di Francesco Meola – Nonostante le dichiarazioni rilasciate al nostro giornale negli scorsi mesi da parte del sindaco di Castel San Niccolò, Antonio Fani, non si placano le polemiche riguardanti il futuro della Rsa di Strada in Casentino. Stando a quanto affermato dal primo cittadino, la struttura, inaugurata lo scorso 9 marzo, avrebbe dovuto riaprire nella sua totalità già nelle scorse settimane ma, a quanto pare, non sarebbe ancora nel pieno della disponibilità dei suoi utenti. Una situazione, questa, che smentirebbe la versione secondo la quale, per il sindaco, si sarebbe trattato soltanto di una polemica strumentale della minoranza.
«Da parte nostra non c’era alcun intento polemico – ribattono ai nostri taccuini i rappresentanti della lista «Un impegno comune», che aggiungono: – la nostra volontà era soltanto quella di dare risposte chiare alla cittadinanza ed è per questo che lo scorso luglio abbiamo chiesto a chi di dovere per quale ragione la Rsa inaugurata a marzo fosse ancora chiusa. Dal canto suo, l’Unione dei Comuni, a fine agosto, ci ha spiegato che le ragioni di questo ritardo fossero molteplici, a partire dal fatto che il consorzio Comars aveva presentato la pratica al Suap soltanto ad aprile e che da un sopralluogo effettuato dall’Asl il 30 maggio erano emerse diverse problematiche di natura strutturale.
Nello specifico sono stati riscontrati dei problemi alle aperture delle finestre del piano scala che rendevano la struttura pericolosa in caso di incendio; problematica, questa, che il sindaco si è sempre guardato bene dall’esternare, nascondendosi dietro a difficoltà di carattere burocratico per giustificare i ritardi nella riapertura dell’edificio. Con questo non vogliamo dire che non si siano verificati intoppi di tale natura: sicuramente anche i tempi tecnici necessari a ottenere dall’ASL le autorizzazioni del caso avranno giocato il loro ruolo ma, a nostro avviso, quello degli infissi resta uno dei problemi più determinanti. Per non parlare degli ambulatori.
Rispetto a questi ultimi il sindaco Fani si è tanto vantato nel corso dell’intervista rilasciata alla vostra testata dell’impegno profuso dalla sua amministrazione ma, anche in questo caso, non è stata detta tutta la verità. A tal proposito, infatti, ci preme sottolineare che il Comune è stato costretto a intervenire più volte nel tentativo di rimediare ad alcuni errori commessi in fase di costruzione, che hanno finito con il pregiudicare la piena funzionalità degli stessi. Ci riferiamo in particolare ai cattivi odori che caratterizzavano alcuni ambienti, all’assenza dell’aria condizionata e alla mancanza per quasi due mesi della linea internet. Per quanto concerne la prima questione, il Comune ha assicurato che nessun materiale inidoneo alla costruzione fosse stato utilizzato ma intanto l’aria all’interno degli ambulatori è stata irrespirabile per lungo tempo, tanto da costringere i medici a tenere le porte costantemente aperte.
E che dire dei rigonfiamenti rinvenuti in alcuni rivestimenti in pvc ad appena cinque mesi dalla loro posa? Ecco perché, alla luce di quanto accaduto, abbiamo avuto la netta sensazione che ci si sia affrettati a inaugurare anzitempo la struttura per presentarsi alle elezioni forti di un servizio tanto atteso dalla comunità locale. Peccato però che alla lunga le problematiche esistenti siano emerse in tutta la loro evidenza, al punto tale che, ancora oggi, i locali in questione sono ben lontani dall’essere pienamente fruibili. E le noti dolenti non finiscono qui. Un’altra grana, e questa è forse l’unica questione rispetto alla quale il sindaco ha ragione quando dice che il Comune non ha responsabilità dirette, è rappresentata dalla mancanza di un adeguato personale qualificato.
Al momento, infatti, sono ancora diverse le figure professionali di cui la struttura manca e in queste condizioni è inopportuno parlare di un’organizzazione nel pieno della sua operatività; del resto, la presenza di pochi utenti rispetto ai ventidue previsti, ne è la testimonianza. Cosa accadrebbe, inoltre, se la Comars non dovesse essere in grado di garantire un servizio adeguato? Per saperlo dovremmo conoscere tutti i termini della convenzione sottoscritta a suo tempo tra il consorzio e l’Unione dei Comuni. Ma, laddove la mancanza di personale si dovesse protrarre, gli accordi potrebbero essere rivisti?
La speranza, comunque, è che da oggi in poi la maggioranza assuma un atteggiamento più trasparente nei confronti della cittadinanza perché quello che è accaduto con la Rsa è emblematico di come talvolta si dia un’immagine edulcorata della realtà. La verità è che ci sono voluti sette mesi dall’inaugurazione prima di poter aprire la struttura al primo ospite e ancora adesso ci chiediamo come sia stato possibile che l’Amministrazione comunale abbia effettuato la cerimonia di riapertura a marzo quando, in quella data, il consorzio non aveva ancora neanche presentato la dovuta documentazione agli uffici competenti.
Ecco perché, d’ora in avanti, vigileremo affinché la nostra comunità possa essere correttamente informata su questa e su tutte le altre vicende che la interessano».