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venerdì, 3 Gennaio 2025

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“Ricordati di me”, il seggiolino salvavita ideato all’ITIS di Bibbiena

Riproniamo un nostro articolo del 2013 sul seggiolino salvavita, anche dopo i recenti fatti accaduti a Livorno. Non c’è nessuna azienda disposta a credere in questa grande invenzione ideata in Casentino dai ragazzi dell’ITIS?

di Andrea Biagini – Sabato 13 aprile, presso la gremita Aula Magna dell’ISIS “E. Fermi” di Bibbiena, è stato presentato un importante progetto, denominato “Ricordati di me”, realizzato dagli studenti della 3° IPSIA dell’Istituto Professionale, in sinergia con la classe 4° ET dell’Istituto Tecnico, con la collaborazione degli insegnanti Pierluigi Bargellini, Alberto Larghi, Valentina Spignoli e Vasco Claudio Castelli. Si tratta di un normale seggiolino utilizzato per il trasporto dei bimbi in auto, opportunamente modificato e studiato per avvisare il conducente del veicolo, attraverso dispositivi e sensori visivi ed acustici, in caso di dimenticanza del piccolo all’interno del mezzo.
Un progetto dall’indubbia valenza didattica, e forse il primo ad essere stato presentato in un evento pubblico, visto che in passato, all’interno della scuola, ne sono stati realizzati molti altri. Tale importanza trova riscontro nelle parole del preside Domenico Massaro, che dopo aver ringraziato le autorità politiche, le forze dell’ordine ed i servizi sanitari presenti, si spinge in una riflessione, sottolineando alcuni dei molti valori alla base dell’iniziativa: quello della collaborazione e della cooperazione per conseguire un obiettivo comune in tempi definiti e valutabili. La partenza da un obiettivo pratico ed operativo, e la produzione di oggetti frutto della manipolazione, che dovrebbe essere un cardine dell’istruzione professionale. La sicurezza, dato che l’idea parte da una preoccupazione, con la tecnica che, a volte ostile, in questo caso è di aiuto. Anche la vice preside Adriana Berti sottolinea il gran lavoro svolto dai ragazzi, dato che nelle scuole professionali sono stati inseriti particolari progetti che li coinvolgono e li responsabilizzano, con una curvatura scolastica di 110 ore annuali dedicate al laboratorio, in una compresenza tra insegnanti e tecnici che fa si che, mentre progettano, gli studenti approfondiscano anche le varie discipline. Sono inoltre previste 360 ore di stage in azienda. In un opuscolo a noi rilasciato si può leggere che: «In una scuola volta a fornire competenze professionali, progetti come questo rappresentano il naturale compimento della formazione teorica acquisita. Tali realizzazioni danno la possibilità ad ognuno di esprimere le proprie conoscenze e competenze, oltre ad apprenderne di nuove e inaspettate. Lavorando insieme, gli studenti apprendono come collaborare e rispettare il lavoro proprio e altrui».
C’è anche la volontà di presentare il progetto al concorso nazionale “Inv Factor”, riservato a tutte le scuole superiori, organizzato dal CNR-Roma e giunto alla sua quarta edizione, al quale la scuola ha preso parte, in passato, con diversi altri progetti.
Ma come nasce l’idea? Da tutto il mondo arrivano terribili notizie di cronaca. Dai dati che ci vengono fatti visionare, i bimbi e neonati morti per ipertermia, dopo esser stati lasciati legati nel seggiolino, in auto, sotto il calore del sole, e quasi sempre con i finestrini chiusi, sono numerosissimi. Il corpo umano dissipa il calore da esso generato con la sudorazione, e la perdita di acqua dovuta a questo meccanismo, se non compensata, porta alla disidratazione: si smette di sudare e la temperatura corporea sale rapidamente. Facile capire come questo meccanismo, in certe condizioni, e su certi fragili soggetti, possa portare al tragico epilogo. Negli USA, tra il 1998 e il giugno 2011, 501 i bimbi morti per questo motivo. Gli ultimi dati riportano tre vittime al mese. Per l’Italia non ci sono cifre certe, ma i casi sono molti, e la Società Italiana di Pediatria ha avviato una campagna di sensibilizzazione al fine di informare ed educare le famiglie sui terribili effetti generati da colpi di sole, ipertermie e disidratazione nei soggetti più piccoli. Gli esperti della SIPPS (Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale) spiegano che il grado di calore all’interno di un auto può salire di 10-15 gradi ogni 15 minuti, determinando l’ipertermia in soli 20 minuti e la morte anche entro le 2 ore. Il Ministero della Salute consiglia di poggiare gli oggetti del bambino sul sedile anteriore, per avere un richiamo, e segnare nel pro-memoria ogni suo spostamento. La Codacons ha proposto di installare un segnale acustico negli automezzi alle case automobilistiche. Secondo gli psicologi, spesso gli eventi sono dovuti al fenomeno della “dissociazione”: una difesa, una reazione del corpo umano ad un livello di stress davvero elevato. Il cervello ha una sorta di black out, per cui si perde l’informazione importante e la persona è presa da una sorta di meccanicità, abitudine e automatismo: in realtà, nella sua testa, c’è totale amnesia.
In seguito a tutto ciò, il Prof. Bargellini si è chiesto: «Come può sopravvivere un genitore che si dimentica il figlio in macchina e ne procura la morte? Quale gigantesco senso di colpa dovrà portarsi dietro per tutta la vita? Perché non progettare un dispositivo che possa evitare che si ripetano queste immani tragedie, magari, usando le tecnologie che fanno parte del nostro corso di studi?».
Il dispositivo potrebbe essere realizzato in maniera economica, con due sensori di seduta posizionati nel seggiolino e nel sedile del guidatore, con l’aggiunta di una piccola sirena o con sensori sulla cintura di sicurezza. Ma si è voluti andare oltre, per avere una tecnologia più performante ed una valenza didattica più avanzata. Il dispositivo si avvale della sinergia data da due tecnologie: il PLC Panasonic (controllore a logica programmabile) che gestisce tutto il processo, e la piattaforma, tutta italiana ed open-source, Arduino Uno (microcontrollore) che funziona da combinatore telefonico in abbinamento allo shield universale per moduli GSM, e modulo GSM SIM900. Il seggiolino può funzionare in autonomia, oppure integrato all’impianto dell’auto. Sono quattro le condizioni necessarie ad attivare il ciclo di automazione: bambino appoggiato sul seggiolino, spegnimento del motore dell’auto, apertura della portiera, uscita del guidatore. Il processo si attiva in quattro fasi seguendo la sequenza con tempi programmabili: lampeggiamento delle quattro frecce, apertura di alcuni centimetri dei vetri delle portiere per arieggiare l’abitacolo, attivazione della sirena, attivazione del combinatore telefonico piattaforma Arduino Uno con invio di 5 o più SMS ripetibili, con cadenza a piacimento, che possono essere anche in numero più elevato e programmabili.
Tutto il percorso è stato fatto dai ragazzi, ed il dispositivo è stato da loro realizzato, grazie al supporto di un team collaudato: il generatore di idee Luigi Bargellini, la “quota rosa” Valentina Spignoli, che ha portato professionalità e novità per quanto riguarda l’utilizzo del microcontrollore, il braccio operativo Vasco Claudio Castelli ed Alberto Larghi, che ha seguito logistica e pubbliche relazioni. Perché solo così brillanti idee possono trasformarsi in realtà.
(tratto da CASENTINO2000 – nr. 234, maggio 2013)

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