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domenica, 22 Dicembre 2024

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Poppi, il Monumento ai Caduti

L’architetto Ugo Tarchi, progettò e realizzò dopo la Grande Guerra un imponente mausoleo per la memoria dei caduti e dei reduci di Poppi (nella foto in basso a destra), che si erge ai piedi dell’intramontabile Castello dei Conti Guidi. Ugo Tarchi (1887-1978) è stato un insigne architetto fiorentino, autore di pregevoli opere, studioso dell’arte italiana, restauratore anzi ridisegnatore tra l’altro, della duecentesca arca che raccoglie le sacre ossa di frate Francesco in Assisi ed autore del testo “L’arte nell’Umbria e nella Sabina”.
Il monumento ai Caduti che si ammira come simbolo dell’immemore riconoscenza che la comunità di Poppi ebbe per i suoi figli martiri della Grande Guerra, fu voluto da tutto il popolo, grazie all’iniziativa dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci, che si fece promotrice, per la realizzazione fin dal 1925, di un Comitato cittadino: il Comm. Francesco Gatteschi fu primo presidente, vice-presidente il reduce Tenente Colonnello Cav. Giuseppe Ricci e segretario Giovanni Ristori.
In un atto notarile redatto dal Notaro Gaetano Collica nel 1943 per la fondazione del Pio Ente “Messe Perpetue” da celebrarsi nella Cappella di Cristo Redentore all’interno del Monumento ai Caduti si legge una breve cronistoria ai fini storici e cioè come il luogo utile all’erezione di quel monumento “trovavasi in località che in quel tempo era fuori le mura e la parte più trascurata del paese di Poppi”. Si pensò inoltre che quell’opera servisse non solo per render memoria alla gloria locale ma anche come “desideruio di creare un qualcosa che donasse decoro all’estetica cittadina e desse la possibilità di creare una zona da  destinare a parco, circondato da nuove costruzioni”. Così è avvenuto grazie ad un progetto ben riuscito di ampliamento del paese fuori le mura, come zona residenziale per ville ed abitazioni che poi sorsero quasi a ridosso dell’antica ripida strada pedonabile “Costa”, che fiancheggia le mura dell’Abbazia di San Fedele e che giunge sino alle vicinanze di un’altra entrata del paese oggi non più esistente chiamata “Porta a Tiggiano”, ove trovasi il Monastero delle Monache Camaldolesi. In una specie di semi-anfiteatro naturale sorse quindi la “Nuova Poppi”, una associazione finalizzata alla costruzione del complesso monumentale per rendere omaggio alla memoria dei caduti, ma che in realtà, fin dall’inizio si accompagna ad un più vasto progetto, una operazione che abbina una grossa operazione fondiaria (la costruzione di ville e villette al di fuori della cinta muraria) con esigenze politico-ideologiche. Il progetto della Nuova Poppi comprendeva in parte un grande campo sportivo con una platea semicircolare a più livelli sormontata da una torre commemorativa. La struttura avrebbe potuto accogliere ben 15.000 posti sempre ideata dal Tarchi, il quale avendo a cuore il paese di Poppi sin da tenera età, offrì la sua opera in maniera assolutamente gratuita. Si legge nel suddetto atto notarile che Egli guidò l’esecuzione del suo progetto «……donando così a Poppi un opera di alto valore architettonico, inquadrandola in un complesso studio sul Castello di Poppi ed in uno studio per la sistemazione della zona periferica del paese». I lavori iniziarono con l’apposizione della prima pietra il 21 luglio 1927 ed ebbero fine nel 1937. Il 12 giugno 1938 con una cerimonia a dire il vero egemonizzata dal fascismo allora imperante viene inaugurato il pregevole monumento ai caduti, con una sfarzosa celebrazione presieduta dalle autorità civili, militari e con le più alte cariche della gerarchia fascista aretina ed alla quale averebbe dovuto partecipare addirittura il Principe di Piemonte. Spesa complessiva dell’opera 101.895 lire, che viene eseguita dalla ditta Oreste Bordoni e Giò Batta Giannini.
