di Andrea Ricci – Zahony si trova a 2 km dal confine ucraino della città di Čop. Questo è il principale punto d’ingresso in Ungheria dall’Ucraina, la frontiera è percorribile in entrambe le direzioni a piedi, su gomma e su rotaia. È l’unico confine dove i treni possono attraversare e raggiungere l’Ungheria. L’Ungheria condivide 135 km di confine con l’Ucraina e questa stretta lingua di terra rappresenta la via di fuga per molti sfollati in questo momento. Secondo United Nations Refugees, il numero totale degli arrivi nel paese magiaro dall’inizio del conflitto è di 267.570 persone, metà dei quali, si stima, siano arrivati nel Paese passando per Záhony, uno dei cinque punti di attraversamento della frontiera. La maggior parte delle persone in arrivo sono donne, bambini/e, anziani/e, si registra l’arrivo di svariate persone con disabilità. Zahony conta 4156 abitanti e offre un punto di riparo ben attrezzato nel dormitorio di una scuola superiore, dove le persone possono riposare una o più notti in attesa di raggiungere altre destinazioni o per un tempo indefinito.
Molte delle persone in arrivo a Zahony – nell’arco di qualche ora o al massimo in qualche giorno – lasciano il paese in direzione di Budapest, di altri paesi europei o verso i loro Paesi di origine, principalmente in Asia e Africa. Tutti gli spostamenti sono gratuiti attraverso il biglietto di solidarietà sul territorio ungherese e su quello europeo. Nella quasi totalità dei casi, cittadini di terze nazionalità hanno la possibilità di raggiungere gratuitamente i loro Paesi di origine con voli messi a disposizione dalle rispettive ambasciate. Ogni ora, alla stazione del paese arriva un treno da Čop (Ucraina) che trasporta in media più di 500 persone in fuga dalla guerra. Ogni giorno, circa 10 treni arrivano a Záhony. Trattandosi di un piccolo paesino, qui mancano tutte le attrezzature per gestire il passaggio di un numero così elevato di persone, soprattutto in prospettava di un aumento degli arrivi con l’apertura dei corridoi umanitari. All’arrivo alla stazione, il primo controllo viene effettuato dalle autorità ungheresi all’interno del treno. Chi è in possesso del passaporto ucraino o del permesso di soggiorno in Ucraina può entrare liberamente in stazione con un documento rilasciato dalla polizia sul treno che attesta lo status di protezione temporanea del migrante.
Cesvi – in coordinamento con la municipalità di Záhony, World Central Kitchen e International Council for Game and Wildlife Conservation (CIC) – ha organizzando il primo Entry Point Hub sul confine tra l’Ucraina e l’Ungheria, in prossimità della stazione ferroviaria, diventata ormai un punto critico di arrivo e transito di persone in fuga dalla guerra.
L’Entry Point Hub di Cesvi è uno spazio di 200 mq dove 5.000 persone in transito al giorno – soprattutto mamme con bambini – possono essere accolte in uno spazio riscaldato e in grado di garantire standard igienici e di sicurezza, in cui poter:
- ricevere un pasto caldo
- seguire le notizie internazionali su quanto sta accadendo nel proprio Paese e avere informazioni sui treni e gli autobus in partenza da Záhony
- ricevere tutte le informazioni necessarie per gli spostamenti
- ricevere informazioni legali sullo status di “Protezione Temporanea”
- usufruire di una connessione Wi-Fi potente e di stazioni di ricarica del telefono
- ottenere schede SIM per mettersi in contatto con parenti e amici
- avere uno spazio riscaldato dove poter riposare e giocare con i bambini
L’HUB ha una capacità di accoglienza temporanea di transito di 10.000 persone al giorno, se i servizi ferroviari continueranno a garantire un rapido turnover di persone alla stazione.
