di Lara Vannini – “Pasqua era giunta, la festa della luce e della liberazione per tutta la Natura! L’inverno aveva dato il suo addio, ravvolto in un fosco velo di nebbie, e sopra le turgide nuvole in corsa s’avvicinava la Primavera”. Così si esprimeva la scrittrice tedesca E. Burstenbinder in “Il Vincitore”. Il giorno di Pasqua, soprattutto nel nostro passato, era molto più di una festa liturgica, rappresentava un momento di passaggio, carico di significati e precise attività da svolgere, soprattutto nel mondo contadino e rurale.
Comunemente siamo portati a considerare solo il giorno di Pasqua l’evento culminante da festeggiare, ma in realtà esso era preceduto e seguito da una serie di ritualità, che rendevano il periodo pasquale momento di svago, ma anche di preparazione ad una nuova stagione dell’anno e di purificazione dell’anima. Antecedente al giorno di Pasqua era ed è tutt’oggi di uso comune per i credenti, far benedire la propria abitazione. La prassi voleva che il parroco di riferimento, comunicasse ai fedeli il giorno in cui sarebbe passato di casa in casa a dare la benedizione. Questo momento era estremamente importante, non solo perché era necessario svolgere le famose “pulizie pasquali”, ma anche perché le benedizioni in un mondo difficile come quello contadino non bastavano mai!
Le pulizie di Pasqua erano un rito concreto ma anche simbolico: pulire la propria abitazione, significava “purificarsi”, ovvero prepararsi al meglio all’evento religioso. Il contadino che già dal Mercoledì delle Ceneri era entrato ufficialmente nei rigori della Quaresima, adesso non faceva altro che completare la preparazione religiosa prima di affrontare il Triduo pasquale e quindi il giorno della Resurrezione di Cristo Signore. Quali erano le principali incombenze domestiche che occupavano assiduamente tutte le donne di casa?
Per prima cosa venivano lavate tutte le stoviglie anche quelle utilizzate saltuariamente che si trovavano nella vetrina del “mettitutto” in salotto. Questo mobile contenitore era presente in tutte le case e qui venivano riposte le stoviglie, le tovaglie e i generi alimentari. I mettitutto di lusso avevano anche una piccola parete a specchio decorativa. La vetrina poi poteva essere abbellita per l’occasione con carta decorata o delle trine di uncinetto o di carta che si trovavano in vendita al metro. Anche il filo elettrico delle lampade poteva essere rivestito di carta velina colorata, e le massaie più esperte potevano realizzare dei piccoli fiori di carta pendenti. Ogni occasione era buona per rendere l’ambiente festoso e degno di celebrare un momento liturgico così importante come la Resurrezione del Signore.
Successivamente si procedeva a lucidare le mezzine dell’acqua e tutti gli oggetti in rame. Ai mobili veniva dato l’olio rosso per renderli luminosi e rigenerarli mentre per terra veniva dato il “cinabrese”, una particolare tipo di terra che serviva per ravvivare i pavimenti in mattoni. Nella quotidianità non era consuetudine mettere le tende alle finestre ma per Pasqua soprattutto le donne che avevano avuto esperienza di “andare a servizio” in qualche casa signorile, si prendevano la licenza di utilizzarle. Nelle camere oltre a pulire approfonditamente le stanze, venivano messe le coperte migliori, copriletti che nella quotidianità stavano gelosamente riposti nei cassoni.
Quando tutto era in ordine e già era noto il giorno in cui sarebbe passato il parroco a benedire, le ragazze di casa passavano dal “fioraio”, ovvero facevano una bella passeggiata nei campi circostanti e coglievano i fiori di stagione come biancospino o fiori di pesco per decorare la casa. L’anima purificata e la casa impeccabile avrebbero aiutato la famiglia contadina ad arrivare al giorno di Pasqua nel migliore dei modi!
Trascorsa la Pasqua in famiglia, tra abbondanti colazioni a base di panina e uova benedette, la festa ancora non era finita perché tutti si sarebbero apprestati a festeggiare il lunedì successivo detto “Pasquetta” o dell’Angelo. Secondo la tradizione religiosa, il lunedì dopo la Pasqua, un angelo si sarebbe manifestato alle donne giunte davanti al sepolcro vuoto di Cristo. Questo giorno ieri come oggi è generalmente un tempo dedicato agli amici e ai pranzi in campagna visto che la famiglia era già stata ampiamente celebrata il giorno precedente.
Complice il clima mite dell’inizio Primavera e le prime belle giornate di sole, per tutti il desiderio era quello di stare fuori all’aria aperta. Visi sorridenti, voglia di allegria, il mondo contadino era estremamente semplice, ma quel poco bastava per fare baldoria e almeno per alcuni giorni, buttarsi alle spalle i mali della vita. A tavola o su un prato, il pranzo di Pasquetta era in ogni caso apparecchiato con una bella tovaglia di cotone visto che il concetto del “panino” non esisteva e le donne spesso portavano il cibo cucinato in precedenza all’interno delle scodelle.
Un paio di bicchieri di vino e un’allegra compagnia generalmente bastavano per far tornare il buon umore anche al più taciturno della brigata. E quali erano i luoghi delle scampagnate? Generalmente le persone di un intero nucleo familiare o di poderi limitrofi si davano appuntamento e partivano per stretti sentieri e stradine in salita verso la meta prescelta per il pic-nic che poteva essere un luogo di culto o semplicemente un prato all’ombra di un grande albero. Lungo la strada si poteva ridere di qualche fatto di paese avvenuto di recente, cantare qualche stornello e i bambini dopo tanto gelo e fredde nevicate potevano finalmente correre all’aria aperta.
Sporte di ogni tipo e panieri in vimini, venivano usati per trasportare i viveri e visto che i luoghi dove fermarsi erano noti e piuttosto comuni, lo spostamento di tante persone in un solo giorno faceva sembrare il pranzo di Pasquetta un vero e proprio pellegrinaggio! Il menu consisteva in fette di pane, avanzi del giorno prima, qualche uovo sodo benedetto, la frittata con le salsicce e il coniglio fritto, oltre che l’immancabile ciambellone con gli zuccherini. Ci si sistemava a solatio e alla “poventa” ovvero dove non tirava vento. I bambini più fortunati potevano avere con sé la corda o la palla.
Tutti erano pronti a godere della pace e dell’allegria del lunedì dell’Angelo, consapevoli che il giorno seguente sarebbe iniziata la routine e il duro lavoro di tutti i giorni. La scampagnata veniva fatta solo se c’era una bella giornata di sole accompagnata da un clima mite perché in Casentino sono possibili anche attualmente le nevicate tardive che si manifestano fino ad Aprile. Generalmente è neve che a contatto con il terreno si scioglie ma genera un notevole abbassamento della temperatura.