di Mauro Meschini – Capita di prendere qualche cantonata, di confondere una cosa per un’altra, ma questo non dovrebbe accadere quando si presenta un documento ufficiale o si delibera all’interno di un’assemblea pubblica.
Ma prendendo visione della delibera n. 1/2016 del Consiglio dell’Unione dei Comuni, quella votata nel giorno di domenica 3 aprile solo dai sindaci e dai consiglieri del PD che, presentandosi alla prima convocazione del Consiglio in giorno festivo avevano fatto saltare l’incontro con i cittadini previsto per il giorno successivo; ci è sembrato, invece, che siano stati davvero confusi i fischi con i fiaschi.
Leggendo, infatti, il testo dell’autocelebrazione, in cui in pratica si santificano i Patti territoriali appena firmati con la Regione, si nota come, forse presi dall’entusiasmo e magari nella fretta di chiudere la riunione fra pochi intimi e andare a godersi il pomeriggio domenicale, verso la fine del sermone i “democratici” si siano lasciati un po’ andare e, non sapendo come giustificare il loro sostegno alla chiusura del Punto Nascita, da veri esperti del diritto, hanno spiegato che: “La scelta della chiusura del Punto nascita è stata una scelta sofferta ma obbligata dal mancato rispetto degli standard di sicurezza dello stesso reparto (poco meno di 200 parti nel 2015, a fronte di un numero minimo previsto dalla normativa di 500 parti). Rileviamo inoltre che il recente decreto Lorenzin sugli ospedali di montagna non è applicabile all’ospedale del Casentino poiché lo stesso decreto fa riferimento ad ospedali che rispettano il numero minimo di 500 parti annui”.
A parte il fatto che per prima cosa, e come richiesto anche da specifiche denunce presentate, qualcuno dovrebbe spiegare come e perché è stato possibile che un reparto, che solo nel 2012 era il “fiore all’occhiello della sanità aretina” (con tanto di pubblicazione celebrativa), oggi sia diventato così inaffidabile.
Il punto però adesso è un altro in quanto, da profani, siamo andati a leggere il decreto del Ministro della salute e, a nostro parere, ci sembra che si tratti di una norma a tutti gli effetti a misura anche per l’ospedale di Bibbiena.
Nel decreto, del novembre 2015, viene infatti “ravvisata la necessità di attribuire al Comitato Percorso Nascita nazionale il compito di esprimere un parere su richieste di deroga relativamente a Punti Nascita con volumi di attività inferiori ai 500 parti annui avanzate dalle Regioni e dalle province autonome di Bolzano e Trento, per il tramite dei Comitati Percorso Nascita Regionali”.
Il suddetto parere deve essere espresso entro 90 giorni e assunto a maggioranza dei partecipanti alla riunione.
Come dicevamo siamo profani ma, pare evidente, che il senso di quanto previsto dal Ministro non coincida con quanto affermato dai sindaci e consiglieri PD. Anzi verrebbe da chiedere perché non ci si è attivati subito per sollecitare la Regione ad avanzare questo tipo di richiesta, considerato le caratteristiche peculiari del territorio casentinese e l’importanza di mantenere nella vallata un servizio come questo.
Inoltre, se davvero abbiamo capito bene noi, verrebbe anche da chiedere da quali esperti consiglieri attingono sapere quelli del PD. Sembra davvero che, come nel caso della illegittima sostituzione del Presidente Agostini del luglio 2015, all’interno dell’Unione l’interpretazione delle leggi sia molto… “creativa”… ma non sarebbe il caso di introdurre profondi cambiamenti all’interno dell’Ente?
Naturalmente rimaniamo in attesa delle eventuali precisazioni e spiegazioni, anche se immaginiamo che, anche questa volta, nessuno sentirà la necessità di chiarire perché, su un documento ufficiale, sia stato scritto qualcosa di palesemente non conforme alla realtà.