletta, quando, ad esempio, c’è da andare all’ufficio postale, alla Asl a ritirare le analisi, a fare la spesa in bottega o al supermercato, a prendere a scuola i nipotini (ne ho quattro) e accompagnarli a pranzo fin casa mia a Soci, ritaglio dei momenti per compiere percorsi in zone della provincia, in giro per la regione, e oltre. Impegni che s’incastrano, con un po’ di fatica, riempiendomi le giornate, moltissimo, e il cuore di gioia: la gioia di un bambino alla scoperta del mondo, perché con le due ruote rivedo i posti nuovamente, dal Casentino alla Calabria. Le volte che sono tornato nella mia terra in vacanza sono state l’occasione per visitare in bici luoghi naturali, l’altopiano della Sila, spiagge, e aree monumentali, Terranova da Sibari, castelli… I tragitti che faccio restano tracciati attraverso l’applicazione GPS Strava, specifica per ciclismo e corsa: la uso per monitorare le prestazioni, controllare le statistiche, condividendo le esperienze in rete nella mia pagina Facebook, corredate di foto: quante persone, dall’Italia e dall’estero, seguono le mie imprese, ringraziandomi di valorizzare le bellezze del territorio».

Il posto più distante che hai raggiunto in un’uscita? «Firenze, il 2 ottobre di quest’anno: 260 km andata e ritorno. Stesso mese Perugia: 220 km, che comunque si son rivelati stressanti da percorrere, complice il forte vento contrario al rientro, ho rischiato che mi sopraggiungesse il buio… ero a Soci giusto sul tramonto! Mentre per la Cronometro a Radda in Chianti dell’ultimo Giro d’Italia ho percorso 252 km, scorgendo all’arrivo i corridori».

Incredibile: che annata memorabile! «Dal 2008, quaderni alla mano, i miei risultati sono costantemente migliorati, con una media giornaliera di 83 km. Nel 2013 ho pedalato all’incirca per 34.000 km! E nel 2015 ho tenuto 93 km di media. Infatti a inizio 2016 mi ero prefissato di mantenere quel ritmo. Sennonché già durante gennaio mi accorgevo di battere giorno dopo giorno il limite: la media dei chilometri saliva da 114 a 115, 116… in un’incessante sfida a me stesso. Pensai che per uguagliare la cifra tonda di 400.000 km totali, dal 19 luglio 2001, avrei potuto farne… 37.770 nel 2016! Ma ero in Calabria quando l’amico Daniele Menci, tra il serio e il faceto, disse: “Luigi, immagino che quest’anno arriverai a 40.000”. Beh, non proponetemi simili scommesse, perché vincerle diventa un puntiglio. Obiettivo: “Opzione Menci”. Mi sono impegnato al massimo, di più, caparbio come sono, sangue calabrese nelle vene. Non riuscivo a credere io per primo ai risultati che stavo ottenendo».

Cioè? «Su 366 giorni, solo 18 ne ho saltati, comprese le feste comandate, Ferragosto e Natale. A dicembre, temendo i peggioramenti meteorologici tipici della stagione, con ghiacciate e nevicate che avrebbero finito per bloccarmi a casa, mi sono avvantaggiato sul tabellone di marcia, percorrendo 1.503 km difilato la prima decina del mese: media 150 km al giorno! Eppure il cielo ha voluto che il tempo reggesse, concedendomi magnifiche giornate in sella alla bici. Pensando invece alle tempeste di neve che hanno ricoperto mezz’Italia quest’ultimo periodo…»