L’opera fu eretta grazie all’aiuto materiale di centinaia di cittadini e l’aiuto economico di altrettanti che offrirono quanto poterono per realizzare al meglio la struttura monumentale e le aree limitrofe ad essa. Furono utilizzate le pietre dei ruderi del glorioso castello di Fronzola del qual un tempo si diceva “quando Fronzola fronzolava, Poppi e Bibbiena tremavan”. Tuttavia anche l’Arno offrì la sua parte fornendo pietrame e sabbia. I materiali venivano trasportati dai muli per le campagne ed i viottoli. La cappella è veramente suggestiva: un pesante ed imponente portone dà accesso al luogo sacro, all’interno del quale vi è un altare con Crocefisso scolpito in pietra serena; ai suoi piedi una lastra di marmo intarsiata con colori bianco e nero e raffigurante presumibilmente due pavoni con lunghe ali che volgono lo sguardo ad una specie di calice che richiama lo stemma della congregazione dei Monaci Camaldolesi. Al centro della cappella un mosaico pregevole raffigura un elmetto dell’esercito italiano circondato da una corona di alloro. Il disegno è preceduto e succeduto da altre due raffigurazioni in mosaico color nero e marrone: due spade. La pianta della cappella, come detto, di forma ottagonale è sormontata da una bellissima volta a botte lunettata realizzata in mattoni rossi. Al centro della volta è ancorato un grosso calice-lampadario in ferro. Ai lati della struttura, arcate cieche ospitano alcuni elementi di corredo come due gradi colonne sormontate da grossi calici in pietra locale, sulle quali si affacciano due grossi mascheroni raffigurati il viso di un combattente. Prima di accedere alla cappella due bombe di grosso volume del peso di 400 kg. l’una, arredano esteriormente il sacrario ed appena si accede al suo interno, ai lati del maestoso portale che ha come elemento decorativo 4 forme geometriche raffiguranti due fucili, appaiono custodite all’interno di involucri in pietra due bombe d’epoca ed ai loro piedi si ammira un incisione ben nota: il segno sacro della pace. Oltre ad altri arredi di minore rilievo, sulla sinistra e la destra delle alte edicole, sono scolpiti i nominativi dei caduti di Poppi. Successivamente fu posta sulla sinistra della cappella una grossa lapide con incisi i nominativi parziali dei caduti e alla sua sommità si legge: “DEI GLORIOSI DEL COMUNE DI POPPI CADUTI IN CAMPO PER L’ITALIA CONTRO I BARBARI NOVISSIMI QUI SONO RICORDATI I NOMI PERCHE’ ALLA PATRIA RINOVELLATA DI FRONDE NOVELLE TANTO GENEROSO SANGUE SIA SEGNACOLO DI VESSILLO CHE LA SCORGA A’ PIU’ ALTI DESTINI”
La cappella è sovrastata da un colonnato circolare con otto pilastri collegati con una corona in in pietra sormontata da una possente trabeazione a cielo aperto, proseguimento delle arcate che caratterizzano la struttura della cappella sottostante, per il quale si accede attraverso sei gradoni che costeggiano la terrazza panoramica ove si erge l’opera. La struttura circolare esterna misura 17.00 metri con un altezza di metri 10,40. Al centro si erge un ara sormontata da una lampada votiva che reca al suo fronte un elmetto dell’esercito italiano e dalla parte opposta un aquila, entrambi scolpiti nella pietra. Due enormi calici o piatti decorativi in bronzo sorretti da una struttura di pietra, arricchiscono l’opera. Questi piatti sono di notevole dimensione: hanno un diametro di 2,50 metri con un altezza di 0,40 cm, del peso di circa 500 Kg. ancorati al piedistallo con due perni in bronzo. Il costo dei piatti fu di 13.000 lire. Il luogo è circondato da un folto bosco per il quale fu interessato il Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste con la distribuzione di 1000 piante forestali della specie di Cedro Atlantica, Cedro Deodara e Abete Americano e di circa 2000 piantine di robina. Oltre poi ad una quantità di piantine (cipressi) stabilita per il rimboschimento della zona adiacente al Monumento dei Caduti di Poppi.