Intorno alla stazione di Záhony si è reso necessario questo spazio di Cesvi perché a causa degli elevati numeri di passaggio e la completa mancanza di un coordinamento in grado di gestire il flusso (in aumento di giorno in giorno) la situazione stava esplodendo. La circolazione delle informazioni caotica, la paura di perdere la possibilità di fuggire sui treni in partenza per Budapest, la mancanza di luoghi di accoglienza e l’accumulo di tensione dell’ultima settimana, ha reso necessario intervenire in questa direzione con l’obiettivo di migliorare la capacità e la struttura ricettiva, il coordinamento e la governance del centro di transizione della stazione di Záhony, punto strategico per l’entrata in Europa di persone provenienti dall’Ucraina, e per cittadini ucraini che decido di rientrare nel loro paese. Záhony è l’unico punto in Ungheria dove è possibile varcare il confine ucraino via treno (in entrambe le direzioni).
La sensazione è che questo sia solo l’inizio di un’enorme crisi migratoria. Qui è necessario un intervento immediato. Qui c’è un enorme bisogno di intervento. Cesvi è scesa a scendere in campo anche qui e, al momento, grazie al contributo di individui e aziende, è riuscita a garantire i servizi basici, ma tanto c’è ancora da fare. A fronte dell’aumento degli arrivi in conseguenza all’apertura dei corridori umanitari e dell’intensificarsi del conflitto, la sola tenda non è in grado di garantire l’accoglienza di tutte le persone in arrivo, in continuo aumento.
Abbiamo intenzione di intervenire per supportando la comunità di Zahony e le persone in fuga dalla guerra attraverso i seguenti interventi:
- Costruzione di un’altra tenda adibito a prima accoglienza temporanea per le persone in attesa di registrazione
- Rafforzamento del servizio sanitario medico, di primo soccorso e di supporto psicologico
- Istituzione di un asilo temporaneo dotato di figure professionali con expertise della cura dell’infanzia con impiego di professionisti in fuga dalla guerra
- Supporto al sistema di logistica e di trasporto per la prima accoglienza
Mentre i combattimenti si spostano sempre più verso ovest – con le sirene che risuonano anche a Leopoli – la catastrofe umanitaria in Ucraina spinge il Paese sempre più verso il baratro. La conta delle vittime civili e delle persone in fuga dal paese non accenna a fermarsi. La morsa della fame si stringe attorno ai più vulnerabili. Secondo le Nazioni Unite, sono i bambini a pagare il prezzo più caro. Senza cibo e con gli approvvigionamenti alimentari che non riescono a raggiungere le città, sono 1,8 milioni i bambini sotto ai 5 anni che sono in pericolo di vita e che hanno bisogno urgente di assistenza alimentare. Fra loro, più di 300.000 sono neonati fra 0 e 6 mesi. Anche le 215.000 donne incinte o in fase di allattamento sono a rischio. Senza un sostegno alimentare urgente, rischiano complicazioni per loro stesse e per i piccoli che portano in grembo e la fame rischia di compromettere la produzione del latte materno, che in questo momento è fondamentale per salvaguardare la salute dei propri figli appena nati.
Con il proseguimento delle ostilità, l’esodo dei rifugiati cresce giorno dopo giorno. Secondo UNHCR, i profughi che hanno trovato rifugio fuori dall’Ucraina sono più di 2,8 milioni – di cui la metà sono bambini. Nelle zone di frontiera come Zahony la situazione continua ad essere drammatica. Decine di migliaia di donne, bambini e anziani attraversano i confini ogni giorno, spesso in villaggi e piccoli paesi in cui mancano i servizi per sostenere un così alto numero di persone in stato di necessità.
Donne e bambini sono stremati dal viaggio, accompagnato dalle bombe e dal gelo che non dà mai tregua, dai morsi della fame e dalla sete. Sono spaesati e confusi, disperati per aver perso tutto in così poco tempo e preoccupati per i propri cari rimasti in Ucraina. Il lavoro di Cesvi per sostenere i profughi in fuga continua incessantemente in Ungheria e in Romania, per portare un supporto concreto a chi in questo momento ha più bisogno di aiuto. Abbiamo bisogno del contributo di tutti e tutte per rispondere con amore, solidarietà e compassione alla guerra.
Al seguente link trovate la racconta fondi che sto personalmente gestendo per conto di Cesvi: https://www.gofundme.com/f/andrea-e-cesvi-accanto-a-chi-fugge-dalla-guerra?utm_campaign=p_cf+share-flow-1&utm_medium=copy_link&utm_source=customer