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Bilancio conclusivo? «Un record assoluto, che ho festeggiato il 31 dicembre organizzando insieme all’MTB Casentino (l’associazione sportiva di cui faccio parte, sebbene tenda a muovermi in solitaria), una pedalata di gruppo, partendo la mattina da Soci, coinvolti altri club ciclistici locali, dell’aretino e di fuori, per percorrere in vallata gli ultimi chilometri, compagni ciclisti al fianco… vicinissimi col loro affetto, specialmente, che nonostante la settantina d’anni pochi riescono a starmi dietro! All’arrivo in piazza Garibaldi a Soci ho offerto a tutti un rinfresco; mi ha aiutato anche la Pro Loco nell’allestimento. Abbiamo brindato alla presenza delle autorità: c’erano rappresentanti di Croce Rossa e Misericordia, e il sindaco Bernardini, venuto personalmente a congratularsi annunciando un riconoscimento dal Comune in occasione del prossimo Gran Galà dello Sport. Nel cartello che avevo preparato svettava, tinta d’azzurro, la cifra record: chiudevo il 2016 con 42.580 km e una media giornaliera di 118 km dal 25 gennaio (ahimè il giorno prima si era rotto il contachilometri), media che montava a 123 km per i 328 giorni utili in cui ho pedalato da quella data. L’eccezionalità dell’impresa ha fatto sì che l’evento fosse sponsorizzato da Aruba, Mediolanum, Generali e BP Motion di Patrizio Bartolini. È da lui che mi servo abitualmente e ho acquistato in anteprima la nuova bicicletta: una fuoriserie, la Pinarello F10, introvabile in commercio almeno sino febbraio 2017».

Novità dell’anno? «Amo la ditta Pinarello. In passato avevo una Pinarello Dogma 65.1 presa al posto di una FRW. Subito dopo la Colnago, usai una Tacconi, disintegrata in un incidente perché a un incrocio non mi dettero la precedenza: ne uscii indenne, salvato dal mio istinto felino e tanta fortuna, mai mancata, confesso, in varie circostanze; la strada abbonda di pericoli per i ciclisti. Sostituii la Tacconi con una Battaglin, che ho conservato come bici di scorta: è quella con cui ho percorso più chilometri, e ci viaggio in attesa della F10, con cui intendo andare a Treviso alla sede della Pinarello. Mi piacerebbe intraprendere una collaborazione con l’azienda, celebrandone il marchio con le future imprese: io e la mia Pinarello in escursione tra i monumenti d’Italia. Quest’anno, comunque, resterò sotto il record del 2016, per non sacrificare troppo la famiglia. Mia moglie, i figli, un maschio e una femmina, sanno che la passione per la bicicletta mi realizza, mi rende un uomo felice, mi fa star bene: anzi godo di una salute ineccepibile, quei problemucci e la pressione bassa di cui soffrivo sono scomparsi magicamente in pensione sulle due ruote. Capisco che sembri impossibile, con i tempi di recupero praticamente nulli e senza che io segua una dieta da sportivo: non prendo medicinali, mangio e digerisco qualsiasi pietanza, dovrei bere molta più acqua, d’inverno viaggio indossando l’abbigliamento di mezza stagione, maglietta e pantaloncini… ma il mio corpo è diventato una macchina perfetta!»

A benzina naturale? «Sono i fan che mi danno la carica: gente comune, curiosi, cultori dello sport, e poi atleti professionisti. L’idea che a conoscermi siano due medaglie olimpiche del ciclismo, Paolo Bettini e Claudio Vandelli, o campioni del calibro di Fred Murini e Fabian Cancellara, o mille altri, i fratelli Capozzelli, Peruzzi, Mariottini, l’Ironman Giacomo Giovenali… è esaltante, riempie d’orgoglio: significa che ciò che faccio lascerà un segno dietro di me, che sarò ricordato per le mie azioni. Uno dei momenti più belli è stato l’incontro con il ciclista aretino Rinaldo Nocentini: ero in bicicletta in borghese, senza la solita tenuta, tra Poppi e Bibbiena, quando mi sorpassò salutandomi, perché, spiegò, “Chi non conosce te, Luigi?”. Invito le persone a trovarsi un interesse, un amore come il mio per la bicicletta, su cui investire le proprie energie, a cui dedicarsi, evitando di sprecare il tempo logorati da ansie e stress: le difficoltà d’ogni giorno vi appariranno sormontabili, vi sentirete in pace: liberi».

(tratto da CASENTINO2000 | n. 279 | Febbraio 2017)

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