«Qui oggi si celebra il fallimento di una legislatura, e si mettono in discussione anche il ruolo della politica e delle istituzioni, che è ciò che noi siamo qui adesso. Se il lavoro della Commissione sanità sul Piano sanitario è stato importante allora beh, non ci poteva essere peggior fine: proprio in Commissione giovedì scorso si è dato il parere su questo atto dopo aver sentito solo cinque minuti prima Rossi affermare “io cambio tutto”. E’ una farsa. Forse si è aspettato di essere fuori tempo massimo per poter ricorrere a una legge di indirizzo per nominare tre commissari e rimandare a dopo le elezioni? E’ un giochino facile facile e anche molto scoperto. C’è una fotografia dell’esistente priva di visione strategica, e con una delibera voi tra qualche giorno ci direte: “abbiamo scherzato”». Questo uno dei passaggi chiave del duro e appassionato intervento con cui il Vicepresidente della Commissione sanità del Consiglio regionale Stefano Mugnai (FI) ha preso parte al dibattito sul Piano sanitario e sociale integrato regionale 2012-215 (Pssir) che ha animato la seduta odierna dell’assemblea toscana.
«Qui, con questo Pssir, si parla di un settore che assorbe i tre quarti del bilancio regionale e dell’unico atto sanitario che passa per il Consiglio regionale. Una forma di igiene mentale porterebbe a far sì che questo fondamentale strumento si calendarizzi all’inizio della legislatura. E’ proprio un fatto di buon senso. Invece siamo partiti con grande entusiasmo, organizzando incontri con tutto il mondo della sanità e ricordo decine di audizioni in cui si toccava plasticamente l’entusiasmo di tutti gli attori del settore che la Commissione ha incontrato in tutta la Toscana che contribuivano con le loro idee alla definizione di questo documento e della sanità del futuro. Poi più nulla. Dopo – ripercorre Mugnai – una volta che il documento è riemerso dai cassetti con il maxiemendamento, scelta che io non ho mai condiviso perché stravolgeva il testo di partenza in maniera profonda, la Commissione si è fatta carico di svolgere il lavoro di consultazione e lo sappiamo: l’entusiasmo era finito. Ormai alla comunità toscana era chiaro che si stava facendo una cosa tanto per farla. Perché il Piano sanitario non deve fare una fotografia dell’esistente, per altro fuori fuoco. Il compito del Pssir era un altro: delineare strategie per l’oggi e per domani. Questo è il libro dei sogni, psichedelici per altro perché si va a rappresentare una realtà che non è nei fatti».
L’esponente di Fi procede con esempi specifici: «Abbiamo per le mani 500 pagine di filosofia che non colgono i problemi quando altrove, in Lombardia, i piani sono di 40 pagine. E i nodi restano irrisolti. In questo piano non si tocca la governance, ad esempio, mentre Rossi ci ha fatto sapere a mezzo stampa e poi, bontà sua, anche in Commissione, che siamo alle porte dell’ennesima “rivoluzione della sanità”: in questo strumento strategico non ce n’è traccia. E allora: che ci stiamo a fare? La verità è che si è fallito sullo strumento principale della legislatura. Cosa raccontiamo a chi è venuto a esporci le sue idee per la sanità del futuro? Accorpare le Asl? Dovrebbe essere balsamo per le mie orecchie ma come si fa a parlarne a cuor leggero senza prevedere una strategia? Si fa l’annuncio e non si spiega come risolvere una questione che è dirimente: quella dei rapporti tra le aziende territoriali e quelle ospedaliere. Posti letto: noi ne abbiamo tagliati più di quanti ne prevedesse il decreto Balduzzi, e lo si vede dai pronto soccorso intasati: ma me lo spiegate dove sono i servizi sul territorio che permettano ai cittadini di non ricorrere al pronto soccorso? Qui non se ne parla. E il modello per l’intensità di cura? Si verifica se ha funzionato o no? Parliamone, anche con gli operatori perché le perplessità tra di loro emergono. Ma qui non se ne parla».