Due altissime aste con bandiere arricchiscono tutta la scenografia dell’artistica e monumentale riconoscenza di Poppi ai suoi figli. A fronte del monumento a poco più di venti metri, un’altra struttura addossata alle mura cittadine capitanate da una piccola torre medievale ove si affaccia assiso sul suo colle, la parte meridionale del maniero dei Guidi, sono la trascrizione del proclama del Diaz, sul quale, sovrasta un cannone ad aria compressa della Grande Guerra ovvero un 20 cm Luftminenwerfer M.16 System Spitz-Bartelmus (Lanciabombe pneumatico da 20 cm M.16 Sistema Spitz-Bartelmus) raro pezzo d’Artiglieria, austriaca, preda di guerra, del quale se ne costruirono solo un centinaio di esemplari.
Il monumento è come diviso in due dalla strada via Vittorio Veneto che contestualmente fu realizzata e che conduce al centro di Poppi. Percorrendo questa via ricca di vegetazione, quasi non si scorge che al di sotto della circolare pilastratura che forma il monumento ai caduti, è sita la cappella-sacrario che è il cuore pulsante di tutta la struttura, ove meglio di tutto si rende emozionate, nella sua austera sacralità, il ricordo di coloro che morirono sulle trincee del nord est d’Italia. A nostro avviso il monumento di stile neoclassico, potrebbe presentare dal punto di vista architettonico delle stonature con l’architettura medievale cittadina che lo ospita e che pare voglia preservarla come monito da qualsiasi metaforico pericolo, tuttavia, questi stili appena evidenziati, l’antico ed il moderno, si fondono in un unicum delicato, affascinante, oseremmo dire romantico che perfettamente riafferma quel concetto basilare che fonda il remoto col nuovo e viceversa, regalando all’ambiente qualcosa di nuovo da gustare in ogni tempo.
L’acceso al sacrario è reso solenne dalle due gradinate con ai rispettivi lati maestosi cipressi.
La cappella monumentale che evidenzia appunto la pregevolezza delle sue fatture architettoniche, richiama quello stile geometrico della Cappella della Madonna contro il Morbo, della stessa forma circolare ma esagonale, risalente al XVII° secolo. A fronte del monumento, scolpito su di un enorme lapide di marmo, ci si può soffermare a leggere il bollettino della Vittoria dal Comando Supremo, 4 novembre 1918, che fu scritto dal Generale Armando Diaz.
Attualmente l’insieme, deteriorato dal tempo e con una vegetazione invasiva che è cresciusta a dismisurea, sta fruendo di preziosi interventi di manutenzione prestati dalla nostra Associazione Nazionale Combattenti e Reduci. In particolare è stata riportata all’antico splendore la cappella che è stata resa fruibile e arricchita con una illuminazione policroma e suggestiva. L’enorme lapide del Diaz delle dimensioni di ben 18 metri quadrati è stata ripulita rendendo nuovamente leggibili le frasi scolpite sul marmo. Tutto questo grazie all’attività die Soci simpatizzanti e al contributo di benemeriti benefattori. Nel frattempo l’Amministrazione sta prendendosi cura dell’area verde con lo sfoltimento di piante che impediscono la visibilità dal fondovalle. Ci auguriamo che la descrizione fornita stimoli l’interesse die casentinesi che invitiamo a riscoprire e a godere della bellezza del Monumento ai Caduti di Poppi, patrimonio artistico e storico che arricchisce il nostro territorio.

A cura di Ildebrando Caiazzo

(tratto da CASENTINO2000 | n. 290 | Gennaio 2018)

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