di Anselmo Fantoni – In Italia si sa, tutto ha tempi biblici se si tratta di diritti al cittadino. Così la lunga storia del vecchio ospedale di zona nell’alto Casentino sembra essere giunta alla fase conclusiva. Già, perché per spese militari, per aumenti dei compensi di politici e lacchè i tempi sono velocissimi, per ricostruire aree terremotate o prenotare una visita specialistica presso il Servizio Sanitario, o ricevere la certificazione di inabilità non è sempre una semplice formalità.
La vicenda della RSA di Stia l’abbiamo affrontata più volte, l’immobile, di proprietà della Venerabile Misericordia di Stia e in parte della Asl, fu trasformato in RSA e poliambulatorio quando fu soppresso l’ospedale di Stia. Poi, per motivi di normativa antisismica e per carenze strutturali alla luce delle recenti norme più stringenti in quanto a caratteristiche statiche, la RSA è stata chiusa e si è avviato un percorso per il suo adeguamento mediante lo strumento del project financing, in pratica una soluzione finanziaria che permette al privato di investire in beni demaniali o di altri proprietari, rientrando dall’investimento grazie ad un canone ultradecennale. Strumento pensato per permettere allo Stato e agli enti locali di non tirare fuori un soldo, ricordate la scuola media di Pratovecchio Stia?
Al di là di queste considerazioni, pare che ancora per la nuova RSA le bocce non siano ancora ferme. Di sicuro c’è la cooperativa che si occuperà della ristrutturazione, è Koiné che ha preso l’impegno di farlo, subentrando al vecchio gestore che ora ha i suoi vertici inguaiati per presunti illeciti amministrativi su cui la magistratura sta indagando dal 2019. L’analisi progettuale non ha sciolto la riserva sul fatto di demolire l’attuale struttura o restaurarla, i costi da demolizione infatti sono certi, quelli da ristrutturazione invece potrebbero nascondere insidie sia dal punto di vista tecnico che da quello finanziario. Mentre i tecnici stanno analizzando ed elaborando il progetto esecutivo finale un altro intoppo burocratico rischia di rallentare l’inizio dei lavori.
La trattativa tra Misericordia e Asl per l’acquisizione del poliambulatorio pare sia terminata con un accordo di massima ma ora la parola pasa agli organi di controllo affinché il bene sia alienato senza danno erariale.
Attenzione, qui non si parla di cedere un immobile pubblico ad un privato, ma ad un’associazione di pubblico interesse per creare una struttura necessaria alla cura di cittadini che con una vita di lavoro hanno contribuito al benessere della collettività, sia come dipendenti e imprenditori, sia come casalinghe al servizio della famiglia. Ma quando si parla di dare risposte alle necessità dei cittadini le istituzioni sono sempre molto riflessive, con norme stringenti e percorsi burocratici pieni di ostacoli e qui non si parla di guerra o pandemia.
Naturalmente in questo anno tutte queste incognite potranno essere sciolte così da iniziare la ricostruzione di un servizio che fu di grande apprezzamento per i fruitori e che aveva portato il Comune di Stia all’avanguardia socio sanitaria.
Ma la realizzazione della nuova RSA apre anche un altro fronte sullo stesso servizio in quel di Pratovecchio, anche lì la RSA ha problematiche simili rispetto alla sua consorella stiana ma qui il proprietario è il Comune, con tutta una serie di problematiche burocratiche differenti, ma pare improbabile che dopo la riapertura di quella di Stia con un maggior numero di quote sanitarie (posti letto), il Comune riesca ad ottenerne di nuove da impiegare in quella di Pratovecchio.
Dicevano i nostri nonni: ”con il tempo e con la pula anche la sorba si matura”, a stigmatizzare che anche le cose più ingarbugliate o quelle difficili, con il tempo e con la cura delle cose possono trovare soluzione.
Noi tutti ci auguriamo che presto tutti i nodi vengano sciolti e i nostri anziani possano vivere in una nuova struttura (meglio se fossero due, n.d.r.) accogliente, ben gestita e di soddisfazione per tutti, ospiti, proprietari, gestori e operatori, e che chi fin’ora ha sopportato disagi e danni a causa di gestioni non proprio all’altezza, possa ritrovare pace e serenità che mancano da troppo tempo ormai.
In fondo un mondo di pace è possibile, basta volerlo. Vediamo se le istituzioni si dimostreranno capaci, perché i cittadini, in fondo non chiedono tanto, ma il minimo sindacale, se allora vogliamo veramente costruire un mondo di giustizia e di pace dovremmo saper garantire a tutti i diritti di cui è portatore, soprattutto a chi, con la propria vita, rispettando i propri doveri, ha contribuito alla crescita della società.