di Libero Palazzi – Era il 5 gennaio 2020; “Quinte tra le Note”, associazione attiva dal 2008, ci raccontava come cercava di affrontare una delle grandi difficoltà di molte associazioni e collettivi artistici in Italia: trovare degli spazi nei quali si possa fare arte. La necessità di spazi dove fare cultura, dove incontrarsi, confrontarsi era un problema importante. I luoghi scarseggiavano e scarseggiano tutt’ora, ma a ciò, forse e purtroppo, gli artisti si sono abituati.
Poi ecco l’arrivo del Covid-19 e la pandemia che ha cambiato tutto. A questo nessuno era preparato, molti artisti italiani, quindi anche casentinesi si sono trovati totalmente impreparati e “menomati”.
Tanto per ricordarci alcune difficoltà per l’arte e in particolare i teatri durante il primo anno pandemico riportiamo un breve pezzo ripreso dalla rivista “Gli asini”, del 23 settembre 2020, è Rodolfo Sacchetti che scrive alcune sue considerazioni osservando le conseguenze che le decisioni assunte nel periodo pandemico hanno avuto sui diversi settori e attività.
«Le fabbriche e le attività produttive sono state le ultime a chiudere, quando hanno chiuso, e le prime a riaprire. I teatri invece sono stati i primi a chiudere e gli ultimi a riaprire. Le chiese hanno ricominciato le loro funzioni religiose quasi un mese prima dei teatri. Se non fosse per l’arrivo dell’estate, il teatro avrebbe fatto compagnia solo alla scuola, visto che le discoteche, contro ogni logica, sembrano godere di uno statuto speciale, almeno fino a quando non è sopraggiunto inesorabile il macigno della realtà. L’emergenza del Coronavirus ha sbattuto in faccia due incontrovertibili evidenze: il teatro non è un’attività essenziale, il teatro è un luogo di contagi… la confusione normativa, lo scaricabarile delle responsabilità contribuiscono a rendere ancora più incerta la situazione: come progettare la prossima stagione? Cos’è giusto fare? La normativa consente determinate azioni ma perchè assumersene il rischio?».
Anche “Quinte tra le note”, associazione che nasce con l’intento di dar vita, difendere la cultura e l’arte come valore collettivo proponendo tanti eventi musicali, non è stata risparmiata dal periodo storico che stiamo vivendo, ma non si è arresa, riuscendo, nei brevi periodi estivi e nei momenti nei quali le restrizioni stringevano meno, a offrirci grandi spettacoli. Uno degli ultimi è stato “I promessi sposi” presentato al teatro Antei di Pratovecchio.
Dopo due anni siamo tornati da Giovanni Detti presidente di “Quinte tra le note” per capire meglio come hanno affrontato le restrizioni in questo lungo periodo pandemico, se ci sarà una nuova stagione di spettacoli, se hanno intenzione di farli nonostante il ancora il Covid riesce a far sentire la sua influenza e se hanno già organizzato qualcosa.
«Questi due anni sono stati molto difficili per la nostra associazione. Non poter salire su un palcoscenico, non poterci ritrovare per le prove è stato come respirare a metà. Anche la nostra creatività è venuta meno. Però è bastato poter risalire su un palcoscenico e come per magia tutto il resto è diventato un brutto ricordo. Certo siamo consapevoli che ci vorrà ancora tempo per tornare alla normalità però a breve torneremo a calcare il palcoscenico del teatro Signorelli e in estate chiuderemo la rassegna musicale di Valenzano e abbiamo tanti progetti in corso. L’arte è la nostra aria e come non mai ne abbiamo bisogno».